Della bufala. Intesa come una delle belle arti

Radical vs cafonal. L’elitismo della sinistra e l’etilismo della destra

Posted by pocavista su 9 settembre 2020

PREMESSA

Molti rinfacciano alle sinistre italiane di essere diventate “radical chic”. Queste si caratterizzerebbero per l’uso di un linguaggio pubblico incomprensibile ai più, la connivenza coi salotti buoni della finanza internazionale, l’abuso del “politicamente corretto”, l’attenzione ai diritti civili a scapito di quelli sociali e il “buonismo” in genere.

Secondo questa accezione la sinistra italiana sarebbe diventata di fatto paladina delle élite del denaro e dei ceti medi “garantiti”, perdendo credibilità e consensi nelle periferie e tra i ceti popolari. In effetti temi come immigrazione, ordine e sicurezza, gestione delle periferie urbane, vengono affrontati dalle sinistre in modo maldestro e contraddittorio, lasciando spazio alla efficace narrazione delle destre.

Ai “comunisti col Rolex”, definizione alternativa a quella di “radical chic”, viene rinfacciata poi la loro più evidente contraddizione: farsi paladini degli “ultimi”, mentre loro vivono nella ricchezza o negli agi.

Uno degli episodi che ha destato scalpore da noi è quando Capalbio, meta vacanziera dell’intellighenzia di sinistra che dagli anni ’80 vi ha acquistato molte seconde case (location poi passata un po’ di moda), è insorta contro la proposta regionale di insediarvi un centro di accoglienza per gli immigrati.

In buona sostanza, secondo i loro critici di destra o dell’estrema sinistra i nostri “radical chic” di sinistra “predicherebbero bene, ma razzolerebbero male”. 

Alle destre italiane invece tanti rimproverano di essere diventata “cafonal shit”: abbandonato il rigorismo etico che un tempo era dei Gobetti, degli Einaudi, dei Malagodi e dei La Malfa, in favore del garantismo strumentale dell’epoca di Berlusconi, ormai la destra che conta si dedica a tempo pieno a solleticare i rancori e le paure della “ggente”.

La destra “populista” oggi dà voce alle periferie, mentre continua a frequentare i Billionaire e i Papeete, esibendo gnocche di rappresentanza e ricchezze oltraggiose come simboli di status, irraggiungibili per quelle stesse periferie che vuole rappresentare.

Radical chic di destra? Daniela Santanché sul red carpet del Festival del Cinema di Venezia

La destra italiana che conta si è dedicata a tempo pieno a diffondere l’etilismo euforico del risentimento e della paura del diverso, puntando al bersaglio grosso della “ggente”, fornendo risposte semplicistiche e demagogiche a problemi sempre più complessi.

Invece la componente liberal-conservatrice della destra, dopo l’ingloriosa parabola di Forza Italia e del suo signore e padrone, è oggi affidata a uno sparuto manipolo di superstiti dalla voce sempre più roca (da Mario Monti, a Guido Crosetto, a Mara Carfagna, a Tajani, al minuscolo PLI e ad altre microscopiche formazioni).

La cui voce è oscurata dai potenti borborigmi gastrici di un Salvini, in canotta da macho e rosario in mano, che trangugia sui social indigeste e italiche salamelle e caciotte, innaffiate da mojitos, che tanto italici non sono.

Alle dispepsie salviniane, fanno eco le grida della post-fascista Meloni che rilancia il nostalgico trio “Dio, Patria e Famiglia” , urlando in piazza: “sono una mamma, sono italiana, sono cristiana! e questo non me lo toglierete”! (ma chi “glielo vuol togliere”?).

Oltre a questo, nel panorama politico nostrano c’è poco altro degno di nota. I “5Stelle” sono alla deriva tra tentazioni leghiste da un lato e socialdemocratiche e ambientaliste dall’altro: non hanno mai chiarito la propria identità ideologica, affidata per troppo tempo tempo ai vaffa delle piazze e alla lotta alle “caste”, vere o presunte, e alla competenza. Sono destinati a una scissione e al declino.

Gli ambientalisti e i radicali, movimenti importanti altrove in Europa, sono relegati da noi a un ruolo di pura testimonianza.

Poi c’è l’area della nostalgia, di destra e di sinistra. A destra ci sono altre piccole e agguerrite formazioni che si richiamano all’esperienza della destra sociale o fascista (Casapound, Forza Nuova, Fiamma Tricolore); a sinistra invece vivacchiano alcuni partitini comunisti o neopopulisti (PC d’Italia , Rifondazione Comunista e Potere al Popolo), che sognano i soviet e invocano Guevara e Maduro. Per ora – per fortuna – sono tutte componenti marginali nel panorama politico italiano.

In questo scritto, mi limiterò a fare qualche considerazione su alcuni limiti ideologici e programmatici della sinistra socialdemocratica italiana. Per quanto riguarda le destre tutte, per ora attendo che siano altri a sciorinare i loro panni sporchi. Che non sono pochi.

 

1 – Immigrazione

Inizierò da un tema fortemente divisivo: l’immigrazione.

1.1 – Frontiere chiuse, frontiere aperte?

Chi scrive ha lavorato per oltre 20 anni in paesi di via di sviluppo. Di ritorno in Italia, ho avuto dei confronti aspri con amici di sinistra che sostenevano la tesi : “in un’epoca in cui le merci entrano ed escono in ogni paese, perché le persone non devono avere gli stessi diritti, soprattutto se fuggono dalla fame o dalle guerre?”.

Rispondevo che le merci importate o le vendi o le tieni in magazzino. Ma se non le vendi, non le importi più. Fine. Gli immigrati, legali o illegali che siano, invece si muovono, devono mangiare, se ammalati devono essere curati, devono ricevere un’istruzione, hanno bisogno di un’abitazione, di un lavoro, di una pensione. Finalmente devono convivere con altre persone che hanno valori e comportamenti diversi dai loro.

Obiezione dei miei interlocutori: “Sì, ma abbiamo bisogno degli immigrati che fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare!”. Replicavo: “In molti casi questo è vero. Ma questo non implica che chiunque voglia possa venire qua, se la società italiana non ha capacità di assorbirli e integrarli. Gli immigrati inoltre fanno concorrenza agli strati più deboli della popolazione italiana e spingono al ribasso i salari delle mansioni meno qualificate. La convivenza con persone di cultura, religione e comportamenti diversi pone sempre dei problemi. Quindi l’immigrazione è un fenomeno che va controllato e regolamentato: cercare di far rispettare le frontiere non è né di destra, né di sinistra, ma riflette solo il buon senso”.

Il controllo delle frontiere è complicatissimo. E una volta che gli immigrati sono giunti qua illegalmente non è facile rispedirli a casa loro. La “chiusura dei porti” e la lotta contro le ONG umanitarie che “pescano” gli immigrati in mare è la più efficace trovata propagandistica della destra, superata forse solo dal fortunato slogan “vogliono mettere le mani nelle tasche degli italiani”.

Quando arrivano centinaia di barchini alla settimana con migliaia di persone, puoi chiudere tutti i porti che vuoi alle navi delle ONG, ma è solo una goccia nel mare. Inoltre i tre quarti degli immigrati irregolari o che lo diventano nel tempo, arrivano via terra o per via aerea. Le stime del Ministero dell’Interno segnalano che circa la metà degli immigrati irregolari atterra all’Aeroporto di Fiumicino con visti turistici, passaporti contraffatti, visti di falso ricongiungimento familiare o esibendo alla frontiera documenti di parenti già regolarizzati in Italia. Ma di questo quasi nessuno parla, né a sinistra, né a destra, visto che è un fenomeno meno spettacolare e televisivo di un barcone carico di migranti.

1.2 – Gli immigrati sono una risorsa (boldriniana, direbbero a destra in modo dispregiativo) per il nostro paese?

La risposta è sì. Nonostante gli elevati livelli di disoccupazione ufficiale (giovanile in particolare) ci sono dei lavori che molti italiani non vogliono fare (gli economisti la chiamano “segmentazione” del mercato del lavoro): badanti, colf, braccianti agricoli, mungitori, pastori, pescatori, addetti alle pulizie, manovali edili. Alcuni di questi lavori sono assai faticosi, poco retribuiti, o impongono sacrifici sociali molto elevati.

In molti casi sono gli imprenditori nel campo agricolo, dell’edilizia o della manifattura a essere favorevoli all’immigrazione perché possono tenere bassi i salari, spesso attraverso il ricorso al lavoro nero (per poi, magari, sostenere i partiti politici più contrari all’immigrazione). Questo fenomeno – illegale e odioso sul piano sociale – tuttavia consente di fornire prodotti a prezzi accessibili al consumatore italiano. Ma permette anche di mantenere in vita alcune filiere (come quella agricola e della produzione zootecnica) che sarebbero destinate al declino se non si riuscisse ad adottare costose innovazioni tecnologiche risparmiatrici di lavoro. 

Al contrario, sovente sono gli stessi immigrati che desiderano il rispetto delle frontiere, non solo perché loro “ce l’hanno fatta”e difendono il loro orticello dall’invasione di altri immigrati, ma temono che qui si riproducano le condizioni di caos sociale da cui sono fuggiti. E che loro conoscono bene.

I “radical chic” criticati da un’organizzazione di sedicenti amici delle Forze dell’Ordine

Su un altro piano, gli immigrati sono per lo più molto giovani e, integrandosi, tendono a fare più figli degli italiani: contribuiscono così a rallentare l’invecchiamento e il grave declino demografico del nostro paese. Processi che comporterebbero sempre maggiori oneri per il sistema pensionistico e per il sistema sanitario, fino a diventare insostenibili.

 

1.3 – Gli immigrati sono una risorsa o una perdita per i loro paesi di origine?

Spesso gli immigrati sono giovani con un livello di istruzione relativamente buono rispetto ai loro paesi di origine: l’impoverimento della “componente forte o più istruita della forza lavoro” dei loro paesi viene ampiamente compensata dalle loro rimesse.

Inoltre in vari paesi in via di sviluppo, un laureato – formato a spese del paese di origine – deve prestare servizio nel proprio paese per un numero di anni equivalente a quello del corso di laurea o di diploma. Il documento che certifica il grado di istruzione e che gli consentirebbe un accesso alla professione all’estero gli viene consegnato solo dopo aver prestato servizio per ripagare, almeno parzialmente, i costi della sua formazione.

Ciò è diverso da quanto avviene in Italia, in cui lo Stato e le famiglie investono centinaia di migliaia di euro per formare un laureato che poi va a lavorare all’estero. Gli altri paesi ricevono gratis una forza lavoro qualificata per cui non hanno investito un centesimo, mentre il nostro paese non avrà, se non in minima parte,  i benefici delle “rimesse”. Questo è uno dei tanti problemi che non viene affrontato dalle nostre sinistre. Ma nemmeno dalle destre.

1.4 – Aiutiamoli a casa loro?

Sì, lo dobbiamo fare. Ma non perché dobbiamo emendarci dalle nostre passate colpe coloniali, come qualcuno tende a dire ancor oggi a sinistra. Dagli anni ’70 agli anni ’90 un fiume di denaro ha inondato molti paesi in via sviluppo per aiutarli nel processo di decolonizzazione. Denaro confluito con poche eccezioni nelle avide tasche delle élite dirigenti di questi paesi. I quali hanno bisogno di capitali, tecnologie, formazione, ma soprattutto delle pratiche di buon governo.

Un aiuto ai paesi poveri finalizzato allo sviluppo non rappresenta solo un gesto di solidarietà, ma può diminuire anche la pressione migratoria e stabilire nuovi legami commerciali con questi paesi. La Cina, per esempio, sta inondando di soldi e opere pubbliche la maggior parte dei paesi africani, i quali poi rappresentano nuovi mercati per il paese donante e riserve di risorse naturali e minerarie. Anche se mai come in questo caso si tratta solo di una “carità pelosa”, finalizzata al dominio globale della Cina. Del resto, potendoselo permettere, qual è il paese che non aspirerebbe al “dominio globale”?

A proposito di aiuti, voglio ricordare che qualche tempo fa i “5 Stelle” e le destre tutte, sensibili alle richieste di Coldiretti e Confagricoltura, si scagliarono contro la proposta di eliminare le tasse di importazione all’olio di oliva tunisino. Lo slogan con cui ci si opponeva recitava: “si vuol penalizzare l’olio di oliva italiano”.

La Tunisia è l’unico paese in cui le famose “primavere arabe” hanno dato luogo a un processo di democratizzazione politica. Le forze estremiste islamiche, con l’attentato al Museo del Bardo a Tunisi in cui vennero uccisi alcuni turisti occidentali, ne hanno azzerato praticamente il turismo e con esso una delle principali voci del PIL.

Per dare una mano a questo paese, nostro vicino e amico, si cercava di favorire l’esportazione del suo olio di oliva. D’altro canto, l’Italia è importatore netto di olio di oliva da Spagna, Marocco, Tunisia e Grecia (leggi: quello che consumiamo è assai più di quello che produciamo) e questo non avrebbe messo in difficoltà la nostra filiera produttiva.

A destra si dice “aiutiamoli a casa loro”: poi quando si cerca di farlo, la destra si oppone. La sinistra invece sembra ritenere questo un mero slogan di destra. Ma non lo è.

Oggi, con la Tunisia lasciata a se stessa e con la crisi economica e alimentare aggravata dal COVID, dalle sue coste migliaia di persone partono coi barchini verso la Sicilia. Forse, se le avessimo davvero aiutate prima, ne sarebbe partita qualcuna in meno.

1.5 – Il rispetto delle frontiere e delle regole.

Federico Rampini, nel suo volume, “La notte della sinistra”, si scaglia contro un certo buonismo di sinistra, di stampo cattocomunista, pronto a perdonare i peccati sociali degli “ultimi”: disoccupati, precari, zingari, immigrati: “Basta col ribellismo dei poveri, che non pagano il biglietto e che fanno il piccolo furto. Se lo stato riesce a far rispettare le regole dà un’impronta che inquadra anche il comportamento degli immigrati”, sostiene Rampini.

In Italia, la continua violazione delle regole non adeguatamente sanzionate e combattute (dal lavoro nero, alle piccole evasioni fiscali, alle raccomandazioni per disattendere le file di attesa negli ospedali, ai biglietti non pagati sui mezzi pubblici, alle multe non pagate, agli sfratti per morosità non eseguiti tempestivamente, alle tangenti per ottenere prebende e favori, ai piccoli furti e alle truffe che rimangono impunite) vede protagonisti molti italiani e molti immigrati, tutti insieme appassionatamente. Piccole cose, dirà qualcuno, ma che diventano enormi, visto la loro incidenza e pervasività, e che definiscono un clima sociale.

Purtroppo il sistema giudiziario italiano, improntato a un forte garantismo, è lento e l’azione di repressione dei reati è spesso inefficace. Per alcuni crimini, come la truffa o il furto non violento, si ha praticamente la garanzia dell’impunità. In questo contesto di mancanza di certezza e tempestività della pena, l’arrivo massiccio di immigrati può contribuire ad acuire microcriminalità e insicurezza sociale. Sia quella reale che, soprattutto, quella percepita e amplificata dai mezzi di comunicazione.

La società multietnica può funzionare se si rispettano le regole : si veda New York dove con anni di “tolleranza zero” da parte di Rudolph Giuliani, repubblicano, e di Andrew Cuomo, democratico, l’arrivo di un milione di nuovi immigrati ha coinciso con una deciso calo della criminalità.    

1. 6 – Che fare?

Cosa si può fare per controllare e ridurre i flussi migratori illegali? Specie quelli che avvengono con uno stillicidio di piccoli sbarchi e di arrivi individuali via terra o agli aeroporti? Nessuno sembra saperlo, né a destra né a sinistra. O quantomeno nessuno ha ancora avuto il coraggio di adottare soluzioni estreme.

In questi ultimi 25 anni le sinistre hanno affrontato di malavoglia questi nodi, adottando la linea del “buonismo cattolico” o appaltando alla destra completamente i temi “immigrazione” e “sicurezza”.

Se la sinistra su questo tema ha gravi colpe e ritardi, che dire della destra?

Anche la destra italiana non ha mai adottato soluzioni efficaci, limitandosi alla propaganda delle “ruspe per i campi nomadi”, dei “porti chiusi alle ONG” per gli immigrati che giungono per mare e dei “rimpatri” che però non è riuscita a fare. Inefficace si è dimostrata anche la legge Bossi-Fini e controproducente il provvedimento di Salvini di chiusura degli Sprar, che ha trasformato decine di migliaia di emigranti in “senza fissa dimora”, con tutte le conseguenze nefaste sulla sicurezza.

Smentendo i contenuti della propria propaganda, la destra italiana si è resa protagonista del maggior provvedimento di sanatoria per i migranti irregolari : ben 634 mila nel 2002, a cui si aggiungono i 295 mila nel 2009 (entrambe con governi Berlusconi, con Lega Nord e AN nelle maggioranze di governo). Oggi il leghista Salvini e la sorella d’Italia Meloni, ex ministro di AN, minacciano di scendere in piazza contro il provvedimento di regolarizzazione di 300 mila migranti voluto dalla PD Bellanova, per far emergere il lavoro nero di braccianti agricoli e badanti. Ma questa è l’Italia.

Nonostante ciò, Salvini e la destra tutta hanno fatto la propria fortuna elettorale recente con degli slogan demagogici :“chiusura dei porti” alle ONG e “rimpatrio di 600.000 clandestini”.  Clandestini divenuti miracolosamente 90.000, appena Salvini è divenuto Ministro dell’Interno. Di fatto gli immigrati continuavano e continuano a sbarcare coi barchini e arrivare via terra e in aereo. L’afflusso via mare si era già fortemente ridotto rispetto agli anni precedenti con i provvedimenti del Ministro Minniti del PD, mentre i rimpatri promessi da Salvini si erano limitati a poche migliaia, addirittura meno di quando governava il centrosinistra. (https://www.ilsole24ore.com/art/migranti-rimpatri-salvini-sono-meno-quelli-governo-renzi-ACmItxZ)

I rimpatri perché sono così difficili? Se non si tratta di rimpatri volontari, i rimpatri coatti sono molto costosi per il passaggio aereo e per il personale di polizia che vi va impiegato. In moltissimi casi non c’è certezza né dell’identità, né della nazionalità degli immigrati che giungono quasi tutti senza documenti. Anche nel caso in cui ci siano accordi bilaterali con i paesi di provenienza, il paese di rimpatrio può sempre rifiutarsi di accogliere l’emigrato di ritorno, obiettando che non ne riconosce né l’identità, né la nazionalità.

Se poi l’immigrato ha richiesto lo status di rifugiato, le leggi italiane e internazionali impongono l’accertamento delle condizioni che consentono ad accedervi.  Nel frattempo passano anni e spesso i richiedenti asilo si rendono irreperibili visto che non possono essere reclusi. Se non vanno ad alimentare il lavoro nero, talvolta diventano manodopera per la criminalità organizzata. Nel frattempo però i richiedenti asilo vanno mantenuti e curati a spese del contribuente italiano, suscitando le proteste di molti italiani al grido di : “prima gli italiani!”.

Giova ripetere che nessuno in Italia ha ancora avuto il coraggio di proporre delle soluzioni efficaci a questo problema. Ma solo palliativi. O propaganda.

1.7 – La “Pacific solution”

Di recente alcuni paesi dell’Unione Europea hanno incontrato i rappresentanti australiani per conoscere meglio la loro politica di contenimento dell’immigrazione illegale.

L’Australia si è trovata a fronteggiare il fenomeno dell’immigrazione illegale via mare già negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso: erano i “boat people” che fuggivano dal Vietnam devastato dalla guerra. La Marina Militare australiana abbordava le imbarcazioni dei migranti prima degli sbarchi: un commando armato saliva a bordo, agganciava una gomena ai barconi e li riportava da dove erano venuti, spesso fin dentro le acque territoriali indonesiane o malesi, magari violando più di una legge internazionale. Se qualcuno cadeva o si buttava in acqua per sfuggire al rimpatrio, veniva lasciato spesso al proprio destino.

In tempi più recenti, l’Australia ha adottato nuove misure per quei migranti che riuscivano a raggiungere il territorio australiano e che facevano domanda di asilo (l’Australia comunque aderisce alla convenzione ONU sui rifugiati).

Sono stati stabiliti accordi con Papua-Nuova Guinea e con lo stato-isola di Nauru, in mezzo al Pacifico, in base ai quali l’Australia trasferisce i migranti illegali richiedenti asilo nei detection camp di Nauru o della Nuova Guinea. Altri campi sono stati organizzati nella Christmas Island australiana. L’Australia ha tentato di dirottare i richiedenti asilo anche su Filippine e Kyrgizistan, ottenendo un netto rifiuto da parte delle autorità locali.

L’Australia si fa carico delle spese relative all’operazione: i migranti vengono trasferiti nei campi localizzati in isole remote, senza avere la possibilità di evadere, a meno che non tentino una traversata a nuoto di alcune centinaia di chilometri in mare aperto, facendosi largo tra gli squali. Inoltre l’Australia ha inondato i paesi del sud est asiatico di spot  in TV e sui social in cui si chiarisce che chi arriva illegalmente non avrà mai la possibilità di insediarsi in Australia.

Ebbene: negli ultimi anni gli arrivi illegali in Australia si sono praticamente azzerati.

L’Australia ammette comunque una quota di immigrati con una politica estremamente selettiva in base alle professioni dei richiedenti.

La politica australiana in materia di immigrazione e gestione dei rifugiati è stato fortemente criticata dall’UNHCR (organizzazione ONU per i rifugiati), da organizzazioni umanitarie e da alcuni stati, per la violazione di molte convenzioni internazionali.

Un recente rapporto della Commissione del Senato di Canberra ha indagato sulle condizioni nel centro di Nauru, da dove trapelavano da tempo notizie di maltrattamenti, stupri e violenze. Tuttavia vi viene vietato l’accesso a giornalisti e osservatori esterni, mentre il personale che ci lavora rischia fino a due anni di galera se fornisce informazioni su quello che accade nei detection camp.

Di fatto i “rifugiati” trasferiti a Nauru o in Papua-Nuova Guinea diventano prigionieri a tempo indeterminato dei campi profughi, in cui sono ammassati uomini, donne e bambini, in condizioni non molto diverse dei campi profughi libici. I rifugiati che vivono nelle ‘community detention’ non possono cambiare indirizzo senza permesso, lavorare, viaggiare o studiare. Solamente i minori in età scolare hanno diritto all’istruzione. Gli adulti tuttavia godono di un sussidio di disoccupazione pari a due terzi di quello dei cittadini australiani.

La “Pacific solution”, per quanto molto costosa, sia in termini umani per le sofferenze dei rifugiati che economici per lo stato australiano, è giusta o sbagliata? Ognuno può farsi un’idea da quanto detto sopra.

Tra l’attuale incerto controllo italiano dell’immigrazione illegale e quello ferreo australiano, esiste una terza via per governare i fenomeni migratori che rischiano di diventare sempre più dirompenti e massicci?

I politici italiani ed europei, che oscillano tra una sempre più difficile propaganda “buonista” e una facilissima propaganda “cattivista”, si accorderanno mai per varare un piano efficace di controllo dei fenomeni migratori, senza dover pagare i ricattatori di turno, dalla Turchia di Erdogan ai trafficanti nordafricani per tenersi i migranti in casa, fino alle mafie nostrane. O senza creare dei campi di concentramento in Nuova Guinea o nell’isola di Montecristo? L’Unione Europea aveva già finanziato in Grecia un esperimento simil-australiano, nell’isola di Lesbo: dopo due anni, gli immigrati là detenuti, esasperati dalle loro condizioni di vita, ieri l’hanno incendiato.

Purtroppo non riesco a intravedere soluzioni alternative, che siano nel contempo umanitarie ed efficaci. Anche un “decreto flussi”, che potrebbe permettere un afflusso regolamentato di migranti necessari alla nostra economia, non riuscirà a risolvere il problema di una pressione migratoria che si farà sempre più elevata. 

In finale di discussione di questo tema, segnalo un link di un interessante video in cui l’autore Emilio Mola sintetizza alcuni dati sul fenomeno migratorio in Italia.

Dissento comunque dalla conclusione di Mola, che sostiene che il forte dibattito attorno al fenomeno migratorio in Italia oggi non abbia ragione di essere. Anche se la questione viene enfatizzata adesso per ragioni di propaganda politica, in un futuro non molto lontano il fenomeno diventerà sempre più massiccio. Per questo dobbiamo farci trovare preparati per fronteggiarlo.

(FINE DELLA I PARTE – Continua a breve)

https://www.youtube.com/watch?v=st54d6AZ18Yù

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Da Quarto a Pechino. Ovvero la spedizione dei Mille e la finanza globale

Posted by pocavista su 12 luglio 2017

I PARTE – Qualche osservazione sull’articolo di Gianluca Ferrara, “l 1000 fantasmi che governano il mondo”, sul Fatto Quotidiano del 9 luglio 2017.

Gianluca Ferrara, direttore editoriale di Dissensi editore, dichiara una laurea in scienze politiche e di occuparsi di politica internazionale. Tra i suoi maestri, cita ambientalisti come Vandana Shiva e Paul Connett. Ma afferma di trarre ispirazione  anche dalle illustri tonache del missionario terzomondista Alex Zanotelli, del prete anarco-cristiano Don Gallo e del “francescano” Beppe Grillo, elogiante la povertà (altrui) ad Assisi e anacoreta penitente nell’eremo di Briatore a Malindi.

Ferrara raccatta qua e là fatti, cifre e opinioni che lui accosta in modo approssimativo.

E poi si lancia in affermazioni definitive: “sono soltanto in Mille coloro che esercitano il potere su uomini, animali e vegetazione”. Chi sarebbero questi “moderni faraoni del mondo”? Secondo il Nostro, “I primi 500 sono gli amministratori delegati delle multinazionali inserite nella lista di Fortune 500, le 500 maggiori imprese del mondo”. Costoro costituirebbero “una rete solida nella quale tengono imprigionati 7 miliardi di individui. Questi 500 controllano la produzione di cibo, armamenti, energia, acqua e informazione. Ma soprattutto controllano la politica diventata damigella dell’economia e della sua degenerazione finanziaria.” Ma chi sono gli altri 500?

Per Ferrara sono le big five della finanza: Bank of America, J.P. Morgan, Goldman Sachs, Citybank e Hsbc Usa; e le big five del credito: Deutsche Bank, Credit SuisseUbsCitycorp-Merill Linch e Bnp-Paribas.

Ferrara parte da un fenomeno ormai acclarato (la concentrazione di potere delle grosse corporation transnazionali e della finanza globalizzata), per sparare cifre ad effetto ad uso del popolo del web, per riproporre il complotto dell’internazionale demo-pluto-giudaico-massonica, che avrebbe organizzato “una rete solida nella quale sono imprigionati 7 miliardi di individui”.

Qualcuno potrebbe obbiettare che esistono non solo gli AD, ma anche gli azionisti, i megafondi pensione, i fondi sovrani, i petrodollari, i proventi del riciclaggio e dell’evasione, le mafie, i governi. I quali, invece di essere tutti d’accordo sul come fregare i 7 miliardi di essere umani come sostiene Ferrara, lottano tra di loro a suon di soldi e talvolta con le bombe per allargare la propria fetta di mercato, i profitti, o la loro sfera di influenza territoriale. Non è un complotto, ma un conflitto permanente tra potenze ostili, che possono trovare momentanei interessi convergenti.

Per Ferrara la rete che ci imprigiona è anche il “cibo spazzatura” che ha reso “più di 2 miliardi di persone in sovrappeso, delle quali più di mezzo miliardo obeso”. “Sull’altro lato della medaglia ci sono i volti di quel quasi miliardo di uomini donne e bambini che vivono nell’indigenza, e sono malnutriti.” Lasciamo per il momento da parte la questione del “cibo spazzatura” e parliamo della fame.

Chi sono i colpevoli? Naturalmente i Mille (i 500+500 di cui sopra). A questo punto Ferrara, che dice di occuparsi di questioni internazionali, la spara veramente grossa : “nei paesi definiti ipocritamente poveri, in realtà ricchi di risorse, fino a 40 anni fa, prima che il regno dei 1000 cominciasse la sua politica egemonica, non c’era malnutrizione.!!! Confesso che quando ho letto questa frase sono saltato sulla sedia. Il sottoscritto ha insegnato per molti anni economia in una università di un paese africano e ha lavorato per trenta anni in decine di paesi in via di sviluppo: sulla fame e sul sottosviluppo ne ho sentiti di tutti i colori, ma ciò che scrive Ferrara è demenziale.

Mi sono chiesto chi gli ha concesso una laurea in scienze politiche. E se legge qualcosa oltre a ciò che scrive: che per un direttore editoriale come lui dovrebbe essere un obbligo.

Ma non dobbiamo meravigliarci troppo : oggi in economia e in politica, e adesso in medicina con le istanze antivax, si va “per sentito dire”, “per letto e condiviso sui social”. Per ottenere consenso, l’importante è essere “contro”, delegittimare ogni autorità e ogni autorevolezza, di politici, imprenditori, scienziati, alimentando le teorie del complotto ordito dai Mille e dai loro “lacchè politici” ai danni del popolo.

Ferrara afferma che 40 anni fa non c’era malnutrizione nei paesi in via di sviluppo (PVS): poi cosa sarebbe successo? “Con la distruzione delle economie di sussistenza, l’abbattimento delle barriere doganali e l’imposizione di monoculture per produrre mangime finalizzato alle mandrie bovine, si è rotto un equilibrio millenario”. Ferrara dimostra ancora una volta di non sapere di cosa parla e che non basta accostare a caso qualcosa raccolta qua e la’ sul WEB per fare un discorso di senso compiuto.

Andiamo con ordine per confutare le boiate che spara Ferrara:

1 – “40 anni fa non c’era malnutrizione nei PVS”? In realtà oltre un terzo (34% ) della popolazione mondiale di allora soffriva la fame o era malnutrita. 25 anni fa la popolazione malnutrita scendeva al 23%; oggi è il 12.9% della popolazione mondiale (dati FAO). Sempre troppi, ma il fenomeno è assai meno grave di prima. Inoltre nel 1981 (quasi quarant’anni fa), il 52% della popolazione mondiale viveva in estrema povertà. Oggi è meno del 21%. 

2 – la malnutrizione è stata causata dalla “distruzione delle economie di sussistenza”? L’economia di sussistenza, che caratterizza molti PVS, è prevalentemente agricola: si produce poco, non si accumulano risorse e non si investe, non c’è sviluppo né innovazione, si ha bisogno di superfici da coltivare sempre più vaste (con deforestazione crescente e desertificazione) per alimentare una popolazione in forte crescita demografica. Alla prima crisi – climatica, economica, bellica – si muore di fame o ci si imbarca sui barconi. Nella migliore delle ipotesi, Ferrara fa confusione tra agricoltura di sussistenza e agricoltura sostenibile, che sono due cose diverse. Ma da lui non possiamo pretendere troppo.

3 – la malnutrizione è stata causata dall’“abbattimento delle barriere doganali”? Ma quando mai? In molti casi sono stati proprio i PVS a chiedere di abbattere le barriere doganali per esportare le materie prime o i propri manufatti nei paesi sviluppati (recente è il caso della riduzione delle barriere doganali chiesto da Tunisia – con turismo azzerato dopo gli attentati del Bardo – per l’olio d’oliva : “aiutiamoli a casa loro”, poi quando qualcuno lo fa, la Lega e i 5 Stelle organizzano le barricate, anche se l’Italia consuma molto più olio di oliva di quanto ne produciamo). Inoltre con l’abbattimento di molte barriere doganali e la globalizzazione, molti paesi come Cina, India, Thailandia, Indonesia, Pakistan e Vietnam hanno ridotto drasticamente gli indici di malnutrizione e di povertà. Questi paesi rappresentano da soli circa la metà della popolazione mondiale.

4 – malnutrizione a causa “dell’imposizione di monoculture per l’allevamento bovino”? I mangimi per l’allevamento bovino utilizzano mais, soia e altri pannelli oleosi. Principali produttori di materie prime per mangimi sono USA, Canada e Brasile, paesi “nutriti” anche troppo. Questo fatto può causare la malnutrizione esistente in Burkina Faso, Ciad o Bangladesh? Al massimo si potrebbe dire che invece di dare la soia e il mais ai bovini (ci vogliono 10 kg di mais per produrre un kg di carne bovina), potremmo regalarli ai paesi più poveri. Facile a dirsi, difficile a farsi. Problema diverso sarebbe dire che l’allevamento bovino contribuisce fortemente all’effetto serra e che dobbiamo cambiare modelli di alimentazione perché insalubri e non sostenibili. Ferrara è non solo no vax, ma anche no bov. Ma troppo impegnato a essere contro qualcosa, fa un po’ di confusione tra i vari concetti, tanto i suoi lettori sono di bocca buona.

Poi Ferrara, abituato a non guardare troppo per il sottile, si allarga ancora :” i capi di governo dei Paesi che aderiscono all’Ocse sono dei dipendenti di questi 1000 individui. Sono succubi (ma anche complici) di un progetto di colonizzazione delle coscienze perfettamente realizzato.”

I Mille avrebbero poi imposto “un paradigma economico che è una mutazione neoliberista, dato che poi sono gli Stati a pagare le conseguenze delle turbolenze finanziarie …”: Inutile far osservare a Ferrara che non c’è relazione tra la prima e la seconda parte di questa frase.

Alla fine Ferrara si sbilancia, rivelando a noi comuni mortali l’esistenza della Spectre di bondiana memoria: “Questa super élite è un governo mondiale ombra che semina consenso elargendo piccole e grandi posizioni di potere e persino premi… Giornalisti, docenti universitari, economisti, politici tutti caduti in questa prigione intellettuale che difendono persino con ardore.” Per fortuna c’è Ferrara che si è salvato non si sa come dalla “colonizzazione delle coscienze”, e che ci mette in guardia dal cadere “in questa prigione intellettuale” gestita dal Lato Oscuro Della Forza.

Poi c’è la chicca finale: Ferrara sembra collocare tra gli eroi che si ribellano all’ordine costituito dei Mille,  quei personaggi “emarginati, resi inoffensivi e persino eliminati (si pensi a Saddam e Gheddafi)”, come i nostri “Enrico Mattei e Aldo Moro”. Certo, un Aldo Moro paragonato a Gheddafi e Saddam fa un po’ impressione.  Ma i lettori del FQ, ormai sono abituati a ben altro e vogliono roba forte.

L’articolo di Ferrara, che mescola fenomeni veri a fattoidi e dati falsi, sembra raggiungere il proprio scopo: riporto solo un esemplare commento – da complottista tutto di un pezzo – a firma di Nino Faroli, sul FQ in calce all’articolo.

...e’ un nuovo ordine mondiale dove dei mille soprannominati che ci mettono la faccia ed alle volte anche il deretano, ne rimane una cerchia di circa 200 persone sparse per tutti i continenti ma collegate tra loro da vincoli di sangue e dal vero potere oscuro messo in atto da generazioni, che come in una sorta di cupola mafiosa decidono guerre, pace,morte o risurrezioni di Stati e di governi , passaggi di fortune o perdite per intere categorie umane , controllano l’acqua ed il clima ,decidono dove desertificare per poi prendere il tutto senza colpo ferire mettendo simulacri di governi plasmabili secondo il loro volere , decidono le economie mondiali dove devono andare ed a volte ne programmano le crisi pilotandole da dietro le quinte, pilotano emergenze e pandemie con relative vaccinazione a livello globale, decidono a tavolino chi deve mangiare o no,…per loro non esistono confini, razze o religioni anzi sono concetti di cui si servono per meglio mantenerne il potere”.

Caro Ferrara, i tuoi Mille garibaldini della finanza globale fanno una figura fantozziana in confronto al vero potere di queste poche famiglie, “legate da vincoli di sangue e dal vero potere oscuro da generazioni” (ebrei? Aridaje coi Protocolli dei Savi di Sion della Russia zarista), che “controllano l’acqua e il clima (minchia!)”, “decidono dove desertificare” e “pilotano emergenze e pandemie con relative vaccinazioni a livello globale” .

Ultima osservazione. Ferrara denunciava prima che siamo tutti immersi “in una sorta di Truman Show” permanente : gli è mai sorto il dubbio che lui stesso ne contribuisca alla sceneggiatura? O forse qualche dubbio ce l’ha, ma cerca di avere tutte le carte in regola (fa l’ambientalista all’ingrosso strizzando l’occhio ai vegani, dichiara di avere preti no global e il “poverello di Assisi” Grillo come riferimenti spirituali, dichiara di lottare contro un generico “pensiero unico dominante”, alimenta un facile complottismo, combatte il “fascismo sanitario” di chi vuole i vaccini infantili obbligatori) per candidarsi alle prossime parlamentarie a 5 stelle. In bocca al lupo.

II PARTE. Globalizzazione, capitale finanziario e concentrazione economica.

Lasciamo ora da parte questo complottismo un po’ naif.

Ferrara pone anche questioni serie. Le grandi corporation transnazionali ormai sfuggono alla regolamentazione e alle leggi degli stati, influenzando in molti casi le decisioni dei governi. Inoltre “la finanza, un tempo a servizio dell’economia, è cresciuta fino a diventare 13, 14 volte maggiore dell’economia reale”. Questi sono problemi reali che pongono ai popoli e ai governi delle sfide difficili.

II.1 -A questo punto mi sia consentita qualche riflessione sul dibattito odierno sui costi/benefici della globalizzazione dell’economia e del potere del capitale finanziario.1 C’è chi ne evidenzia le ricadute negative, chi i benefici. Non c’è dubbio che il fenomeno della globalizzazione, sotto i colpi delle ondate migratorie, dell’impoverimento di alcuni strati della popolazione dei paesi sviluppati, delle difficoltà occupazionali e della scarsa crescita, goda di cattiva stampa.

C’è chi come Richard Baldwin, nel suo recente saggio “The Great Convergence: information technology and the new globalization “(Belknap), afferma che la globalizzazione sta sfuggendo al controllo del mondo occidentale. Questa si è affermata più che con le merci, con il trasferimento di know-how tecnologico. Ciò è avvenuto in una sola direzione, dai G7 ai paesi emergenti (in particolare a Cina, India, Indonesia, Pakistan, Corea, Polonia e Thailandia), che lo hanno combinato con i loro bassi salari. Ciò ha creato una situazione di concorrenza sul mercato globale che molti settori dei paesi sviluppati non sono stati in grado di sostenere.

In questi paesi emergenti vive circa metà degli abitanti della Terra, con una forte domanda interna che ha permesso il decollo delle loro economie e delle loro capacità produttive. Al contrario, nelle economie occidentali questo fenomeno si è ripercosso sui livelli di occupazione e sui salari dei lavoratori. Ciò viene aggravato da informatizzazione e robotizzazione di vaste branche dell’economia, che espellono i lavoratori dal sistema produttivo.

Mentre un tempo la competizione avveniva sostanzialmente tra le industrie nazionali, oggi la concorrenza avviene tra multinazionali che catturano i massimi vantaggi ovunque li trovino. Apple, progetta nella Silicon Valley, si fa elaborare il software in Pakistan, costruisce i componenti elettronici in Cina. Infine prende sede fiscale in paesi come l’Irlanda, con cui ha concordato un livello di tassazione risibile.

Le multinazionali si avvantaggiano sempre più, spiazzando i concorrenti che non riesco a raggiungere i loro livelli dimensionali e di innovazione. Ciò si traduce in un crescente accumulo di ricchezza nelle mani di pochi imprenditori globali e un impoverimento relativo dei lavoratori e delle classi medie dei paesi occidentali. Inoltre il crescente invecchiamento della popolazione e la diminuzione della sua componente attiva ne aggravano la situazione.

II.2 – Nel processo di globalizzazione dell’economia, il capitalismo finanziario va assumendo un ruolo sempre più rilevante.

All’inizio degli anni ’80 alcuni economisti teorizzarono il superamento dell’intervento degli Stati nell’economia. Margaret Thatcher, in Gran Bretagna e Ronald Reagan, negli Stati Uniti , lanciarono per primi una nuova politica economica liberista, la “reagonomics”. Il libero mercato avrebbe dovuto rimettere le cose a posto, premiando il merito, l’efficienza, la trasparenza. L’apertura ai mercati globali e la finanziarizzazione dell’economia avrebbero dovuto consentire di passare da un’economia basata sulla fabbrica e sul territorio a una economia basata sulla conoscenza, cioè su innovazione e dematerializzazione.

Lo strumento di questo nuovo approccio fu rappresentato da una nuova politica monetaria. Il principale fautore della teoria monetarista, Milton Friedman, sosteneva da tempo che la politica monetaria costituiva “di per sé” la migliore politica economica possibile. Secondo tale approccio, le politiche monetarie mirate alla stabilità dei prezzi favorirebbero le dinamiche dei mercati. Diventava fondamentale dunque l’indipendenza delle banche centrali dagli organi politici e il contenimento dell’inflazione e dei deficit pubblici.

II.3 – Negli anni ’80 gli Stati dettero vita a un gran numero di organizzazioni internazionali, ciascuna con uno specifico mandato. Nel 1995 nasce la World Trade Organization, con l’obiettivo di liberalizzare i commerci mondiali: WTO componeva, con FMI e World Bank, la Trimurti del neo-liberismo. In tale contesto il mercato globale veniva concepito come una sorta di strumento di pace internazionale, che avrebbe messo in secondo piano gli aspetti strategici e militari.

II.4 – La liberalizzazione finanziaria avrebbe creato un mare magnum di capitali, nel quale tutti avrebbero potuto navigare col vento in poppa.

La finanza, da tradizionale strumento necessario alla vita delle imprese e dell’economia in generale,  però ha acquisito progressivamente un ruolo autonomo, che produce nuovi rischi e poche opportunità di crescita dell’economia reale. Adesso sono le holding finanziarie a fornire nuove direttive strategiche alle imprese. Si persegue la massimizzazione del valore a breve/medio delle azioni, non tanto la massimizzazione del fatturato, il mantenimento dell’occupazione, il livello degli investimenti in Ricerca e Sviluppo.

La delocalizzazione degli impianti produttivi, per sfruttare i bassi salari dei paesi poveri, e il trasferimento delle sedi offshore, in paesi a fiscalità vantaggiosa, sono i risultati di questo nuovo approccio.

II.5 – Da tempo le acquisizioni di imprese concorrenti di successo non avvengono solo per aumentare le proprie quote di mercato, ma anche per eliminare concorrenti pericolosi e godere di posizioni di quasi monopolio. Il libero mercato (in questo caso dei capitali finanziari), che avrebbe dovuto garantire efficienza dei mercati e massima utilità per i consumatori, in realtà tende a produrre distorsioni macroscopiche. Le grandi imprese sono sempre più attive nei mercati speculativi, che sovente sono ben più remunerativi della produzione di beni e servizi.

Il grosso problema è che nell’oceano dei capitali quelli che non sanno nuotare bene o che maneggiano strumenti finanziari pericolosi, come i derivati, annegano miseramente, portando a fondo molti compagni di navigazione e non solo. Prima è venuto il default dell’Argentina, poi si sono succeduti via via altri collassi finanziari, fino alla grande crisi del 2008. E queste crisi sembrano non avere insegnato molto.

Oggi assistiamo a due effetti paradossali: il primo è che si è avuta un’espansione della massa monetaria nonostante le teorie monetariste. Il secondo è che quelle banche centrali, che dovevano controllare l’espansione della moneta, hanno contribuito a espanderla. Le banche centrali negli ultimi anni hanno adottato armi non convenzionali, come il “quantitative easing”. La Banca Centrale del Giappone, la Federal Reserve statunitense e la BCE – dopo aver effettuato un replenishment monetario di molte loro banche che rischiavano il fallimento per la crisi del 2008 – hanno comprato e continuano a comprare obbligazioni governative per molte centinaia di miliardi di dollari. E c’è oggi chi protesta perché l’Italia sta cercando di salvare alcune sue banche, e con esse milioni di correntisti, per non precipitare nel caos finanziario e nella corsa generalizzata a ritirare i risparmi (vedi Grecia).

II.6 Non solo ombre, ma anche luci: il nuovo ordine mondiale, che non è solo finanziarizzazione dell’economia, ma anche globalizzazione dei mercati, ha consentito a un miliardo di persone di uscire dalla fame e dalla povertà come in Cina e in India. Ha beneficiato anche i consumatori occidentali con prodotti importati a basso costo. Ma ciò non deve far dimenticare i pericoli di una situazione potenzialmente esplosiva di cui la crisi del 2008, seppur grave, rischia di apparire un episodio marginale. L’Unione Europea ha imposto alcune regole agli Stati-membri più a rischio”, sostenute dai rigoristi del deficit. Tuttavia, per minimizzare i rischi legati all’inflazione, le politiche europee hanno indotto stagnazione economica, disoccupazione e pericolose tendenze deflattive. Senza risolvere i rischi legati alla finanza. Negli ultimi tempi per fortuna si assiste ad una lenta ripresa economica (anche in Italia), dell’inflazione e dell’occupazione. Ma la precarizzazione del lavoro è un fenomeno crescente, che anche le misure “di sinistra” come l’eventuale abolizione del jobs act non riuscirebbero a contrastare.

Accanto ai benefici della globalizzazione, alcuni obiettivi promessi dalla liberalizzazione finanziaria e dei mercati sono stati disattesi: sono aumentati i trust e gli oligopoli, con conseguenti rendite di posizione per le imprese e di perdita di efficienza per i consumatori; si è demonizzato il debito pubblico, riducendo i livelli di welfare precedenti.

Infine si sta acuendo la disuguaglianza sociale: la ricchezza prodotta non scivola verso il basso della scala sociale, ma vince ogni legge di gravità e si accumula in alto, nelle mani di un numero sempre più ristretto di attori.

E ciò è una delle principali cause della crisi economico-sociale e della rappresentanza politica dei paesi industriali avanzati. Crisi che pone sfide assai complicate. Che il “sovranismo economico” basato sulla chiusura dei mercati, sostenuti dai movimenti “populisti” di casa nostra che guardano a Trump e a Putin, rischia di aggravare.

1 In questa seconda parte, sintetizzo alcuni commenti contenuti della recensione di L.Raffi al volume di Maria Rosaria Ferrarese – “Promesse mancate – Dove ci ha portato il capitalismo finanziario”, Il Mulino, 2017, apparsa su “Pandora, Rivista di teoria e politica”, marzo 2017

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La verità sul referendum. Ovvero quella di Raniero La Valle

Posted by pocavista su 13 ottobre 2016

 

LA RETORICA E IL CATTOCOMUNISTA

 Raniero la Valle è un rispettabile giornalista e studioso cattolico, addentro alle cose vaticane. Non è un bigotto intellettuale, ma uno che ama confrontarsi con le cose del mondo. Poi ognuno può giudicare con quali esiti. Un tempo direttore de “Il Popolo”, organo DC, poi del cattolicissimo “Avvenire d’Italia”, A La Valle oggi non dovrebbe stare scomodo l’attributo di “cattocomunista”, visto che nel 2009  si è candidato alle elezioni europee con la “Lista Comunista Anticapitalista” nella Circoscrizione Centro 14.

 La Valle inizia la sua conferenza per i partigiani dell’ANPI, parlando del grave fenomeni dei profughi e degli immigrati: Qualcuno dice che nel 2050 i trasmigranti saranno 250 milioni. E l’Italia che fa? Sfoltisce il Senato.”

Poi rincara la dose: “E’ in corso una terza guerra mondiale non dichiarata,… E l’Italia che fa? Toglie lo stipendio ai senatori.” … “Fallisce il G20 ad Hangzhou in Cina. E in tutto questo l’Italia che fa? Fa eleggere i senatori dai consigli regionali.”

Qualcuno potrebbe obiettare a questo banale espediente retorico, che il buon Raniero propina forse per scuotere dai torpori postprandiali un uditorio di coetanei: ma se non toccassimo il Senato, risolveremmo forse il fenomeno delle migrazioni epocali o scongiureremmo la terza guerra mondiale? La Valle avrebbe potuto dire di tutto e il contrario di tutto : fallisce il G20 e l’Italia che fa? Abolisce l’IMU sulla prima casa, istituisce il reato di omicidio stradale e si fa i selfie col sen. Razzi.la-valle

SI SCRIVE RENZI, SI LEGGE ERDOGAN

Poi La Valle si lancia sull’economico-catastrofico, senza rinunciare al retorico : “l’Italia è a crescita zero, la disoccupazione giovanile, ecc.ecc.”. Per la serie: Dio è morto e nemmeno io mi sento troppo bene!… “E l’Italia che fa? Fa una legge elettorale che esclude dal Parlamento il pluralismo ideologico e sociale”.

Con la riforma Boschi, l’esecutivo sarà più stabile e probabilmente eviteremo quella penosa sfilza di governi balneari e natalizi che ha caratterizzato il nostro Paese fin a poco tempo fa. 63 governi in70 anni. Governicchi frutto di quel proporzionale che ha favorito inciuci e ricatti dei partitini di turno, sistema rilanciato – pensate un po’ – da quei 5 Stelle che dicono che non faranno mai accordi con nessuno! E come si governerebbe allora, se nessuno raggiungesse il 51%?

La Valle sembra dimenticare che la riforma Boschi non abolisce la divisione dei poteri, né ruolo di garante del Presidente della Repubblica, La magistratura rimarrà indipendente, non vengono abolite le elezioni, la stampa e il WEB rimarranno liberi. E anche La Valle sarà libero di dire quello che pensa.

L’ORA E’ GIUNTA!

Per La Valle: “E’ venuto dunque il momento di dire la verità sul referendum.” Ma la prende un po’ alla larga, passando prima per la Mesopotamia. “Se si fosse conosciuta prima la bugia di Bush e di Blair, e saputo che le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein non c’erano, non sarebbe stato devastato il Medio Oriente, il terrorismo non avrebbe preso le forme totali dei combattenti suicidi in tutto il mondo e oggi non rischieremmo l’elezione di Trump in America”. Tesi in parte condivisibile, ma ancora non vediamo perché parta dalle menzogne di Bush e Blair per stangare Renzi e le sue riforme.

Poi La Valle si avventura in un passaggio un po’ osè : “Se si fosse saputa la verità sul delitto e sui mandanti dell’uccisione di Moro, l’Italia si sarebbe salvata dalla decadenza in cui è stata precipitata.”. Magari fosse stato così semplice: ditemi la verità su Moro, e vi risolvo in un colpo solo la crisi economica, la delocalizzazione, l’invecchiamento della popolazione, i problemi della finanza derivata, la corruzione, la mafia e la disoccupazione!

SE 300 MILIONI VI SEMBRAN POCHI…

La Valle, forse ricordandosi che si parlava di riforme, dice che è una menzogna che la riforma del Senato farà risparmiare. Però cita la Ragioneria Generale dello Stato, secondo cui il risparmio ammonterebbe a cinquantotto milioni di euro che si otterrebbero togliendo la paga ai senatori. All’anno. Il risparmio di circa 300 milioni di euro per legislatura, sono pochi, una quasi “menzogna”? Ok , allora caro La Valle perché lei non si batte con lo stesso vigore per far pagare l’IMU alla Chiesa, per abolire l’8 per mille e tutti quei contributi e facilitazioni alla Chiesa Cattolica e a uno stato estero (Il Vaticano) che costano al contribuente italiano circa 4 miliardi di euro l’anno? Perché Papa Francesco e la Curia se ne avrebbero a male?

La Valle più avanti sottolinea che non ci sarebbe nemmeno un risparmio sui tempi della politica. Secondo lui  al contrario si allungherebbero i tempi della produzione legislativa. Infatti la riforma introdurrebbe  sei diversi tipi di leggi e di procedure che interesserebbero ambedue le Camere: come le leggi costituzionali, elettorali e di interesse europeo, quelle di competenza regionale e le leggi di bilancio . E non è poco. Ma allora tutto questo gridare alla dittatura del monocameralismo non è eccessivo?

DALLA TEOLOGIA DELLA RIVELAZIONE AI GIALLI MONDADORI

La Valle cerca di spiegare benevolmente a noi comuni mortali che non è la legge Boschi il vero oggetto del referendum…: “”il referendum è uno svelamento della vera lotta che si sta svolgendo nel mondo e della posta che è in gioco”. Poi il vero colpo di scena e si ricorre alla cattolicissima teologia della rivelazione: “ il referendum come rivelatore dello stato del mondo”.

Con La Valle non ci si annoia: si passa dalla Mesopotamia alla teologia, per giungere ai gialli Mondadori : “per trovare la verità nascosta del referendum, il suo vero movente, la sua vera premeditazione, bisogna ricorrere a degli indizi, come si fa per ogni giallo.”

Il primo indizio è che “Renzi… ha detto di aver fatto questa riforma su suggerimento di Napolitano; ma prima ancora di Napolitano c’era la banca J. P. Morgan che, in un documento del 2013, in nome del capitalismo vincente, aveva indicato quattro difetti delle Costituzioni (da lei ritenute socialiste) adottate in Europa nel dopoguerra: a) una debolezza degli esecutivi nei confronti dei Parlamenti; b) un’eccessiva capacità di decisione delle Regioni nei confronti dello Stato; c) la tutela costituzionale del diritto del lavoro; d) la libertà di protestare contro le scelte non gradite del potere”.

Ottimo coup de thèatre per risvegliare i partigiani dell’ANPI che sonnecchiano, in attesa di dare sollievo alla prostata: si viene a sapere che il comunista Napolitano non era un agente del KGB, come molti sospettavano, ma in realtà era un prezzolato della JP Morgan.© Copyright 2014 CorbisCorporation

Prima ancora c’era stato il programma avanzato dalla Commissione Trilaterale …E la stessa cosa vogliono ora i grandi poteri economici e finanziari mondiali …”

La Valle, da buon No Global terzomondista e tardocomunista cattolico, rilancia la teoria tanto cara ai nazifascisti anni trenta e ai lega-grillisti di oggi, del complotto globale demo-pluto-masso-giudaico, che ha la sua capitale a Washington e i suoi mandanti nella finanza internazionale. Nello scenario mondiale di La Valle, la Cina, l’India, la Russia di Putin, i paesi produttori di petrolio,  il fondamentalismo islamico, il progresso tecnologico che taglia via milioni di posti di lavoro, il cambiamento climatico semplicemente non esistono o sarebbero meri spettatori o effetti delle trame della Trilateral e della finanza speculativa.

E QUI CASCA L’ITALICUM

La Valle, tornando alle riforme,  sostiene che “il rapporto di fiducia tra il Parlamento ed il governo viene vanificato … perché (il Governo) dovrà ottenere la fiducia da un solo partito”. La legge elettorale Italicum prevede infatti che un solo partito o lista avrà – vincendo al l primo turno o al ballottaggio – la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera (340 deputati su 615). Cosa giudicata antidemocratica.

Quindi, visto che l’Italicum non prevede un sistema sostanzialmente diverso da quello dell’elezione dei sindaci (primo turno, poi eventuale ballottaggio tra i due candidati/liste più votate, e premio di maggioranza a chi vince) , si dovrebbe concludere, per esempio, che la Raggi allora è stata eletta in maniera antidemocratica? E che il ballottaggio dei sindaci con premio di maggioranza, che fa vincere 19 volte su 20 i 5 Stelle, è un sistema elettorale iniquo e pericoloso? Ma questo sistema non ha appena consentito un’alternanza radicale al governo di molte città, con maggioranze stabili per almeno 5 anni? Ma l’alternanza tra chi governa, decisa dal voto degli elettori, non è l’essenza della democrazia?

E’ grave che i senatori non siano più eletti direttamente dai cittadini, come avviene oggi in molti altri paesi occidentali “democratici”, ma siano frutto di un’elezione di secondo livello? Forse, ma neppure il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio sono scelti direttamente dai cittadini, ma dai parlamentari eletti. Lo prevede – guarda un po’ – la Costituzione in vigore dal dopoguerra. Che La Valle e il fronte del no non vogliono cambiare. 

RENZI, IL GRANDE FRATELLOgif big brother cam

Il secondo indizio per La Valle è il ritardo della data della convocazione del referendum; ciò vuol dire che “occorreva alzare il livello dello scontro, e soprattutto ci voleva il riarmo prima che si giungesse allo scontro finale”. Il riarmo per acquisire la superiorità sul terreno era il controllo totale dell’informazione, secondo La Valle.

Controllo totale dell’informazione? Conveniamo che l’estromissione di Giannini e della Berlinguer dai ruoi ricoperti in RAI ricorda da vicino l’editto bulgaro di Berlusconi e non è una bella cosa. Ma da qui a comparare l’Italia di Renzi con la Turchia di Erdogan ce ne corre: la bassa posizione italiana nella classifica della libertà di stampa è dovuta:

1 – al possesso di tre reti TV nazionali da parte di un solo soggetto politico (Berlusconi), che possiede anche il principale gruppo editoriale italiano (Mondadori-Einaudi), e al controllo politico da parte del governo in carica di due dei tre canali della TV di stato;

2 – al fatto che 8 giornalisti italiani sono stati uccisi dalla criminalità organizzata e che molti altri giornalisti vivano sotto scorta.

2 – al fatto che molti organi di informazione non siano di  proprietà di editori “puri;

3 – e anche al fatto che alcuni politici, come Grillo, tanto per non fare nomi, contribuiscono ad abbassare ulteriormente il nostro 73mo posto nella classifica della libertà di stampa, quando sul proprio blog e nei comizi chiedono la gogna pubblica per i giornalisti sgraditi . E il problema vero è che molti suoi sostenitori non si fanno nemmeno troppo pregare per partecipare al loro linciaggio sui social.

LE ARMATE DEL SI E DEL NO

Controllo totale dell’informazione, diceva il buon Raniero. Vediamo dunque gli schieramenti mediatici per il SI e per il NO al referendum, che coincidono grosso modo con quelli di chi sostiene il governo e chi l’opposizione.

  1. TV: per il SI (RAI 1, RAI 3, parzialmente SKY ; per il NO (le berlusconiane Rete 4, Canale 5, Italia 1; – La 7 ,filo 5 Stelle – Rai 2, filo-opposizione di centro destra). Variegata la posizione dei canali TV minori.
  2. Giornali: per il SI: Gruppo Repubblica-Espresso (Repubblica, La Stampa), il Sole 24 Ore, Il Messaggero, L’Unità; per il NO : Il Fatto, Il Giornale, il gruppo Quotidiano Nazionale (Il Resto del Carlino, La Nazione, Il Giorno), Il Tempo. Incerta è per ora la nuova collocazione de Il Corriere della Sera, recentemente acquisito da Cairo, proprietario de La 7, che ha scelto il pubblico grillino come proprio segmento di mercato di riferimento. Poi ci sono i periodici: a parte l’Espresso, quasi tutti gli altri periodici sono di proprietà del gruppo Mondadori di Berlusconi,
  3. Internet e social, che hanno sempre maggiore importanza comunicativa, specie per la formazione delle opinioni politiche: qui stravincono i 5 Stelle.

Dove stia “il controllo totale dell’informazione” o lo strapotere mediatico di Renzi non è dato sapere. Poi magari La Valle ce lo spiega meglio.

GOGNA MEDIATICA?

Secondo La Valle, Renzi aveva bisogno di distruggere il principale avversario e fautore politico del No, il Movimento 5 Stelle; questo spiegherebbe gli attacchi alla Raggi. Caro la Valle, i giornali avranno un po’ enfatizzato le difficoltà della Raggi, ma ieri si sono buttati a capofitto sulla Panda Rossa di Marino e i suoi scontrini, o sulla Boschi per via del padre in Banca Etruria. Non dimentichiamo che la Raggi viene colpita soprattutto dal fuoco amico del Movimento. E’ vittima delle proprie incapacità e di quelle di un movimento/partito che ha avuto un anno intero per preparare una squadra di governo per Roma. Invece a distanza di 3 mesi e mezzo dalle elezioni siamo ancora a carissimo amico. L’unico assessore di vaglia rimasto nella giunta Raggi, Berdini, glielo ha trovato D’Alema! Quando si dice il caso!dalemamagoIL TERZO INDIZIO

Poi un terzo indizio. La Valle segue Agatha Christie, secondo cui tre indizi fanno una prova.

Interrogato sul suo voto Prodi dice: non mi pronunzio perché se no turbo i mercati e destabilizzo l’Italia in Europa. Dunque non è una questione italiana, è una questione che riguarda l’Europa, è una questione che potrebbe turbare i mercati. Insomma è qualcosa che ha a che fare con l’assetto del mondo.”  Ovvero: vince il NO e magari fa cadere il regime di Pechino! Un tempo si diceva che un battito di ali di una farfalla può provocare un uragano agli antipodi. Ma siano in epoca di referendum e allora …

RANIERO E TROTSKJI

Con la soppressione del muro di Berlino e la fine della guerra fredda … l’Occidente fa un’altra scelta; si riappropria della guerra e la esibisce a tutto il mondo nella spettacolare rappresentazione della prima guerra del Golfo del 1991,… . Alla contrapposizione Est-Ovest si sostituisce quella Nord-Sud.”

Poi, con un notevole salto in avanti, La Valle ci svela la verità del referendum. “La nuova Costituzione è la quadratura del cerchio. Gli istituti della democrazia non sono compatibili con la competizione globale, con la guerra permanente, chi vuole mantenerli è considerato un conservatore. …Se la gente muore di fame, e il mercato non la mantiene in vita, la politica non può intervenire, perché sono proibiti gli aiuti di Stato.” . Raniero, qui facciamo confusione con le pratiche lesive della concorrenza, che sono un’altra cosa. 

Ancora una volta La Valle si fa prendere la mano e fa un brutto scivolone: “ Se lo Stato ci prova, o introduce leggi a difesa del lavoro o dell’ambiente, le imprese lo portano in tribunale e vincono la causa. Questo dicono i nuovi trattati del commercio globale.”. Ma quando mai e dove? Caro La Valle, qui devo citare il sen.Razzi: “no, guesto non gredo!”. 

E infine La Valle veste perfino i panni del Trotskji della IV Internazionale, o il saio da gesuita di Papa Francesco: “La guerra è lo strumento supremo per difendere il mercato e far vincere nel mercato.”

CONCLUDENDO: SI VOTA SU RENZI O SULLA RIFORMA?

E allora – prosegue il Nostro – questa è la ragione per cui la Costituzione si deve difendere. Non perché oggi sia operante, perché è stata già cambiata nel ‘91, e il mondo del costituzionalismo democratico è stato licenziato tra l’89 e il ’91.” !

Ne seguirebbe che Renzi e il suo referendum sarebbero in ritardo di un quarto di secolo, secondo la tesi di La Valle, Dovremmo concludere allora che chi vota NO, si illude di mantenere in vita una Costituzione che di fatto non esiste più dalla caduta del Muro di Berlino. renzi-dittatore

La domanda dunque sorge spontanea: se i giochi sono già fatti da più di 25 anni, questo referendum – vincesse il NO – servirebbe a qualcos’altro, se non a scalzare Renzi dal Governo? Ma a questo punto La Valle non risponde: forse già si stava godendo gli applausi del suo uditorio.

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Giannone e la Taverna. La “zoccola”, il “pernacchio” e il politicamente corretto.

Posted by pocavista su 4 Maggio 2015

“Ho querelato Giannone perché sui miei profili e account social non mancano le critiche, ma un insulto (“sei una zoccola” con un tweet) come quello non si può tollerare”.paola-taverna-facebook-mod

Giannone ha rivolto alla Taverna un’inaccettabile offesa, sessista e maschilista per di più, ed è da condannare senza scusanti. Punto.
Però ci si chiede perché Giannone non abbia utilizzato espressioni eleganti e politicamente corrette, secondo lo stile 5 Stelle, come “ebetina” (i 5 Stelle a Renzi), “vecchia putt…” (Grillo alla premio Nobel Montalcini), “sei in preda al punto G” (sempre Grillo a una 5 Stelle poi espulsa), “collusa” /”cornuta” (i 5 S alla Boldrini). Ma anche “assassina” (Grillo a Umberto Veronesi), “container di m… liquida” (Grillo a Giuliano Ferrara),”psiconana” (Grillo a Berlu), “salma” (Grillo a Napolitano), “brava a fare i pom…” (5 Stelle a deputate PD).
Se preso alla sprovvista, Giannone non avrebbe potuto ricorrere invece al sofisticato e pentastelluto “vaffa” o indire il simpatico sondaggio (già in uso nel blog di Grillo e rivolto alla Boldrini) “cosa faresti in un giro in macchina con la Taverna?”.grillo tiè
In alternativa, scartando il troppo dialettale “vaiassa“, già logoro per l’abuso fattone dal duo Mussolini-Carfagna, il campano Giannone non avrebbe potuto destinare un sonoro e definitivo “pernacchio partenopeo” (vedi Eduardo de Filippo, che distingue fra pernacchio “di testa” e “di petto”) alla cittadina Taverna, la quale sembra ritenere che gli insulti siano inaccettabili solo quando siano rivolti a lei, visto che non ha mai protestato per il linguaggio usato dal suo capo e dai suoi colleghi?
La querela per “pernacchio”, sia doloso che colposo, forma espressiva che elimina le premesse per saltare subito alle conclusioni, non è prevista dal codice penale. Come si vede, quel piddino sprovveduto di Giannone avrebbe potuto esprimere “correttamente” il proprio pensiero senza rischiare costose querele …

http://www.youtube.com/watch?v=bTI92AmFU8s

PS -Il termine “zoccola” di cui ha fatto uso Gerardo Giannone costituisce un’offesa per la legge? Una sentenza di un pretore di Bergamo ha assolto una donna che durante una lite aveva definito un’altra donna per due volte “zoccola”. Il pretore ha deciso che il fatto non costituisce reato.

Al contrario una recente sentenza della  Cassazione, n. 5070 depositata il 21 gennaio 2013,  ha confermato la condanna del Giudice di Pace di Messina e poi del Tribunale della stessa città, per il reato di ingiuria commesso da un medico che aveva definito “zoccola” una sua collega. E’ davvero singolare, osservava la Cassazione che un uomo che si presume di “elevata cultura”, come il medico condannato, non si renda conto della gravità del suo comportamento dando della “zoccola” a una donna.
Da cui si evince che se è una donna a definire zoccola un’altra donna, la cosa non costituisce ingiuria. Se invece lo fa un uomo “di elevata cultura” lo è.

La domanda che sorge spontanea è : la Taverna è sicura che Giannone possa essere definito “uomo di elevata cultura”? Altrimenti la querela non avrebbe senso. E se – per pura ipotesi di scuola – “zoccola” lo avesse detto la cittadina Taverna, supponiamo alla Boldrini, ciò costituirebbe ingiuria o il tribunale deve stabilire prima se la Taverna – ex-impiegata in un’azienda sanitaria e che voleva sputare a Berlusconi – è “donna di elevata cultura”?gif martello tribunale

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Il M5Stelle sceglie l’UKIP di Farage e svela la sua natura di movimento di destra. Questo è il commento che il Fatto Quotidiano non mi ha permesso di pubblicare.

Posted by pocavista su 12 giugno 2014

Oggi ho postato più volte questo commento all’articolo de il Fatto Quotidiano relativo alle elezioni on-line del M5 Stelle per la scelta delle alleanze al Parlamento Europeo.  La moderazione evidentemente non ha gradito le argomentazioni contenute nel mio commento, che non conteneva insulti ed era in argomento.

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Riporto qui di sotto il commento rifiutato:

“Scelta delle alleanze 5 Stelle in Europa. Proviamo a fare della facile dietrologia con una rudimentale teoria del complotto (utilizziamo gli stessi schemi narrativi cari a Casaleggio e ai suoi influencer, che hanno tanto successo tra molti seguaci del movimento).

1 – Agli Usa conviene un’ Europa forte e unita? No, è una concorrente pericolosa, sul piano economico, commerciale e politico come la Cina. Divide et impera, principio sempre valido.

2 – Chi è il più fedele alleato europeo degli Usa? La Gran Bretagna, che dopo l’alleanza con gli Usa nella II guerra mondiale (avrà firmato qualche trattato segreto che la vincola alle posizioni internazionali USA), ha appoggiato “TUTTE” le posizioni degli USA nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite; ospita sul proprio territorio il sistema spionistico globale degli Usa “Echelon” e sue versioni successive; ha partecipato e promosso “TUTTE” le azioni militari USA nel mondo; si è opposta alla creazione di una moneta unica europea e alla creazione di una forza militare comune.

3 – Qual è il movimento più antieuropeo espresso dalle ultime elezioni britanniche? L’Ukip di Farage.

4 – Il movimento 5 Stelle da tempo ha ottenuto un endorsement politico dall’amministrazione USA, dopo che Grillo era stato ricevuto dall’Ambasciatore USA a Roma (già ai tempi dell’amministrazione Bush). Cosa c’era andato a fare Grillo nell’Ambasciata USA? L’appoggio USA è solo politico?

5 – Grillo ha dichiarato che l’Ambasciatore GB aveva tentato di farlo incontrare con Letta, diventato Presidente del Consiglio. Cosa ci faceva Grillo nell’Ambasciata GB, il movimento gli aveva forse dato qualche incarico o ci era andato a chiedere solo informazioni turistiche?

6 – Non appena eletti, i primi portavoce del M5 Stelle (Crimi e Lombardi) sono stati ricevuti dall’Ambasciatore USA. Cosa ci sono andati a fare?

7 – Casaleggio, prima e dopo la sua candidatura in una lista apparentata con Forza Italia nel 2004, collaborava con grandi imprese americane, utilizzando tecniche di marketing virale su Internet.

8 – Nel M 5 Stelle nessun cittadino ha discusso e preso decisioni in merito alle alleanze da fare in Europa “PRIMA” delle elezioni europee. I “Cittadini” e i Meet-up vengono messi di fronte al fatto compiuto : Grillo e il figlio di Casaleggio non hanno mai ottenuto il mandato della Rete di trattare con Farage e l’UKIP, ma gli accordi sembrano siano già fatti.

9 – Come seconda scelta, nelle votazioni online, dopo l’UKIP, viene proposta un’altra formazione emanazione della destra conservatrice, puta caso anche questa britannica. La scelta di non fare gruppo con nessuno, viene invece demolita da un video allegato al blog che mette in guardia dal suicidio politico provocato da questa terza scelta. I Verdi, che apparirebbero il gruppo programmaticamente più affine ai 5 Stelle, vengono esclusi dal listino bloccato.

10 – Il capogruppo 5 Stelle al Parlamento Europeo, Corrao, sulle alleanze in Europa :”l’ultima parola spetta ai cittadini”.

11 – I voti dei cittadini finiscono sui server di Casaleggio, che per sua stessa ammissione (vedi sua intervista al Fatto Quotidiano) non vengono controllati da nessuna società indipendente.

Tutti i punti riportati sopra corrispondono alla realtà dei fatti o servono solo per alimentare una nuova teoria del complotto?

 

Adesso arriveranno commenti del tipo : sì, ma i piddioti, il Mose, Penati, il Monte dei Paschi, Mineo, i brogli elettorali, l’ebetino iscariota, le banche massoniche. Ma sulle scelte e la natura del Movimento che ormai ha svelato di essere apertamente di destra che si dice?”

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La bella morte. Ovvero il Cavaliere alla battaglia finale.

Posted by pocavista su 8 novembre 2013

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Altan, da L’Epresso

Er Cavajere, ormai senza cavallo,

sapenno che c’avrà la decadenza,

poiché ’r potere vôle conzervallo,

nu’ riesce a immaggina’ de resta’ senza…

E allora, se capisce, è assai aggitato,

e vede li nemici dapertutto,

così ’r Congresso mo’ l’ha anticipato,

perché se vo’ gioca’ tutto pe’ tutto…

Ma si se sbaja, poi, sarà sconfitto,

e da la scerta capirà er destino:

così nun sa si deve ascorta’ Fitto,

oppuro ’r maggiordomo, ch’è Angelino…

Certo che mo’, a vedello sballottato,

Sirvio me pare ’n puggile intronato…

(postato da “Giggi”, sul Corriere della Sera del 8.11.2013)

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La pagliuzza e lo scolapasta. Grillo ormai risponde all’eco.

Posted by pocavista su 3 giugno 2013

ELLEKAPPA Lo scolapasta

 

L’eco dell’ego

Grillo: “Non ce l’ho con i giornalisti . Ma non dimentico, gli faremo un culo così” .

Grillo a Catania : “Faremo i conti con i Floris e i Ballarò…“. Grillo risponde all’eco del famigerato proclama bulgaro con cui Berlu invocò e ottenne l’espulsione di Santoro, Biagi e Luttazzi dalla RAI.

Dopo aver attaccato la Gabanelli , suo primo ex-candidato ideale al Quirinale, colpevole solo di aver chiesto chiarezza sui conti del Movimento, attacca anche il suo altro ex-candidato ideale per il Quirinale : “Rodotà un ottuagenario miracolato dal WEB”.Si sentono gli echi del giovanilismo futurista e fascista di “Giovinezza Giovinezza”, che manganellava i “pennivendoli”. 

Alle comunali abbiamo vinto, dichiara Grillo, anche se il M5Stelle in tre mesi ha dimezzato i propri consensi. Anche per lui sembra non spegnersi l’eco della Prima Repubblica democristiana, in cui tutti si dichiaravano contenti dell’esito elettorale qualunque fosse.

gif primitivo con clavaGrillo ha minacciato a più riprese di prendere a calci i parlamentari, per così dire, troppo autonomi (dopo i precedenti casi Favia e Scalzi, già un parlamentare è stato espulso dal movimento 5 stelle). Apriremo “il Parlamento come una scatoletta di tonno”. Inquietanti echi del discorso di insediamento di Mussolini in Parlamento, dopo la marcia su Roma : “Faremo di questa aula sorda e grigia un bivacco di manipoli”.

E’ solo un caso che ogni tanto nei suoi comizi Grillo, tra il serio e il faceto, urli “Italiani!”, come faceva – serio – il Duce? Del resto come giudicare le valutazione positive sul fascismo espresse a suo tempo dalla ex-portavoce alla Camera dei 5 Stelle, Lombardi,  e il richiamo alla necessità di distribuire un po’ di’ “olio di ricino” pronunciato dall’altra parlamentare pentastelluta Castelli? C’è qualcuno che si era stupito della richiesta di voti a quelli di Casa Pound avanzata da Grillo prima delle ultime elezioni politiche? Saranno semplici “echi“, ma suonano male.

Gli “echi” cui spesso rispondono Grillo e molti dei suoi dovrebbero apparire inquietanti agli occhi di una persona che creda nella democrazia, nel libero confronto delle idee e nel rispetto del dissenso.

 Grillo non dialoga, insulta e sbeffeggia, evita le domande, non entra nel merito, ricorre spesso ad attacchi personali, preferisce i monologhi urlando davanti ad una folla adorante. E nella folla non abbondano senso critico e raziocinio, proprio per la contaminazione emotiva che avviene in quelle situazioni, come già ebbe a dimostrare Gustave le Bon nel 1895, analizzando i primi raduni di massa.

C’è qualcuno che ha visto il video in cui si coglie l’entusiasmo irrefrenabile dell’immensa folla all’annuncio del Duce che parlava da Palazzo Venezia : “La dichiarazione di guerra è stata consegnata agli Ambasciatori di Francia e Inghilterra!”?  Poi magari qualcuno a casa, a mente fredda, qualche piccola domanda se la sarà posta.

 

Le bon

Gustave Le Bon, uno dei fondatori della psicologia sociale e autore della “Psicologia delle Folle”

Davanti alla folla è sufficiente urlare, dichiararsi vittima di qualcuno (per es. TV e giornalisti), insultandolo e schernendolo e l’applauso è assicurato. Pochissimi presenti coglieranno per esempio la palese contraddizione di Grillo che, da un lato, denuncia che l’Italia è al 57mo posto (o al 64mo)  nelle classifiche della libertà dell’informazione e dall’altro minaccia pubblicamente i giornalisti, facendone nomi e cognomi (Sicilia!), e fa allontanare gli operatori TV che riprendono il suo comizio. 

Grillo come Coppi. Un uomo solo al comando.

Grillo è sempre più un uomo solo al comando che si dichiara vittima di oscuri complotti. Come il Duce, che descriveva l’Italia fascista vittima delle forze “demo-pluto-giudaiche”internazionali. O, nel suo piccolo, come Berlusconi, che si dichiara vittima di toghe rosse che lo perseguitano da 20 anni, dei poteri forti, di chi non lo vuol far lavorare e della Germania della Merkel.

Grillo – come fanno spesso i leader supremi – ha adottato la teoria del complotto a tutto campo, che è utilissima per nascondere propri errori e debolezze : è sempre colpa degli altri, nel suo caso degli “inciucisti” del PDL e meno L, della casta, dei giornalisti prezzolati, della TV, di chi “ha sbagliato a votare 5 Stelle”, degli italiani di serie A che “tengono famiglia” e non votano 5Stelle. Chi non è allineato e coperto diventa un traditore (vedi Gabanelli e Rodotà, figure positive fino ad un minuto prima) e complice della casta.

Gli uomini soli al comando sono spesso vittime prima di tutto del loro ego smisurato, impermeabile a ogni critica, manicheo (chi non è con me è contro di me), aggressivo, che utilizza l’insulto, lo sberleffo e la minaccia come metodo di confronto, che afferma verità apodittiche, che pretende obbedienza assoluta dai suoi. 

masanellAnche se Grillo non è nè Masaniello, nè il Duce, nè Hitler, beninteso, ricordiamo che Masaniello, dopo una settimana, è stato ucciso dai suoi. Il Duce è finito appeso per i piedi e insultato da chi, magari fino a poco tempo prima, lo acclamava. Hitler, suicida nel bunker a Berlino. Questa la storia.

Nella cosiddetta nostra Seconda Repubblica dei partiti personali, Bossi è durato 20 anni, ma poi è stato travolto dai diamanti padani e dalle lauree albanesi del Trota. Di Pietro, dopo 15 anni di partito personale, possiamo definirlo “non pervenuto”. Berlusconi, il leader supremo per eccellenza, che sembrava ormai destinato solo a fare l’anziano “utilizzatore finale” di “cene eleganti”, è stato rimesso nel gioco politico dal comportamento di Grillo e dei suoi. 

Dove vanno i 5 Stelle?

Grillo, nel suo cupio dissolvi, sembra stia portando il Movimento 5 Stelle ad una scissione, come da noi previsto 2 mesi fa in questo blog.

Secondo alcuni, per evitare la frattura del M5S, il boss dovrebbe passare la mano ad altri e affrontare una seria cura per i disturbi narcisistici della personalità.gif  medico con cartella clinica

Le speranze di pulizia e rinnovamento legate al successo dei 5 Stelle rischiano – ahimè – di andare perdute, proprio per opera di colui le aveva dato voce e forte consistenza elettorale.

Ma anche per opera di molti di quei 163 veri miracolati dal WEB che siedono in Parlamento. Incompetenza e arroganza, tutto in un colpo solo, non si augura a nessuno. 

Vedremo come andrà a finire.

 

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Il Testimone di Genova e il benzinaio di Piacenza. Perché il Movimento 5 Stelle e il PD sono destinati ad una scissione, dopo avere rimesso in gioco Berlusconi.

Posted by pocavista su 18 aprile 2013

Italia : L’evoluzione della fauna parlamentare

 Falchi, colombe & vacche RGB

  • Peones, oscuri parlamentari che votavano ciò che avevano deciso i propri capi corrente, salvo passaggi improvvisi ad altra corrente in cambio di prebende (Prima Repubblica).
  • Berluscones, parlamentari e seguaci vogliosi di mostrare la propria devozione incondizionata al Capo Supremo di un partito-azienda, pronti a votare in Parlamento – senza arrossire – che il Boss era veramente convinto che Ruby fosse la nipote di Mubarak. (Seconda Repubblica).
  • Grillones, parlamentari e seguaci che devono stare allineati e coperti al volere del Capo Supremo del partito-azienda on-line di Grillo e Casaleggio (Terza Repubblica).
  • Pippones, dirigenti e parlamentari del PD che non hanno capito che il piccolo cabotaggio non paga e qualche volta bisogna cercare anche di cambiare per vincere.

Archiviamo la Prima, che ebbe il suo epilogo negli Andreotti e nei Craxi.

Prendiamo la Seconda Repubblica. Riassunto degli ultimi 20 anni.

Affermazione dell’Uomo della Provvidenza di Arcore, con relativo conflitto di interessi sempre più grande e mai risolto. Sistema a due poli, un partito-azienda contro un partito tradizionale. Conflitto tra potere berlusconiano e magistratura. Bondi e Scajola uniti nella lotta. Macchina del fango per nemici esterni e critici interni (casa di Montecarlo per il “traditore” Fini; Boffo, Marcegaglia, Montezemolo, Famiglia Cristiana, ecc. ).berlu-1-gennaio-riduco-tasse1

Risultati : crisi economica, tassazione elevata, evasione fiscale, condoni, scandali, privilegi della casta politica, benefici a “loro insaputa”, corruzione dilagante, rischio default del debito pubblico. Perdita di credibilità internazionale.

Monti chiamato a tappare le falle procurate da altri. Poi tutti – e Berlusconi in primis – a dare la colpa a Monti. Emergere dell’antipolitica e dei sentimenti anticasta, come reazione allo sfascio italiano. 

Terza Repubblica. Cronaca.

Affanculo tutti, come Masaniello e Giannini, espressioni del qualunquismo da mercato rionale e da bar sport. Grillo rompe il sistema bipolare e calvalca il populismo tecnologico da wi-fi bar e internet point. Nuota sullo Stretto, emulando Mao e Saddam. Tsunami tour.  Fa la sua Marcia su Roma ed emula Benito : “Arrendetevi, siete circondati” : dateci il governo e gli altri ci votino la fiducia a scatola chiusa.”

Controllo ferreo del Movimento 5 Stelle da parte del duo Grillo-Casaleggio. Espulsioni ed epurazioni, come nell’Unione Sovietica di Stalin. Prenderemo il 100% dei voti, come in Bulgaria o nella Romania di Ceausescu. Appaiono “I Comunicati Politici” sul blog di Grillo – che detta la linea – che non si vedevano più dai tempi delle Brigate Rosse.

Democrazia del WEB, in cui i voti finiscono sui computer di Casaleggio e i risultati li proclama lui, senza alcun controllo esterno.

Il Punto

Il M5Stelle in Parlamento dice no a tutto e a tutti. Da un lato non è in grado di gestire il potere e realizzare un programma per tanti versi irrealizzabile, visto che non si sa dove prendere i fondi. Dall’altro vuole costringere i vecchi partiti – in preda al puro istinto di sopravvivenza – all’inciucio.grillo tiè

Ecco infatti emergere la candidatura di Marini al Quirinale, che salverebbe Berlusconi e dare un governo precario a Bersani. Tardiva la proposta grillina di votare Rodotà, dopo aver sbeffeggiato e umiliato Bersani in streaming. Così Grillo può dire agli italiani : vedete che PD e DPL sono uguali.

Mentre Bersani sta facendo di tutto per compromettere le chance di una futura vittoria del PD a guida Renzi e per facilitare una scissione del proprio partito, Berlusconi si atteggia a statista responsabile (!) e si prepara a vincere le prossime elezioni a man bassa.

Infatti, dovesse essere eletto Marini, Berlusconi farebbe nascere un precario governo Bersani, che sarebbe costretto ad attuare altre misure impopolari. Dopo qualche mese Berlusconi farebbe cadere Bersani e farebbe il pieno alle prossime elezioni.

Fine contemporanea del PD e dell’arroganza pentastelluta. 

NOTA DI AGGIORNAMENTO – Il post è stato scritto due giorni prima dell’elezione di Napolitano. Lo scenario cambierà di poco : al posto di un “precario governo Bersani” ci sarà un precario governo Amato o Letta. Berlusconi impedirà qualsiasi cambiamento alla legge elettorale “porcellum” e appena possibile andrà alla elezioni, prendendo una maggioranza schiacciante in Parlamento. Qualora Napolitano si ritirasse dal Quirinale o lasciasse – suo e nostro malgrado – questa valle di lacrime, Berlusconi si farà eleggere Presidente della Repubblica, ringraziando Grillo e Renzi, nell’ordine. 

 

 

Talebani contro dialoganti  

Andrea Scanzi il 5 aprile 2013 su Il Fatto Quotidiano pubblicava un post dal titolo : “M5S: chi ha ragione tra gli ortodossi e i dissidenti? Scanzi attacca : “Se tutti avessero l’autostima di Beppe Grillo, non esisterebbero i suicidi. Quando lo criticano, lui non risponde quasi mai nel merito. Dà dello “sfigato” al giornalista, parla di congiure o sostiene che “chi lo ha votato non ha capito perché lo ha fatto”. Meraviglioso: non è mica lui che (forse) dà adito a critiche. No: è il dissidente che è tonto.

Anche nel Movimento qualche voce di dissenso si è fatta sentire in passato: celebri gli episodi e le espulsioni di Favia e della Scansi. Talebani e dialoganti grillini si stanno oggi affrontando nel movimento, ma niente streaming.   I grillini oltranzisti :

  • dicono di essere coerenti con il programma (non si fanno alleanze);
  • sono la maggioranza dei parlamentari e degli elettori (molti provengono dal PDL e dalla Lega);
  • dicono di no a tutto, così non devono provare cosa sono effettivamente capaci di fare:
  • non fanno accordi, per non confondersi con “gli altri”;
  • hanno un programma a trent’anni (Lombardi, capogruppo 5 Stelle alla Camera);
  • vogliono “mandare tutti a casa” e “sostituendo ai politici i cittadini”;
  • puntano all’ “inciucio” tra PD e PDL, per ottenere maggiori consensi elettorali.
lombardi sette-re-di-roma

La cittadina Lombardi, capogruppo M5S alla Camera

I dialoganti ritengono che:

  • il comportamento del M5S stia erodendo consensi, “alimentando l’idea di un movimento che sa solo dire no”.
  • un programma a lunghissimo termine vada bene, ma rilevano che nel lungo termine siamo tutti morti. Per il breve-medio periodo non si deve lasciare spazio a ricette altrui che si sono dimostrate fallimentari.
  • è preferibile un Presidente della Repubblica concordato con il M5Stelle che uno concordato tra PD e PDL.
  • Il treno per M5S per attuare una parte del programma (conflitto di interessi, ecc.) non passerà più, dopo che Berlusconi avrà ripreso in mano il Paese.

Talvolta il richiamo alla coerenza può essere dannoso. La politica è anche l’esercizio della composizione del conflitto tra interessi diversi e la ricerca di convergenze su punti specifici del programma non è “inciucio”, ma assunzione di responsabilità.

E vero che buona parte del Pd non ha mai voluto fare una legge sul conflitto di interessi.

Ma – e Scanzi lo chiede direttamente a Grillo – “nella speranza che prima o poi parli anche con qualche giornalista italiano oltre che con il proprio ego a forma di monitor – è più importante fare il conflitto di interessi da soli o farlo e basta? Se quel governo “dei sogni” avesse risolto il conflitto di interessi, e magari cambiato pure legge elettorale, a Grillo e Casaleggio avrebbe fatto piacere o gli sarebbe spiaciuto doverne dividere i meriti?”

La Torre di Guardia del Testimone di Genova

Sullo stesso giornale Barbara Collevecchio il 7 aprile 2013 ha pubblicato un post, “Il Pd è malato e Grillo è il suo Super io: il grillo parlante della coscienza, rigido e tremebondo che chiede una nemesi spietata.”, che ha suscitato le ire di molti fans pentastelluti.   La Collevecchio rilevava che il M5S è ormai divenuto una sorta di setta religiosa.

Per molti seguaci Grillo è un messia, che diffonde il Verbo di Casaleggio, predicando sul WEB. Non cammina sulle acque del lago di Tiberiade, ma sguazza in quelle dello Stretto di Messina. La frase “arrendetevi siete circondati” richiama un Giudizio Universale in cui i “cittadini” finalmente si vendicheranno dei malvagi della politica.  Grillo fuori dalle palle

Il M5Stelle sta diventando come Scientology o come i Testimoni di Geova? Il Blog di Grillo, che preannuncia l’Armageddon in cui i buoni cittadini si vendicheranno dei cattivi della casta, è ormai diventato la Torre di Guardia del Testimone di Genova.

Secondo quanto scrive Bracconi in un suo lucidissimo post che mi permetto di citare quasi per intero (http://bracconi.blogautore.repubblica.it/2013/04/02/cara-democrazia/), nella vulgata da Testimone di Genova :

  • Essere un politico o un giornalista, indipendentemente da ciò che si è fatto, è diventato un reato.
  • Percepire uno stipendio da un partito, per qualsiasi motivo, è diventato rubare ai cittadini…
  • Avere un lavoro sicuro, pure se onesto, è diventato titolo di demerito e impedimento per esprimere qualsiasi opinione su precariato, disoccupazione e crisi economica.
  • Ogni forma di condivisione istituzionale tra diversi è diventato sinonimo di inciucio e malaffare.
  • Esercitare un pensiero critico sui contenuti e le prospettive dell’indignazione popolare è diventato sinonimo di difesa dello status quo.
  • Sostenere che l’opinione pubblica ha una sua grande parte di responsabilità nella crisi del sistema Italia è diventato un insulto prezzolato dalla casta.”

gif al banjo 3d

La legge del contrappasso.

C’è anche qualche grillino pentito come Andrea Bajo che non usa mezzi termini e manda a quel paese Grillo.   (http://www.facebook.com/notes/andrea-baio/caro-grillo-a-fanculo-stavolta-ti-ci-mando-io/10151369651885920)

Caro Grillo … Da tempo hai perso la mia stima. Ma ho continuato a mantenerla intatta nei ragazzi del Movimento 5 Stelle. Non mi importa del leader, se c’è una base compatta che agisce autonomamente e prende le decisioni giuste. Purtroppo, sei venuto meno anche all’unico merito che ti avevo sempre riconosciuto: il non interferire con l’attività di chi governa.

Sono stufo dei tuoi anatemi, dei tuoi sputi dal palco, della tua violenza verbale, del perpetuo clima da campagna elettorale, del tuo populismo spiccio.  

Stai trasformando il Movimento 5 Stelle in una setta, dove chiunque non è allineato col tuo pensiero viene subito tacciato di cospirazione col nemico, di appartenenza a vecchie logiche, e se insiste viene epurato. E sarebbe questo il nuovo? Questo è il vecchio, anzi…vecchissimo! Si chiama fascismo.”

E poi continua :    “Altro che uno vale uno, più che Grillo mi sembra di sentire il Marchese del Grillo: “io so io, e voi non siete un cazzo!”. Mi sa che il potere ti ha dato alla testa …   “... La crisi non è un gioco Grillo, la crisi la gente la vive per davvero a differenza tua. E tu insulti questo paese con le tue cazzate…”.

La chiusa è lapidaria : “Caro Grillo permettimi, ma questa volta a fanculo ti ci mando io.”

Il M5 Stelle e il PD verso la scissione  

Ritengo quindi probabile una scissione del Movimento 5 Stelle. Quando un movimento diventa una setta, c’è sempre qualcuno che mette in discussione una leadership autocratica.

Finché il leader supremo mantiene il potere e l’autorevolezza, si procede per espulsioni e anatemi (vedi Fini espulso e poi annichilito dai mezzi di comunicazione berlusconiani). Quando il leader si defila o perde autorevolezza allora ci sono le scissioni. E’ successo in molti movimenti estremisti di destra e di sinistra.   Il PD andrà ugualmente incontro ad una scissione.

Le recenti vicende relative alla candidatura di Marini, concordata con Berlusconi, pongono una seria ipoteca sulla scissione nel PD e sulla nascita di due formazioni : una di sinistra a guida Barca, con i vendoliani e la parte più tradizionalista del PD, e una riformatrice di matrice centrista a guida Renzi che recupererà qualche voto al centrodestra e ai montiani, e forse a Grillo.

Berlusconi, sentitamente, ringrazia.gif PalpatineLightningAni

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Politica italiana e psichiatria : come capire meglio i comportamenti dei politici.

Posted by pocavista su 26 marzo 2013

Trattative per la formazione del nuovo governo

Vogliamo l’incarico di formare il Governo. Siamo il primo partito italiano. Considerando gli astenuti, rappresentiamo oltre il 50% degli italiani e abbiamo la maggioranza assoluta in Parlamento.

Grillo ha tenuto “sveglio” Napolitano. Se non ci danno l’incarico di Presidente del Consiglio, vogliamo almeno la presidenza di alcune Commissioni Parlamentari e del Copasir. Noi non ci arrendiamo al gioco della politica e non facciamo scambi di posti (!?).

I programmi di PD e PDL sono sovrapponibili, come possiamo votarli? Il PDL è un partito controllato in modo totalitario dal suo capo, in spregio a qualsiasi regola democratica.

Indovinate chi l’ha detto?

elezioni2013 pd vs m5s

Risultati elezioni politiche 2013 – Fonte : Ministero Interni

Dal “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”: 

 

  1. Ha un senso grandioso di importanza (esagera risultati e talento …)
  2. E’ assorbito da fantasie di illimitati successi, potere, ….
  3. Crede di essere speciale e unico.
  4. Richiede eccessiva ammirazione.
  5. Ha la sensazione che tutto gli sia dovuto…..
  6. Sfruttamento interpersonale, cioè si approfitta degli altri per i propri scopi.
  7. Manca di empatia, è incapace di identificarsi con i sentimenti ed i bisogni dell’altro.
  8. E’ spesso invidioso degli altri o crede che gli altri lo invidino.
  9. Mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi.

 

Conclusione: Disturbo narcisistico di personalità

Così lo psichiatra Anghinoni, commentando un articolo di Repubblica del 25 marzo 2013 sulle trattative per formazione del nuovo governo.

Voi conoscente qualcuno con questi sintomi? E magari con una spiccata tendenza alla coprolalia (l’uso frequente di parolacce e insulti)?

Incredibile : Veneziani dà del "tappo" a Berlusconi su "Il Giornale"

Qualche Suggerimento (in ordine alfabetico) : votate. 

 

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Grillo : “Il Movimento 5 Stelle cambierà il Mondo”. Stiamo passando dai berluscones ai grillones.

Posted by pocavista su 5 marzo 2013

1 – Grillo come Berlusconi : “Ghe pensi mi!”

Beppe Grillo snobba i giornalisti italiani. Dà invece un’ intervista alla Bbc in cui afferma che “destra e sinistra si metteranno insieme e governeranno un Paese di macerie di cui sono responsabili”. Poi, entro un anno, “ci saranno nuove elezioni e … il Movimento 5 Stelle cambierà il mondo”. Minchia!, come direbbe Floris. Berlusconi è dal 94 che voleva cambiare l’Italia, non il mondo, e noi stiamo ancora aspettando. 

E pensare che nel mio piccolo non riesco nemmeno a cambiare l’olio alla macchina.

2 – Direttorio e Montecitorio

Il mondo cambierà con Grillo – ammettiamolo pure – ma i suoi parlamentari non “cambieranno casacca”, se no lui democraticamente li “caccerà a calci”. Grillo si è scagliato contro l’art. 67 della Costituzione, secondo cui «ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato».

Guarda caso, Grillo fino a ieri difendeva proprio l’art.67, che andava bene per gli altri, ma per i suoi no. Quando si dice la coerenza.

Vedi http://www.beppegrillo.it/2010/08/le_dimissioni_di_fini.html

Dal rifiuto di Grillo di collaborare con gli altri partiti si desume che lui considera il Parlamento come una sorta di Direttorio di citoyens duri e puri della Rivoluzione Francese (d’altro canto i suoi parlamentari si fanno chiamare “cittadini”). Libertè (del WEB), Egalitè (“uno vale uno”), Fraternitè (il Grande Fratello ovvero Casaleggio). Poi però è venuto Robespierre, il Terrore e la ghigliottina.  E dopo, con la Restaurazione, è venuto Napoleone.

grillo e casaleggio

Grillo e Casaleggio

3 – Dai berluscones ai grillones

Dopo le espulsioni decretate da Grillo di alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle, che si erano permessi di criticare la scarsa democrazia interna del movimento (vedi i casi di Tavolazzi, Favia e Salsi), qualcuno comincia a porsi delle domande. Grillo urla al megafono che lui è solo un megafono del movimento.

Tuttavia il divieto di parlare a nome del movimento e di comunicare con la stampa, anche per i parlamentari, sancisce di fatto la gestione autoritaria del movimento. Chi parla e detta la linea, di fatto, è solo il duo Grillo-Casaleggio. Chi critica la democrazia interna, lo ha affermato Grillo, “va fuori dalle palle“.

Come fanno allora i grillini a criticare la gestione padronale di Forza Italia prima e del PDL poi da parte di Berlusconi? Qui stiamo passando dai berluscones ai grillones.

Sui vari giornali sono sempre più frequenti i commenti critici dei lettori: Il 04.03 alle 10:11, il lettore de Il Giornale “alessandro61” commenta: Vorrei solo ricordare alcune cose:

  1. non esiste una “democrazia diretta”, dire che “si vota sul web” è pura presa per i fondelli, poiché dovrebbe essere ovvio che … le possibilità di manipolazione infinite;
  2. esigere che i deputati non abbiano comunicazione con la stampa è una posizione completamente dittatoriale: chi sono i deputati grillini? burattini che devono essere imbeccati da Grillo e Casaleggio e devono fare quello che viene loro detto senza nemmeno poter parlare?
  3. dire che “non si faranno accordi con gli altri partiti” significa solo una cosa: vogliamo governare da soli in modo da aver il controllo totale.

Bene, sommate 1+2+3… Nessuna democrazia interna, ma seguire i diktat di due personaggi nemmeno votati, uno dei quali praticamente invisibile, in attesa di avere il controllo totale… Ma si sa, agli italiani l’uomo forte è sempre piaciuto.

bonzino” il 03/03/2013 alle 20:23 rincara la dose e afferma :Grillo ha mandato in parlamento solo dei pianisti. Non potranno neanche andare al cesso senza il suo permesso. Ma attenti, Grillo è il nuovo Robespierre, l’incorruttibile, che poi è diventato uno dei 10 dittatori più spietati della storia insieme a Stalin e Hitler.

Grillo come Stalin e Hitler? “Bonzino” non esagera un po’? Nelle chat e nei blog circola questa citazione, che sembra riportata da uno dei comizi di Grillo durante lo tsunami tour: I nostri avversari ci accusano … di essere intolleranti e litigiosi. Dicono che rifiutiamo il dialogo con gli altri partiti. Dicono che non siamo affatto democratici perché vogliamo sfasciare tutto…. Devo ammettere una cosa – questi signori hanno perfettamente ragione. Siamo intolleranti.

Ci siamo dati un obiettivo, spazzare questi partiti politici fuori dal parlamento…. I partiti! Per …anni hanno dimostrato cosa sono stati capaci di fare. Abbiamo una nazione economicamente distrutta, gli agricoltori rovinati, la classe media in ginocchio, le finanze agli sgoccioli, milioni di disoccupati… sono loro i responsabili! 

Io vengo confuso… oggi sono socialista, domani comunista, poi sindacalista, loro ci confondono, pensano che siamo come loro. Noi non siamo come loro! Loro sono morti, e vogliamo vederli tutti nella tomba!”.

Indovinate se si tratta di un post di Grillo sul suo blog, oppure di un suo comizio a Torino, a Milano oppure a Roma, nel mega-evento di chiusura a piazza S.Giovanni.

Avete indovinato? Forse no: in realtà l’autore è un certo Adolf Hitler, in un comizio poi ripreso nei “Discorsi di lotta e vittoria”, 1932. 

Il seguente video riporta parte del discorso elettorale del Fuehrer , che è leggermente diverso dalle traduzioni che circolano in questi giorni tra i blog e nelle chat. Ma la sostanza – come si può desumere dall’audio per chi sa il tedesco o dai sottotitoli in inglese – la possono giudicare tutti. 

Non voglio paragonare Grillo a Hitler, ma forse si spiega perchè molti estremisti di destra si sono infilati nel movimento dei 5 Stelle, come ieri nella Lega (vedi Borghezio, Gentilini & Co.). 

http://www.youtube.com/watch?v=Tx5pylNZXC

4 – Robespierre in maschera

La cifra stilistica di Grillo è l’invettiva e l’insulto, il linguaggio è tipicamente quello della destra fascisteggiante de Il Borghese, di Libero, de Il Giornale o dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini. Il quale Giannini però non si sarebbe sognato di definire il premio Nobel Rita Levi Montalcini “una vecchia puttana”, come ha fatto invece Grillo. 

Ogni leader carismatico ha i suoi imitatori, che ne riprendono alcuni tratti, a volte quelli peggiori. Alcuni grillones-influencer, sul WEB, da tempo fanno a gara ad insultare e aggredire sistematicamente chi li critica. 

Il sottoscritto, ha ricevuto vari insulti gratuiti, per avere pubblicato un lungo post su Grillo in cui, accanto agli elementi positivi, si mettevano in evidenza alcuni limiti del movimento. Senza conoscermi, qualcuno mi rinfacciava persino di aver votato Berlusconi che ho sempre combattuto e di voler difendere dei privilegi che non ho, visto che non sono mai stato eletto da nessuna parte, non rubo, non evado, non godo di pensioni o vitalizi, non faccio le vacanze a spese di Daccò. 

Caro Grillo : ormai sei un uomo pubblico, non più un comico che fa satira ricorrendo al classico “pernacchio” alla Totò e alla DeFilippo. Il tuo linguaggio violento sta facendo danni nella cultura delle nuove generazioni analoghi a quelli fatti dal berlusconismo sull’etica collettiva. Smettila.

Oppure organizza una gara con Sgarbi, Sallusti e la Santanchè e insultatevi tra di voi.

5 – I grillones in Parlamento, ovvero la paura di governare.

Grillo ha portato in Parlamento persone forse oneste e mosse da buona volontà, ma che per la maggior parte sono degli sprovveduti. Gente che propone di risolvere i problemi dell’Italia con l’aloe arborescens, i mulini ad acqua, le coppe della luna, l’uso dei limoni per fare i detersivi; gente che deve cercare su Google per sapere dove sta il Senato e propugna la “lotta al menefreghismo civico” come panacea di tutti i mali. Qui siamo a livello di Razzi e un po’ sotto a quello di Scilipoti. 

Non è sufficiente “non saper truccare i bilanci”, come dice Grillo, bisogna saperli leggere e gestire, se no te li truccano gli altri. Bisogna sapere come funziona la macchina pubblica, se no la manovrano gli altri. Insomma non basta sapere un po’ d’inglese imparicchiato sul WEB per diventare Ministro degli Esteri. 

Bebbe Grillo con la maschera  fa footing in spiaggia

Il Grillo mascherato

Grillo non vuol fare governare i suoi? Ha ragione, visto che adesso li ha conosciuti da vicino e magari non ha avuto ancora tempo di mettere al sicuro i propri risparmi all’estero.

Concludo citando Beppe Severgnini che scriveva sul Corriere del 4 marzo 2013 : “le mascherate – letterali – del capo possono far sorridere, all’inizio; ma poi diventano patetiche. L’insulto come metodo di discussione non è liberatorio: è imbarazzante e volgare. 

L’abitudine a parlare solo con i media stranieri non è sofisticata, ma provinciale.

Sapere quali sono le intenzioni di un sesto del Parlamento italiano leggendo le anticipazioni di un’intervista di Beppe Grillo alla rivista tedesca Focus è umiliante: per lui, per noi, per tutti.”

Dio ce la mandi buona.

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Silvio “gnaa’ fa’”. Berlusconi in panne, tamponato da Grillo sulla corsia di sorpasso. Monti ha bisogno del carro attrezzi e attende il meccanico di Bettola.

Posted by pocavista su 23 febbraio 2013

tamponamento

La macchina elettorale di Berlusconi travolta sulla corsia di sorpasso dalla marea di auto grilline.

 

Silvio “Gnaa’ fa’” e mette mano al suo portafoglio personale. Il voto di scambio sull’IMU non ferma lo tsunami di Grillo. 

Un segnale di disperazione? “Se non ci sarà l’accordo con la Svizzera, restituirò l’IMU attingendo al mio patrimonio personale”. Così Silvio in TV. 

Ormai Berlusconi è disposto a pagare i voti di tasca propria ,visto che i soldi che secondo lui sarebbero dovuti arrivare dalla Svizzera per finanziare la restituzione dell’IMU non arriveranno prima di qualche anno. 

Secondo le indagini della magistratura c’era un assessore lombardo del PDL – indagato per voto di scambio – che comprava i voti dalla ‘ndrangheta pagandoli 50 euro l’uno. A Berlusconi ogni voto costerebbe molto di più, ma per lui il gioco pesante vale la candela.altan truffatore con invidia

 I sondaggi elettorali proibiti in Italia, divulgati nel Canton Ticino, indicano che si debba dare per scontata la netta vittoria del centrosinistra alla Camera. Il Csx ha buone probabilità di vincere anche al Senato.

http://www.tio.ch/News/Estero/723067/I-numeri-che-l-Italia-non-puo-sapere/

L’effetto IMU per Berlusconi sembra non essere bastato, travolto dallo Tsunami di Grillo che gli sottrae molti indecisi.

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Oggi è difficile credere in un ideale : ma per un compenso adeguato lo si può sempre fare. Tutto quello che avreste voluto sapere su Grillo e i 5 Stelle ma non avete mai avuto il tempo di chiedere. Aggiornato al 21 febbraio 2012.

Posted by pocavista su 21 febbraio 2013

Oggi è difficile credere in un ideale : ma per un compenso adeguato lo si può sempre fare.

(IL POST PUò ESSERE SCARICATO IN PDF CLICCANDO L’ICONA QUI A FIANCO)

Le elezioni sono imminenti e Grillo riempie le piazze.

Il successo del Movimento 5 Stelle sembra legato anche ad un’efficacissima campagna elettorale. Merito di Grillo e Casaleggio? No, perché la campagna elettorale di Grillo è stata condotta con grandissimo spiegamento di mezzi soprattutto dai suoi avversari politici, che non si sono risparmiati nel mostrare i propri scandali a livello locale e nazionale, le malefatte bancarie, gli sperperi di denaro pubblico, le collusioni con la malavita organizzata, la difesa ad oltranza dei propri scandalosi privilegi. 

L’involontaria campagna pro-Grillo ha reso noto a tutti ormai che i partiti tradizionali sono infestati dalla moltitudine dei Renzo Bossi, delle Minetti, dei Belsito, dei Lusi, dei Fiorito, dei Razzi, dei rappresentanti della malavita organizzata, di gente disposta a votare in Parlamento che Berlusconi credeva veramente che Ruby fosse la nipote di Mubarak, dei politici che ricevono le case a loro insaputa o che vi ospitano – sempre a loro insaputa – dei cognati.

La gente comune mano mano prendeva nota dei partiti di appartenenza dei politici e li metteva nella lista nera.

Il tonno di Grillo

Con l’aria che tira, Grillo ha avuto gioco facile e può gridare : “Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno” .tonno 2

Grillo presenta candidati giovani e inesperti al Parlamento? Un limite? Macchè, ribatte lui : “I nostri candidati sono giovani e inesperti, è il loro valore aggiunto: non sanno come si trucca un bilancio”. Qualcuno potrebbe obiettare che magari un bilancio non bisogna saperlo truccare, ma almeno saperlo leggere.

Beppe Severgnini commenta sul Corriere della Sera del 21 febbraio 2012: “È vero, far peggio di alcuni parlamentari uscenti appare impossibile…. Le «Parlamentarie», con cui sono stati scelti, hanno coinvolto 32 mila persone: un numero irrisorio. Prendiamo l’Umbria … Tiziana Ciprini, con 84 preferenze è stata la più votata tra gli 81 candidati, ed è capolista alla Camera. Ha 37 anni, una laurea in Psicologia “. Ecco la proposta principale del suo programma : «Rivoluzione culturale: abbandono del sistema della delega e del menefreghismo civico e promozione di sistemi, metodi e stili di vita basati sulla partecipazione». Come direbbe Floris : Minchia!

Beh a questo punto farebbe la sua figura anche uno Scilipoti, con le sue battaglie per la diffusione dell’agopuntura e contro il signoraggio bancario.

Dio ce la mandi buona!  

PS – Chi si vuol fare un’idea più sistematica del fenomeno Grillo e del Movimento 5 Stelle, può dare un’occhiata qua sotto.

Tutto quello che avreste voluto sapere su Grillo ma non avete mai avuto il coraggio di chiedere.

Il segreto dell’agitatore politico è di rendersi stupido quanto i suoi ascoltatori, in modo che questi credano di essere intelligenti come lui”. (Karl Kraus)

Questo post nasce per dare a me stesso qualche risposta ai numerosi interrogativi che ho su Grillo e sul suo movimento. Spero sia utile anche a qualche lettore.  Il post è scaricabile anche in PDF. Aspetto commenti, tollero insulti. (aggiornato al 21 febbraio 2012)

Pocavista

1 – Grillo, chi era costui?

Il Grillo-Stalin apparso su Il Male

Beppe Grillo (1948) secondo molti suoi critici sarebbe un ex-comico, divenuto oggi un politico populista. Molti non si pronunciano sul suo futuro, ma lo vedono seduto in Parlamento, nonostante le sue numerose dichiarazioni in senso contrario.

Scoperto” da Pippo Baudo, acquista notorietà per alcune sue partecipazioni in TV negli anni ’70 e per la conduzione del Festival di Sanremo nel 1978. Nel suo curriculum c’è anche qualche apparizione cinematografica.

Le sue esibizioni televisive vanno prendendo nel tempo connotazioni sempre più satiriche. La sua carriera TV si interrmpe poi bruscamente nel novembre 1986, in seguito a un suo commento alla megatrasferta in Cina del Governo del socialista Craxi, pronunciato durante il varietà televisivo Fantastico : “A un certo momento Martelli (allora vice di Craxi) ha fatto una delle figure più terribili… Ha chiamato Craxi e ha detto: “Ma senti un po’, qua ce n’è un miliardo e son tutti socialisti?”. E Craxi ha detto: “Sì, perché?”. “Ma allora se son tutti socialisti, a chi rubano?”

Bandito dalla TV, Grillo fa spettacoli teatrali in cui propone temi ambientali e di critica politica, finché il nuovo consiglio di amministrazione della RAI, insediato all’epoca di “Mani Pulite”, lo richiama in TV. Va in onda il “Beppe Grillo show” che ottiene un grande successo di ascolti.

Successivamente Grillo torna agli spettacoli teatrali e alle piazze, in cui tratta tematiche ambientali (lotta agli inceneritori, incentivazione delle energie rinnovabili) e di critica politica. Apre un blog di grande successo che è tuttora in testa alle classifiche italiane.

E’ contro la TAV, il copyright, le centrali a carbone, la politica industriale delle case farmaceutiche. Dopo aver criticato in passato computer e internet, diventa un fautore dei blog e di Internet. Ha una sua casa editrice che ha lanciato la collana beppegrillo.

Nel giugno 2007 Grillo interviene al Parlamento Europeo, parlando di energie alternative e denunciando la presenza nel Parlamento Italiano di decine di condannati in via definitiva. Nello stesso anno organizza il “Vaffanculo Day” nelle piazze di varie città italiane, utilizzando i blog come forma di mobilitazione. In occasione dell’evento sono state raccolte centinaia di migliaia di firme per proporre modifiche alla legge elettorale (1 – non sono candidabili cittadini se condannati o in attesa di giudizio; 2 – va posto un limite massimo di 10 anni di permanenza degli eletti in Parlamento; 3 – reintroduzione della preferenza diretta per votare i parlamentari). Le proposte, depositate in Senato da Grillo nel dicembre 2007, non hanno avuto riscontro, anche perché il Parlamento si è sciolto nel febbraio successivo per la caduta del Governo Prodi.

Nel 2008 durante il “Monnezza Day” tenutosi a Napoli, Grillo denuncia “lo sfruttamento del Sud da parte del Nord”. Nel successivo “V2 Day” Grillo presenta tre referendum abrogativi (abolizione dell’ordine giornalisti, della Legge Gasparri e dei finanziamenti ai giornali). Altre iniziative riguardano la proprietà pubblica dell’acqua, la limitazione per le nuove costruzioni edilizie, la diffusione di trasporti pubblici non inquinanti e di piste ciclabili, il riciclaggio dei rifiuti, le energie alternative.  Si impegna per il referendum contro la privatizzazione dell’acqua. Risultato raggiunto, ma da consolidare.

Nel 2009 Grillo annuncia provocatoriamente la sua candidatura alle primarie del Partito Democratico. La Commissione Nazionale di Garanzia del PD non gli consente però l’iscrizione al partito e quindi non si può candidare alla segreteria dato che Grillo organizzerebbe “movimenti antagonisti al PD”.  

In seguito al rifiuto del PD, Grillo fonda il il Movimento 5 Stelle. Alle successive elezioni amministrative il Movimento ottiene un discreto successo, con l’elezione di numerosi rappresentati nelle istituzioni locali e regionali.

2 – Grillo e Internet

Dopo aver distrutto più volte dei personal computer al termine di suoi spettacoli, Grillo si è convertito sulla via di Damasco ed è divenuto l’autore di un blog di grande successo, primo in Italia per contatti unici giornalieri. Il blog di Grillo nel 2006 e nel 2008 ha vinto il premio di “Miglior Blog” al Macchianera Blog Awards; mentre nel 2009, gli è stato assegnato il premio come “Miglior blog andato a puttane“.

Secondo alcuni suoi critici, il blog di Grillo avrebbe contribuito a diffondere delle “bufale”, come nel caso della coppia dei cellulari che riuscirebbero a cuocere le uova (una nota leggenda metropolitana originata da un articolo satirico tutto british). Ancor più famosa quella della biowashball, una pallina di plastica forata con all’interno piccole sfere ceramiche che sarebbe in grado di lavare i panni in lavatrice senza detersivo. I test effettuati non hanno dato invece nessun riscontro e il superiore potere pulente della biowashball si è rivelato una bufala.

In seguito alle numerose denunce di “bufalità” ricevute, Grillo ha invitato a non “guardare la televisione o leggere i giornali finanziati dallo Stato” per informarsi. Solo lui e il suo blog sarebbero la fonte di verità da cui attingere.

In altre occasioni Grillo ha pubblicato sul blog dei “quasi falsi”, come le lettere che Benedetto XVI e il presidente cinese Hu Jin Tao – in realtà collage di discorsi pronunciati in diverse occasioni – avrebbero inviato a Grillo in quanto influente opinion leader.

Altri accusanoGrillo di censura, in quanto dal suo blog verrebbero eliminati i commenti “sgraditi”.

3 – Grillo e la Casaleggio Associati

Molti osservatori fanno rilevare che dietro Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle ci sono le eminenze grigie della società di marketing e gestione delle reti della ditta Casaleggio & Associati. Berlusconi quando lanciò Forza Italia si avvalse della struttura e delle menti della sua potentissima Publitalia (molti suoi funzionari e dirigenti divennero parlamentari o governatori di regione); Grillo, nel suo piccolo, ha la Casaleggio.

Come racconta uno dei fratelli Casaleggio nel libro “Web Ergo Sum” (2004), la svolta internettista di Grillo – che fino ad allora distruggeva i computer – avvenne dopo un incontro con lui. Gianroberto Casaleggio, divenuto consigliere di Grillo, ne avrebbe curato in seguito l’immagine, il blog (cura anche quello di Di Pietro), la rete dei Meet-up, le iniziative editoriali. Secondo alcune voci, sarebbe sua l’idea del V-Day.

Pietro Orsatti, su MicroMega 5/2010, sottolinea come il ritorno “di visibilità e il grande impatto del movimento dei «grillini» sia dovuto in gran parte alla sinergia con questa azienda specializzata nella comunicazione e nel marketing digitale”. Secondo la Casaleggio “Le reti sono ovunque intorno a noi. Fino a qualche anno fa, le relazioni tra persone, oggetti ed eventi erano attribuite al caso. L’unico modo per ipotizzare il funzionamento dei sistemi complessi era attribuirne le ragioni ad avvenimenti casuali. La vita e l’evoluzione delle reti seguono invece leggi precise e la conoscenza di queste regole ci permette di utilizzare le reti a nostro vantaggio”.

Anche sulla rete, è l’abito che fa il monaco, ovvero l’immagine è tutto : lo staff Grillo avrebbe fatto censurare una video-song satirica di Tony Troja, il quale sul Fatto Quotidiano aveva parlato di quanto i grillini fossero permalosi. Dopo qualche ora il video su YouTube viene oscurato: “Beppe Grillo come fa?”: questo video non è più disponibile a causa di un reclamo di violazione del copyright da parte di StaffGrillo”.

Ma non era proprio Grillo a lottare contro il copyright? Nel suo spettacolo “Incantesimi” (2006) aveva affermato che “La conoscenza deve andare libera. L’umanità va avanti quando la conoscenza è libera. I copyright, i diritti d’autore bloccano la ricerca, bloccano il progresso dell’umanità. […] Viva la pirateria!” Adesso capiamo che lottava solo contro il copyright altrui.

4 – Grillo, la giustizia e il fisco

Il blog www.tafanus.it ricostruisce la condanna di Grillo per omicidio colposo plurimo.

Il 7 dicembre 1982 … decide di partire con alcuni amici alla volta di Col di Tenda, sulla antica via romana tra la Francia e la Costa ligure. In pratica, una strada sterrata militare in alta quota che porta a delle antiche fortificazioni belliche. Con lui ci sono i coniugi Renzo Giberti e Rossana Guastapelle .. col figlio Francesco di 8, oltre a un altro amico di nome Mambretti… Un quinto amico decide di scendere assieme alla fidanzata e al cane. Una scelta di buon senso, che salverà la vita al gruppetto dei “rinunciatari”… Un altro gruppo di amici, nonché un’opportuna segnaletica,lo sconsigliano vivamente; a esser precisi, la strada è chiusa. Fa niente: Grillo ha uno Chevrolet Blazer …All’altezza di Bec Rouge …l’auto sbanda su un ruscelletto ghiacciato e scivola verso una scarpata. Grillo riesce a scaraventarsi fuori dall’abitacolo, ma gli altri no, e l’auto rotola nella scarpata per un’ottantina di metri. Mambretti sopravvive non si sa come. I due coniugi muoiono, e ciò che resta del figlio viene trovato sotto la fiancata dell’auto.

Segue processo : in primo grado Grillo viene assolto per insufficienza di prove. L’accusa ricorre in appello, producendo le prove che la strada percorsa da Grillo era strada era “chiusa al traffico” per pericolosità. “La Corte d’appello di Torino, il 13 marzo 1985, lo condannò a un anno e quattro mesi col beneficio della condizionale, ma col ritiro della patente. Non andrà meglio in Cassazione, l’8 aprile 1988: pena confermata nonostante gli sforzi dell’avvocato Alfredo Biondi, che nel settembre scorso è stato peraltro inserito da Grillo nella lista dei parlamentari condannati e dunque da epurare: il reato fiscale di Biondi in realtà è stato depenalizzato e sostituito da un’ammenda, tanto che non figura nemmeno del casellario giudiziario, diversamente dal reato di Grillo che perciò, secondo la sua proposta di non candidatura dei condannati, non potrebbe candidare se medesimo.”

Alcuni organi di stampa e blog hanno riportato anche la notizia dei condoni per abusi edilizi e irregolarità fiscali di cui avrebbe usufruito Grillo. Secondo il quotidiano Il Tempo, la Gestimar srl, l’immobiliare della famiglia Grillo proprietaria di una decina di immobili in Liguria e in Sardegna si è avvalsa del condono tombale, per gli esercizi degli anni 2002 e 2003.

Durante le sue pubbliche apparizioni il comico avrebbe poi ammesso di aver utilizzato i condoni, che lui – pubblicamente – contesta così duramente (vedi lettera a Repubblica in cui nel 2004 accusava i parlamentari di centrodestra, che avevano approvato i condoni, di avere fatto un favore agli evasori e di stimolare comportamenti elusivi).

5 – Grillo :  pecunia non olet

Nel 1984 Grillo accetta di partecipare alla Festa dell’Unità di Dicomano (Firenze) per 35 milioni di lire. La sera dello spettacolo piove a catinelle e il pubblico non viene. Incassi scarsi. I compagni della sezione locale cercano di ricontrattare il compenso, ma Grillo, da buon genovese, non fa sconti. L’unico con busta paga della segreteria comunista è Franco Innocenti, 26 anni, che deve stipulare un mutuo ventennale per pagare Grillo. Fino ai 46 anni dovrà lavorare per pagare un comico che, almeno in questo caso, ha fatto piangere qualcuno.

6 – Grillo e l’ecologia

Sono note le sue battaglie per la diffusione delle energie alternative e per il risparmio energetico. Secondo Chicco Testa ex- amministratore delegato dell’Enel che fece compiere verifiche, Grillo si fece installare 20 KW a casa (contro la media di 3 KW della maggior parte delle case italiane), mentre il l’impianto fotovoltaico da lui installato ne produrrebbe al max 2. A merito di Grillo tuttavia andrebbe ascritto il fatto di avere stipulato il primo contratto di fornitura di energia elettrica all’ Enel da parte di un singolo cittadino. Contratti poi diffusi in seguito ai provvedimenti governativi di incentivazione delle energie alternative.

Altri rimproverano a Grillo il possesso di barche e di una Ferrari che proprio ecologiche non sono.

7 – Grillo e la comunicazione

Grillo ha spesso denunciato di essere vittima di censure da parte di stampa e TV. Lui, dice, di battersi per la libertà di stampa e contro ogni forma di censura. Sovente però ha rifiutato di rispondere a domande scomode postegli da giornalisti (per esempio de Il Giornale e de L’Espresso). Per esempio Gilioli dell’Espresso gli avrebbe proposto quattro pagine di intervista sul tema dell’informazione. Dopo avere ottenuto le domande via mail, Grillo si sarebbe rifiutato di rispondere perché le giudicava “offensive”.

Secondo lui i giornali avrebbero paura delle sue battaglie e del Verbo che ci distilla continuamente nei suoi interventi.

Il Blog www.tafanus.it riporta “quanto capitato a Emilio Targia, Edoardo Fleischner e Federica De Maria: tre studiosi che hanno seguito Grillo per due anni, tra spettacoli e appuntamenti col suo staff, per scrivere un libro. Primo saggio “crossmediale” sul fenomeno Grillo, dal titolo profetico: “Chi ha paura di Beppe Grillo?”. Editore: Longanesi, data di uscita prevista: maggio 2007. Contratto stipulato, copie prenotate in libreria. Poi lo stop: Beppe Grillo diffida dal pubblicare il libro.”

…La storia richiama quella di “Grillo da ridere (per non piangere)”, che Kaos Edizioni mandò in libreria nel 2003. «Il libro riportava suoi brani, imprescindibili per raccontarlo. Nonostante fosse una biografia tutt’altro che critica verso Grillo, lui ne chiese e ottenne il sequestro», racconta il curatore Lorenzo Ruggiero.”

Grillo, come Berlusconi e – fino a poco tempo fa – Bossi, si pongono come “un uomo solo al comando”. Ma finché si pensava a Fausto Coppi in fuga al Tour de France la cosa poteva andare : quando riguarda la politica, il pericolo – per la democrazia – è sempre in agguato.

Il linguaggio di Grillo non appare molto diverso da quello di due formidabili demagoghi e populisti, come Berlusconi e Bossi : insulti, allusioni di tipo sessuale per denigrare gli avversari, bufale, minacce, proclami irrealistici e roboanti, riti.

Da un lato (i due B.) si parla dei “coglioni che votano a sinistra”, di quelli che “ce l’hanno duro”, di “stronzi”, “di utili idioti”. Si mostra il dito medio e si fanno pernacchie. Si insultano i giornalisti, si incitano le guardie del corpo a menarli (Bossi), si toglie loro il microfono o la tribuna con proclami bulgari.

Dall’altro, Grillo parla del premio Nobel Rita Levi Montalcini come di “una vecchia puttana”, dei leader politici italiani come dei “dementi”, di Fassino come “una salma”, di Berlusconi come dello “psiconano”, di Vendola come “il buson” (frocio, in dialetto bolognese) e di un “buco senza una ciambella”. Dopo una puntata di Porta a Porta chiosa : “Prodi ha l’Alzheimer”. Sul suo blog si chiede “Ma il Presidente Napolitano è in salute? Posso avere, per favore, la sua cartella clinica?”. Il tutto condito con dei “vaffanculo”.

Da un lato (i due B.) si officiano canti liturgici (“E Forza Italia”, “Va pensiero”) e riti dell’ampolla (gli effetti della ripetuta esposizione alle inquinatissime acque del Po sono sotto gli occhi di tutti); dall’altro (G.) c’è la litania liturgica dei vaffanculo e i rituali della traversata in canotto portato a braccia dalla folla dei fedeli o della distruzione sul palco dei computer, un mezzuccio retorico che richiamava la distruzione delle chitarre al termine dei concerti dei gruppi rock negli anni 60-70. 

Da un lato c’era un comico dilettante, Berlusconi, che raccontava le sue barzellette di fronte ad un pubblico adorante e impermeabile a qualsiasi critica, insieme ad un tragicomico involontario come Bossi, che mostrava il dito medio e profferiva pernacchie agli avversari di fronte ad un popolo padano adorante e impermeabile a qualsiasi critica. Dall’altro oggi c’è un comico professionista, Grillo, che esegue i suoi lazzi e le sue sparate di fronte ad un pubblico ugualmente adorante e impermeabile a qualsiasi critica.

Le reazioni alle eventuali critiche rivolte ad ognuno dei tre leader “carismatici” suscitano spesso nei fans reazioni scomposte, piene di insulti, accuse personali e di pesanti allusioni sessuali. Chi ha avuto modo di seguire i commenti dei lettori de Il Giornale pieni di insulti di volta in volta per “i Komunistelli”, per Casini, per Boffo, per il direttore di Famiglia Cristiana, per Montezemolo e per la Marcegaglia, per Fini e Bocchino, per la Bocassini e per i magistrati “rossi” avrà notato forti analogie di linguaggio con quello dei seguaci di Grillo sul suo blog o sui blog che ospitano post non troppo teneri con Grillo. Prima si insulta e si lanciano accuse di connivenza con “la vecchia politica che ha portato allo sfascio questo paese di merda”, poi si riafferma la propria fede nel capo carismatico per mettersi la coscienza a posto.

Il loro linguaggio per certi aspetti richiama da vicino quello utilizzato da Guglielmo Giannini, il fondatore del movimento dell’Uomo Qualunque, che ebbe un discreto successo nel dopoguerra. Sulla rivista di Giannini per irridere gli avversari se ne storpiavano i nomi : Piero Calamandrei diviene Caccamandrei; Salvatorelli diventa Servitorelli; Vinciguerra è trasformato in Perdiguerra. Il “vento del Nord” diventa “rutto del Nord”. Una vignetta dal titolo PDF (ossia “pezzo di fesso”) ospitava i personaggi sotto tiro.

L’idea di Giannini era di dare spazio alle opinioni “dell’uomo della strada”, contrario al regime dei partiti e al dirigismo economico. Le idee di Grillo sono poi così diverse, malgrado il suo programma “modernista”?

8 – Grillo monologhista, monomaniaco e monomediale?

Grillo ha scelto il dialogo a senso unico, il monologo, e cerca di evitare chi pone domande scomode. E’ la strategia comunicativa del resto utilizzata per anni da Berlusconi. Il quale, al massimo, sceglieva di andare nel salottino accogliente di Porta a Porta, da un Bruno Vespa pronto a fornirgli gli assist e le scrivanie di ciliegio in cui firmare fasulli contratti con gli italiani. E ogni tanto di telefonare a Floris, Santoro e Lerner in diretta, per insultarli, per dare loro la patente di fazioso, per poi riattaccare loro il telefono in faccia prima che gli interlocutori possano rispondergli a tono.

E’ una strategia comunicativa non democratica, che favorisce la demagogia di chi solletica i sentimenti viscerali dei suoi ascoltatori e il culto della personalità.

Berlusconi e Grillo sono entrambi monologhisti, comunicano a senso unico; sono monomaniaci (B. contro i comunisti che si annidavano dappertutto; G. contro tutta la classe politica, nessuno escluso) e monomediali (Berlusconi preferisce il linguaggio televisivo e i canali TV di cui può disporre a piacimento, mentre Grillo si è arroccato su Internet).

Entrambi fanno largo uso della teoria del complotto. Per B. erano “le toghe rosse” , “i comunisti” e i “poteri forti” a tramare contro di lui, per ostacolarne le riforme e il “nuovo che avanza”. Per G. sarebbero i partiti, i vecchi leader, le banche, le multinazionali che impedirebbero le riforme di cui avrebbe bisogno il Paese. Sono tutti da buttare; secondo Beppe Grillo “sono residuati bellici, gente vecchia che parla di concetti vecchi, che propaganda tecnologie “morte e sepolte” come il nucleare, che vive una politica putrefatta” (Curzio Maltese, Il Venerdì di Repubblica, 13 agosto 2010).

In questo Grillo ha dei punti di contatto con il linguaggio populistico del sindaco Renzi, il rottamatore della “vecchia” classe politica, ma va molto oltre.

Berlusconi e Grillo si dipingono entrambi come vittime di una discriminazione da parte del mondo della comunicazione : per B. quasi tutta l’informazione, anche quella di Mediaset, a parte Emilio Fede, era in mano “ai comunisti”; per G. sarebbe in mano a giornalisti pagati dallo stato, tramite il finanziamento pubblico, e dagli oligopoli, che hanno interesse al mantenimento della status quo. Grillo ha detto che ai talk-show non ci devono andare i rappresentanti del Movimento 5 Stelle, perché sono tutti dei partiti e dei giornalisti schierati (in realtà per non mandare allo sbaraglio dei giovani inesperti che verrebbero fatti a pezzi dai politici di professione e dai giornalisti).  Che il giornalisti tranne pochi (probabilmente quelli de Il Fatto quotidiano) fanno schifo. Che a tutti i partiti bisognerebbe fare il “processo di Norimberga”. Che bisogna uscire dall’Euro. Che non pagherà le tasse, se prima non gli dicono come e dove saranno spese. Che la Lega Nord è stata colpita dalla magistratura perché è all’opposizione di questo governo.

Dulcis in fundo, ha affermato che “La mafia non strangola le sue vittime, si limita al 10% di pizzo” (in Sicilia, il 29 Aprile 2012), a differenza dello stato che ti strangola con le tasse.

A proposito di tasse, ecco altre dichiarazioni di Grillo che forniscono un comodo alibi agli evasori: “se tutti pagassero le tasse si ruberebbe il doppio”, “i controlli della Finanza sono un modo per istillare l’odio sociale”. D’altro canto anche Berlusconi ha affermato più volte che sarebbe legittimo evadere le tasse quando sono troppe, ottenendo valanghe di voti tra le partite IVA. Segnaliamo, a chi facesse finta di niente, che le tasse – per chi le deve pagare – sono sempre troppe, anche quando sono basse. Ovvero, chi può farlo e corre pochi rischi di essere beccato, se evade l’IVA al 21%, evaderà anche quella al 4%. Il resto sono chiacchiere e distintivo epropaganda buona per i lettori de Il Giornale.

La “curva sud” dei fan di Grillo – anche quando costui palesemente la fa fuori dal vaso – si affannano a “contestualizzare” e “interpretare” per giustificarlo : un po’ come il vescovo “Fisichella” quando contestualizzava la blasfemia del “cattolicissimo” Berlusconi.

9 – Grillo è di destra o di sinistra?

Grillo punta al bersaglio grosso e solletica la pancia dei delusi dai partiti (secondo i sondaggi quasi il 40% degli elettori), dei meridionali disoccupati quando è al Sud (“Il Sud sfruttato da secoli dal Nord”), dei padani quando sta al Nord (“la Lega colpita dalla magistratura perché sta all’opposizione”), degli evasori e le partite IVA (“lo stato ti strangola con le tasse e non si pagano le tasse se prima non dicono come le spenderanno”), degli ecologisti (con le energie alternative e le pseudomiracolose Biowashballs), dei delusi dall’euro (è meglio uscire dall’euro) e degli antagonisti come i NoTAV, dei giovani che hanno di fronte solo disoccupazione e precarietà, di quelli che sono preoccupati per la microcriminalità e per gli immigrati (per esempio, si è detto contrario allo ius soli e preoccupato per la presenza dei rom).

Manca solo che Grillo dica che gli allevatori non devono pagare le multe per le “quote latte” o che le farmacie e i tassisti non si devono toccare e poi Grillo si garantirebbe potenziali consensi praticamente in ogni terra di conquista.

D’altro canto anche se molti argomenti da lui usati sono contraddittori, questo non conta agli occhi dei suoi seguaci : ognuno prende ciò che gli interessa o lo colpisce di più. E’ la vecchia tecnica del venditore di auto : se si trova di fronte ad una famigliola con tre figli, il venditore descrive l’auto come “spaziosa e spartana nei consumi”; se il potenziale acquirente è un giovane tamarro con la fidanzata “bona”, la stessa auto è definita “sportiva ed elegante, con un impianto stereo potentissimo”. 

Berlusconi – quando si presentava come “il Presidente Operaio” – del resto prometteva : metterò meno tasse per tutti e aumenterò le pensioni, vi darò un milione di posti di lavoro e una casa per tutti. Come avrebbe fatto ad aumentare le pensioni e a dare una casa a tutti diminuendo le tasse non era dato sapere : erano provvedimenti incompatibili, visto il livello del nostro debito pubblico. Ma alla gente allora ciò non importava. E adesso la gente si lamenta perché oggi, con tasse, IMU e riforma delle pensioni, deve pagare i conti di ieri e le malefatte di una classe politica cui la gente ha concesso il proprio voto di scambio turandosi non solo il naso, ma gli occhi e le orecchie.

Recentemente il quotidiano Libero (27 aprile 2012) metteva in evidenza che nei comizi di Grillo ci sono anche alcuni elementi che spiegano perché piaccia, oltre che all’elettorato deluso dalla sinistra, anche a quello di centrodestra. “Il primo è senza dubbio la nazione: Grillo non fa che scagliarsi contro le istituzioni sovranazionali, propugna la fuoriuscita dall’euro e quindi il ritorno alle vecchie monete e ai sacrosanti inviolabili confini. Grosso modo il programma della cara Marine Le Pen e di tutta la destra sovranista (di cui in Italia purtroppo si sono perse le tracce). Il secondo è l’immigrazione, che al comico-politico non piace per niente. Dopo la nazione e l’immigrazione il terzo argomento che fa di Grillo un uomo oggettivamente di destra è la libertà personale. Altro che il Berlusconi prima maniera! Se tutti i grillini fossero come il loro duce (pardon, fondatore) il Movimento 5 Stelle sarebbe la nuova Casa delle Libertà.”

Grillo è un “duce” come lo definisce Libero? Al riguardo lascio la parola a Emanuela G, che ha inviato il seguente commento al sito WEB de Il Fatto quotidiano :

Grillo non è “semplicemente il testimonial” del Movimento 5 S. Ne è il proprietario: ha depositato e brevettato il marchio del movimento . All’ interno del Movimento chi non si è allineato esattamente sulle sue parole si è trovato sbattuto fuori: non da un assemblea, un voto di sfiducia o simili basse pratiche da partiti. Lo ha detto lui, e basta.

Del resto non lo fanno tutti i leader supremi del proprio movimento? Lo ha fatto Berlusconi con Fini, definito dalla stampa embedded del Biscione “un traditore” e messo alla gogna per mesi con “la casa di Montecarlo”. Lo ha fatto il leghista Maroni con Rosi Mauro, capro espiatorio sacrificato per salvare il vecchio leader Bossi.

Il “liberale” Berlusconi non ha nominato Alfano segretario del “suo” partito, senza consultare nessuno? Bene, il Grillo che si batte strenuamente per la democrazia ha cooptato poco democraticamente i quattro responsabili del Movimento, senza che la base li avesse scelti.

Ricordiamo un titolo del quotidiano Libero dopo le elezioni regionale del 2011 : “Il Cav al Grillo ammazza Pd :”Lunga vita, così ci fai vincere”

10 – Grillo l’oclocrate : “padrone” o “garante” del M5Stelle?

Sul blog www.rinabrundu.com , Rina Brundu posta un articolo sul rischio (reggetevi forte) dell’olocrazia. Riportiamo le sue parole : “ L’oclocrazia sarebbe una ideale forma di amministrazione della cosa pubblica dove le decisioni vengono prese direttamente dalle masse (dal greco όχλος = moltitudine, massa). Per lo più sarebbe una degenerazione demagogica delle possibilità della democrazia. Difficile anche da attuarsi… se, per esempio, si seguisse l’ideale grilliano : tanti login sul suo sito Internet tanti voti incassati. Tuttavia, ora come allora l’oclocrazia portata all’estremo potrebbe avere una sua drammatica conseguenza: ovvero, l’approdo verso una qualsiasi forma di dittatura.”

Prima la Brundu afferma che il Movimento a 5 Stelle non correrebbe questo rischio che “vanta una politica sostenuta da una gerarchia interna digitale di tipo orizzontale, sulla linea dell’ideologia primus inter pares”, per poi smentirsi subito dopo : “… l’ organigramma gestionale espresso dal “grillismo” … è un grafico che mostra una unica verticalità: Grillo stesso! O, nelle parole usate da un suo adepto durante l’ultima trasmissione di Servizio Pubblico di Santoro, mostra… il garante.

La Brundu conclude che Grillo non possa esercitare appieno il ruolo di “garante” dato che non può candidarsi al Parlamento (è stato condannato) e non potrebbe guidare le sue truppe grilline nello scontro finale con il sistema dei partiti. Argomento interessante, ma – non me ne voglia la Brundu – deboluccio.

Interessante rimane comunque l’accenno della Brundu ai rischi della democrazia diretta, dell’oclocrazia , in cui all’abolizione della mediazione dei partiti, farebbe riscontro il ricorso alla democrazia dei referendum, dei televoto, dei login sul WEB. Si provi a pensare a quale risultato avrebbe su internet un referendum sulle misure di riduzione del debito pubblico introdotte da Monti : se i risultati del referendum fossero messi in pratica, faremmo immediatamente la fine non dico della Grecia, ma dell’Argentina di 10 anni fa.

11 – Grillo : un demagogo o un populista?

A me gli occhi, please!

Qualche anno fa Sartori anticipava su Il Corriere della Sera il tema della oclocrazia, riproposto in questi giorni dalla Brundu, rilevando che legittimazione del potere – almeno in Occidente – deve essere democratica, cioè fatta sempre in nome del popolo. Anche Chavez in Venezuela si presenta come il “portavoce del popolo”. Il politologo teme al contrario l’eccesso di «democrazia che uccide la democrazia, la democrazia che si suicida».

Sartori introduce la distinzione tra demagogia e populismo, il quale denota “una genuina democrazia «immediata » che nasce dal basso e che, per questo rispetto, è l’esatto contrario di demagogia. Pertanto il populismo così definito… ha la forza di essere una democrazia embrionale genuina, ma al contempo la terribile debolezza di incarnare un infantilismo politico … incapace di costruire alcunché. Le sue proposte «al positivo» sono, appunto, puerili e inconsistenti.

Per Sartori, Grillo non sarebbe dunque un demagogo, quanto un populista : in soldoni più Bossi, che Berlusconi. Poi aggiunge che “nelle democrazie di massa e contestualmente di video-potere senza un (uso) modico di demagogia nessun leader farebbe oramai molta strada”.

Alla classica domanda «cosa avete fatto per il vostro Paese?», Berlusconi potrebbe rispondere: niente, salvo che liberarlo da Prodi. E viceversa. Cioè Prodi potrà dire: niente, salvo che liberarlo da Berlusconi.” . 

E’ in questo nulla, pieno di molte macerie, che a mio avviso cresce la disaffezione per  la politica tradizionale e la protesta contro i partiti che curano solamente i propri interessi : humus in cui attecchisce e si sviluppa la pianta del M5Stelle.

12 – In difesa di Grillo.

Chi scrive è d’accordo sul fatto che la condanna per omicidio colposo di Grillo – forse legato ad una leggerezza da tamarro di provincia, in ebbrezza da recente possesso di Chevrolet Blazer (se hai un 4×4 devi però sapere che non puoi camminare sulle acque come Gesù) – non debba essere usata per delegittimare la sua azione politica e le sue idee. Inoltre mi trovo d’accordo con Gad Lerner che il fatto che Grillo guadagni molto non debba essere usato come arma di delegittimazione : finché non ruba, non evade e non riceve prebende statali per puri meriti di appartenenza a cricche o partiti, nessuno gli può rimproverare di essere pagato per quanto il mercato gli riconosce. 

A Grillo e al suo movimento va il merito di avere posto al centro dell’agenda politica tematiche come il risparmio energetico, le energie alternative, l’etica nell’amministrazione della cosa pubblica, la lotta contro le rendite da monopolio, la democratizzazione dell’informazione, la lotta ai privilegi dei partiti e dei parlamentari. 

A Grillo riconosciamo anche il grosso merito di aver diffuso la concezione che i parlamentari non sono nostri rappresentanti, ma nostri dipendenti, dato che ricevono denaro pubblico. Come ogni padrone che si rispetti, dovremmo tenere sotto controllo i nostri dipendenti, cioè i parlamentari. Così ha diffuso l’idea di far presenziare ai grillini muniti di telecamera ai consigli comunali e provinciali, riversando i filmati sul WEB, per rendere meno segrete le stanze del potere.

 Un forte elemento a carattere moralizzatore del M5S è il totale rifiuto dei contributi ai partiti. Questa è una posizione che ha un grande impatto sull’opinione pubblica scandalizzata dagli incredibili privilegi della “casta”.  Tuttavia alcuni fanno notare che ciò metterebbe la politica organizzata totalmente nelle mani delle lobby dei grandi gruppi economici che – finanziando i partiti – ne condizionerebbero fortemente i comportamenti e l’azione di governo (vedi USA, in cui i grandi gruppi che finanziano le campagne dei presidenti vincenti poi passano regolarmente all’incasso).

Il M5S siculo restituisce 1.426.00 Euro di rimborsi elettorali

13 – Grillo : indizi a carico

Non sono d’accordo però che alcuni suoi meriti debbano fare dimenticare la sua incoerenza in merito ai condoni, al suo privato stile di consumi energetici, di poca tolleranza nei confronti delle critiche, di insofferenza verso i giornalisti, di ricorso a comportamenti censori con la scusa della difesa del (suo) copyright, di uso dell’insulto nei confronti di tutti, di uso del continuo turpiloquio in occasioni pubbliche. Non si può essere ugualmente tolleranti verso di lui quando fa crociate ludddiste contro i computer e poi cambia idea poco dopo; o propala bufale come la cura di Bella, le auto a idrogeno che le multinazionali non metterebbero volutamente in produzione, la Biowashball. Oppure quando afferma che sull’Aids ci sono dei seri sospetti che sia una bufala; quando prima difende la produzione di biocarburanti e poi dice che affamano il modo; quando che fa credere di essere destinatario di false missive di pontefici e di capi di stato. O quando spara frasi infelici come quella che la mafia non strangola nessuno.

Grillo ha ormai assunto un ruolo pubblico, non è più un mero comico che si avvale metaforicamente del “pernacchio” alla Totò al cinema o a teatro. Chi è disposto a tollerare e giustificare le sue incoerenze, il suo linguaggio pieno di insulti e il suo perenne tono da tribuno, dicendo che ciò che conta “sono solo le idee e il programma” del Movimento, ricalca la posizione farisaica di quelli che ieri applaudivano il Berlusconi del family day e della legge per punire i clienti delle prostitute e che però a casa sua organizzava i “bunga bunga”.

L’uomo pubblico non può impunemente “predicare bene e razzolare male”: quale “grillino”, oggi, concederebbe ad un politico di varare misure lacrime e sangue per i “soliti noti”, mantenendo nel contempo gli scandalosi privilegi di cui costui gode?

14 – Grillo : dr.Jekyll e Mr.Hyde

A questo punto mi sto convincendo che esistano due volti del Nostro e che aveva ragione Alessandro Gilioli (A.G., Le due facce di Beppe Grillo, su Micromega) quando affermava che “ Ho pochi dubbi infatti che buona parte delle questioni sollevate prima da Grillo e poi dai suoi meet-up – fino al Movimento 5 Stelle – meritino ampia cittadinanza politica e … supporto. Sto parlando ad esempio delle battaglie per lo sviluppo e la libertà della Rete; di quelle per un nuovo ambientalismo realizzato in modo “glocal” dal basso; di quelle per un’ecologia della finanza e dell’economia capitalista in generale …; di quelle contro i privilegi e le perversioni clienteliste di buona parte della politica professionale (“casta”); di quelle per l’acqua pubblica, contro gli abusi edilizi, e anche di quelle contro i meccanismo censori, autocensori e distorsivi presenti nei media italiani.”

Gilioli metteva in evidenza anche il lato oscuro del personaggio Grillo:Quello dal linguaggio fascisteggiante che ironizza sui difetti fisici degli avversari politici; quello convinto che Pd e Pdl siano la stessa cosa..; quello che si rifiuta di firmare per il libero WiFi, perché l’iniziativa non l’ha lanciata lui; quello che si rifiuta di accettare qualsiasi domanda sulla sua condanna penale con un comunicato in stile sovietico lontanissimo dalla trasparenza dovuto da chiunque faccia politica; quello che non vuole rispondere a domande scomode perché lui (testuale) «è un monologhista»; quello infine che si è coltivato (anche) un’ampia area di seguaci fideistici e acritici, che ricoprono di insulti chiunque provi a mettere in discussione il loro guru.

Concordo che dentro il fenomeno Grillo ci sia del buono e del meno buono, dell’ottimo e del pessimo. Molti punti del suo programma sono condivisibili, anche se c’è bisogno di molto lavoro per tradurli in proposte concrete e attuabili; altri sono molto generici e fumosi e propongono soluzioni semplicistiche a problemi che sono molto complessi. 

Grillo e il suo movimento sono protagonisti affidabili per portare a compimento le sue battaglie? C’è chi si chiede come Gad Lerner (www.gadlerner.it/2012/04/15/la-commedia-di-beppe-grillo-trita-e-ritrita.html) se c’è qualcuno che affiderebbe tranquillamente a Grillo i destini della sua azienda o della sua famiglia. La domanda retorica implica però una certa sottovalutazione del fenomeno Grillo che non condividiamo.

Non è sufficiente né giusto dare a qualcuno o a un movimento l’etichetta di “antipolitica”, di anticasta”, di “populismo demagogico” o di “dilettantismo allo sbaraglio” per delegittimarne le idee e le proposte. Credo che abbia ragione Marco Travaglio quando rileva che  “i partitocrati seguitano a confondere le cause con gli effetti. Grillo l’hanno creato loro: rifiutando le sue proposte, asserragliandosi a palazzo, barricando porte e finestre, alzando i ponti levatoi per tenere lontani dalla politica i cittadini e rovesciando su di loro pentoloni d’olio, anzi di merda bollente”. (M.T: il Fatto 28 aprile 2012).

Più recentemente Gilioli, riprendendo sul suo blog la questione Grillo, concludeva che “si vuole davvero sfidare Grillo (e sperare che il futuro ci riservi qualcosa di meglio di un nuovo cesarismo carismatico-mediatico) non serve più a nulla rinfacciargli all’unanimità le coglionate che lui dice. Serve che la sinistra smetta di farle, le coglionate.”

Come si fa a non essere d’accordo con Gilioli?

15 – La “Biowashball economica” di Grillo

Mi preme sottolineare un ulteriore aspetto : scorrendo il programma del movimento 5 Stelle colpisce la frequenza con cui appaiono declinazioni dei verbi “vietare”, “abolire”, “eliminare”, “ridurre”. E’ la pars destruens del programma, quella più facile: quella che trova i maggiori e immediati consensi tra gli elettori delusi. C’è anche una pars construens, con alcune proposte molto suggestive sulla carta, ma enunciate in modo generico e che non si vede come possano essere tradotte in pratica, considerando la scarsità di risorse di cui il sistema Italia dispone e le prevedibili resistenze di lobbies e gruppi sociali. Adesso a Parma i 5Stelle si saranno presi anche i voti di farmacisti e tassinari e di varie partite IVA deluse dal “Cavalier Patonza”: che provino a far loro pagare le tasse e a togliere i vari privilegi per vedere che cosa succederà.

Per finire : come considerare l’ultima sparata – diciamo la “Biowashball economica” – di Grillo di “uscire dall’euro” («Sono per uscire dall’euro, con il minor danno possibile, e non pagare il debito pubblico o pagarne solo una parte».)? Bravo Grillo: lo spread salirebbe a mille, avremmo inflazione galoppante, immediata limitazione al prelievo di contante, divieto di esportare moneta, fallimenti a catena, stipendi pubblici non pagati, ecc. Grillo è mai stato in Argentina subito dopo il default di quel Paese?

Per fortuna Grillo non è presidente del Consiglio: invece il Movimento 5 Stelle, dopo il successo elettorale in alcune città, dovrà cominciare a misurarsi con i problemi concreti della gestione della cosa pubblica a livello locale : meno slogan, meno vaffa, e più lavoro per risolvere i problemi di amministrazione di una città.

Già un neo-sindaco del M5Stelle, appena eletto, ha detto che bisognerà aumentare le tasse locali, altro che “tasse=pizzo di stato” come denunciato da Grillo in Sicilia. Vogliamo poi vedere come se la caverà il nuovo sindaco di Parma del M5 Stelle alle prese con il mostruoso debito del suo comune e se riuscirà a pagare gli stipendi comunali anche dopo l’estate. Altro che slogan su “no all’inceneritore” senza sapere cosa fare della mondezza prodotta nel suo comune, “no tasse”, “no partiti”, “no banche”, ecc.

A tutti i nuovi amministratori del M5Stelle, adesso costretti ad abbandonare “chiacchiere e distintivo” per imparare il difficile mestiere di gestire la cosa pubblica, il nostro sincero in bocca la lupo.

16 – In principio fu Tavolazzi – Aggiornamenti su Grillo e M5Stelle

Riprendiamo da dove ci eravamo lasciati a maggio.

Il Movimento 5Stelle aveva appena conquistato il comune di Parma e si faceva un gran parlare del neo sindaco Pizzarotti. Cui, a distanza di 6 mesi i sondaggi assegnano ancora il favore popolare.

In questi mesi cosa è successo di nuovo? Tre sono i fatti più significativi che riguardano il Movimento 5 Stelle : 

1 – la sua impetuosa crescita elettorale; 

2 – una campagna di stampa ostile al M5S;

3 – l’emergere di un significativo dissenso interno.

1 – Notevole è la crescita elettorale del M5S, testimoniata anche dal recente successo nelle elezioni regionali in Sicilia, dove il M5S è risultato il partito più votato. Si pensi che fino a poco fa la Sicilia appariva un feudo inattaccabile dei partiti di centro destra. 

Oggi i sondaggi sulle intenzioni di voto a livello nazionale collocano il M5S al secondo posto, con il 18-19%. La cosa sorprende fino ad un certo punto, considerando il cupio dissolvi che attraversa i partiti tradizionali e in particolare quelli di cdx.

Negli ultimi mesi il Movimento 5Stelle sembra ottenere consensi in particolare tra gli elettori delusi del PDL e dell’IDV, mentre l’emorragia di voti del PD in favore del M5S sembra essersi fermata. Anzi il PD – stando ai sondaggi più recenti – sta riguadagnando consensi. Sul PD attualmente confluiscono circa il 30% delle intenzioni di voto e sembra recuperare anche parte degli elettori di csx con una elevata propensione all’astensione o al voto di protesta.

Due stili a confronto : Grillo vs Saddam


Stando ai sondaggi delle ultime settimane, il M5S sembra aver raggiunto il top del consenso elettorale e sta registrando un certo ridimensionamento nelle intenzioni di voto.

La battuta di arresto delle “sorti magnifiche et progressive” del M5S sembra legato ai seguenti fattori.

2 – Le campagne di stampa delegittimanti. Giornali e canali TV legati al PDL e al mondo Berlusconiano hanno cominciato ad attaccare Grillo e il M5S ad ogni piè sospinto. In particolare si distinguono Il Giornale e il quotidiano Libero, preoccupati dall’emorragia di elettori pidiellini che stanno ingrossando quotidianamente le fila della curva sud di Grillo.

Grillo, con il collaudato metodo Boffo, viene attaccato soprattutto sul piano personale : sua figlia Luna, beccata con due dosi di coca, viene definita una “cocainomane” e Grillo fatto passare per genitore scellerato e disattento; la sua attuale moglie, fotografata con addosso una pelliccia, viene additata come una falsa animalista. Si denuncia, come fosse un crimine contro i precari e i disoccupati italiani, l’acquisto di una villa in Kenia per 300.000 euro, da parte della moglie dell’ex-comico.

Questi giornali accusano inoltre Grillo di avere un potere “monocratico” e di non tollerare il dissenso interno.

E’ singolare che tali argomentazioni vengano sostenute su giornali diretti da chi ha difeso, al di là di ogni senso del pudore, la gestione monocratica e aziendale del PDL da parte di Berlusconi; le sue innumerevoli leggi ad personam; il suo stile di vita da satrapo assiro-babilonese, cui faceva riscontro la dilagante degenerazione corruttiva della cosa pubblica. Giornali che hanno fatto ricorso al Metodo Boffo per attaccare sul piano personale – non solo gli avversari politici – ma chi dava sia pur timida prova di autonomia o dissenso : da Boffo, al direttore di Famiglia Cristiana, a Casini, a Follini, a Fini, alla Marcegaglia, a Montezemolo, a Della Valle, alla Prestigiacomo.

Panorama, il più diffuso settimanale italiano, di proprietà della Mondadori berlusconiana, rinfaccia a Grillo il suo presunto antisionismo, che sarebbe legato anche alle influenze esercitate dalla sua nuova moglie iraniana. L’ideologia del programma 5 stelle sarebbe per Panorama basato sull’idea complottista della triade “banche-massoneria- ebrei “che dominerebbe l’ordine economico mondiale. (“Grillo e la sindrome del complotto pluto-demo-giudaico”, 25-06-2012)

Anche dal PD si sono levate voci di critica nei confronti del M5S, il cui programma viene accusato di inconsistenza e il linguaggio, usato da Grillo nei confronti della classe politica, secondo Bersani ricorderebbe il fascismo: “ Frasi del tipo: ‘siete dei cadaveri ambulanti, vi seppelliremo vivi’ e così via, sono le frasi di un linguaggio fascista, così come lo abbiamo conosciuto in Italia”. La denuncia di Bersani ha innescato dure reazioni da parte di Grillo : “a Bersani non mi sognerei mai di dare del fascista, gli imputo invece di aver agito in accordo con ex fascisti e piduisti per un ventennio, spartendo insieme a loro anche le ossa della Nazione”.

3 – L’emergere di un dissenso interno. In principio fu Tavolazzi. Poi vennero Favia, Federica Salsi e Biolè.

Qualche settimana fa a “Piazzapulita” su La 7 viene mandato un fuorionda, in cui uno dei più autorevoli esponente del M5S, il consigliere regionale emiliano Favia denunciava la mancanza di democrazia all’interno del Movimento (vd. Anche IL SOLE 24 ORE Il fuorionda di Favia scuote i grillini: «Grillo padre padrone nel M5s la democrazia non esiste» 7 settembre 2012).

Nel fuorionda registrato in una pausa caffè al bar, Favia attacca senza mezzi termini il guru Casaleggio : «prende per il c… tutti perché da noi la democrazia non esiste. Grillo é un istintivo, lo conosco bene, non sarebbe mai stato in grado di pianificare una cosa del genere. … c’é una mente freddissima molto acculturata molto intelligente dietro, che di organizzazione, di dinamiche umane, di politica se ne intende».

Poi proseguiva Favia : «Il problema è su – spiega – Quindi o si levano dai c….. oppure il movimento gli esploderà in mano. Ma loro stavano già andando in crisi con questo aumento di voti. Come si sono salvati? Con divieto di andare in tv. Io con Santoro me la sono cavata, ma applicando un veto. Ho preso anche l’applauso ma mi è anche costato dire quello che non pensavo”.

Dal M5S si sono levate subito polemiche e insulti contro “l’ingrato e traditore” Favia. C’è chi accusa Favia si avere “concordato” il fuorionda.

Favia nei giorni successivi tenta di spiegare, di fare dei distinguo, di recuperare. «Se di questi ed altri dubbi non ne parlavo in pubblico, è perché … avevo ed ho fiducia nel superamento di queste criticità, come abbiamo sempre fatto in questi anni, evolvendoci costantemente; è stato un grave errore lasciarmi andare ad uno sfogo privato e scomposto, rubato da un cronista di cui mi ero fidato» . Ma ormai la frittata è fatta e il re è nudo.

Subito gli organi di informazione legati ai partiti tradizionali si sono buttati a corpo morto sulla vicenda, evidenziando che già nel recente passato Grillo aveva espulso Tavolazzi, uno dei maggiori esponente del M5S emiliano e consigliere comunale a Ferrara, il primo a sollevare la questione della democrazia interna. Grillo si era opposto all’utilizzazione di Tavolazzi da parte del sindaco Pizzarotti, che avrebbe voluto come direttore generale del comune di Parma : la ricusazione della candidatura poi è stata giustificata con mancanza dei requisiti di legge, dato che l’ing.Tavolazzi non aveva una laurea in economia o giurisprudenza.

E a luglio l’espulso Tavolazzi aveva mandato una lettera aperta a Grillo denunciando il deficit di democrazia interna e il rischio“che il progetto politico del Movimento sia … un esperimento di marketing politico”. E poi gli chiede “Tra un anno in Parlamento cosa portiamo, i post del tuo blog su economia e diritti civili?” (Il Fatto Quotidiano, 17 luglio 2012).

Dopo le esternazioni carpite a Favia, giornali e TV cercano di intervistare esponenti del M5S, nonostante la fatwa pronunciata da Grillo nei confronti dei giornalisti e dei talk show. Grillo teme soprattutto il famoso “tritacarne mediatico” con il quale i grillini, non abituati alla comunicazione TV e al confronto con i vecchi marpioni dei talk show, verrebbero fatti a polpette.

Federica Salsi e Grillo

Qualche giorno fa Ballarò riesce a portare in trasmissione Federica Salsi, consigliera comunale di Bologna del M5S. Federica dice la sua, ma non esce benissimo dal confronto TV. Grillo attacca la Salsi con linguaggio che alcuni ritengono tipicamente maschilista : “La tv è il vostro punto G” ; “Il solito quarto d’ora di celebrità descritto da Warhol che dà l’orgasmo ai parenti che guardano da casa“” (titolo de il Fatto Quotidiano).

Nei giorni successivi il popolo grillino si scatena contro la Salsi e qualcuno commenta in assemblea “p…na era e p..na rimane” (TGCOM 24) . Gli altri due consiglierei del M5S si siedono lontano da lei durante le sedute del consiglio comunale in segno di dissenso. Nonostante gli attacchi, la Salsi riottiene la fiducia della sua base locale e si difende : “Ritengo importante far conoscere la collegialità del nostro movimento. … Il movimento è uno e spero che vada avanti unito anche con opinioni diverse e ritengo sia doveroso avere un confronto anche su opinioni diverse. Sono andata a Ballarò perché credo sia importante far conoscere il lavoro collegiale del Movimento. I dissapori sul piano personale rimangono, ma dobbiamo risolverli tra noi, confrontandoci. Non devono interferire con il nostro lavoro di eletti” (da Polisblog).

Ma Grillo non demorde e cerca di delegittimare il consenso ottenuto dalla Salsi a Bologna “I giornalisti- scrive Grillo sul suo blog – insistono con la fiducia a questo o a quell’altro esponente del M5S data con l’applausometro o con il voto per alzata di mano di poche decine di persone, la cui l’iscrizione al M5S non viene certificata formalmente“. E aggiunge che “la fiducia va gestita in modo formale. Non siamo all’asilo mariuccia, cari pennivendoli”. (La Repubblica, 16 novembre 2012)

favia e grillo

Favia prende però le difese della Salsi «Chi l’ha insultata sono tre deficienti» (Corriere della Sera, 15 novembre 2012). Favia dice – a propositi dei grillini dell’ultim’ora che vorrebbero la talebanizzazione del movimento– che “forse scambiano Grillo per Pancho Villa o Zapata …Noi non abbiamo leader a cui ispirarci, i leader siamo noi cittadini…

Nei giorni scorsi l’avvocato di Grillo, Michelangelo Montefusco, comunica al consigliere regionale piemontese 5Stelle Fabrizio Biolè la decisione di Grillo “di revocare l’autorizzazione all’utilizzo da parte Sua del nome e del marchio del Movimento 5 Stelle di cui egli è esclusivo titolare, invitandola a volersi astenere, per il futuro, dal qualificare la sua azione politica come riferibile al Movimento stesso o, più in generale, come ispirata dalla persona del mio cliente“. Siamo ormai giunti alla democrazia tramite avvocati.

Biolè secondo molti pagherebbe il suo appoggio a Federica Salsi ( «Trovo degradante e irrispettoso – aveva dichiarato Biolè commentando la battuta sul punto G – l’aver traslato la critica dal piano di merito a quello di attacco machista»). (Il Messaggero, Grillo caccia dal M5S il consigliere piemontese Biolè, 12 novembre 2012). Il motivo ufficiale addotto da Grillo invece sottolinea che Biolè ha già ricoperto due mandati come consigliere comunale in provincia di Cuneo.

17 – M5S come Scientology?

Federica Salsi ha affermato che il M5S corre il rischio di diventare una setta come Scientology. Nelle sette di norma un leader supremo o una oligarchia detta e modifica le regole a piacere, giudica chi le infrange e adotta le sanzioni nei confronti dei dissidenti. Altro che separazione dei poteri.  Luca Telese su PubblicoGiornale il 7 settembre 2012 pubblica un interessante ariticolo  dal titolo “Da Scientology a Casaleggiology” che qui riportiamo per sommi capi.

Mentre alcuni ultras sui social network scatenano il prevedibile cliché di ingiurie (Favia opportunista, Favia carrierista, Favia agente della Spectre nel M5s), molti intuiscono il dramma interiore del più brillante dirigente grillino apparso sulla scena fino ad ora.” Favia secondo telese si sarebbe tolto un bel peso dallo stomaco, dicendo ciò che molti grillini mormorano e cioè che il “Re è Nudo”, ovvero “che in mezzo alla bella storia di volontariato e di passione dei militanti del M5s è nata una piccola web-setta, una Scientology Casaleggina, con tanto di tecnostrutture e vangeli video per annunciare profezie millenariste“.

Grillo e Casaleggio

Adesso non sarà più un segreto il fatto che la Casaleggio usava la rete (anche) per orientare il movimento (e le sue scelte) sotto la facciata della democrazia diretta. La balla sul “carrierismo” di Favia, dunque serve a nascondere la verità sull’eterodirezione di Casaleggio. E anche il fatto che fra il web manager-spin doctor e i ragazzi eletti (soprattutto quelli dell’Emilia Romagna) esisteva da mesi un conflitto sotterraneo. Il web era utilizzato dalla Casaleggio e associati come strumento di pressione. Forse persino sul leader del movimento, se é vera la ricerca che ha rivelato l’esistenza di un iscritto fake su due fra i followers di Grillo.”

Telese ritiene non sia un caso che la lotta per il controllo del M5s deflagri proprio Emilia Romagna, dove il movimento si è maggiormente consolidato ed ha una maggiore presenza istituzionale.  I tentativi di controllo  da parte del duo Grillo-Casaleggio sarebbe stata “confermata ieri anche da Sonia Alfano, ex beniamina del movimento ai tempi delle europee, e poi oggetto di una campagna di web-fango dopo la rottura con Casaleggio, subito spostata (sempre da lui) anche su beppegrillo.it“.

Telese ricorda alcuni fatti che riguardano il movimento emiliano : “Andrea De Franceschi, consigliere regionale, viene crocifisso sul tema cruciale dei rimborsi ai giornali. Poi lo stesso Favia, viene fatto oggetto di attacchi via web che lo accusano, nientemeno di “Berlusconismo”. Il terzo scossone è l’espulsione di Valentino Tavolazzi consigliere comunale a Ferrara, accusato di voler “partitizzare” il movimento.

Quindi c’è la vicenda di Maurizio Pallante economista, che scrive il programma dei grillini sui temi dell’energia, ignorando il dibattito accesissimo sul web. Se ne va pure lui e tra i Grillini si ripete l’adagio immortale di Pietro Nenni, secondo cui in tutte le sinistre “c’è sempre uno più puro che ti epura“. 

In seguito Grillo emana il divieto tassativo agli aderenti al movimento di andare in TV e nei talk show, cosa tuttavia mai scritta nello statuto del Movimento.  Telese rievoca a proposito la dinamica che opponeva massimalisti e riformisti nell’antico partito socialista di un secolo fa : riformisti negli organi elettivi e massimalisti a dirigere il partito il cui organo di stampa,l’Avanti, era diretto  nientemeno che da Benito Mussolini.
Il giornalista conclude che mentre gente come Favia e Tavolazzi ci hanno messo la faccia, Casaleggio ci si è arricchito, gestendo una web-setta “con geniale scaltrezza“.

Per farsi un’idea del Casaleggio-pensiero si veda il video millenarista pubblicato sul sito della sua società e visibile anche su you tube.http://youtu.be/sV8MwBXmewU

 

18 – Le “Parlamentarie” e la damnatio memoriae 

L’idea di democrazia della rete propugnata da Grillo e dai suoi si è tradotta anche nella pratica della “parlamentarie”. Queste consentirebbero la scelta “democratica” via WEB dei candidati alle prossime elezioni al Parlamento. Il costo economico di questa operazione ha l’indubbio vantaggio di essere molto basso, ma taglia fuori chi non ha dimestichezza con i computer e Internet. 

Molti fanno osservare che i voti espressi in rete vanno a finire sui server di Casaleggio. I voti vengono controllati dal suo staff e non da un’autorità di controllo indipendente. Non si capisce come gli elettori del movimento possano controllare se i voti vengano conteggiati correttamente oppure no.

D’altro canto questa modalità riflette in pieno il carattere di “democrazia monarchica” che vige all’interno del M5S. Questa non sembra discostarsi molto dall’idea berlusconiana della democrazia all’interno del partito : voi discutete pure liberamente, ma alla fine decide sempre il capo e chi non è d’accordo viene messo alla porta. E magari additato al pubblico ludibrio. Fini da un lato, con la casa di Montecarlo; la Salsi dall’altro, con il punto G.

La Salsi, è cronaca recente, viene addirittura cancellata dagli elenchi degli eletti del M5Stelle : ormai si ritorna alla damnatio memoriae degli imperatori romani o dei faraoni d’Egitto.

 

19 – Il linguaggio “testicolare” del democratico Grillo. Per la serie : a chi osa darmi del violento spaccherò tutti i denti.

Molti comunicatori si aiutano con il linguaggio del corpo e gesticolano. Da noi invece invece “testicolano”. 

A un Alfano che esprimeva perplessità sulla eventuale ricandidatura di Marcello Dell’Utri che ha all’attivo alcune condanne – non definitive – per contiguità alla mafia, il bibliofilo Dell’Utri rispondeva che “Alfano non ha le palle”. In pratica gli dava del “quaquaraquà”, che in Trinacria non è proprio un bel complimento. 

L’ex-comico genovese, prendendo letteralmente la palla al balzo, due giorni fa in video comunicava al popolo del M5S che chi ritenesse che Grillo e Casaleggio siano poco democratici, abbiano manipolato le “parlamentarie” e si mettano in tasca i soldi degli eletti del Movimento “se ne deve andare fuori dalle palle”. E con due righe in un post ha espulso Favia e la Salsi. Come a dire : chi mi dà del violento, si beccherà un pugno in faccia.

I giornali fiancheggiatori del PDL berlusconiano hanno applicato negli ultimi tempi il famigerato “metodo Boffo” contro chi assumeva posizioni scomode per il padrone delle ferriere. Gli ultimi episodi suggeriscono che Grillo, dal canto suo, stia applicando il metodo Tavolazzi (per uomo) e il Punto G (per signora).

Grillo fuori dalle palle

Un Grillo sempre più muscolare manda i dissidenti “fuori dalle palle”

 

_.

Per chi volesse farsi direttamente un’idea di quanto di buono e di meno buono, di specifico o di troppo generico, di concreto o di velleitario ci sia nel programma del Movimento creato da Grillo, alleghiamo il programma del M5S, così come appare nel suo blog. Speriamo solo che Grillo non chieda di oscurare il nostro blog con la scusa della violazione del copyright.

Programmada http://www.beppegrillo.com

STATO E CITTADINI

L’organizzazione attuale dello Stato è burocratica, sovradimensionata, costosa, inefficiente.

Il Parlamento non rappresenta più i cittadiniche non possono scegliere

il candidato, ma solo il simbolo del partito. La Costituzione non è applicata. I partiti si sono

sostituiti alla volontà popolare e sottratti al suo controllo e giudizio.

Abolizione delle province

Accorpamento dei Comuni sotto i 5.000 abitanti

Abolizione del Lodo Alfano

Insegnamento della Costituzione ed esame obbligatorio per ogni rappresentante pubblico

Riduzione a due mandati per i parlamentari e per qualunque altra carica pubblica

Eliminazione di ogni privilegio particolare per i parlamentari, tra questi il diritto alla pensione

dopo due anni e mezzo

Divieto per i parlamentari di esercitare un’altra professione durante il mandato

Stipendio parlamentare allineato alla media degli stipendi nazionali

Divieto di cumulo delle cariche per i parlamentari (esempio: sindaco e deputato)

Non eleggibilità a cariche pubbliche per i cittadini condannati

Partecipazione diretta a ogni incontro pubblico da parte dei cittadini via web,

come già avviene per Camera e Senato

Abolizione delle Authority e contemporanea introduzione di una vera class action

Referendum sia abrogativi che propositivi senza quorum

Obbligatorietà della discussione parlamentare e del voto nominale per le leggi di iniziativa

popolare

Approvazione di ogni legge subordinata alla effettiva copertura finanziaria

Leggi rese pubbliche on line almeno tre mesi prima delle loro approvazione per ricevere i

commenti dei cittadini.

ENERGIA

Se venisse applicata rigorosamente la legge 10/91, per riscaldare gli edifici

si consumerebbero 14 litri di gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato

calpestabile all’anno. In realtà se ne consumano di più. Dal 2002 la legge tedesca, e più di

recente la normativa in vigore nella Provincia di Bolzano, fissano a 7 litri di gasolio, o metri

cubi di metano, al metro quadrato calpestabile all’anno il consumo massimo consentito nel

riscaldamento ambienti. Meno della metà del consumo medio italiano. Utilizzando

l’etichettatura in vigore negli elettrodomestici, nella Provincia di Bolzano questo livello

corrisponde alla classe C, mentre alla classe B corrisponde a un consumo non superiore a 5

litri di gasolio, o metri cubi di metano, e alla classe A un consumo non superiore a 3 litri di

gasolio, o metri cubi di metano, al metro quadrato all’anno. Nel riscaldamento degli ambienti,

una politica energetica finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2, anche per evitare le

sanzioni economiche previste dal trattato di Kyoto nei confronti dei Paesi inadempienti, deve

articolarsi nei seguenti punti:

Applicazione immediata della normativa, già prevista dalla legge 10/91 e prescritta dalla

direttiva europea 76/93, sulla certificazione energetica degli edifici

Definizione della classe C della provincia di Bolzano come livello massimo di consumi per la

concessione delle licenze edilizie relative sia alle nuove costruzioni, sia alle ristrutturazioni di

edifici esistenti

Riduzione di almeno il 10 per cento in cinque anni dei consumi energetici del patrimonio

edilizio degli enti pubblici, con sanzioni finanziare per gli inadempienti

Agevolazioni sulle anticipazioni bancarie e semplificazioni normative per i contratti di

ristrutturazioni energetiche col metodo esco (energy service company), ovvero effettuate a

spese di chi le realizza e ripagate dal risparmio economico che se ne ricava

Elaborazione di una normativa sul pagamento a consumo dell’energia termica nei condomini,

come previsto dalla direttiva europea 76/93, già applicata da altri Paesi europei.

Il rendimento medio delle centrali termoelettriche dell’Enel si attesta intorno al 38%. Lo

standard con cui si costruiscono le centrali di nuova generazione, i cicli combinati, è del

55/60%.

La co-generazione diffusa di energia elettrica e calore, con utilizzo del calore nel luogo di

produzione e trasporto a distanza dell’energia elettrica, consente di utilizzare il potenziale

energetico del combustibile fino al 97%. Le inefficienze e gli sprechi attuali nella produzione

termoelettrica non sono accettabili né tecnologicamente, né economicamente, né moralmente,

sia per gli effetti devastanti sugli ambienti, sia perché accelerano l’esaurimento delle risorse

fossili, sia perché comportano un loro accaparramento da parte dei Paesi ricchi a danno dei

Paesi poveri. Non è accettabile di per sé togliere il necessario a chi ne ha bisogno, ma se poi si

spreca, è inconcepibile. Per accrescere l’offerta di energia elettrica non è necessario costruire

nuove centrali, di nessun tipo. La prima cosa da fare è accrescere l’efficienza e ridurre gli

sprechi delle centrali esistenti, accrescendo al contempo l’efficienza con cui l’energia prodotta

viene utilizzata dalle utenze (lampade, elettrodomestici, condizionatori e macchinari industriali).

Solo in seguito, se l’offerta di energia sarà ancora carente, si potrà decidere di costruire nuovi

impianti di generazione elettrica. Nella produzione di energia elettrica e termica, una politica

energetica finalizzata alla riduzione delle emissioni di CO2 anche accrescendo l’offerta, deve

articolarsi nei seguenti punti:

Potenziamento e riduzione dell’impatto ambientale delle centrali termoelettriche esistenti

Incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica con tecnologie che utilizzano le fonti

fossili nei modi più efficienti, come la co-generazione diffusa di energia elettrica e calore, a partire

dagli edifici più energivori: ospedali, centri com-merciali, industrie con processi che utilizzano calore

tecnologico, centri sportivi ecc.

Estensione della possibilità di riversare in rete e di vendere l’energia elettrica anche agli impianti

di micro-cogenerazione di taglia inferiore ai 20 kW

Incentivazione della produzione distribuita di energia elettrica estendendo a tutte le fonti

rinnovabili e alla micro-cogenerazione diffusa la normativa del conto energia, vincolandola ai kW

riversati in rete nelle ore di punta ed escludendo i chilowattora prodotti nelle ore vuote

Applicazione rigorosa della normativa prevista dai decreti sui certificati di efficienza energetica,

anche in considerazione dell’incentivazione alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili

che essi comportano

Eliminazione degli incentivi previsti dal CIP6 alla combustione dei rifiuti in base al

loro inserimento, privo di fondamento tecnico-scientifico, tra le fonti rinnovabili

Legalizzazione e incentivazione della produzione di biocombustibili, vincolando all’incremento

della sostanza organica nei suoli le produzioni agricole finalizzate a ciò

Incentivazione della produzione distribuita di energia termica con fonti rinnovabili, in particolare

le biomasse vergini, in piccoli impianti finalizzati all’autoconsumo, con un controllo rigoroso del

legno proveniente da raccolte differenziate ed esclu-dendo dagli incentivi la distribuzione a

distanza del calore per la sua inefficienza e il suo impatto ambientale

Incentivazione della produzione di biogas dalla fermentazione anaerobica dei rifiuti organici.

INFORMAZIONE

L’informazione è uno dei fondamenti della democrazia e della sopravvivenza individuale. Se il

controllo dell’informazione è concentrato in pochi attori, inevitabilmente si manifestano derive

antidemocratiche. Se l’informazione ha come riferimenti i soggetti economici e non il cittadino, gli

interessi delle multinazionali e dei gruppi di potere economico prevalgono sugli interessi del

singolo. L’informazione quindi è alla base di qualunque altra area di interesse sociale. Il cittadino

non informato o disinformato non può decidere, non può scegliere. Assume un ruolo di

consumatore e di elettore passivo, escluso dalle scelte che lo riguardano.

Le proposte:

Cittadinanza digitale per nascita, accesso alla rete gratuito per ogni cittadino italiano

Eliminazione dei contributi pubblici per il finanziamento delle testate giornalistiche

Nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da

alcun soggetto privato, l’azionariato deve essere diffuso con proprietà massima del 10%

Le frequenze televisive vanno assegnate attraverso un’asta pubblica ogni cinque anni

Abolizione della legge del governo D’Alema che richiede un contributo dell’uno per cento sui

ricavi agli assegnatari di frequenze televisive

Nessun quotidiano con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun

soggetto privato, l’azionariato diffuso con proprietà massima del 10%

Abolizione dell’Ordine dei giornalisti

Vendita ad azionariato diffuso, con proprietà massima del 10%, di due canali televisivi pubblici

Un solo canale televisivo pubblico, senza pubblicità, informativo e culturale,indipendente dai

partiti

Abolizione della legge Gasparri

Copertura completa dell’ADSL a livello di territorio nazionale

Statalizzazione della dorsale telefonica, con il suo riacquisto a prezzo di costo da Telecom Italia,

e l’impegno da parte dello Stato di fornire gli stessi servizi a prezzi competitivi ad ogni operatore

telefonico

Introduzione dei ripetitori Wimax per l’accesso mobile e diffuso alla Rete

Eliminazione del canone telefonico per l’allacciamento alla rete fissa

Allineamento immediato delle tariffe di connessione a Internet e telefoniche a quelle europee

Tetto nazionale massimo del 5% per le società di raccolta pubblicitaria facenti capo a un singolo

soggetto economico privato

Riduzione del tempo di decorrenza della proprietà intellettuale a 20 anni

Abolizione della legge Urbani sul copyright

Divieto della partecipazione azionaria da parte delle banche e di enti pubblici o para pubblici a

società editoriali

Depenalizzazione della querela per diffamazione e riconoscimento al querelato dello stesso

importo richiesto in caso di non luogo a procedere (importo depositato presso il tribunale in

anticipo in via cautelare all’atto della querela)

Abolizione della legge Pisanu sulla limitazione all’accesso wi fi.

ECONOMIA

Introduzione della class action

Abolizione delle scatole cinesi in Borsa

Abolizione di cariche multiple da parte di consiglieri di amministrazione nei consigli di società

quotate

Introduzione di strutture di reale rappresentanza dei piccoli azionisti nelle società quotate

Abolizione della legge Biagi

Impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente

mercato interno

Vietare gli incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale

Introdurre la responsabilità degli istituti finanziari sui prodotti proposti con una

compartecipazione alle eventuali perdite

Impedire ai consiglieri di amministrazione di ricoprire alcuna altra carica nella stessa società se

questa si è resa responsabile di gravi reati

Impedire l’acquisto prevalente a debito di una società (es. Telecom Italia)

Introduzione di un tetto per gli stipendi del management delle aziende quotate in Borsa e delle

aziende con partecipazione rilevante o maggioritaria dello Stato

Abolizione delle stock option

Abolizione dei monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, ENI, ENEL, Mediaset,

Ferrovie dello Stato

Allineamento delle tariffe di energia, connettività, telefonia, elettricità, trasporti agli altri Paesi

europei

Riduzione del debito pubblico con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi e

con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai

servizi senza bisogno di intermediari

Vietare la nomina di persone condannate in via definitiva (es. Scaroni all’Eni) come

amministratori in aziende aventi come azionista lo Stato o quotate in Borsa

Favorire le produzioni locali

Sostenere le società no profit

Sussidio di disoccupazione garantito

Disincentivi alle aziende che generano un danno sociale (es.distributori di acqua in bottiglia).

TRASPORTI

Disincentivo dell’uso dei mezzi privati motorizzati nelle aree urbane

Sviluppo di reti di piste ciclabili protette estese a tutta l’area urbana ed extra urbana

Istituzione di spazi condominiali per il parcheggio delle biciclette

Istituzione dei parcheggi per le biciclette nelle aree urbane

Introduzione di una forte tassazione per l’ingresso nei centri storici di automobili private con un

solo occupante a bordo

Potenziamento dei mezzi pubblici a uso collettivo e dei mezzi pubblici a uso individuale (car

sharing) con motori elettrici alimentati da reti

Blocco immediato del Ponte sullo Stretto

Blocco immediato della Tav in Val di Susa

Proibizione di costruzione di nuovi parcheggi nelle aree urbane

Sviluppo delle tratte ferroviarie legate al pendolarismo

Copertura dell’intero Paese con la banda larga

Incentivazione per le imprese che utilizzano il telelavoro

Sistema di collegamenti efficienti tra diverse forme di trasporto pubblici

Incentivazione di strutture di accoglienza per uffici dislocati sul territorio collegati a Internet

Incentivazione dei mercati locali con produzioni provenienti dal territorio

Corsie riservate per i mezzi pubblici nelle aree urbane

Piano di mobilità per i disabili obbligatorio a livello comunale.

SALUTE

L’Italia è uno dei pochi Paesi con un sistema sanitario pubblico ad accesso universali. Due fatti

però stanno minando alle basi l’universalità e l’omogeneità del Servizio Sanitario Nazionale: la

devolution, che affida alle Regioni l’assistenza sanitaria e il suo finanziamento e accentua le

differenze territoriali, e la sanità privata che sottrae risorse e talenti al pubblico. Si tende inoltre ad

organizzare la Sanità come un’azienda e a far prevalere gli obiettivi economici rispetto a quelli di

salute e di qualità dei servizi.

GRATUITÀ DELLE CURE ED EQUITÀ DI ACCESSO

Garantire l’accesso alle prestazioni essenziali del Servizio Sanitario Nazionale universale e

gratuito

Ticket proporzionali al reddito per le prestazioni non essenziali

Monitorare e correggere gli effetti della devolution sull’equità d’accesso alla Sanità

FARMACI

Promuovere l’uso di farmaci generici e fuori brevetto, equivalenti e meno costosi rispetto ai

farmaci “di marca” (che in Italia costano spesso di più che all’estero) e più sicuri rispetto ai

prodotti di recente approvazione

Prescrizione medica dei principi attivi invece delle marche delle singole specialità (come

avviene ad esempio in Gran Bretagna)

INFORMAZIONE

Programma di educazione sanitaria indipendente pubblico e permanente sul corretto uso dei

farmaci, sui loro rischi e benefici

Politica sanitaria nazionale di tipo culturale per promuovere stili di vita salutari e scelte di consumo

consapevoli per sviluppare l’autogestione della salute (operando sui fattori di rischio e di protezione

delle malattie) e l’automedicazione semplice

Informare sulla prevenzione primaria (alimentazione sana, attività fisica, astensione dal fumo) e

sui limiti della prevenzione secondaria (screening, diagnosi precoce, medicina predittiva),

ridimensionandone la portata, perché spesso risponde a logiche commerciali

Sistema di misurazione della qualità degli interventi negli ospedali (tassi di successo, mortalità,

volume dei casi trattati ecc.) di pubblico dominio

MEDICI

Proibire gli incentivi economici agli informatori “SCIENTIFICI” sulle vendite dei farmaci

Separare le carriere dei medici pubblici e privati, non consentire a un medico che lavora in

strutture pubbliche di Operare nel privato

Incentivazione della permanenza dei medici nel pubblico, legandola al merito con tetti massimi

alle tariffe richieste in sede privata

Criteri di trasparenza e di merito nella promozione dei primari

ORGANIZZAZIONE

Liste di attesa pubbliche e on line

Istituzione di centri unici di prenotazione on line

Convenzioni con le strutture private rese pubbliche e on line

Investire sui consultori familiari

Limitare l’influenza dei direttori generali nelle ASL e negli ospedali attraverso la reintroduzione

dei consigli di amministrazione

LOTTA PER IL DOLORE

Allineare l’Italia agli altri Paesi europei e alle direttive dell’Organizzazione

Mondiale della Sanità (OMS) nella lotta al dolore. In particolare per l’uso degli oppiacei (morfina e

simili)

RICERCA

Possibilità dell’8 per mille alla ricerca medico-scientifica

Finanziare la ricerca indipendente attingendo ai fondi destinati alla ricerca militare

Promuovere e finanziare ricerche sugli effetti sulla salute, in particolare legate

alle disuguaglianze sociali e all’inquinamento ambientale dando priorità ai ricercatori indipendenti

Promuovere la ricerca sulle malattie rare e spesare le cure all’estero in assenza di strutture

nazionali

Introdurre, sulla base delle raccomandazioni dell’OMS, a livello di Governo centrale e regionale,

la valutazione dell’impatto sanitario delle politiche pubbliche, in particolare per i settori dei

trasporti, dell’urbanistica, dell’ambiente, del lavoro e dell’educazione

AMMINISTRATORI PUBBLICI

Eliminazione degli inceneritori

Introduzione del reato di strage per danni sensibili e diffusi causati dalle politiche locali e

nazionali che comportano malattie e decessi nei cittadini nei confronti degli amministratori

pubblici (ministri, presidenti di Regione, sindaci, assessori).

ISTRUZIONE

Abolizione della legge Gelmini

Diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole con l’accesso per gli studenti

Graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con l’accessibilità via

Internet in formato digitale

Insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall’asilo

Abolizione del valore legale dei titoli di studio

Risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica

Valutazione dei docenti universitari da parte degli studenti

Insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri(obbligatorio in caso di richiesta di

cittadinanza)

Accesso pubblico via Internet alle lezioni universitarie

Investimenti nella ricerca universitaria

Insegnamento a distanza via Internet

Integrazione Università/Aziende

Sviluppo strutture di accoglienza degli studenti

 

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Il pifferaio di Arcore dal 1994 suona sempre la stessa canzone. E c’è chi ancora lo ascolta. Chi si fa ingannare una volta è imprudente; due volte è stupido; tre se lo merita.

Posted by pocavista su 4 febbraio 2013

1994 – Darò Tutto a Tutti. Garantito.

meno tasse per tutti
Come passa il tempo : qui siamo nel 1994, ma il piffero suonava sempre lo stesso motivetto di oggi.

Un giovanile e ancora non rinfoltito Berlusconi, poi divenuto il “Presidente Operaio”, prometteva una casa per tutti, meno tasse per tutti, un lavoro per tutti. Non era ancora arrivato a promettere “u’ pilu” per tutti, come avrebbe fatto Cetto La Qualunque, ma mancava poco.  Berlusconi nel ’94 vince, poi – per dissensi con la Lega sulla riforma delle pensioni e non per una avviso di garanzia recapitato a Napoli come divulgato dai suoi mezzi di comunicazione – deve lasciare la mano a Dini e poi a Prodi.

2001 – Il Contratto con gli Italiani e le due aliquote IRPEF al 23% e al 33%.

Poi si arriva al famoso Contratto con gli Italiani, firmato davanti ad un notaio compiacente sulla scrivania di ciliegio messa a disposizione da un servizievole Vespa. Contratto fasullo, dato che non ha nessun valore legale, e visto che a giudicare l’adepimento degli impegni presi sarebbe stato lo stesso firmatario Berlusconi. Il quale, manco a dirlo, al termine del suo governo 2001-2006 si assolverà con formula piena. Come a dire: se voi mi affittate la casa per cinque anni, io mi impegno a pagarvi l’affitto, poi alla fine dei 5 anni sarò io stesso a decidere se ho pagato o meno.

contratto-con-gli-italiani

Nel contratto, tra l’altro, c’era l’impegno a ridurre le aliquote IRPEF a due sole: una al 23% e l’altra al 33%. Esenzione totale invece sotto gli 11.000 euro. Passano gli anni e la riduzione delle tasse non si vede. Anzi sotto i suoi governi le tasse aumentano e aumenta la spesa pubblica. Finchè anche un giornalista “amico” come Bruno Vespa è costretto a chiedere : ma allora queste tasse le riduciamo o no? Ineffabile Berlusconi risponde : “Dal primo gennaio riduco le tasse“.  Vespa si scorda (?) però di chiedere : di quale anno?

berlu-1-gennaio-riduco-tasse1
Berlusconi a Porta a Porta, qualche anno dopo. Dal 1 gennaio? Basta non dire di quale anno e il gioco è fatto.

2008 – L’Abolizione dell’ICI 

Poi c’è l’abolizione dell’ICI realizzata nel 2008. In realtà l’abolizione dell’ICI per circa il 60% delle prime case (quelle dei contribuenti più poveri con case popolari)  era stata introdotta dal precedente Governo Prodi, con effetto nell’anno successivo. Prodi però cade prima che che entri in funzione l’abolizione dell’ICI per i meno abbienti; subentra Berlusconi che azzera l’ICI anche per le prime case dei contribuenti più ricchi e si prende tutto il merito di avere tolta tutta l’ICI. Il problema è che l’ICI alimentava gran parte delle finanze dei comuni.  E la “tassa federalista” per eccellenza. Molti comuni, con le finanze ridotte all’osso, si vedono costretti ad aumentare le tariffe dei servizi pubblici o a ridurne l’erogazione, oppure ad aumentare le tasse locali. Dalle mie parti c’è un proverbio politicamente scorretto, ma che rende l’idea : “si fa presto a fare il gay con il c..o degli altri”.

Con Berlusconi tuttavia continuano ad aumentare le tasse (manovre Tremonti) e la spesa pubblica. Nel luglio 2011, dopo che l’Europa ha giudicato insufficienti le misure prese dall’Italia, Tremonti e Berlusconi firmano con l’Europa l’impegno al pareggio di bilancio entro il 2013 e impegnano l’Italia a portare il debito pubblico al 60% del PIL entro qualche anno (fiscal compact).  Cosa comportano questi due accordi? Semplice : tasse a tutto spiano e tagli massicci alla spesa pubblica, pena la fine della Grecia e l’uscita dall’euro. Tra Berlusconi e Tremonti si fa più acuto il conflitto sulla strategia fiscale (non a caso oggi Tremonti è fuori del PDL), mentre non bastano più i Razzi e gli Scilipoti a garantire la maggioranza in Parlamento a Berlusconi.

Berlusconi Misure insufficienti Insufficiente anche il voto in ortografia del pur bravo vignettista

Nel novembre del 2011, quando il tracollo dell’Italia sembra imminente, Berlusconi lascia la patata bollente a Monti, che di fronte allo sfacelo dei conti pubblici e dello spread galoppante deve lavorare non tanto di bisturi, quanto di mannaia su pensioni, sanità, IMU, ecc. : si fanno morti e feriti dappertutto. Le perdite maggiori sono registrate tra i soliti noti, i contribuenti a reddito fissso. PDL, PD e UDC votano all’unisono tutto ciò che massacra gli italiani (anche l’IMU sulla prima casa), ma non si mettono d’accordo sulla riduzione del numero e degli emolumenti dei Parlamentari, sull’abolizione delle Province e sulla legge elettorale.

Poi quando il pericolo del crollo italiano sembra passato, Berlusconi sospende il suo sostegno a Monti, che viene accusato di essere “l’uomo delle tasse”. Berlusconi e suoi si danno un gran da fare per accusare Monti di avere tutte le colpe del declino dell’Italia, come se Berlusconi non avesse governato dal 2001 alla fine del 2011 con la breve interruzione del governo Prodi.

2013 – Il voto di scambio

Oggi Berlusconi non solo vuole abolire l’IMU su tutte le prime case (anche la sua), ma vuole restituire in contanti i soldi agli italiani in cambio del voto. Un voto di scambio che nemmeno la mafia o la ‘ndrangheta …  L’assessore PDL Zambetti alla Regione Lombardia, arrestato recentemente per voto di scambio,  sembra che avesse pagato alla ‘ndrangheta calabrese 50 euro a voto : oggi Berlusconi gioca al rialzo, visto che la posta in gioco è ancora più alta. Se questo,  Balotelli e la promessa di condono fiscale tombale e edilizio non dovessero bastare, tra un po’ ai suoi elettori prometterà anche “u pilu” delle Olgettine.

Ah, dimenticavo : i posti di lavoro promessi  dal Berlusca da un milione di qualche anno fa adesso sono arrivati a quattro. Di fronte agli attuali  tre milioni e mezzo di disoccupati, ne avanzerebbe addirittura mezzo milione. Chi offre di più?

 

ALLEGATO 

Il blog  www. italiapiugiusta.wordpress.com posta un eccellente lavoro di collage dei titoli di giornali dal 1994 ai giorni nostri. Argomento : Berlusconi e le tasse. Congratulazioni per il lavoro di documentazione, utile ai molti italioti senza memoria. (http://italiapiugiusta.wordpress.com/2013/02/03/berlusconi-e-le-tasse-20-anni-di-balle-spaziali/)

1995, Tremonti spiega i principi-guida della sua Riforma Fiscale:

1999, è il periodo della No Tax Area berlusconiana:

2000, Berlusconi scalpita, vuole tornare al governo e promette….

2001, Berlusconi ritorna al governo:

2002, qualche tentennamento sulla riduzione delle tasse, dopotutto, è lui al governo:

2003, stando a il Giornale ci siamo quasi:

2004, ora fa sul serio:

2005, altre promesse (da marinaio):

2008, Berlusconi sta per ritornare al Governo:

2008, Berlusconi ritorna al Governo:

2009, a questo punto non può più tirarsi indietro:

2010, è quasi fatta:

2011:

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Ecco come funziona la macchina del fango. Il titolo afferma, l’articolo smentisce. Ovvero il giornalismo trash di Libero

Posted by pocavista su 3 febbraio 2013

Sallusti e Belpietro uniti nella lotta. Nel fango.

Si ricorderà che Sallusti – direttore de Il Giornale – ha fatto la parte del martire della libertà di stampa. La sua condanna al carcere per diffamazione per avere pubblicato il falso contro un giudice senza mai darne smentita è stata tramutata in multa. Da Napolitano. 

I giornalisti di destra hanno così ottenuto in pratica la libertà di diffamare chiunque, in cambio di una multa che pagherà l’editore (cioè la famiglia Berlusconi). In campagna elettorale poi, dal momento che i colpi bassi si sprecano e che la posta in gioco vale tantissimo, cosa volete che sia una multa di poche migliaia di euro?

Nel suo piccolo, Belpietro, direttore di Libero quotidiano, oggi dà un piccolo esempio di come funzioni questo tipo di giornalismo : sparare fango in un titolo, salvo poi smentire il titolo stesso nell’articolo.

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Belpietro

Tanto si sa, il popolo di destra non legge, e i pochi che leggono generalmente fermano al titolo.

Questo è quanto pubblicato su Libero il 3 febbraio 2013.

http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/1175647/Trento–restituisce-un-portafoglio–e-viene-condannata-per-furto.html

Giustizia impazzita

Trento, restituisce un portafoglio e viene condannata per furto

Una donna trova un portafoglio in una sala giochi e lo porta alla polizia. Per un fatale errore parte il processo e scatta la macchia sulla fedina penale

Restituisce un portafoglio ma viene processata. E’ la strana storia di una donna che a Trento trova un portafoglio in una sala giochi e lo consegna alla polizia per restituirlo al proprietario. Condannata per furto aggravato. Così la donna si è ritrovata con la pedina fenale sporca.Tutto perché in questura la procedura di restituzione era stata ritardata per errori di indirizzo del proprietario e i vigili intanto, a cui il proprietario aveva sporto denuncia, l’avevano identificata attraverso le telecamere di sicurezza della sala giochi e la targa dell’auto come una ladra. Una ladra che aveva portato via il portafoglio, con dentro 500 euro, assegni e documenti. La donna ha chiesto successivamente di essere regolarmente processata ed è stata assolta.

Allora come può essere stata condannata per furto se è stata assolta?

La logica si sa, non è il forte del Popolo dell’Amore : ma qui l’importante per Libero è continuare a buttare fango sulla magistratura. Al massimo si rischia una piccola multa …

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libero quotidiano 3 feb 2013

L’articolo apparso su Libero il 3febbraio 2013

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Strani incontri sulla via di Damasco – Ovvero tre “insospettabili comunisti” : un giornalista esodato, un dandy liberale, una ex-spia della CIA.

Posted by pocavista su 1 febbraio 2013

Sulla via di Damasco non c’è solo San Paolo?   1 – Vittorio Feltri, ex direttore di Libero e “ direttore esodato” de Il Giornale per fare posto a Sallusti; nel tempo libero, manganellatore mediatico di punta del “Popolo dell’Amore”. Giornalista di cui non si ricorda un sorriso in pubblico a memoria d’uomo. 

Durante la trasmissione radio “La Zanzara”, Vittorio Feltri non fa sconti al Pdl parlando delle sue liste elettorali “pulite”: “Mi fanno venire i conati di vomito, Berlusconi ha ricandidato i soliti. Mi sono saltati agli occhi i nomi di una decina di mignotte”.

 

sallusti e feltri

Il direttore in carica e il direttore “esodato” , Sallusti e Feltri

2 . Oscar Giannino, candidato premier liberal-liberista di “Fermare il Declino”, già autorevole fustigatore della sinistra e dei sindacati, da solo o in coppia con Brunetta alla Versiliana (inteso come ex-ministro e non come cantante dei Ricchi e e Poveri).

Comunicato stampa di “Fermare il Declino” “Giannino: Incomponibile abisso, Berlusconi parla a vanvera.” “ Anche oggi, giornata della memoria, si dimostra incomponibile l’abisso tra un politico europeo come la Merkel, con le sue parole sulla responsabilità perenne della Germania e l’elogio del duce fatto da Berlusconi. Vergogna eterna a chi parla a vanvera

 

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Oscar Giannino : una vita per il guardaroba

3 . Giuliano Ferrara, figlio del vecchio dirigente PCI Maurizio Ferrara, già giovane comunista, già socialista craxiano, già spia della CIA (per sua stessa ammissione su Il Foglio) per conto della quale spiava Craxi, già portavoce del governo forzitaliota di Berlusconi, già esegeta della mutanda al teatro Dal Verme per celebrare la libertà di bunga bunga di Berlusconi.

L’attuale direttore di una testata semiclandestina di destra come “Il Foglio”, ha dichiarato di recente: “Io Berlusconi lo voto, ma non mi faccio fregare dalle balle che racconta”. La domanda sorge spontanea: come può uno ritenuto sveglio come Giuliano Ferrara votare un anziano che “racconta balle”? 

Risposta : se non ti senti parte della schiera delle “mignotte” di cui parla Feltri, se riesci a non arrossire quando difendi “chi parla a vanvera” e non fai parte degli ultras milanisti euforici per l’acquisto elettorale di Balotelli, forse sei vittima di una patologica avversione nei confronti di ciò che ha segnato la tua gioventù e che ti costringe al servizio del “Lato Oscuro della Forza”.

 

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Ferrara, una vita per la mutanda

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Aridaje cor Gatto e la Volpe : il PDL paga i 30 denari e ricandida Razzi e Scilipoti, i “responsabili” che hanno salvato il governo Berlusconi nel dicembre 2010

Posted by pocavista su 22 gennaio 2013

FUORI : Cosentino, Scajola e Dell’Utri i : i sondaggi dicono che farebbero perdere un milione di voti e Berlusconi, si sa, è sensibile ai sondaggi.

DENTRO : Razzi e Scilipoti  : è la ricompensa per “il senso di responsabilità” dimostrato dall’ineffabile duo. Nel dicembre 2010, Razzi e Scilipoti dalla sera alla mattina hanno abbandonato le schiere più antiberlusconiane d’Italia (quelle di Di Pietro) per diventare i salvatori del governo Berlusconi, al quale stavano mancando i voti in Parlamento.Razzi Mutuo ravvicinamento

Scilipoti, il più noto, giustificò il salto della quaglia con dissensi con il partito in merito “all’agopuntura” (lui è un fautore della pratica orientale).

Scilipoti, colto in flagranza, mentre vota per un collega

Scilipoti, colto in flagranza, mentre vota per un collega

Razzi, con il suo italiano ancora più approssimativo di quello di Di Pietro, balbettò qualche spiegazione incomprensibile.  Qualche mese prima Razzi aveva confessato in TV che qualcuno gli aveva offerto di pagargli il mutuo della casa se avesse appoggiato Berlusconi.

La vera spiegazione veniva fornita poi nel seguente video, carpito a sua insaputa dal suo ex-collega di partito Barbato.

Per chi volesse saperne di più su un incredibile personaggio – che è stato anche membro della Commissione Cultura della Camera (nominato dalla maggioranza berlusconiana dopo la sua uscita dall’IDV) – clicchi sul link seguente:

https://svistasocialclub.wordpress.com/2012/10/08/la-saga-dei-delequamente-attemperati-la-neolingua-dellon-razzi/

Oggi il PDL, che cerca di darsi una ripulita dai suoi inquisiti e condannati (ma Berlusconi nonostante condanne, prescrizioni e processi in corso, si guarda bene dal fare un passo indietro) candida gente come Razzi che – candidamente – dice di stare in Parlamento “per fare i cazzi suoi”.

E poi si dice che è Grillo ad alimentare l’antipolitica e il qualunquismo.

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“Meno male che Silvio c’è”. L’uomo che sta liquidando il centrodestra.

Posted by pocavista su 20 dicembre 2012

Berlusconi, uno che tiene alla coerenza.

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Prima affermava che avrebbe fatto un passo indietro per il bene del centrodestra e del paese e non si sarebbe candidato.

Poi si smentiva : mi tocca ricandidarmi per il bene del paese, in tanti me lo chiedono. Quando c’è bisogno di dare una mano a qualcuno, non so dire di no.

Prima “Non faremo campagna contro Monti» (01/11/2012)”; “Monti sciolga la riserva. Guidi i moderati” (14/12/2012).

Poi : “Il premier contro chi lo sostiene? Sarebbe moralmente discutibile” (14/12/2012); Berlusconi chiude a Monti e «litiga» con il Ppe «Al vertice l’ avevo invitato io. Ora mi candido» (18/12/2012) – Maertens, il capo dei Popolari Europei però lo sbugiarda : Monti l’ho invitato io e Berlusconi non c’entra niente.

Berlusconi: «Monti in campo? Piccolo protagonista» (19/12/2012)

Berlusconi : “cene eleganti e rottamazione”

D’altro canto, a uno che firmava la proposta di legge insieme a Mara Carfagna per punire i clienti delle prostitute e poi a casa sua organizzava i bunga bunga e frequentava le escort inviategli da Tarantini non bisogna chiedere troppo.

Berlusconi è sempre stato generoso e vuole dare una mano al paese in difficoltà : “quando c’è bisogno non riesco a tirarmi indietro”. La mano effettivamente continua a darla alle Olgettine, pagandole profumatamente, anche quando sono chiamate a testimoniare nel processo Ruby. Paga per gratitudine, s’intende : dopo la morte della madre, ha raccontato in TV da Barbara d’Urso che si sentiva “tanto solo” e per pura amicizia le Olgettine gli tenevano compagnia durante “le cene eleganti”.Il quindicenne del Fronte della Gioventù alla corte del Siddharta di Arcore.

Poi si è scusato pubblicamente con tutte le donne per quello che è accaduto. Cosa? Uno si scusa per delle “cene eleganti”? Forse avrebbe dovuto invitare la Minetti e la Polanco in una pizzeria al taglio.

Berlusconi ora dice che vuole rottamare i vecchi della politica attaccati alla poltrona.

Lui, che è in politica da quasi venti anni e ne ha quasi ottanta, che si ricandida per la sesta volta, non è “un vecchio della politica attaccato alla poltrona?”. Si, ma lui dice di essere ringiovanito da quando racconta di essersi fidanzato con una velina di Telecafone, fondatrice del movimento “Silvio ci manchi”.

E poi è stato nella beauty farm di Briatore in Kenia.

I calcoli errati del Cavaliere

Ormai chi si sorprende più di Berlusconi? Tra i suoi yes men del centro destra, smarriti dall’assenza del Leader che se ne andava nel resort keniota di Briatore a rifarsi lo chassis, è tutto un gridare “finalmente è tornato”, “vincere e vinceremo”. 

Con poche eccezioni : i ciellini, che il Vaticano ha dirottato a sostegno di Monti, il maestro di sci Frattini e il recordman democristiano Pisanu.

meloni con o senza photoshop

Dopo il manifesto ritoccato con photoshop della Meloni, sono fioriti degli accostamenti impietosi su Internet

Tra i pochi giornalisti di destra che cantano fuori dal ricostituito coro berlusconiano di nani e ballerine, c’è Mario Sechi, il direttore de Il Tempo di Roma, di cui riportiamo una sintesi di un suo recente editoriale

I calcoli errati del Cavaliere”.

Sechi afferma che Silvio Berlusconi è prigioniero dei suoi errori.Incurante del contesto politico interno e internazionale ha lanciato la sua sesta candidatura a Palazzo Chigi e il risultato è sotto gli occhi di tutti: non ha più una linea politica, dice tutto e il contrario di tutto, un giorno Monti è il nemico da abbattere e il giorno dopo è il «candidato dei moderati».

Poi rileva che Berlusconi sta giocando una partita pericolosa e si ritrova sempre più isolato. Il direttore de Il Tempo sostiene invece la candidatura diretta di Mario Monti, dato che “… è più che mai necessaria la figura di un «aggregatore» delle forze liberali, conservatrici e riformiste del Paese. Mario Monti è l’uomo giusto. Una sua lista … sarebbe un elemento di chiarezza per tutti”.

In tal modo da un lato il Pd non avrebbe più scuse “per coprire la propria insufficienza sul piano dell’affidabilità in materia economica” e “il Pdl berlusconiano non avrebbe più senso di esistere, se non come testimonianza di una grande opportunità buttata al vento dal suo leader”. Anche i centristi “con molte parole e pochi voti sarebbero costretti ad accettare una leadership autorevole senza porre condizioni che non possono permettersi.”

Il direttore de Il Tempo conclude “E Berlusconi? Si schiarisca le idee. Non è troppo tardi per passare la mano con onore, ma è troppo tardi per inchiodare la storia al suo nome.

Egregio direttore, io mi troverei anche d’accordo sul fatto che Berlusconi ha fatto il suo tempo e deve farsi da parte. Ma a questo punto, dopo che Monti ha dato il suo imprimatur ai centristi con la benedizione del Vaticano e dell’Europa, Berlusconi ha scelto di non “passare la mano con onore”.

La nuova fidanzata di Berlusconi, la raffinata Francesca Pascale di Telecafone, dà prova delle proprie abilità con il Calippo.  Non bravissima negli scritti, promossa all’orale. Pronta per fare la first lady.

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La Saga dei “delequamente attemperati”. La neolingua dell’on.Razzi.

Posted by pocavista su 8 ottobre 2012

In questo blog ci siamo già occupati più volte dell’on.Razzi. Onorevole perchè qualcuno – come Di Pietro – ha avuto la bella idea di fallo eleggere al Parlamento nella circoscrizione estero. Una volta eletto – dopo aver denunciato tentativi di corruzione ai suoi danni per transitare nelle file della maggioranza che sosteneva il governo Berlusconi – in limine mortis (della legislatura, quando Berlusconi rischiava di essere messo in minoranza e Razzi di perdere il vitalizio) Razzi è accorso al capezzale di un governo agonizzate insieme a Scilipoi, Calearo e altri parlamentari “responsabili”.

Qualche giorno fa il nostro Razzi ha pronunciato un discorso in una lingua incomprensibile piena di strafalcioni. Questi sono i nostri rappresentanti. E poi c’è chi si lamenta se la Germania manifesta disagio a convivere con l’Italia dei Razzi, delle Minetti, dei Renzo Bossi, dei Belsito, dei Lusi e dei Fiorito.

Vedere per credere. Il video è ripreso da esposito.blogautore.espresso.repubblica.it

Coloro che volessero continuare a farsi del male possono dare un’occhiata ai post pubblicati a suo tempo su questo blog riguardanti l’epopea del mitico Razzi, ormai uno dei personaggi cult del nostro Parlamento, che non ha niente da invidiare a Scilipoti o Bossi.

Lacrime e vitalizi. La storia del mitico Razzi.

Parlamento voterà oppure no la fiducia alla manovra presentata da Monti? Quali saranno i criteri che i parlamentari seguiranno per valutare la manovra lacrime e sangue che colpirà lavoratori, pensionati, anziani e fasce più deboli della popolazione? 

Le sincere lacrime del Ministro Elsa Fornero mentre illustra la manovra

L’ineffabile on.Razzi, del quale riproponiamo di seguito l’edificante ritratto già pubblicato su questo blog, ci ha fornito un ulteriore prova dei criteri che guidano molti di coloro che fanno parte della casta degli “intoccabili”.

Ecco un video di un recentissimo colloquio con un suo collega parlamentare e fatto circolare su La7.



Inutile aggiungere che in Parlamento, in particolare dai banchi del PDL, si sono levate proteste non tanto per il comportamento di Razzi, quanto perchè un suo collega parlamentare si è permesso di registrare e diffondere le sue dichiarazioni.

I parlamentari del PDL chiedono un procedimento disciplinare per il parlamentare che “ha fatto la spia”, ma non per chi usa il Parlamento – e qui ci scusiamo se ricorriamo al linguaggio aulico di Razzi – “per farsi i cazzi propri“.

L’On. Alessandra Mussolini, tanta nipote di cotanto “nonno”, coglie qui l’occasione per scagliarsi sia contro l’on.Barbato, autore del video carpito segretamente a Razzi violandone la privacy, sia contro Fini che avrebbe tenuto bordone a Barbato. Per la cronaca la Mussolini – quando si dice la coerenza – è la stessa persona che ha fotografato di nascosto in Parlamento e denunciato al volgo la tresca semiclandestina Bocchino-Carfagna. Lavannare e vaiasse unite nella lotta alla privacy. 

L’Onorevole (si fa per dire) Razzi: chi era costui?

C’è un emigrato contro il quale è stato avviato un procedimento penale per uso personale dei fondi di un’associazione di emigrati che lui presiedeva. In breve : “scappato con la cassa”, secondo la definizione de “Il Fatto quotidiano”.

L’emigrato, impiegato amministrativo in una fabbrica di prodotti tessili e che si autodefinisce un “tessitore”, viene eletto in Parlamento nella circoscrizione “estero” con poche migliaia di voti. Per la precisione con l’ IDV per fare opposizione dura a Berlusconi.

A settembre 2010, l’ex- emigrato denuncia in TV un tentativo – da parte di un esponente della maggioranza di governo – di “comprarlo”.

Si è parlato anche di pagarmi il mutuo e darmi un posto nel governo, ma la proposta più concreta è stata la rielezione sicura”, afferma. Ma lui – proclama sdegnato – non si farà mai comprare da nessuno perchè ha una parola sola.

A dicembre, “tomo tomo, cacchio cacchio“,  costui lascia l’opposizione per entrare nelle schiere della maggioranza di governo insieme all’agopuntore Scilipoti. Vota e rivota la fiducia a Berlusconi. 

Intervistato al Tg3 :“Adesso che lei è qui a votare per la maggioranza, cosa si aspetta?”. E lui candidamente : “Un incarico di governo”. Quale? Come direbbe il Manzoni, lo “sciagurato rispose”: “Non importa, basta che vado al governo”. Si noti il disinvolto uso del congiuntivo, che lui probabilmente confonde con una malattia oftalmica.

(La scarsa frequentazione con l’Italiano sembra essere un requisito fondamentale per fare parte dell’Italia dei Valori : oltre a Di Pietro e Razzi, anche Barbato sembra vantare lo stesso eloquio forbito. Forse Di Pietro non vuole sentirsi solo)

Nel maggio 2011, l’ineffabile “tessitore” viene nominato consigliere personale del Ministro dell’Agricoltura Romano, come lui del gruppo di Iniziativa Responsabile. Inoltre diviene membro della VII Commissione (Cultura, Scienza e Istruzione) e della XIV Commissione (Politiche dell’Unione Europea) del Parlamento Italiano.

Il soggetto in questione si chiama Antonio Razzi, che lascia perfino stupefacenti interviste radiofoniche come quella seguente. 

DA LIBERO TV – INTERVISTA DI RAZZI A LA ZANZARA SU RADIO 24 

E poi c’è chi non vuol dare la cittadinanza agli emigrati stranieri se non dimostrano di sapere l’italiano.

Conclusione : meglio lui o il Trota?

Quali competenze abbia costui per divenire consigliere personale del Ministro dell’Agricoltura, far parte della Commissione Cultura e della Commissione Politiche dell’Unione europea lascio a voi giudicare. Però lo stipendio da parlamentare se lo prende, con tutti i privilegi annessi e connessi.  

E adesso punta decisamente al vitalizio.

PS. domandina a Di Pietro : ma chi k…o porti in Parlamento? Dopo De Gregorio e Scilipoti, anche Razzi? E ci lamentiamo del Trota? 

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Opinione e diffamazione : tutto quello che avreste voluto sapere sul “caso Sallusti”, ma che non avete mai avuto il coraggio di chiedere.

Posted by pocavista su 2 ottobre 2012

 

Sallusti, martire della libertà di opinione

Chi sia Alessandro Sallusti, lo sanno tutti : un giornalista “obiettivo e al di sopra delle parti”, come l’ha recentemente definito un caustico Antonello Caporali in TV; una persona “mite e tollerante” con chi intralcia il cammino del proprio editore, come si conviene ad un giornalista che parla soprattutto alla pancia dell’ex-Popolo dell’Amore.

Sallusti e Feltri

Sallusti è noto per i teneri corsivi che rivolge alla magistratura, specie quando questa si occupa di Berlusconi; per gli elzeviri di sostegno a Fini e Bocchino, a Santoro e Travaglio, a Vendola e Di Pietro; ma anche a Marcegaglia, Montezemolo, Boffo e ai preti che assumono posizioni “scomode”. Il gandhiano Sallusti diventa però inaspettatamente severo di fronte a sconcezze italiche come i bunga bunga e le nipotine di Mubarak, le leggi “ad personam”, le igieniste dentali madrelingua fatte eleggere alla Regione per meriti orali, i voti che salvano dall’arresto i parlamentari inquisiti del centrodestra, le mazzette e i favori a “insaputa” di lor signori.

Da il Fatto Quotidiano, 11.01.2011

Non è questa l’idea che vi siete fatti di Sallusti, dopo tutte quelle prime pagine di Libero e de Il Giornale che hanno lanciato il metodo Boffo? Vi vengono in mente i vari tentativi di sputtanamento del giudice Misiano e del pool di Mani Pulite; gli amori giovanili della “rossa” Bocassini “colpevole” di avere baciato trenta anni fa in pubblico un giornalista di Lotta Continua; le tette al vento in prima pagina della “velina ingrata” Veronica Lario; la gigantografia di un giovanissimo Vendola nature in un campo nudisti per “dimostrare” che costui non è legittimato a definire una vergogna il bunga bunga; il tormentone sulla casa di Montecarlo che ha massacrato l’incauto Fini; la pubblicità data a bufale come i falsi dossier su Telekom Serbia o al falso nulla osta di Prodi al rapimento dell’iman Abu Omar? E le sparate alzo zero contro i musulmani, gli immigrati, i comunisti, la magistratura, le intercettazioni, i giornalisti di opposizione, i poteri forti, le tasse, la Merkel? 

Quisquilie e pinzillacchere : Sallusti – già Premio Penisola Sorrentina per il giornalismo, conferito da una giuria presieduta nientepopodimenoche da Magdi Cristiano Allam (!) – invece è un martire della libertà di opinione. Questo almeno è ciò che Il Giornale sostiene. In nome della libertà di opinione si schierano a fianco di Sallusti, non solo i politici del centrodestra, ma anche tutte le penne italiane che contano. E perfino Di Pietro, uno che frequenta malvolentieri sia la lingua italiana che i giornalisti berlusconiani.

La casta e il diritto longobardo.

Spesso c’è qualche giornalista che abusa della posizione di potere che occupa, diffamando e rovinando la vita di qualche comune mortale, diffondendo notizie e dossier falsi. Ma i colleghi oggi si affrettano tutti a dire no al carcere in nome della libertà di opinione. Si conviene – tutt’al più – che il giornalista “che sbaglia” paghi un risarcimento monetario.

Quindi a un giornalista che diffama, niente prigione in cambio di un po’ di soldi al diffamato. Ma un giornalista che rubasse un portafoglio dovrebbe andare in galera? Se colto in flagrante, potrebbe allora corrispondere un risarcimento alla “vittima”, che con questi chiari di luna darebbe almeno un senso al possesso del portafoglio. Se un giornalista divenuto presidente di Regione, invece di andare a trans, si dedicasse alle mazzette – a sua insaputa, beninteso – e venisse beccato con le mani nella marmellata, non potrebbe cavarsela con un risarcimento monetario alla Regione? Avrebbe senso infliggergli l’istituto medioevale della galera? E perché questo principio non dovrebbe valere anche per un giornalista assassino, che rifonderebbe – per danni – la famiglia della vittima e poi amici come prima? Le anime belle, come Manconi, che fanno un gran parlare di “pene alternative” al carcere saranno contente.

Io – se giornalista – potrei allora diffamare, rubare, farmi corrompere, uccidere: poi “caccio li sordi” e tanti saluti e sono. Tutto questo in difesa della libertà di opinione che viene fatta prevalere sulla dignità altrui, sulla proprietà privata altrui, sull’esercizio corretto delle pubbliche funzioni, sull’altrui diritto alla vita.

Perché non introdurre allora nel nostro ordinamento giuridico il “guidrigildo longobardo” per salvaguardare la libertà di stampa e di opinione? Ma, dato che i giornalisti non possono avere un trattamento diverso dagli altri cittadini, l’istituto del guidrigildo dovrebbe essere esteso a tutti.

Guidrigildo : chi era costui?

La perdita di un dente vale 8 solidi; la ferita al volto 16. La vita di un uomo libero 900 solidi.” Nel diritto penale longobardo il guidrigildo (Wehrgeld o Weregildus) rappresentava il compenso ritenuto idoneo a risarcire il danneggiato e i suoi familiari(compositio), ed era commisurato al valore sociale del danneggiato.

Il guidrigildo venne introdotto in Italia nel 643 con l’ Editto di Rotari. L’Editto fissava un risarcimento in denaro sulla base dello status sociale della persona offesa. In caso di omicidio, il colpevole doveva pagare l’intera somma alla famiglia della vittima. Se c’erano solo delle lesioni si doveva pagare una frazione del valore della vittima. L’Editto fissava un valore più elevato per la donna che per l’uomo libero. Ancora maggiore era il valore del magister porcarius, responsabile dell’allevamento dei porci : valutazione che oggi molti stenterebbero a riconoscere all’odierno magister porcarius, Calderoli, il nobile padre del porcellum.

Da noi cadrebbe a fagiolo anche la legge salica, introdotta da Clodoveo, Re dei Franchi, attorno al 510, che prevedeva pene pecuniarie per gli insulti, arte in cui eccellono molti nostri esponenti politici e giornalisti. Questa legge comminava la maggior pena pecuniaria (45 scellini) a chi definisse “meretrice” una donna. Non ci è dato sapere se la legge salica prevedesse sanzioni anche per aver definito “nipotina di un noto capo di stato straniero” quella che molti ritengono una giovane meretrice.

E’ un po’ il criterio su cui si basano le assicurazioni per infortuni e incidenti. Così se in macchina investo – si fa per dire – un precario o un disoccupato, non mi devo preoccupare molto, paga l’assicurazione. Se invece mi dovesse capitare un Bill Gates sarò inguaiato tutta la vita, dato che il massimale dell’assicurazione non mi coprirebbe più. Più incerto è il caso se l’investito – si fa sempre per dire – dovesse essere un Renzo Bossi, cui avremmo potuto intralciare la carriera accademica in Albania e i cui danni sarebbero difficilmente quantificabili.

In tal modo se un qualunque Sallusti diffamasse un giudice tutelare di Torino, basterebbe qualche decina di migliaia di euro a risarcire il danno. Però se il diffamato – supponiamo – dovesse essere un Berlusconi, allora non basterebbero milioni di euro.

Quindi i giornalisti devono scegliere con cura se e chi diffamare : tanto poi – almeno nel caso del giornalismo professionale – sarà l’editore a pagare. Se l’editore è ricco e ha molti interessi extra-editoriali da difendere, in politica o in economia, ci si può dedicare con zelo alla diffamazione degli avversari del padrone senza grosse preoccupazioni. Se disgraziatamente si dovesse andare sul penale e si rischiasse la galera per le troppe recidive, si può sempre dire che c’è un attacco alla libertà di opinione e fare la parte del martire.

Last but not the least : dato che l’istituto del guidrigildo prevedeva che una parte del risarcimento fosse versato allo stato, questo costituirebbe un formidabile strumento per rimpinguare le casse pubbliche. E per svuotare le carceri sovraffollate. Qualcuno lo faccia presente a Monti e a Napolitano.

Il guidrigildo di Cocilovo

Molti giornali hanno riportato la ricostruzione della vicenda della condanna di Sallusti a 14 mesi di reclusione. Riassumiamo la vicenda. 

Nel 2007 una ragazzina di tredici anni si sottopone all’aborto del bambino avuto dal fidanzatino di quindici. La bimba ha una storia personale complicata, è orfana ,viene affidata a vari istituti, subisce violenze prima dell’arrivo in Italia, viene adottata all’età di otto anni. I genitori adottivi poi si separano. La ragazzina fa uso di alcool e ecstasy, rimane incinta e la madre la convince ad abortire. La bimba in preda a esaurimento nervoso subisce anche un ricovero in neurologia.

Renato Farina

Renato Farina, usando lo pseudonimo di Dreyfus, però scrive sul quotidiano Libero, allora diretto da Sallusti, che «il magistrato ha ordinato un aborto coattivo»; che i genitori volevano «cancellare con bello shampoo di laicità» la maternità di una giovane madre. Per finire, la ciliegina sulla torta : «Se ci fosse la pena di morte, se mai fosse applicabile, questo sarebbe il caso. Al padre, alla madre, al dottore e al giudice». Per Farina, la coerenza è tutto : condanna l’aborto come omicidio e propone la morte di quattro persone. La legge del taglione o la sharia islamica sono troppo timide e permissive; non sarà una sana rappresaglia nazista, ma in mancanza di meglio …

Il giudice tutelare Giuseppe Cocilovo – che ha operato secondo quanto prescrive la legge – si è sentito diffamato e ha presentato denuncia. Ne è seguita la condanna di Sallusti, allora direttore responsabile di Libero, nei tre gradi di giudizio, per avere pubblicato notizie false e mai smentite. Solo dopo che il suo nome è stato fatto da Feltri a Porta a Porta, Farina – l’agente Betulla pagato dai servizi segreti, radiato dall’albo dei giornalisti e nel frattempo fatto eleggere al Senato dal PDL – ha ammesso di avere scritto lui l’articolo incriminato e chiesto la grazia per Sallusti.

Al giudice Cocilovo i magistrati hanno riconosciuto in sede civile un risarcimento di 30.000 euro. Gli avvocati di Sallusti, in vista della possibilità anche di una condanna penale definitiva, hanno invocato la remissione della querela. In cambio il giudice ha chiesto che il giornale pubblicasse almeno una rettifica e il versamento di 20.000 euro a Save the Children, un’organizzazione umanitaria che si occupa dei bambini. Cosa che Sallusti non ha voluto fare, dichiarandosi vittima di una legge “fascista” che punisce i reati di opinione (da quale pulpito …) e che non era disposto a barattare la propria libertà per un pugno di soldi.

Ci sarà sfuggito, ma il nostro martire della libertà di opinione non ha mai protestato per le condanne penali, sia pure non definitive, di colleghi come Travaglio, condannato in primo grado a 8 mesi per diffamazione di Previti (!), né per i tentativi del PDL di introdurre il carcere per i giornalisti che avessero pubblicato intercettazioni telefoniche prima del dibattimento. Anzi …

Opinione e diffamazione

Come dicevamo prima, quasi tutti i giornalisti e i politici si sono schierati con Sallusti, sotto la bandiera della libertà di opinione. Per loro la diffamazione passa in secondo ordine o non esiste. Vediamo alcune loro dichiarazioni secondo quanto riportato dai maggiori quotidiani italiani (vd. Repubblica, il Corriere, Il Giornale Il Fatto) :

1 – “Opinionisti”

  • Angelino Alfano, segretario di un partito che voleva introdurre il carcere per i giornalisti all’interno di una iniziativa di legge per limitare la pubblicazione delle intercettazioni : “La condanna assume i contorni di un’intimidazione inaccettabile”.
  • Daniela Santanchè, ex-sottosegretario del Governo Berlusconi : “Questo Paese fa schifo e spero che gli italiani scendano in piazza perché abbiamo raschiato il fondo. Sono sotto shock”.
  • Ezio Mauro, direttore di Repubblica : “Non si può andare in galera per un’opinione, anzi per il mancato controllo su un’opinione altrui.”
  • Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, ed ex-appartenente alla P2 : “Una sentenza liberticida che segna una delle pagine più buie della magistratura italiana”.
  • Ferruccio De Bortoli, direttore de Il Corriere della Sera : “E’ davvero molto grave che si arrivi ad ipotizzare il carcere per un collega su un cosiddetto reato d’opinione”.
  • Franco Siddi, segretario della Federazione Nazionale della Stampa: “E’ sconvolgente. In questo momento siamo tutti Sallusti”
  • Gad Lerner, conduttore TV: “La sentenza è “eccessiva nella pena comminata e quindi sbagliata”.
  • Giovanni Floris, conduttore di Ballarò “E’ un fatto molto grave che lascia increduli”
  • Ignazio La Russa, ex-AN che ha dichiarato di non offendersi se viene definito fascista : “Credo che il Parlamento e il Governo non possano restare inermi di fronte a fatti come questi e debbano porvi immediatamente rimedio”.
  • Lucia Annunziata, giornalista TV : “La notizia della conferma della condanna a Sallusti è terribile. E’ una cosa sbagliatissima e un precedente inquietante”.
  • Marco Tarquinio, il direttore di Avvenire, successore del famoso Boffo, manganellato mediaticamente da Feltri e costretto alla dimissioni: “Nessuno dovrebbe andare in carcere per questo reato”. Chissà se Boffo è dello stesso parere.
  • Marco Travaglio : esprime una posizione articolata, ma conclude con un “salvate il soldato Sallusti”. Affermazione che, visti i rapporti che corrono tra i due, a molti sarà suonata sorprendente.
  • Maurizio Belpietro, direttore di Libero : “Questo mestiere non si può più fare. Se i giornalisti devono pagare con la propria libertà le opinioni che esprimono, non si può più fare”.
  • Roberto Maroni, segretario della Lega e unico ex-Ministro dell’Interno del mondo ad aver subito una condanna per resistenza a pubblico ufficiale, per aver addentato il polpaccio a un poliziotto: “l’invito che faccio a Sallusti è: resisti resisti resisti”. Forse gli suggerisce di mordere tre volte il polpaccio a Cocilovo.
  • Silvio Berlusconi. ex- Presidente del Consiglio: “Chiederemo al governo di intervenire urgentemente in tal senso affinché casi come questi non si possano più verificare e nessuno possa essere incarcerato per avere espresso un’opinione”.

2 – “Diffamazionisti”

Se molti sono gli “opinionisti”, pochi al contrario i “diffamazionisti”. Tra questi riportiamo le posizioni del magistrato diffamato, di Beppe Giulietti, di Carlo Blengino, dei Massimo Fini e di un commentatore a un articolo di Michele Serra.

Il magistrato Cocilovo, la parte offesa: “Sarebbe bastata una lettera di scuse. Non a me, per carità, quanto ai lettori, per la notizia errata pubblicata dal giornale. E invece nulla, in sei anni quella lettera non è mai arrivata”. Poi il magistrato pone un problema che nessuno degli opinionisti sembra considerare : “Però, mi dica: cosa dovrebbe fare una persona quando è diffamata e un giornale non corregge i propri errori?” (Intervista a La Stampa di Torino)

Beppe Giulietti, stesso giorno, stesso giornale:Non con Sallusti, ma con l’articolo21”. Giulietti chiede alla destra una “riflessione autocritica sugli editti bulgari, sui conflitti di interesse, sulle espulsione dei cronisti sgraditi, sulle leggi bavaglio.”

Carlo Blengino, avvocato, parla della tempesta perfetta suscitata dal caso Sallusti, in qeusti termini:

( http://www.ilpost.it/carloblengino/2012/09/23/sallusti-la-tempesta-perfetta) :

Antefatto perfetto. “Una minorenne, l’aborto, il diritto alla vita; visioni laiche e visioni confessionali, su temi che agitano le nostre instabili coscienze”.

Epilogo perfetto. “Si sente lo stridore delle catene. Il Direttore, e con lui la libertà d’espressione finiranno in galera mercoledì, se la Cassazione non ripara l’inciviltà”.

Però, secondo Blengino, non tutto è perfetto: Sallusti a detta di Feltri sarebbe stato condannato “a sua insaputa”. Dopo le case di Scajola e le ristrutturazioni di Bossi, ci mancava pure il processo “a sua insaputa”. D’altro canto Sallusti con i suoi difensori ha interposto appello in secondo grado e ricorso in Cassazione: possibile che non ne sapesse nulla?

Continua Blengino : “Il sospetto è che, almeno in alcune realtà editoriali, i danni da diffamazione siano gestiti come un costo “ordinario” e fisiologico della macchina mediatica. Il rischio è che, senza responsabilità personali. .. le possibili diffamazioni dipendano da un mero calcolo di conto: dalle vendite o dalle convenienze dell’editore, per qualsivoglia fine. La macchina del fango che appassionava alcuni mesi fa molti giornalisti oggi indignati, è figlia di questa impostazione.

Massimo Fini, su il Fatto del 25 settembre 2012, manifesta il proprio disaccordo con Travaglio che avrebbe svolto una pura difesa corporativa.Travaglio vorrebbe escludere il carcere per ciò il giornalista scrive : il diffamato dovrebbe accontentarsi di una rettifica e, se questa non c’è, adire a vie legali, penali e civili. Domandiamo a Travaglio : ma non è proprio quello che è successo nel caso in specie?

Fini ricorda che dal dopoguerra ad oggi l’unico giornalista a finire in carcere per diffamazione è stato Giovannino Guareschi. E aggiunge che “il nostro Codice penale non fa distinzione fra diffamazione dolosa e colposa e non prevede che la rettifica sia esaustiva”. La legge deve essere uguale per tutti : “Noi giornalisti non siamo cittadini speciali, killer con la “licenza di uccidere” … Dobbiamo rispondere di ciò che scriviamo.”

Commento di triskel182 a L’Amaca del 26/09/2012 di Michele Serra (Repubblica)

la galera, per chi insulta o diffama a mezzo stampa, è una pena sproporzionata… Ma questo non alleggerisce di un grammo le responsabilità morali e sociali di chiunque usa pubblicamente le parole… L’articolo (di Farina, n.d.A.) … divulgava notizie false… È lo stesso genere di giornalismo che molti anni prima… arrivò a pubblicare su un quotidiano milanese della sera nome, cognome e indirizzo delle donne di Seveso che avevano deciso di abortire per timore degli effetti della diossina. Brillanti carriere sono nutrite anche di queste sconcezze. La legge, effettivamente, è uno strumento goffo e inadeguato per misurare certi abissi”.

Libertà di opinione e responsabilità dei giornalisti : che fare?

Il premier Mario Monti ha dichiarato: “Bisogna trovare un equilibrio tra i due beni della società: la libertà di stampa e la tutela della reputazione delle persone. Ci sono – aveva osservato – diverse soluzioni in diversi Paesi, è naturale per noi italiani fare riferimento alle posizioni dell’Unione europea”. Aspettiamo fiduciosi. Ma mica tanto.

Nell’attesa, riportiamo alcuni passi dell’articolo di Barbara Collevecchio su Il Fatto del 27 settembre 2012, “Sallusti, un martire?”

I giornalisti hanno un grande potere, influenzano la collettività. Uno psicologo o un medico che creano danni ad un paziente sono radiati dall’ordine e messi nelle condizioni di non fare più del male. … Ma ci rendiamo conto dei danni psicologici che subisce una persona vittima di calunnia e diffamazione? Sbattete il mostro in prima pagina, poi rettificate con un trafiletto, intanto una vita e una reputazione sono distrutte. No, questa libertà di distruggere l’altro in nome dello scoop o delle vendite e della fama io non mi sento di concederla a nessuno. La legge va cambiata? Sono d’accordo, nessuna galera, ma che l’ordine dei giornalisti elimini immediatamente le persone con scarso senso di responsabilità e dannose”.

Sarei d’accordo in linea di massima con la Collevecchio: ma se poi un direttore come Sallusti, che continua a far scrivere un giornalista radiato dall’Albo come Farina, viene sanzionato solo con due mesi di sospensione non andiamo molto lontano. Perché non è stato radiato anche Sallusti, che, come scopriamo adesso, anche dopo la sospensione ha continuato a ospitare gli articoli di Farina sotto pseudonimo, fregandosene dei provvedimenti dell’Ordine dei Giornalisti?

Sarebbe allora “indispensabile istituire la figura del Giurì per la lealtà dell’informazione” per poter tutelare il cittadino diffamato “anche attraverso una rigorosa applicazione dell’istituto della rettifica.” Ma questo, come abbiamo visto, non sarebbe sufficiente.

Massimo Fini, nel suo articolo su Il Fatto prima citato, avanza le seguenti proposte che mi appaiono assai ragionevoli:

1 – “Un tempo… si querelava “con ampia facoltà di prova”. Se il giornalista dimostrava di aver scritto il vero era a posto. La “facoltà di prova” dovrebbe essere resa obbligatoria in ogni procedimento penale per diffamazione.”

2 – Dovrebbero essere inibite le azioni civili di danno prima della querela penale.

3 – I politici e le aziende “inondano i giornalisti con azioni penali e civili per diffamazione con richieste milionarie di risarcimento che sono chiaramente intimidatorie. Se un presunto diffamato perde la causa dovrebbe essere obbligato a pagare una penale proporzionata alla sua richiesta. Così ci penserebbe due volte.” Troppo facile chiedere a un giornalista 10 milioni di euro solo per intimidirlo, e poi, nel caso che costui vinca la causa, rimetterci solo qualche migliaio di euro di spese legali.

Concludendo :dobbiamo forse difendere le macchine del fango per difendere la libertà di opinione e di stampa? Siamo d’accordo con gli “opinionisti” che la libertà di opinione sia una cosa delicata: se si comincia a incarcerare qualche giornalista c’è il rischio di finire come nella Russia di Putin o come la Cina. Ma i giornalisti devono andare impuniti, come la casta dei nostri parlamentari e se la possono cavare sempre e comunque col guidrigildo?

Blengino ci risponde saggiamente che “La libertà di espressione e la libertà di stampa si difendono meglio, soprattutto sui giornali, se non si difendono anche le violazioni dei diritti altrui. E dei propri doveri, anche di quello di sapere. Dopo di che si discuta pure dell’adeguatezza di questa o di quella sanzione …”

Dulcis in fundo: l’opinione di Marcello Veneziani

In questo blog ho già confessato una simpatia istintiva per Veneziani, dato che il mio compagno di banco alle medie si chiamava proprio come lui, stesso nome e cognome. Veneziani, ora disilluso dal berlusconismo e confinato nel ridotto della sua rubrica Il Cucù su Il Giornale, ormai non cerca più di giustificare il bunga bunga presidenziale al figlio tredicenne. Tutt’al più parla delle mezze stagioni che non ci sono più e riceve commenti degli affezionati lettori del tipo “quando c’era Lui, caro lei!”.

Ma il 28/09/2012, Veneziani ha un improvviso scatto di orgoglio e grida forte e chiaro: “In un Paese così, dove milioni di reati restano impuniti, dove migliaia di ceffi da galera vanno in giro, e dove il direttore di un giornale va in carcere per un articolo pubblicato sul suo giornale, io non ci vorrei vivere.”

Sul sito WEB de Il Giornale il lettore “IlCapitalista”, alle 19:09 dello stesso giorno commenta perfidamente : “E’ vero, che schifo un paese dove chi pubblica notizie false e diffamatorie pensa di passarla liscia … E’ proprio come dice lei Veneziani “un Paese così, dove la verità vale meno dell’appartenenza”, cioè un paese dove giornalisti, forti del potere politico ed economico che li protegge, possono diffamare attraverso notizie false e fare anche la vittima, per poi trovare gente come lei Veneziani, pronta a darle manforte solo per convenienza. Ha ragione è proprio uno schifo.”

Il fatto è che non c’è più Lui, caro lei. E anche Lei, caro Veneziani, che alla macchina del fango non si è mai abituato fino in fondo, ormai si sente poco.

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Sgarbi vuole fare lo sgambetto a Grillo e contro la crisi dei partiti ne lancia un altro : “Il Partito della Capra” – Inizia la saga delle Liste Civiche per le elezioni politiche del 2013.

Posted by pocavista su 12 giugno 2012

Partiti e politica in crisi? Colpa di Grillo e del suo Movimento 5 Stelle?

I partiti e i parlamentari eletti con il “porcellum” ormai sembrano in preda ad una sorta di cupio dissolvi in un clima da fine impero :

  • anche in questi giorni si spartiscono le poltrone delle Authority “indipendenti” (dovrebbero essere indipendenti dai partiti, prima di tutto);
  • prendono per i fondelli i cittadini sul taglio dei rimborsi elettorali, del numero dei parlamentari e dei loro scandalosi emolumenti;
  • continuano a scannarsi per le nomine RAI; alcuni (come i parlamentari del PDL) cercano di sterilizzare le nuove norme anticorruzione;
  • salvano il sen. De Gregorio dagli arresti domiciliari (il diversamente magro Senatore è l’antesignano dei Razzi e degli Scilipoti, tutti transfughi dall’ IDV e accampati nelle allora comode schiere berlusconiane).

E ci fermiamo qui.

Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che il successo di Grillo e del suo Movimento non sono la causa, ma l’effetto della degenerazione del sistema dei partiti e della politica “ufficiale”.

La “gente” – anche quella un tempo berlusconiana – chiede aria nuova?

Berlusconi, si sa, è un eccelso professionista del marketing : la gente vuole i giovani? E lui dichiara che chiederà ad una società di marketing di selezionare 100 giovani per costituire la nuova classe dirigente del PDL. In questo B. è coerente con la sua singolare concezione della democrazia di partito-azienda in cui a scegliere chi comanda non sono i militanti di partito. Il compito spetta sempre lui, il Leader Supremo, che ieri ha cooptato direttamente Alfano, oggi si avvale di una sua società di fiducia.

Questo non basta, perché la “gente” non subisce più il fascino del nome PDL? Ebbene si studia il restyling del partito, gli si cambia nome e confezione : già usati Forza Italia, Popolo della Libertà, Partito della Libertà, Partito del Buongoverno, mentre il marchio Italia Pulita depositato nei giorni scorsi da Berlusconi sembra essere invece il clone di un marchio già depositato da un altro.

E’ un po’ come se la FIAT, di fronte all’insuccesso commerciale di una sua auto (si pensi alla famigerata UNO con la coda, la DUNA, probabilmente una delle auto più orribili mai prodotte dall’intera industria automobilistica mondiale) la riproponesse tale e quale, però in colori e nomi differenti (per es. Verde : GreenBelt; bianca : EcoCar; Marrone ; BrownSugar Point; Nera : Black Room) per cercare di piazzarla in differenti segmenti di mercato.

In soldoni – di fronte all’implosione del PDL – si cerca di diversificare il prodotto, sempre lo stesso, proponendone però più formati o contenitori. L’idea della nuova linea di prodotti, che circola da un po’ di tempo nel PDL, è stata esplicitata da Vittorio Sgarbi in un’intervista al IL Giornale l’11 giugno 2012.

La saga delle nuove liste di destra : dal “Silicone”, agli “Amici degli animali” fino al “Partito della Capra”

Sgarbi spiega che lancerà su scala nazionale un suo partito, il Partito della Rivoluzione, una sorta di Movimento 5 Stelle di destra, che cercherà di sottrarre consensi agli “incazzati” che guardano a Grillo.

Accanto al suo partito, per dare ampia possibilità di scelta agli elettori di destra allo sbando, ci dovrebbero essere (i nomi non sono ancora noti, ma qui noi li definiamo con nomi di comodo, n.d.A.) il “Partito del Fascio alla Vaccinara” di Storace; il “Partito degli Amanti del Silicone e del Latex” della Santanchè; la lista “Centro Massaggi Cervicale” di Bertolaso; la lista “Amici degli Amici degli Animali” della Brambilla; il “Partito di Fascio e di Governo”, ovvero la nuova AN dei Gasparri e dei La Russa; il “Partito dei Carini” di Montezemolo.

Ma la componente di Forza Italia del PDL? Sgarbi spiega: “Si spacchetta in Forza Italia Senior, dove Berlusconi sarà costretto a essere capolista con quelli da più tempo con lui, e prenderebbe il 12 per cento, e una Forza Italia Junior per fare spazio ai volti nuovi, e varrebbe il 6.”. Senza contare la Lega. Questo, secondo lui, permetterebbe alla destra di vincere di nuovo le prossime elezioni.

Sgarbi chiarisce la sua idea : «Oggi il centrodestra è dimezzato rispetto a quattro anni fa. I suoi voti sono evaporati, ma non sono andati a sinistra: quando è andata bene sono diventati di Grillo, perché Grillo è come una volpe nel pollaio, ruba dappertutto come dimostra il caso Parma. .. Allora a destra bisogna creare un riferimento che sia protestatario quanto Grillo e gli impedisca di fare razzia.». Lu ipunta nientepopodimeno che al 10% dei voti, con il suo conservatore Partito della Rivoluzione, dal vago sapore messicano paese in cui un singolare ossimoro, el Partido Revolucionario Institucional, domina la scena politica da più di 80 anni.

Poi il noto gentleman e critico d’arte non riesce ad trattenersi da un suo giudizio sul personaggio Grillo, dando prova del suo proverbiale bon ton e rispetto per gli altri : «Il livello mentale di questo poveretto (Grillo, n.d.A.) è tale che se trova uno come me, io me lo mangio perché abbiamo in comune la “pars destruens”, quello che non funziona e va cambiato, ma io ho anche una “pars construens”. Grillo si è dato il nome di un albergo, Cinque stelle, a riprova che non vuole una poltrona, ma una camera di lusso».

Dulcis in fundo, la domandina sul premier, che secondo Sgarbi dovrebbe essere “Il candidato della lista più votata, oppure quello indicato dalla lista egemone in concerto con le piccole”.

Il che, tradotto in italiano, suona, per chi avesse dubbi : sarà sempre Berlusconi a decidere.

Commenti

Sul sito WEB de IL Giornale si sono susseguiti i commenti dei lettori, alcuni di appoggio, ma molti di critica :

#35 giottin (2468) il 11.06.12 alle ore 14:25 scrive:

Partito della rivoluzione, sa tanto di “hasta la victoria siempre” di che gueveriana memoria e questo non va bene. In quanto a Sgarbi se si impegna solo un pochettino prevale su Grillo in quanto a parolacce e questo non va altrettanto bene.

Io condivido molto di quello che dice Sgarbi, però in quanto ad affidabilità……lascia poche speranze, basti vedere come sono finite le sue performance da sindaco in vari Comuni”.

#27 Demostene2010 (140) il 11.06.12 alle ore 12:14 scrive:

Bravo Vittorio! Dopo il successo travolgente di Salemi è arrivato il momento di prendere in mano le sorti del Paese! Un altro fallito che invece di lasciare raddoppia…pochi ne avevamo...”

#22 jimisong (27) il 11.06.12 alle ore 11:12 sottolinea l’alto concetto di educazione, condiviso dal critico d’arte e dal comico:

A Vittò provaci pure tu! Almeno ci facciamo quattro risate sui duelli di parolacce con Grillo! Non vedo l’ora

Ma il suggerimento migliore che consentirà al partito di Sgarbi di ottenere tutto il successo che merita, arriva dal lettore #33 barone_1 (22) che il 11.06.12 alle ore 13:39 scrive:

Suggerisco come nome della lista civica: “capra capra capra”. Semplicemente geniale

PS – Per chi volesse saperne di più su Vittorio Sgarbi, riproponiamo qui di un nostro vecchio post, che ripercorre la carriera professionale e politica del Nostro.

Da Stravinskij a Berlusconi

Su “Il Giornale” del 1 febbraio 2011, Sgarbi scrive un articolo sul caso Ruby, dove  immagina un eventuale interrogatorio di Berlusconi da parte della Bocassini, in cui afferma che “Berlusconi in privato …fa ascoltare” l’Uccello di Fuoco”  alla sedicente nipote di Mubarak”. Inevitabile la domanda : l’Uccello è quello di Igor Stravinskij o quello dello statista di Arcore?

Sgarbi  – da presunto cultore della materia – si intrattiene volentieri sul rapporto tra uomini politici e mondo femminile, spesso popolato da giovanissime aspiranti al successo, come Nicole Minetti, disposte a “un rapporto affettuoso” con  un uomo politico anziano dal “flaccido don” (siamo debitori di questa bella definizione a Lameduck) –  “c…lo flaccido”, così l’ha definito la Minetti intercettata, parlando di un uomo ricco, potente e soprattutto generoso di cui si sarebbe invaghita.

Nell’articolo, fa capolino la visione del mondo di Sgarbi sulle donne, che lui pensa di conoscere bene, dato che ne frequenta “cinquanta a settimana”. Roba da far impallidire il presunto harem di Berlusconi.

Già in precedenza Sgarbi su Il Giornale aveva parlato di Fini e di Berlusconi e del loro rapporto con le donne, criticando Fini e lodando Berlusconi.

Tutto nasce quando Sgarbi rilascia un’intervista al settimanale “A” sul caso Fini-Tulliano-casa di Montecarlo.   Feltri si butta a pesce e il 14 agosto pubblica un’articolessa del primo cittadino di Salemi.

Vittorio Sgarbi. Chi era costui?

Tutti sanno chi è Sgarbi. Garbato, cortese, assai rispettoso con gli interlocutori che dissentono da lui, riservato, fedele. Tiene molto alla legalità, tanto è vero che non si conoscono nemmeno sue infrazioni ai divieti di sosta. In effetti ha girato per anni con la scorta di stato pagata dai contribuenti.

Si dichiara critico d’arte e polemista. Molti nutrono più di un dubbio sulla prima qualifica, mentre sulla seconda non possiamo che convenire. Se qualcuno non ne fosse convinto, può consultare su Youtube la hit parade delle performance televisive del pacato intellettuale.

Sgarbi – da vero uomo di mondo – si muove a tutto campo, come risulta dal suo curriculum. sgarbi-incazzato-2Su Wikipedia qualcuno si è preso la briga di elencare le sue numerose condanne – per truffa ai danni dello stato (definitiva) e soprattutto per diffamazione – cui si è talvolta sottratto, suo malgrado, con indulti e prescrizioni.

Ma ciò a cui tiene di più sembra sia la coerenza. Al riguardo,  Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Sgarbi) riporta anche il robusto curriculum delle militanze politiche del Nostro:

  • Partito Comunista Italiano, che lo ha candidato a sindaco di Pesaro;
  • Partito Socialista Italiano, per il quale è stato consigliere comunale a San Severino Marche;
  • DC-MSI, alleanza con la quale è stato eletto sindaco di San Severino Marche nel 1992;
  • Partito Liberale Italiano, per il quale è stato deputato;
  • Partito Federalista, che ha fondato nel 1995 e poi lasciato per aderire alla Lista Pannella;
  • Lista Marco Pannella, con la Lista Pannella-Sgarbi, abbandonata dallo stesso Sgarbi prima delle elezioni;
  • Forza Italia, nella quale ha inglobato il suo movimento I Liberal Sgarbi-I libertari;
  • Partito Repubblicano Italiano con il quale si è alleato per le elezioni europee nel 2004;
  • Lista Consumatori, con la quale si è candidato per le Politiche del 2006, senza essere eletto;
  • UDC-DC, alleanza con la quale è stato eletto sindaco di Salemi nel 2008;
  • Movimento per le Autonomie con il quale è stato candidato alle Elezioni europee del 2009 nel cartello elettorale del Polo dell’Autonomia nella circoscrizione Isole.
  • Con Rete Liberal, alle regionali 2010 del Lazio ha sostenuto Renata Polverini

Ha inoltre fatto parte dell’Unione Monarchica Italiana”.

Roba da fare invidia all’implume Capezzone, ancor giovine di bottega, che però si farà, visto l’impegno che mette nel passare repentinamente da uno schieramento all’all’altro.

Ci preoccupa l’assenza nel suo curriculum della Sudtiroler VolksPartei e del Movimento per la Ricostituzione del Sacro Romano Impero, ma siamo sicuri che colmerà al più presto queste inaccettabili lacune..

Visto da quale pulpito vien la predica, andiamo a vedere che cosa ha dichiarato il Nostro. Sgarbi, che per due anni ha “mantenuto il doveroso rispetto per Gianfranco Fini” , fin qui non ha detto niente. Ma dopo quello che sta succedendo, avverte l’ obbligo morale di prenderne le difese, dando una sua versione. Fini si è innamorato di questa “ragazza semplice e buona”… “La Tulliani, pure intelligente, è certo più bella che intelligente.” Fini come ogni “uomo innamorato non vede la realtà com’è, e interpreta in modo positivo ciò che altri giudicano malizioso”… “Non voglio dire che Elisabetta Tulliani volesse «sistemarsi». Voglio dire che Fini non doveva farsi sistemare.”

E qui inizia l’affondo : “Si può dunque pensare, anzi oggi è una certezza, che Fini sia stato, nella considerazione popolare, sopravvalutato”

Sgarbi a questo punto mostra tutto il suo talento per rubriche come la posta del cuore dei settimanali femminili. Parla delle ragazze “nell’orbita di uomini di fresco potere del centrodestra”, spesso raccomandate per intraprendere carriere artistiche e televisive. gif-ragazza-che-cammina-sexy1Ma anche delle donne della stagione politica precedente, “dominatrici di altri politici democratici o democristiani”. … “Donne di personalità forti che hanno letteralmente «occupato» i loro uomini condizionandone scelte e destini. Come per Fini, l’epilogo di Mastella si deve al cieco amore per Sandra. Clemente ha fatto saltare tutto, ha perduto se stesso, e ha fatto cadere Prodi per amore di Sandra. Quando essa è stata incriminata, non ci ha visto più e ha abbandonato tutto.” Adesso Alberoni può anche andare in pensione.

Però lui, Sgarbi, mica si fa condizionare dalle donne, come i comuni mortali di sesso maschile. “E ciò – rivela Sgarbi – li differenzia da me, e, anche se in modo più artigianale, da Berlusconi, che ha una sua «ingenuità», che amiamo essere «visitati», non «occupati». E non ci lasciamo travolgere né dal fascino, né dal potere seduttivo di una donna.” Anche Sgarbi, come il Berlusconi così definito dal suo avvocato di fiducia, si vanta di essere una sorta di ghedinesco “Utilizzatore Finale”.

D’altro canto Sgarbi afferma che “la Tulliani … non è dominatrice. Chiunque poteva prenderne le misure e non farsi travolgere dal suo giovanile entusiasmo. Meno Fini.” Con la scusa della difesa del Presidente della Camera, a Fini viene dunque affibbiato di fatto il ruolo del pirla che si fa infinocchiare dalla “sgallettata” di turno. L’abilissimo Sgarbi strizza l’occhio al maschilismo di molti elettori di destra,sgallettata-1 che provano una sincera ammirazione per l’Utilizzazione Finale (“una botta e via”è l’elegante espressione di uso comune) e una commiserazione per chi “ci casca”. L’invidia nei confronti del Leader Supremo non è assolutamente appannaggio dei “sinistri”, come la vulgata di destra vuol far credere. La maggior parte dei maschietti di destra, costretta a una “modica dose” di sesso coniugale, guarda con invidia a chi si può permettere l’overdose di sesso extraconiugale (vero o presunto, non ha importanza) con attricette e veline che appare privilegio del potere. Lo ius primae noctis, appreso nei lontani tempi di scuola, riemerge con forza ad opera dei nostri satrapi da avanspettacolo. Al riguardo, in un’intervista rilasciata a “Il Secolo XIX” di Genova, Sgarbi non ce la fa più a trattenersi e, come fosse con gli amici al Bar Sport, si lascia andare a questa dichiarazione “Io frequento 50 donne a settimana e, così come non ho storie d’amore con tutte, da tutte mi libero”. Come a dire “a me Silvio e il Merolone mi fanno una s…”. (Sgarbi dovrebbe sapere che in giro c’è chi conosce non solo Geminello Alvi, ma anche Plauto e il suo Miles Gloriosus e potrebbe fare imbarazzanti paragoni).

Mentre il Fini innamorato è “sorprendente e pericoloso”, al contrario “… l’abile, seppur generoso, Silvio, non ebbe dubbi, non si lasciò travolgere… si è liberato di tutte, anche di Veronica.”berlusco-fa-le-corna

Ma il gentleman ferrarese fornisce materia anche per le gentili lettrici di destra, indotte a pensare che di Fini non ci può fidare perché ha tradito la moglie per una “sgallettata” qualsiasi.

Sgarbi completa il servizietto a Fini, iniziato da Feltri :

  • tradisci il patto con gli elettori del PdL perché dissenti da Berlusconi (Feltri)
  • tradisci la fiducia del tuo stesso ex-partito (Feltri, che accusa Fini di uso privato di beni del partito) e non puoi fare il moralizzatore (altro slogan molto in voga tra i destri e i Grillini : “Il più pulito ci ha la rogna”);
  • infine sei un uomo “dabbene” che si lascia abbindolare dalla prima “velina” e quindi come si fa a fidarsi di te (Sgarbi)?

Ed ora si arriva al dunque. Qualcuno ancora pensa che Fini abbia mostrato disaccordo con Berlusconi per ragioni politiche, come legalità, federalismo e quisquilie di questa natura? Macché, Sgarbi fa sapere che il Fini “travolto dalla passione … si irrita quindi con Berlusconi per alcune sortite di «Striscia la Notizia»” che riguardano la sua compagna. E quindi conclude che “Da questa vicenda Gianfranco esce come un ingenuo, inadeguato a misurarsi con le realtà complesse e difficili della politica”.

In soldoni da “Il Giornale” si comunica alla platea della destra che Fini è: traditore (Feltri), imbroglione (Feltri), fesso (Sgarbi), incapace (Sgarbi). Ciapa su e porta a ca’.

fini-e-berlusca-dissenso

Certo che Sgarbi nell’operazione di demolizione della figura di Fini è assai più sottile di Feltri, che va giù con l’accetta. Se Feltri parla alla pancia degli elettori di destra, qui Sgarbi li titilla ancora più efficacemente dentro le mutande. D’altro canto è noto, non solo ai fan di De Andrè, che anche per il Re Carlo che “tornava dalla guerra … più che l’onor poté il digiuno!”.

All’autore di questo post, l’operazione di demolizione della figura di Gianfranco Fini appare invece strumentale e scandalosa. Molto al di là delle sue eventuali responsabilità nella vicenda monegasca, che la magistratura dovrà appurare. Certo, se si dovesse dimettere lui che non è nemmeno indagato, i due grandi Utilizzatori Finali, Berlusconi e Sgarbi – che qualche problemuccio con la giustizia ce l’hanno avuto – cosa dovrebbero fare?

Chi vuole consultare la hit parade di Sgarbi clicchi qui sotto :

http://youtu.be/lCQrKS5F1WE

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Lo Smutandato di Collegno al capezzale di Bossi

Posted by pocavista su 12 aprile 2012

Ferrara corre a salvare il leghismo bossiano in procinto di annegare nel "cerchio magico"

Nel post di ieri abbiamo ammesso che ci voleva Giulianone Ferrara per farci tornare sui nostri passi e non lasciare morire questo blog.

In passato ci siamo già occupati del diversamente smilzo Giuliano che, vista la mole, costituiva da solo il think tank delle ex-armate berlusconiane. Vedi :

https://svistasocialclub.wordpress.com/2011/02/12/prova-ferr/

https://svistasocialclub.wordpress.com/2011/06/09/3337/

https://svistasocialclub.wordpress.com/2011/03/14/svelato-cio-ci-prepara-in-segreto-giuliano-ferrara-ex-spia-della-cia-e-oggi-

 

Oggi il Nostro si è insediato nel ridotto TV di Radio Londra, dove si crogiola nel ruolo di ultimo dei Mohicani. Indiano sì, ma con un cachet di tutto rispetto, alla faccia dei lettori ultras de Il Giornale che rinfacciavano a Santoro (definito con coazione a ripetere nei loro commenti : “Sant’oro”) di percepire ciò che il mercato televisivo gli riconosceva.

Ma allo “smutandato di Collegno” la TV non basta : il bulimico Elefantino ogni tanto abbandona anche il suo quotidiano semiclandestino Il Foglio per impartire lezioni di buona creanza politica su Il Giornale.

Lo Smutandato, come al solito autocompiaciuto di andare controcorrente e di dimostrarsi politicamente scorretto, l’otto aprile pubblica un articolo sulla vicenda Bossi sull’house organ della famiglia B. Bellissimo il titolo : “Nessuno infanghi la canottiera che cambiò il Paese” . In soldoni Giulianone dice: “chissenefrega” se Bossi ha utilizzato dei soldi pubblici per la sua famiglia; al contrario bisogna rendere “gli onori militari” al barbaro padano. 

Ma quali sarebbero i meriti di Bossi? Secondo Ferrara è stato fra i pochi a lavorare per risolvere davvero i problemi degli italiani.  

Il fine intellettuale Ferrara prima prende le distanze dall’incolto druido, dedito ai riti dell’ampolla ripiena di inquinatissime acque del Dio Po. Giulianone ricorda che dopo la prima rottura con Berlusconi nel ’94 ,chiamò Bossi in TV “una cara salma”. Oggi lo definisce invece “uno spiantato da falsa laurea”, capo di “una tribù sciamannata”, fondatore di “una satrapia personale dai toni pagani”, “un padre debole e sentimentale”, un “marito birbaccione … rinchiuso nell’ovile del coniugio” causa malattia, colui che ha “flirtato con i mostri del secolo, da Milosevic in giù” , “ha usato una lingua da trivio”, “la sua gesticolazione corporale era la volgarità incarnata” e così via.

Ferrara, nella sua infinita bontà, sorvola su quisquilie come la xenofobia alimentata dallo stesso Bossi, le sue minacce di morte a un giudice, l’invito all’uso del tricolore per servizi di bassa igiene intima, le minacce di secessione e di rivolta armata, le accuse di contiguità con la mafia rivolte da Bossi a Berlusconi nel 97-98, le inutili e patetiche ronde padane, il grottesco trasferimento dei Ministeri guidati da leghisti a Monza (come di gente che si porta il lavoro a casa) e si potrebbe continuare. Lo Smutandato glissa anche sulla precedente condanna di Bossi per tangenti (200 milioni della maxitangente Enimont fatti sparire dall’allora tesoriere della Lega). Probabilmente Ferrara, da ex-craxiano, è abituato a veder circolare ben altre cifre tra i politici che contano.

Poi – con un perfetto non sequitur logico – lancia una scialuppa di salvataggio al celtico, definendolo una fondamentale chiave per l’incanalamento di pericolose rabbie nordiste. E lancia un ancor più sorprendente anatema ai suoi critici : “Se chi gli sputa addosso adesso avesse fatto un centesimo di quello che ha fatto Bossi per cercare soluzioni ai problemi veri italiani, avrebbe il diritto di parlare.”

Come si spiegano allora i salti mortali di Ferrara che cerca di recuperare il leghismo bossiano dopo averne preso le distanze come da un inguardabile lebbroso? Gratitudine per aver sostenuto il Vate della Patonza e votato tutte le sue leggi ad personam degli ultimi dieci anni? 

La gratitudine, la coerenza e il bene comune, nella politica italiana costituiscono ahimè valori deboli, al massimo buoni per le televendite in occasione di elezioni. Al contrario della convenienza.

Non sarà che tra qualche settimana ci sono le elezioni amministrative e senza un’alleanza elettorale con la Lega il PdL, già in grave crisi di consensi, rischia di essere buttato fuori da tutti i consigli comunali del Nord?

Se la conclusione di Ferrara non ci è inattesa, visto che cerca di dare sottobanco qualche decibel al debole grido “Forza Carroccio” lanciato da Sallusti nel suo editoriale, sorprendenti sono i numerosi commenti critici che il suo articolo ha suscitato tra i lettori de Il Giornale sul suo sito WEB. Ne riportiamo qualcuno tra i più significativi.

#5 idleproc (2682) il 09.04.12 alle ore 9:07 si chiede: “… Quindi, il vero merito di Bossi è stato quello della finta opposizione e di aver salvato la Casta, convogliando … la spinta popolare che voleva cambiare la classe dirigente”  su obiettivi fumosi e improbabili come la secessione?

#15 giangi85 (363) il 09.04.12 alle ore 9:50 domanda : “Ma cosa ha fatto il signor Bossi per migliorare il paese? Federalismo, mai. Padania, mai. Abbassamento delle tasse, mai. Incentivi per le imprese del nord, mai. Nell’ultimo governo Berlusconi fu anche ministro delle riforme e non ne ricordo una! L’opera di un uomo la si giudica dai risultati, non dalla visione romantica del suo percorso.” Il lettore conclude che “La Lega ha contribuito al degrado culturale e sociale della destra italiana ed ora che abbiamo smascherato i loro dirigenti ladroni non ci resta che affossarli definitivamente.”

#20 delon (48), il 09.04.12 alle ore 10:10, afferma che “Bossi è stato ed è un insulto per il paese. La sua volgarità ,il suo opportunismo , il suo fare politica da troglodita, il suo sistemare in politica i figli semianalfabeti, la sua gestione … della Lega sono stati un passo ulteriore nella melma che caratterizza la politica italiana”. Poi aggiunge che Bossi richiama alla mente “le vecchie cariatidi sovietiche ( Breznev, Andropov ) che giravano barcollando come fantasmi”

#23 pipporm (200), il 09.04.12 alle ore 10:14, ritiene sconcertante l’articolo di Ferrara e rileva che “Il nord esisteva prima di Bossi e i problemi non li ha risolti, li ha creati. Se alcuni suoi principi erano stati innovativi, il tutto è andato a ******e perché è stato come gli altri, con surplus di violenza verbale, odio e volgarità. Ferrara sembra più ispirato a difendere chi ha creato speranze, senza tener conto delle delusioni e delle illusioni. Lo ha fatto già con Berlusconi ed oggi ci riprova con Bossi.”

Infine il lettore #2 nonmi2011 (313), il 09.04.12 alle ore 8:35, chiosa conclusivo e sarcastico :

Se c’era una sola, tenue, speranza che Bossi si potesse salvare, ora è veramente finita…. è finita nel preciso momento in cui Giuliano Ferrara (G.F.) ha deciso di difenderlo. G. F., notoriamente, non porta buono: è stato comunista e sappiamo come è andata a finire; craxiano e sappiamo come è andata a finire; berlusconiano e sappiamo come è andata a finire. …Il povero Umberto, appena leggerà l’articolo… cercherà, lentamente, di avvicinare la sua mano destra ai suoi attributi per una toccatina propiziatoria. Ma anche questo gesto, di fronte alla sfiga che porta G. F., non servirà, purtroppo, a nulla.”

A questo punto non rimane che sperare che Ferrara aderisca anche al movimento di Scilipoti. Hai visto mai?

https://svistasocialclub.wordpress.com/2011/06/09/3337/

https://svistasocialclub.wordpress.com/2011/03/14/svelato-cio-ci-prepara-in-segreto-giuliano-ferrara-ex-spia-della-cia-e-oggi-“fine-chirurgo-del-pensiero”-con-il-suo-“radio-londra”/

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E adesso con chi ce la prendiamo?

Posted by pocavista su 11 aprile 2012

E adesso con chi ce la prendiamo? Dobbiamo confessare che, da quando il nostro amato Leader Supremo, l’arcoriano “Vate della Patonza”, ha dovuto lasciare le redini del Governo a Monti, eravamo tentati di mollare il nostro blog. 

Come i blogger sanno, tenere un blog aggiornato, scrivere post originali e documentati è una fatica improba, ancorché non remunerata. La domanda “chi ce lo fa fare?” affiora più volte; la risposta che “è un dovere sociale” – sempre meno convinta – anche.

 

Il pubblico che frequenta i blog del resto preferisce di gran lunga una comunicazione molto sintetica, un po’ gridata, magari riassunta in una battuta, in una foto o in una vignetta. Grande è il rischio di essere superficiali, non documentati, sensazionalisti : il tutto per farsi leggere dai nostri quattro lettori che – spesso – si imbattono per puro caso nei nostri post, mentre cercano ben altro con Google.

Si pensi ad un aggregatore di blog come “OKnotizie”, che risulta essere forse il più popolare aggregatore italiano. I post di Svistasocialclub che hanno avuto maggiore successo di voti e di frequentazione su OKNotizie sono stati quelli più brevi, di tenore satirico, riassunti magari in una o due foto. Sono i post che costano meno fatica in termini di documentazione, sforzo di riflessione e di scrittura, a ottenere maggiore successo, per così dire, “di critica e di pubblico”.

E allora chi ce lo fa fare di leggere, documentarci e scrivere qualche riflessione su fatti e protagonisti della società italiana? Ebbene, ci siamo presi una pausa di riflessione di alcune settimane, durante le quali non abbiamo alimentato il blog : ci stavamo rilassando perché in effetti la “democratura” berlusconiana faceva meno paura di prima; l’algido Minzolini, il “fido” Fede, il druido Bossi e il mitico Trota si sono fatti da parte; probabilmente tra un po’ toccherà anche ai siliconi della Minetti lasciare la Regione Lombardia per ritornare ad occuparsi di igiene orale o di animazione per feste private. La triade di guastatori Santanchè, Lupi, La Russa è ormai costretta a strillare un po’ meno in TV. E perfino il funereo Sallusti l’abbiamo visto prodursi in qualcosa che somigliava ad un sorriso di circostanza.

Il tutto, mentre l’androide Monti, con quella sua voce prodotta al sintetizzatore, cerca di mettere una dolorosa pezza ad una situazione al limite del collasso finanziario, economico ed etico. Mentre i tre Poli devono appoggiarlo in Parlamento, “loro malgrado”.

Autore : Nicola Bucci

Ma ora il nostro amico Giuliano Ferrara, lo “smutandato di Collegno”, come lo abbiamo definito in un nostro precedente post, ci sta ritirando dentro per i capelli. Confessiamo che non riusciamo a sopportare i suoi pistolotti serali di Radio Londra, tanto intelligenti quando autocompiaciuti : il servo-libero Ferrara si ritiene talmente indipendente e controcorrente da risultare ancora più dedito di un Fede o di un Minzolini a difendere l’indifendibile, ovvero la causa di un padrone e dei suoi sodali di ieri ormai in piena bancarotta politica.

Militante padano DOC

Il nostro post e quelli futuri forse non piaceranno alla maggior parte del pubblico dei blog : saranno lunghi e un po’ noiosi. Ma li preferiamo così, visto che durano di più nel tempo, come gli elettrodomestici tedeschi che, non a caso, costano un po’ di più. 

Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo concluso : “chissenefrega” di OKNotizie.

A presto,  con il post su Giulianone. Pocavista

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La Cina è vicina? Il modello “’ndo cojo cojo” per immagini.

Posted by pocavista su 23 marzo 2012

La Cina è vicina” era un film di Marco Bellocchio del ’67 che ci fa ricordare i patetici filocinesi di casa nostra che se ne andavano in giro con il libretto di Mao e l’eskimo. Oggi la globalizzazione dei mercati finanziari e delle merci, e la deregulation nel mercato del lavoro (meno diritti e più precarietà, la cosiddetta “flessibilità”) viene invece propugnata dai moderni “cinesi” di casa nostra, che vestono impeccabili grisaglie firmate.

Il modello cinese dello “’ndo cojo cojo”, come molti sanno, ha due facce : appare vincente sul piano economico e per molte imprese; assai meno sia per i lavoratori sottoposti a feroce sfruttamento e privati dei diritti più elementari, che per gli abitanti di molte città asiatiche e di zone industriali, costretti a convivere con altissimi livelli di smog e inquinamento. 

Da un lato ci sono i pochi che accumulano immense fortune senza guardare troppo per il sottile (Balzac diceva che “dietro ogni grossa fortuna ci sta sempre un crimine” ; dietro immense fortune ci stanno spesso molti crimini). Dall’altro, ci sono i molti cui si dice “stai zitto, non pensare, lavora e cerca di non respirare”. E’ il comunismo in salsa di soja volto a soddisfare i “bisogni del popolo”.

Qui proponiamo una carrellata di episodi di vita cinese, in cui la deregulation e l’arte di arrangiarsi al di là di ogni regola, diventa la regola stessa di vita

1 – Economie di scala

2 – Il comunismo e i  bisogni del popolo

3 – Targhe alterne per ridurre l’inquinamento

4 – I frenetici ritmi cinesi impongono nuove posizioni e occasioni per il kamasutra

5 – Nuovi standard di sicurezza per il cittadini

La polizia, vigile, indaga

Conclusione delle accurate indagini

6 –  Una nuova politica dei trasporti

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Revisionismo storico : il sindaco di Roma aggiorna uno slogan di Mussolini.

Posted by pocavista su 9 febbraio 2012

“È l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende!”. Questa la celebre frase di Mussolini, pronunciata  il 18 dicembre 1934, durante il discorso per l’inaugurazione della Provincia di Littoria (attuale Latina).

Mussolini all'inaugurazione della città di Littoria (odierna Latina)

Con qualche piccolo aggiustamento, lo slogan parrebbe calzare a pennello ad uno dei personaggi politici che ha iniziato il proprio percorso politico rifacendosi al patrimonio politico e ideale del fascismo : il sindaco Gianni Alemanno.

Oggi lo slogan suonerebbe cosi’ (vedi didascalia alle due foto) :

E' LA PALA CHE SPAZZA IL SOLCO!

 

MA E' IL SALE CHE LO DIFENDE!

Dopo i guai del maltempo, il Sindaco, che aveva bisogno di recuperare sul piano mediatico un’immagine molto compromessa, si è fatto riprendere da giornali e TV mentre spalava la neve.  Il Duce si era fatto riprendere a dorso nudo, mentre falciava le “bionde messi” durante la “battaglia del grano” ; il Sindaco invece, nel suo piccolo, aveva scomodato fotografi e telecamere con addosso una giacca a vento nera, mentre brandiva una pala per togliere la neve dai marciapiedi e metterla in mezzo alla strada.

Con immediato effetto boomerang, Internet però è stata inondata di messaggi come “braccia indebitamente sottratte al duro lavoro dei campi” e “Alemanno ha trovato finalmente la sua giusta collocazione”.

Altri hanno colto l’occasione per rinfacciare ad Alemanno i suoi turbolenti trascorsi e le sua discussa contiguità con elementi di estrema destra (a sua insaputa).

La mitica Sora Cesira non si è fatta sfuggire l’occasione, per celebrare l’avvenimento con una versione addomesticata di Alejandro di Lady Gaga: troppo facile il gioco di parole “Alejandro-Alemanno”.

Quello che per il sindaco Alemanno doveva essere un modo per scaricare le responsabilitò sugli altri e per rilanciare la propria immagine, avvalendosi di una pala, per di più rossa, si sta rivelando un vero boomerang.

SORA CESIRA CANTA “ALEJANDRO”



     

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Ieri Esaù contro Giacobbe. Oggi Calderoli contro Monti. Ovvero la politica della lenticchia.

Posted by pocavista su 11 gennaio 2012

E’ nota la vicenda biblica di Esaù che vendette la primogenitura a Giacobbe per un piatto di lenticchie. Salvo poi pentirsene.

Le bibliche lenticchie – per di più unite al cotechino – sembrano oggi scandalizzare il leghistissimo e cristianissimo Calderoli. Costui, contravvenendo alla logica e al buon gusto, siede in Parlamento, dove ha ricoperto la carica di Ministro alla Semplificazione Normativa e addirittura di vicepresidente del Senato. Che, per chi non lo sapesse, sarebbe come dire la quarta carica dello Stato.

La Quarta Carica, a tempo perso, si è messo anche a spargere urina di maiale per rendere impuro un luogo destinato alla costruzione di una moschea. Nemmeno Magdi “Cristiano” Allam sarebbe giunto a tanto. Quando si dice il rispetto per il diritto di culto.

La fondamentale preoccupazione del Sen.Calderoli

Ora il sen.Calderoli, cui il buon Dio ha dato inopinatamente il dono della parola ma ha negato quello della logica e della coerenza e spesso anche quello della grammatica, se la prende con Monti, del quale pretende le dimissioni perché l’ultimo dell’anno ha osato mangiare lenticchie e cotechino a Palazzo Chigi – udite udite – con i suoi stretti familiari.

Calderoli non solo parla, ma scrive : “Se corrispondesse al vero la notizia secondo cui la notte del 31 dicembre si sono tenuti festeggiamenti di natura privata per il nuovo anno a Palazzo Chigi, Monti dovrebbe rassegnare immediatamente le dimissioni e chiedere scusa al paese e ai cittadini“.

Calderoli vuole sapere se la festa avesse caratteristiche di natura privata, chi erano gli invitati, chi ne abbia sostenuto gli oneri. Inaspettatamente non ha chiesto la marca del cotechino e il tempo di cottura delle lenticchie. Fattore, quest’ultimo, che potrebbe intaccare le già malconce riserve energetiche del Paese.

Il prof. Monti, la cui classe è distante anni luce da quella del suo predecessore, per non dire di quello del suo interrogante, ha risposto con una nota elegantissima :

…si è tenuta presso l’appartamento… di servizio del presidente del Consiglio, una semplice cena di natura privata, dalle ore 20 del 31 dicembre 2011 alle ore 00.15 del 1 gennaio 2012, alla quale hanno partecipato: Mario Monti e la moglie, a titolo di residenti pro tempore nell’appartamento suddetto, nonché quali invitati la figlia e il figlio, con i rispettivi coniugi, una sorella della signora Monti con il coniuge, quattro bambini, nipoti dei coniugi Monti, di età compresa tra un anno e mezzo e i sei anni.

Tutti gli invitati alla cena, che hanno trascorso a Roma il periodo dal 27 dicembre al 2 gennaio, risiedevano all’Hotel Nazionale, ovviamente a loro spese.

Gli oneri della serata sono stati sostenuti personalmente da Mario Monti…”.

“Gli acquisti … sono stati effettuati dalla signora Monti a proprie spese presso alcuni negozi siti in Piazza Santa Emerenziana (tortellini e dolce) e in via Cola di Rienzo (cotechino e lenticchie). La cena è stata preparata e servita in tavola dalla signora Monti“.

Come aggravante, la sig.ra Monti sembra che abbia preparato addirittura "lenticchie e cotechino in crosta". Ecco la foto che costituisce prova inequivocabile dei bagordi svoltisi a Palazzo Chigi e che, secondo Calderoli, dovrebbe costringere Monti alle dimissioni

La nota prosegue con la bellissima stoccata finale : “Non vi è perciò stato alcun onere diretto o indiretto per spese di personale. Il presidente Monti non si sente tuttavia di escludere che, in relazione al numero relativamente elevato degli invitati (10 ospiti), possano esservi stati per l’Amministrazione di Palazzo Chigi oneri lievemente superiori a quelli abituali per quanto riguarda il consumo di energia elettrica, gas e acqua corrente.”.

Grande Monti, la classe non è acqua! Lo “sciagurato” , cioè il Calderoli, “rispose”, insistendo nelle accuse, non rendendosi conto di coprirsi ulteriormente di ridicolo e di essere stato preso abbondantemente per i fondelli.

Fa tuttavia piacere constatare che l’autore del Porcellum, la “legge porcata”, abbia tanto a cuore le casse dello stato, da voler indagare se Monti – che notoriamente ha rinunciato a tutte le indennità relative alla sua carica e ritorna in treno a casa per i fine settimana – carichi di nascosto una razione di lenticchie sul bilancio dello stato che potrebbe affondare sotto il peso di un piatto che tutti sappiamo essere di difficile digestione.

Il mutante Calderoli, fondamentale contributo leghista alla biodiversità del genere umano.

Probabilmente la mutante sensibilità etica di Calderoli cambia con le mutazioni di governo : per esempio non ci risulta che il senatore – ai tempi in cui “la patonza doveva girare”, per dirla con Berlusconi – abbia mai fatto interrogazioni scritte per contestare :

Il senatore Calderoli, in un'impietosa caricatura che gira sul WEB

  • il pagamento  all’Unione Europea, da parte di tutti i contribuenti italiani, di una multa di diversi milioni di euro per le quote latte che poche centinaia di allevatori padani hanno sistematicamente sforato : le multe invece di pagarle loro i leghisti le hanno addossate al bilancio dello stato.
  • la talora disinvolta gestione di miliardi di euro da parte della Protezione Civile che sono finiti alla “cricca”.
  • che le frequenze per il digitale terrestre venissero affidate dallo stato con un beauty contest a titolo gratuito (ovvero ad aziendam – cioè Mediaset e RAI);
  • i fondi sprecati per tenere aperto l’aeroporto di Malpensa;
  • i 3 miliardi e mezzo di euro di debiti Alitalia appioppati a noi contribuenti;
  • che su aerei di stato c’erano altri presidenti del Consiglio che si portavano le “veline” e Apicella nella villa in Sardegna, oltre a Ministri del suo governo che li utilizzavano per andare a vedere le partite di calcio;
  • i fondi (misteriosi, ma non troppo) che sono serviti al salvataggio di Credieuronord, la banca leghista andata in bancarotta anche per avere fatto prestiti disinvolti a esponenti leghisti;
  • il grottesco e demagogico decentramento dei ministeri al Nord;
  • il costoso e inutile mantenimento delle province, alla cui abolizione il suo partito si oppone.
  • il nepotismo leghista che fa eleggere un ragazzo di venti anni pluribocciato alla maturità in Consiglio Regionale, solo perchè figlio del boss;
  • lo scudo fiscale per gli evasori che hanno portato fondi all’estero, condonati con una tassa di solo il 5%.

Si potrebbe continuare all’infinito, chiedendo conto al Sen.Calderoli anche di tutte le leggi ad personam da lui votate durante il vari governi Berlusconi, che hanno prodotto danni non solo alle casse dello stato, ma soprattutto all’etica pubblica.

Ma il mutante sen.Calderoli, mutatis mutandis – che lui probabilmente tradurrebbe come “cambiate le mutande” –  cioè cambiato il governo, è improvvisamente mutato anche lui: come Esaù, contesta addirittura delle misere lenticchie di fine d’anno all’austero prof.Monti.

I leghisti, si sa, cercano di distinguersi dagli altri politici. Si sentono geneticamente diversi. Contribuiscono in maniera singolare alla biodiversità del genere umano: il che, secondo i biologi, non sarebbe in fondo in fondo un male.

Forse Calderoli non voleva essere ricordato dai posteri solo per il “Maiale Day” e la “Legge Porcata”, ma anche per le lenticchie e il cotechino. Che ha sempre qualcosa a che fare con il maiale, e detto fra noi, è pure un piatto padano.

/p

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Lacrime e vitalizi. La vera storia dell’on.Razzi, uno dei “Responsabili” che hanno soccorso Berlusconi. Un video svela il suo reale pensiero sulla missione di Parlamentare.

Posted by pocavista su 16 dicembre 2011

Il Parlamento voterà oppure no la fiducia alla manovra presentata da Monti? Quali saranno i criteri che i parlamentari seguiranno per valutare la manovra lacrime e sangue che colpirà lavoratori, pensionati, anziani e fasce più deboli della popolazione? 

Le sincere lacrime del Ministro Elsa Fornero mentre illustra la manovra

L’ineffabile on.Razzi, del quale riproponiamo di seguito l’edificante ritratto già pubblicato su questo blog, ci ha fornito un ulteriore prova dei criteri che guidano molti di coloro che fanno parte della casta degli “intoccabili”.

Ecco un video di un recentissimo colloquio con un suo collega parlamentare e fatto circolare su La7.



Inutile aggiungere che in Parlamento, in particolare dai banchi del PDL, si sono levate proteste non tanto per il comportamento di Razzi, quanto perchè un suo collega parlamentare si è permesso di registrare e diffondere le sue dichiarazioni.

I parlamentari del PDL chiedono un procedimento disciplinare per il parlamentare che “ha fatto la spia”, ma non per chi usa il Parlamento – e qui ci scusiamo se ricorriamo al linguaggio aulico di Razzi – “per farsi i cazzi propri“.

L’On. Alessandra Mussolini, tanta nipote di cotanto “nonno”, coglie qui l’occasione per scagliarsi sia contro l’on.Barbato, autore del video carpito segretamente a Razzi violandone la privacy, sia contro Fini che avrebbe tenuto bordone a Barbato. Per la cronaca la Mussolini – quando si dice la coerenza – è la stessa persona che ha fotografato di nascosto in Parlamento e denunciato al volgo la tresca semiclandestina Bocchino-Carfagna. Lavannare e vaiasse unite nella lotta alla privacy. 

L’Onorevole (si fa per dire) Razzi: chi era costui?

C’è un emigrato contro il quale è stato avviato un procedimento penale per uso personale dei fondi di un’associazione di emigrati che lui presiedeva. In breve : “scappato con la cassa”, secondo la definizione de “Il Fatto quotidiano”.

L’emigrato, impiegato amministrativo in una fabbrica di prodotti tessili e che si autodefinisce un “tessitore”, viene eletto in Parlamento nella circoscrizione “estero” con poche migliaia di voti. Per la precisione con l’ IDV per fare opposizione dura a Berlusconi.

A settembre 2010, l’ex- emigrato denuncia in TV un tentativo – da parte di un esponente della maggioranza di governo – di “comprarlo”.

Si è parlato anche di pagarmi il mutuo e darmi un posto nel governo, ma la proposta più concreta è stata la rielezione sicura”, afferma. Ma lui – proclama sdegnato – non si farà mai comprare da nessuno perchè ha una parola sola.

A dicembre, “tomo tomo, cacchio cacchio“,  costui lascia l’opposizione per entrare nelle schiere della maggioranza di governo insieme all’agopuntore Scilipoti. Vota e rivota la fiducia a Berlusconi. 

Intervistato al Tg3 :“Adesso che lei è qui a votare per la maggioranza, cosa si aspetta?”. E lui candidamente : “Un incarico di governo”. Quale? Come direbbe il Manzoni, lo “sciagurato rispose”: “Non importa, basta che vado al governo”. Si noti il disinvolto uso del congiuntivo, che lui probabilmente confonde con una malattia oftalmica.

(La scarsa frequentazione con l’Italiano sembra essere un requisito fondamentale per fare parte dell’Italia dei Valori : oltre a Di Pietro e Razzi, anche Barbato sembra vantare lo stesso eloquio forbito. Forse Di Pietro non vuole sentirsi solo)

Nel maggio 2011, l’ineffabile “tessitore” viene nominato consigliere personale del Ministro dell’Agricoltura Romano, come lui del gruppo di Iniziativa Responsabile. Inoltre diviene membro della VII Commissione (Cultura, Scienza e Istruzione) e della XIV Commissione (Politiche dell’Unione Europea) del Parlamento Italiano.

Il soggetto in questione si chiama Antonio Razzi, che lascia perfino stupefacenti interviste radiofoniche come quella seguente. 

DA LIBERO TV – INTERVISTA DI RAZZI A LA ZANZARA SU RADIO 24 

E poi c’è chi non vuol dare la cittadinanza agli emigrati stranieri se non dimostrano di sapere l’italiano.

Conclusione : meglio lui o il Trota?

Quali competenze abbia costui per divenire consigliere personale del Ministro dell’Agricoltura, far parte della Commissione Cultura e della Commissione Politiche dell’Unione europea lascio a voi giudicare. Però lo stipendio da parlamentare se lo prende, con tutti i privilegi annessi e connessi.  

E adesso punta decisamente al vitalizio.

PS. domandina a Di Pietro : ma chi k…o porti in Parlamento? Dopo De Gregorio e Scilipoti, anche Razzi? E ci lamentiamo del Trota? 

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I 20 sogni di Berlusconi e il duro risveglio degli italiani. L’utile promemoria del settimanale “Oggi”.

Posted by pocavista su 30 novembre 2011

Il Contratto con gli Italiani e i cinque punti. 

Vi ricordate il famigerato “Contratto con gli Italiani” firmato in TV a Porta a Porta nel 2001, in cui Berlusconi prometteva di non ripresentarsi alle elezioni se non avesse realizzato almeno 4 dei 5 punti previsti?

Ebbene, alla fine di legislatura nel 2006, Berlusconi dichiarò – sempre con la complicità televisiva di Vespa – di avere realizzato 4 dei 5 punti e che quindi si sarebbe ricandidato. Berlusconi, da buon self-made man,  si è fatto anche l’autovalutazione. Positiva, come si conviene al “miglior statista degli ultimi 150 anni”, come ha avuto la modestia di definirsi.

E’ come se la commissione che deve valutare un candidato fosse composta da un unico membro : il candidato, appunto, che dichiara e mette a verbale di essere stato bravino.

Se cinque punti vi sembran pochi … Ovvero i nuovi venti sogni di Berlusconi.

L’anomalia non deve essere sfuggita ai pochi giornalisti “non embedded” collocati al di fuori del mondo della comunicazione berlusconiana, come a quelli del settimanale “Oggi”. Il settimanale, appena varato il nuovo governo Berlusconi nel 2008, pubblicava – a futura memoria – una lista delle 20 promesse elettorali di Berlusconi. I giornalisti chiedevano ai lettori di conservare la pagina con le venti promesse dello statista di Arcore (“I sogni”), per controllare che cosa sarebbe stata realizzato e cosa no.

In effetti sia gli elettori che i politici si scordano presto delle promesse elettorali : chi si ricorda che il principale cavallo di battaglia del berlusconiano “Contratto con gli italiani” era la riduzione delle tasse, con introduzione di due sole aliquote IRPEF, una al 23% e l’altra al 33%? Chi si prende poi la briga di controllare se siano stati creati o meno un milione e mezzo di posti di lavoro?

Qui vi riproponiamo la pagina di “Oggi”.

Un aiutino da casa?  Vi diciamo quello che è stato realizzato : punto 2; punto 3 (estendendo l’esenzione ICI – già approvata dal governo Prodi per  le fasce meno abbienti – anche alle case di maggior pregio); punto 4; punto 5 (ma gli straordinari sono praticamente inesistenti in situazione di crisi economica); punto 10 (scaricando sui contribuenti 3 miliardi e mezzo di euro di debiti dell’Alitalia – la bad company – e svendendo ai “capitani coraggiosi” la  good company, destinata comunque a finire nelle mani dell’Air France).

Per il resto giudicate voi. E – per carità di patria – abbiamo tralasciato Ponti sullo Stretto di Messina, prestigio internazionale dell’Italia, situazione del debito pubblico, livelli di corruzione, potere crescente delle mafie al centro nord, efficienza della pubblica amministrazione. 

LA PAGINA PUBBLICATA QUALCHE ANNO FA DAL SETTIMANALE "OGGI"

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Il premier frainteso. La hit parade delle celebri frasi del “migliore statista degli ultimi 150 anni.” Vota la tua frase preferita

Posted by pocavista su 13 novembre 2011

GAME OVER DELL’UTILIZZATORE FINALE

GAME OVER - da STOPCENSURA

VOTA LA TUA FRASE  PREFERITA

 

Berlusconi non sarà ricordato solo per :

  • le decine di Leggi ad personam che si è fatto o ha cercato di farsi approvare.

  • il gigantesco conflitto di interessi in cui ha impelagato l’Italia,

  • le bufale che raccontato in TV,

  • le barzellette che ha detto in giro, 

  • il bacio alla mano a Gheddafi, 

  • le gaffe fatte negli incontri internazionali,

  • il bunga bunga,

  • avere dato una mazzata alle finanze e alla credibilità internazione dell’Italia.

Alcuni lo ricorderanno anche per le sue frasi celebri.  Ve ne proponiamo una scelta.


L’IMPRENDITORE E LO STATISTA

  • Non entrerò mai in politica.

  • Scendo in campo per un nuovo miracolo italiano.

  • Conflitto di interessi? Venderò le mie TV

  • Delle TV sono ormai il “mero proprietario”.

  • Mi confronterò con lei quando avrà vinto tante Coppe dei Campioni quante ne ho vinte io con il Milan

  • Lo giuro sulla testa dei miei figli.

  • Sono l’unto del Signore.

  • Sono il miglior premier degli ultimi 150 anni.

  • Faccio il premier a tempo perso.

  • Me ne vado da questo Paese di merda.

  • Come sempre, sono stato frainteso.  

LA POLITICA

  • Con Bossi non prenderò più nemmeno un caffè.

  • La Casa delle Libertà. Il Polo del Buon Governo.

  • Faremo la rivoluzione liberale

  • Il premier in Italia non ha nessun potere.

  • Evadere è un diritto naturale che è nel cuore degli uomini.

IL GOVERNO DEL FARE

  • Meno tasse per tutti

  • Non metteremo mai le mani nelle tasche degli italiani.

  • Più lavoro per tutti

  • Stasera firmerò davanti al notaio un contratto con gli italiani

  • Il Ponte sullo Stretto si farà in tempi brevi

  • Farò votare una severa legge anti-corruzione

  • Rientreranno molti capitali con lo scudo fiscale per contribuire al rilancio dell’economia

  • E’ tutta colpa dell’euro.

  • Farò sparire la spazzatura da Napoli in tre giorni.

  • Abbiamo compiuto il miracolo della ricostruzione dell’Aquila

  • Candido Lampedusa al Nobel per la Pace.

I COMUNISTI

  • Prodi, un utile idiota dei comunisti.

  • I comunisti cinesi bollivano i bambini per farne concime.

  • La Costituzione è comunista

  • L’Economist è comunista.

  • D’Alema è comunista (!) 

LA CULTURA GENERALE

  • Romolo e Remolo

  • Mussolini non ha mai ammazzato nessuno, anzi mandava la gente in vacanza al confino.

  • Vorrei incontrare il padre dei fratelli Cervi

  • L’energia atomica, che nasce dalla scomposizione della cellula

I RAPPORTI INTERNAZIONALI

  • Non chiamo Gheddafi per non disturbarlo.

  • La proporrò per il ruolo di kapò. (A Schulz, europarlamentare tedesco)

  • Siete turisti della democrazia (al Parlamento Europeo)

  • L’Islam è una civiltà inferiore.

  • Sarkozy ha imparato da me

  • Obama è bello, giovane e abbronzato.

  • La Merkel è una culona inchiavabile.

LA MALAVITA ORGANIZZATA

  • La mafia, poche centinaia di persone.

  • La trasmissione “La Piovra” rovina l’immagine dell’Italia all’estero.

  • Chi scrive di mafia lo strangolerei con le mie mani.

  • Mangano (lo stalliere mafioso) si comportava bene; prendeva la comunione nella cappella di Arcore.

LA GIUSTIZIA

  • Previti è un perseguitato.

  • Tutti sono uguali di fronte alla legge, ma io sono un po’ più uguale degli altri.

  • Sono sempre stato assolto.

  • I giudici sono matti, antropologicamente diversi dal resto della razza umana.

  • Ai giudici noi insidiamo le mogli, siamo dei tombeur de femmes

  • All Iberian mai sentita. Mills mai conosciuto.

IL SESSO

  • Andiamo al Bunga Bunga.

  •  Che ne direbbe di una ciulatina?

  • Il padre di Noemi era l’autista di Craxi. 

  • Mai frequentato minorenni.

  • Non ho mai pagato una donna.

  • Ruby era la nipote di Mubarak.

  • Pagavo Ruby perché non si prostituisse.

  • Solo cene eleganti.

  • La Minetti è “madre-lingua”

  • La patonza deve girare!

    Altan, da L’Espresso


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Il Ministro Bernini a Ballarò non parlava a vanvera : ecco il nuovo prototipo del Ponte sullo Stretto di Messina

Posted by pocavista su 2 novembre 2011

Inaspettatamente, il Ministro Anna Maria Bernini ieri sera a Ballarò non parlava a vanvera. Ha spiegato ad un incredulo Rutelli e ad un allibito Abete che il Ponte sullo Stretto di Messina, nonostante la recente bocciatura del Parlamento, si farà. Lei ha sostenuto che l’Europa lo vuole perchè farebbe parte dell’asse attrezzato che da Danzica, passando per Varese (e dove altro, se no?) giungerà fino a Palermo.   

Anna Maria Bernini, Ministro del Governo Berlusconi

La Bernini sembra credere che le imprese private accorreranno in massa per investire alcuni miliardi di euro di tasca propria (sarebbe il famoso “project financing” del Ponte, che tradotto in italiano suonerebbe così : “lo stato caccerà i soldi, noi faremo i lavori guadagnandoci un sacco e poi intascheremo  anche i pedaggi per i prossimi trent’anni”) per  fare un piacere a Berlusconi.

Noi siamo sempre stati scettici sia sulla fattibilità economica ma soprattutto tecnica del Ponte(zona ad altissimo rischio sismico). Ma stavolta il “Governo del Fare”, di cui la Bernini è una delle colonne portanti,  ci ha spiazzato. Ha varato infatti un innovativo progetto a tecnologia soft e a basso costo. Dunque “ecosostenibile”.

Già iniziati i lavori. In anteprima alleghiamo la foto che smentisce le maligne denigrazioni della sinistra e testimonia che la Bernini, insieme alla coscia, ha anche  l’occhio lungo.

Ecco come si presentano i lavori del nuovo progetto "ecosostenibile" del Ponte sullo Stretto


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Ci sono gli indignados, i pellicciados e gli svergognados. Edificante storia di un emigrato, accusato di essere fuggito con la cassa, che dà una mano a salvare Berlusconi.

Posted by pocavista su 19 ottobre 2011

Da “er pelliccia” a “er tessitore responsabbile”. La cultura del “mutuo ravvicinamento”. Sin verguenza.

Gli indignados hanno visto oscurare la manifestazione delle loro giuste proteste dalle distruzioni operate in piazza dai nerovestiti o dai semisvestiti come “er pelliccia”. Qui ci interessa ricordare un caso ancor più scandaloso di quello dei “pellicciados”, sul quale i Sallusti, i Ferrara e i Minzolini osservano un religioso silenzio.


 C’è un emigrato contro il quale è stato avviato un procedimento penale per uso personale dei fondi di un’associazione di emigrati che lui presiedeva. In breve : “scappato con la cassa”, secondo la definizione de “Il Fatto quotidiano”.

L’emigrato, amministrativo in un fabbrica di prodotti tessili e che si autodefinisce un “tessitore”- viene eletto in Parlamento nella circoscrizione “estero” con poche migliaia di voti. Con l’ IDV per fare opposizione a Berlusconi.

A settembre 2010 l’ex- emigrato denuncia in TV un tentativo – da parte di un esponente della maggioranza di governo – di “comprarlo”.

Si è parlato anche di pagarmi il mutuo e darmi un posto nel governo, ma la proposta più concreta è stata la rielezione sicura”, afferma. Ma lui – proclama sdegnato – non si farà mai comprare da nessuno perchè ha una parola sola.

A dicembre, “tomo tomo cacchio cacchio“,  costui lascia l’opposizione per entrare nelle schiere della maggioranza di governo insieme all’agopuntore Scilipoti. Vota e rivota la fiducia a Berlusconi. 

Intervistato al Tg3 :“Adesso che lei è qui a votare per la maggioranza, cosa si aspetta?”. E lui candidamente : “Un incarico di governo”. Quale? Come direbbe il Manzoni, lo “sciagurato rispose”: “Non importa, basta che vado al governo”. 

Nel maggio 2011, l’ineffabile “tessitore” viene nominato consigliere personale del Ministro dell’Agricoltura Romano, come lui del gruppo di Iniziativa Responsabile. Inoltre viene nominato membro della VII Commissione (Cultura, Scienza e Istruzione) e della XIV Commissione (Politiche dell’Unione Europea) del Parlamento Italiano.

Il soggetto in questione si chiama Antonio Razzi, che lascia perfino interviste radiofoniche come quella seguente. 

DA LIBERO TV – INTERVISTA DI RAZZI A LA ZANZARA SU RADIO 24 

E poi c’è chi non vuol dare la cittadinanza agli emigrati stranieri se non dimostrano di sapere l’italiano.

Conclusione : meglio lui o il Trota?

Quali competenze abbia costui per divenire consigliere personale del Ministro dell’Agricoltura, far parte della Commissione Cultura e della Commissione Politiche dell’Unione europea lascio a voi giudicare. Però lo stipendio da parlamentare se lo prende, con tutti i privilegi annessi e connessi.  

In Italia c’è chi si indigna, manifesta pacificamente e cerca di cambiare le cose. C’è anche chi si incazza e distrugge tutto in piazza, portando suo malgrado ossigeno al capezzale del regime berlusconiano morente. 

Dopo “er Patonza” (Berlusconi) e “er Canotta” (Bossi), ormai non ci facciamo mancare niente. Abbiamo anche “Er Pelliccia”, che lancia estintori contro la polizia (strano “estremista di sinistra” che nella sua pagina Facebook cita una frase di Hitler contro la stampa liberale e marxista), pendant violento e naif del non violento ma più scaltro “Tessitore responsabbile” : per entrambi, da italiano, provo un profondo senso di vergogna. 

PS. domandina a Di Pietro : ma chi k…o porti in Parlamento? Dopo De Gregorio e Scilipoti, anche Razzi? E ci lamentiamo del Trota? 

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Dal Patto d’Acciaio al Patto della Pròstata. Ecco perchè Umberto “er Canotta” non può mollare Silvio “er patonza”.

Posted by pocavista su 5 ottobre 2011

Il Patto d’Acciaio

Come tutti sanno, il 22 maggio 1939, Anno XVII dell’Era Fascista, venne firmato il cosiddetto Patto D’Acciaio tra l’Italia fascista e la Germania nazionalsocialista.

La firma del Patto d'Acciaio

Con il Patto, S. M. il Re d’Italia e di Albania, nonché Imperatore d’Etiopia, e il Cancelliere del Reich tedesco sancivano (all’art.2) che “Qualora … (gli) interessi vitali di una delle Parti contraenti dovessero essere minacciati dall’esterno, l’altra Parte contraente darà alla Parte minacciata il suo pieno appoggio … allo scopo di eliminare questa minaccia.

Poi e sappiamo tutti com’è andata a finire : venne la Seconda Guerra Mondiale, il 25 luglio e l’8 settembre.

Il Patto della Crostata

D'Alema, in estasi come S.Teresa, mentre ripensa alla crostata

 

Il patto più celebre della “Seconda Repubblica” è il famigerato Patto della Crostata. Dopo la vittoria dell’Ulivo nel ’96, l’allora segretario del Pds, D’Alema, ebbe la brillante idea di iniziare un dialogo con Berlusconi. Gianni Letta si incaricò di organizzare una cena a casa sua, ospiti Berlusconi e D’Alema. I due siglarono un accordo davanti al dolce: una crostata.

Gianni Letta non ha mai rivelato i veri ingredienti della sua famosa "crostata"

Poi sappiamo tutti com’è andata a finire: D’Alema divenne presidente della Bicamerale per fare le riforme istituzionali. Garbatamente accantonò la legge sul conflitto di interessi, lasciando a Berlusconi il dominio del mondo dell’informazione.

Il Patto della Prostata : er Canotta ed er Patonza uniti nella lotta

Oggi, in tempi di crisi, non potendoci permettere nè l’acciaio e nè il dolce, ci siamo ridotti al patto della Prostata (vista l’età dei contraenti).

Vi siete mai chiesti chi glielo faccia fare a Bossi di salvare sempre e comunque Berlusconi, nonostante che la base leghista ormai sia in aperta rivolta e chieda di mollare “er patonza”?

 

Eleganza padana

Ricordiamo che solo pochi anni fa la Padania usciva con prime pagine di fuoco contro Berlusconi, definito addirittura “mafioso”.

Poi nel 2000 la miracolosa conversione di Bossi sulla via di Arcore. Oggi assistiamo ai continui salvataggi del Governo Berlusconi da parte della Lega. Fino a quando?


Da un po’ di tempo circola un’interessante spiegazione del fenomeno. Aspettiamo che i vertici della Lega smentiscano o confermino quanto contenuto nel video seguente. 

Inutile dire che le eventuali smentite verbali sarebbero assai meno convincenti della decisione di abbandonare l’accanimento terapeutico con cui la Lega mantiene in vita un governo moribondo.

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Della intimidazione preventiva, come arte di Governo. Ecco come la norma “ammazza blog” del governo Berlusconi potrebbe costringermi a chiudere il blog. E anche il vostro.

Posted by pocavista su 29 settembre 2011

Altan, da l'Espresso

Intro : cos’è la norma “ammazza-blog”?

Il Governo sta per porre la questione di fiducia sulle norme anti-intercettazioni, compresa quella “ammazza blog”, cioè il comma 29 dell’Art. 1 del disegno di Legge 1611 : tutti i produttori di notizie, compresi quelli non professionali, dovranno rettificare in 48 ore ogni contenuto pubblicato, dietro semplice richiesta del soggetto che si ritiene leso, in maniera fondata oppure no. La multa prevista è di 12 mila euro per ogni infrazione.

Compito in classe: La legge bavaglio ucciderà davvero i blog?

Svolgimento : Della Intimidazione preventiva, intesa come arte di governo

Ipotizziamo che il mio blog, in un post di alcuni mesi prima, riporti la frase seguente : “Berlusconi chiamò la questura di Milano, chiedendo di rilasciare la minorenne Ruby, nipote del presidente egiziano Mubarak, e di affidarla al consigliere regionale Nicole Minetti”.

Supponiamo poi che l’on. Ghedini, ai sensi della “legge ammazza blog”, mi chieda via mail di pubblicare entro 48 ore la seguente rettifica : “S.B, nella telefonata alla Questura di Milano, non ha mai affermato che Ruby sia la nipote del presidente Mubarak”. Supponiamo inoltre che io mi trovi in vacanza in Lesotho, in rianimazione all’ospedale o che abbia la connessione ADSL fuori uso : sarà difficile che io possa leggere la mail di Ghedini e pubblicare la sua smentita “entro le 48 ore previste dalla legge” e “con le stesse modalità di accesso e visibilità” : allora dovrò pagare 12.000 euro di multa.

Il fatto che la smentita di Ghedini non abbia alcun fondamento non mi solleverebbe dall’obbligo di pubblicare la rettifica. Ricordo che la maggioranza di Governo ha approvato in aula una risoluzione in cui si afferma che Berlusconi chiese di rilasciare Ruby perché effettivamente convinto che fosse la nipote di Mubarak e voleva evitare un incidente diplomatico. Ma questo non conterebbe nulla e dovrei pubblicare una smentita che per il Parlamento – di cui fa parte lo stesso Ghedini, oltre a S.B.  – sarebbe palesemente falsa. 

Inoltre, supponiamo che Ghedini mi mandi la smentita di proposito a Ferragosto o a Capodanno, quando le probabilità che io vada a controllare le mail sono minori : alte invece saranno le probabilità di pagare una multa salata che mi farà passare la voglia di esprimere le mie opinioni in rete. L’effetto intimidatorio è evidente, anche perché non mi potrò permettere di pagare un avvocato – all’altezza dell’on. Ghedini, che è già pagato da tutti noi contribuenti – per difendermi in un’eventuale causa che potrei intentare per evitare la multa.

Ruby, che Berlusconi credeva che fosse veramente la nipote di Mubarak (così ha votato la sua maggioranza di governo)

Inoltre dato che il processo Ruby non si concluderà prima di molti anni (se non andrà prima in prescrizione), non ci sarà una sentenza che “certifichi” come i fatti da me riportati siano “veri” : sarò quindi tenuto in continuazione a smentire e rettificare entro le 48 ore, indipendentemente dalla veridicità di quanto riportato nel mio blog e dalla fondatezza delle smentite. E se anche lo volessi fare, sarei costretto a considerare il mio blog non come un’attività cui mi dedico ogni tanto, nel tempo libero, ma come un lavoro a tempo pieno in cui non faccio altro che smentire e rettificare.

In effetti immaginiamo che qualcuno, diciamo vicino a S.B., organizzi una sorta di call center per chiedere ai blog migliaia di rettifiche per conto di personaggi legati a S.B. : nel mio piccolo, potrei ricevere continue richieste di rettifiche tipo “Emilio Fede smentisce di essere mai stato ad Arcore”, oppure “di avere mai fatto il giornalista” (smentita che molti sottoscriverebbero volentieri). O in alternativa mail della Minetti che smentisce di essere di “madrelingua e pertanto di non avere particolari meriti orali”, oppure di Cicchitto che dice di “essere stato iscritto alla P2, ma a sua insaputa” , o di Ferrara “che smentisce di essere sovrappeso”. 

Ferrara, lo smutandato di Collegno, già al Dal Verme di Milano con i "servi liberi" di Berlusconi per tessere le lodi della mutanda

Tenendo conto che il mio blog contiene centinaia di post, potrei essere costretto a passare la mia vita attaccato a Internet per pubblicare smentite e rettifiche anche se infondate: ma il bello è che la cosa avverrebbe“senza possibilità di replica” da parte mia. Forse potrei dire in un nuovo post che “Ferrara è diversamente magro”, ma mi esporrei al rischio di ulteriori rappresaglie rettificatorie.

Conclusione : la responsabilità dei blogger e la libertà di espressione. 

A questo punto si dovrebbe rinunciare a lavorare per curare un blog e, visto che la maggior parte dei blogger non lo può fare, si dovrebbe chiudere il blog. Ovvero i blogger devono rinunciare a esprimere liberamente le proprie opinioni, anche se non hanno mai offeso o denigrato qualcuno, riportando fatti falsi.  I blogger dovrebbero essere ritenuti responsabili unicamente se offendono o attribuiscono fatti falsi a qualcuno, e a tutelare l’onorabilità altrui ci deve pensare l’autorità giudiziaria, con un eventuale provvedimento: ma qui il Governo – preoccupato per la propria impunità e sopravvivenza – sta montando un meccanismo per limitare non solo le intercettazioni, ma per rendere di fatto impossibile l’espressione di libere opinioni da parte dei blogger.

Del resto questa è l’idea molto particolare di libertà del sedicente Popolo della Libertà e dell’Amore, di chi si è dichiarato “liberale” ed erede dei  Don Sturzo e De Gasperi. E di chi, fino ad ieri, ha strumentalmente esaltato il popolo dei social network e di Internet che ha innescato la primavera araba.

Esprimo quindi il mio sentito “ringraziamento” a tutti i “sinceri liberali” che hanno votato Berlusconi e che, magari turandosi il naso come fa Marcello Veneziani, continuano a sostenere un regime sempre più illiberale e parafascista. Pubblicherò volentieri una smentita di quanti nel PDL si sono sentiti offesi, perchè li ho definiti “liberali”. Oppure “sinceri”.

Il provvedimento “ammazzablog” è un ulteriore tassello nella costruzione della“democratura”, un regime che mantiene gli aspetti formali della democrazia, ma che in sostanza diviene sempre più una dittatura : meno diritti e più tasse per i “sudditi”, più impunità e privilegi per il “potere”. Meno la gente sa, meno può disturbare il manovratore.


Come in Cina, dove però c’è sviluppo economico e qualche corrotto viene avviato al patibolo. O per meglio dire : come nella Bielorussia di Lukashenko che, viste le condizioni della nostra economia e l’impunità di cui godono da noi corrotti e corruttori, è un paragone più calzante.

Pocavista


P.S. Se entrasse in vigore la norma ammazza blog : sarebbe interessante se ogni volta che un blog o un sito WEB di un giornale di destra parlasse male degli elettori di sinistra (definiti quotidianamente dai lettori del sito WEB de Il Giornale  “sinistrati” oppure “coglioni”), quelli che si sentissero chiamati in causa (e sono milioni) inviassero milioni di richieste di smentita e di rettifica entro le 48 ore, pena il pagamento di 12.000 euro a botta.  

Pocavista, 29 settembre 2011


Aggiunta del 5 ottobre : Si veda anche il gustoso post di Gilioli: GILIOLI

 

PER CHI NE VUOLE SAPERE DI PIU’ (BLOGGERS : FATE CIRCOLARE!)

Cosa prevede il comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma ammazzablog?
Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione.

Cosa è la rettifica?
La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi.

Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione?
La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito.

Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto?
La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata.

Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false?
E’ possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri.

Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica?
La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso.

Sono soggetti a rettifica anche i commenti?
Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica (B. Saetta).

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Noi, scafisti dell’astio, che non siamo saliti sulla nave.

Posted by pocavista su 7 settembre 2011

 

Lo promettiamo solennemente: per un po’ lasceremo in pace Marcello Veneziani, che pare trovarsi di fronte ad una grossa crisi esistenziale. Lui si è accorto da poco di avere preso la nave sbagliata, si è illuso di poter fare una crociera piacevole che lo portasse nei luoghi sognati quando era un giovane intellettuale di destra. Lui protesta ad ogni piè sospinto la propria onestà intellettuale, della quale non dubitiamo. Dubitiamo però dei suoi riflessi, visto che a bordo della nave berlusconiana ci è rimasto quasi vent’anni.

 

Adesso (su Il Giornale del 7 settembre) se la prende con chi sulla corazzata berlusconiana non c’è mai salito. “ Dico voi oppositori a ogni livello, intellettuali inclusi. Non eravate in carcere o in esilio .. E cosa avete fatto, cosa avete prodotto in pensieri e opere? … non avete offerto concrete speranze, credibili alternative, promettenti risposte”.

 

Concordiamo con Veneziani quando afferma che in questi anni a sinistra non sono state costruite credibili alternative. Meno d’accordo quando afferma che “la gente saliva sulla nave… per sfuggire a voi, scafisti dell’astio e portuali minacciosi”. Però, sfuggendo a noi scafisti dell’astio, uno come Veneziani non rischiava il naufragio su un’isola sperduta in compagnia di Venerdì, ma approdava al sicuro porto del Consiglio di Amministrazione della RAI.

 

Non vogliamo aggiungere altre considerazioni a quello che più di un articolo, pare uno sfogo del buon Marcello: riportiamo solo il commento di un lettore al sito WEB de IL Giornale, che il 07.09.11 alle ore 12:07, scrive: 

 

Non solo inutile, ma anche moralmente schifoso accusare chi non ha sostenuto il “ventennio” berlusconiano di ignavia. Che cosa si sarebbe dovuto fare, organizzare bande armate contro l’utilizzo spudorato dei mezzi di comunicazione che hanno sfruttato l’ignoranza di metà degli elettori di Berlusconi e rimbecillito l’altra metà? Che si sarebbe dovuto fare contro gente come Veneziani che, fino al mese scorso, continuava a scrivere pro governo, mentre continuava l’attività dei bordelli pubblici e privati organizzati dal premier; poi schifato lui stesso ha cominciato ad occuparsi del sesso degli angeli e a scrivere articoli sulle mezze stagioni; e adesso accusa i “più intelligenti” che avevano capito in che mondezzaio eravamo finiti già 15 anni fa di “non aver agito”? Si potrebbe ribaltare la domanda: voi che avete sempre difeso lo schifo a spada tratta, cosa si dovrebbe fare con voi? … Ditecelo”.

 

Prima di lasciare Veneziani alle sue amarezze, nel vedere che la sua bella nave da crociera sta lentamente affondando nel triangolo delle Bermude, gli chiediamo : perché dare colpa agli altri se lui ha scelto l’imbarco sbagliato e se ne è accorto con tanto ritardo? Avremmo dovuto avvertirlo con un SMS, una mail, magari un segnale di fumo? D’altra parte Montanelli, uno che le navi aveva imparato a conoscerle, a suo tempo preferì una scomoda scialuppa ad una prestigiosa nave da crociera …

Dal suo fedele blogger velenoso e cretino, con umana solidarietà,

 

Pocavista

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Toghe rosse, toghe nere, toghe rotte. I giudici come le seppie e i polpi: cambiano colore a seconda degli imputati?

Posted by pocavista su 7 settembre 2011

I cromatofori dei giudici

Vi ricordate le toghe rosse, celebrate dalla stampa e dalla TV berlusconiana? Ebbene si è scoperto che le toghe indossate dai magistrati sono dotate di particolari cellule, i cromatofori, come le seppie, i polpi e i camaleonti.

Per un fenomeno non ancora chiarito, i magistrati sarebbero in grado di cambiare il colore delle proprie toghe a seconda dell’imputato che si trovano di fronte : se l’imputato è di destra, la toga presenta pigmenti porpora; se di sinistra, la toga vira al nero. Quando l’imputato è di centro, come nel caso di Totò Cuffaro in carcere per mafia, le toghe assumono di nuovo un colore rossastro.

Il fenomeno è stato scoperto recentemente da Libero con l’articolo “La toga rossa che inchioda i compagni”, dedicato a quel PM di Monza – esponente di Magistratura Democratica, la corrente di sinistra della magistratura – che indaga su Penati e la tangentopoli rossa.

Finora i mezzi di informazione vicini a Berlusconi sembravano ignorare che c’erano magistrati – rossi o neri che fossero – che mandavano in galera il presidente democratico della Regione Abruzzo, l’ex-socialista Del Turco; che mettevano sotto inchiesta il Sindaco di Bologna, Del Bono; il PD Bassolino; la famiglia Mastella; il verde Pecoraro Scanio; l’assessore alla sanità della Regione Puglia e così via. Era molto più comodo definire “rossi” tutti i magistrati, per preparare il terreno a una riforma che mettesse la giustizia di fatto sotto il controllo dell’esecutivo.

Dopo aver diffuso per anni la bufala che la magistratura è tutta di sinistra, che il pool di Mani Pulite ha voluto salvare l’allora PCI dalle inchieste e che perseguita Berlusconi solo da quando è entrato in politica, adesso i giornalisti di destra tessono elogi di un PM “rosso” che diventa “nero” mettendo nei guai il PD. 

Toghe Rosse

Una parentesi : il Pool di Mani Pulite ha salvato l’allora PCI? Ricordiamo che tra i primi arresti di tangentopoli ci furono Soave e Li Calzi del PCI; la direzione del PCI di Milano, con Barbara Pollastrini & co (la Pollastrini venne poi assolta dalle accuse pochi anni dopo) fu totalmente decapitata; mentre il compagno Greganti, tesoriere del PCI, si fece diversi mesi di galera. 

Altri esempi di trasformazione cromatica dei magistrati

La potenza dei mezzi di informazione, specie TV, è tale da colorare di rosso o di nero magistrati di volta in volta scomodi o che invece portano acqua al proprio mulino.

Gerardo D’Ambrosio, definito “nero” negli anni 70 dopo aver scagionato sia il commissario Calabresi per la morte dell’anarchico Pinelli, sia Pino Rauti per la strage di Piazza Fontana, appena membro del Pool di Mani Pulite divenne improvvisamente una “toga rossa” perché colpiva i corrotti di Tangentopoli.

Pierluigi Davigo, esponente della corrente conservatrice della magistratura e considerato la mente giuridica del Pool di Mani Pulite, diviene improvvisamente per la stampa berlusconiana un pericoloso rivoluzionario di sinistra.

Stessa sorte per Antonio Di Pietro, allora assai vicino a esponenti del MSI. Pochi ricorderanno che Berlusconi, nel formare il suo primo governo nel 94, lodava l’operato di Mani Pulite (che allora andava di moda e che gli aveva spalancato le porte del governo) e aveva chiesto invano a Davigo e Di Pietro di entrare al governo come Ministri della Giustizia e dell’Interno. Circostanza poi negata successivamente da Berlusconi.

Toghe Nere

Ilda Bocassini, divenuta rossa per aver incriminato Previti e le toghe sporche da lui corrotte per consegnare la Mondadori a Berlusconi, poi definita da alcuni “nera” quando indagava sulle nuove BR, sventando tra l’altro un attentato a Paolo Berlusconi e a “Libero”. Oggi è di nuovo” rossa”, da quando si occupa del caso Ruby.

Paolo Ielo, il magistrato “rosso” accusato di avere insabbiato le indagini di Titti Parenti sul PCI, oggi sembra virare al nero, perché indaga sullo scandalo ENAV di esponenti vicini a Bersani e D’Alema.

Il giudice Mesiano, quello che ha condannato La Fininvest a risarcire De Benedetti per averlo scippato della Mondadori, ha i cromatofori perfino nei calzini, che diventano pervinca all’occorrenza.

E si potrebbe continuare. 

Se Sparta piange, Atene non ride. 

Notiamo solo che ogni volta che un esponente del PDL o della Lega passa dei guai giudiziari, gli organi di informazione berlusconiani e leghisti parlano di “persecuzione delle toghe rosse”, si fanno approvare leggi ad personam e si punta alla prescrizione. 

Quando a finire nei guai è invece uno di centrosinistra, si usa esprimere una rituale“fiducia nella magistratura” e talvolta si fa dimettere l’indagato: ma per chi ha posto al centro della propria azione politica la “questione morale” e ha rivendicato una propria “superiorità morale” non rimane che l’imbarazzo. 

Imbarazzo che è ormai della maggioranza degli italiani. Tuttavia tra chi a destra ha fatto della protervia e del vittimismo il proprio stile di potere e chi a sinistra manifesta imbarazzo quando viene colto con le mani nella marmellata, preferiamo chi è ancora capace di arrossire.


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I tormenti del giovane Marcello, tra “Kretini di sinistra” e “merdocrazia”.

Posted by pocavista su 5 settembre 2011

Chi è l’ardimentoso che riesce a infilare quattro volte la parola Kretino di sinistra, due volte maligno, servo e cretino, una volta vomita, militante disprezzo, schifezza, insulta, insinua, minaccia, diffama, militante del rancore, odio, imbecille, in un corsivo di sole 295 parole (incluse proposizioni, copule e articoli determinativi)? E poi a farselo pubblicare su un quotidiano a tiratura nazionale?

Non è difficile, basta proclamarsi “onesto” intellettuale di destra e collaborare ad una fucina del libero pensiero che ha come mission impossible l’amore e il rispetto per il prossimo. I pochi “velenosi” lettori di questo blog avranno intuito che si tratta di Marcello Veneziani e de Il Giornale.

Con chi ce l’ha Veneziani? Con i blogger che lo criticano, a suo tempo da lui definiti “velenosi e cretini”. Oggi – quando si dice la vena creativa – li  chiama invece “maligni kretini di sinistra”.

Veneziani – invece di essere lieto che qualcuno si prenda la briga di andare a leggere i suoi scritti minori – ci chiede di ignorarli : “perché dare tanta importanza a chi, per tuo insindacabile giudizio, non ne merita alcuna?”. E suggerisce un modello di condotta al blogger che lo critica : “Fai come me che mi occupo di te solo stavolta e poi torni nel nulla, sapendo che il nulla ti si ad­dice.”.

Confessiamo che in quanto “blogger velenoso cretino”, condannati da una sorta di cupio dissolvi a confrontarci col pensiero del fine intellettuale di destra, non abbiamo mai pensato che Veneziani sia un “Kretino di destra”, né tanto meno “un intellettuale con la vocazione del servo”. I suoi articoletti sono una delle prime cose che cerchiamo al mattino : sia perché Veneziani è uno che conosce l’italiano e sa usare la penna come pochi; sia perché abbiamo un’istintiva simpatia per una persona di destra che talvolta manifesta un certo disagio a cantare nel coro dei nani e delle ballerine che affollano il potere berlusconiano.

Veneziani ci è simpatico quando proclama valori come il rispetto per l’etica e le leggi, la condanna per i corrotti e per i privilegi delle varie caste e dei furbetti di turno. E quando sostiene che “nel nostro paese vige la merdocrazia, che è il contrario della meritocrazia”. Poi magari – per pudore o partigianeria – non fa i nomi dei “merdocrati”.

Il buon Marcello ci è assai meno simpatico quando, pur di non far vincere i “sinistrati”, giustifica una gestione del potere quanto mai disinvolta e asservita agli interessi di una persona; riduce i discutibili e pericolosi comportamenti privati del premier a gossip (vedi il suo dimenticabile articolo “Il caso Ruby spiegato ad un tredicenne”) e spesso cavalca il facile populismo di destra.

Veneziani diventa incomprensibile e astioso quando pretende di farsi leggere solo da estimatori plaudenti, usando un giornale che ha centinaia di migliaia di lettori e contatti quotidiani sul WEB. Oppure quando definisce “kretini di sinistra” quei blogger che non sono d’accordo con lui e che possono farsi leggere solo da poche centinaia di lettori disorientati nel mare magnum di Internet.

Lui ha la possibilità di spararci addosso con i cannoni mediatici, mentre noi possiamo avvalerci di un fucilino a tappi. Suvvia Veneziani, sia magnanimo : ci lasci sparare i nostri tappi di sughero che non fanno male a nessuno.

Non sognerà mica l’Ungheria odierna, dove il governo di destra ha eliminato di fatto la libertà di stampa, istituendo una sorta di Minculpop magiaro che controlla tutta l’informazione? Lei è un nostalgico di destra, va bene, ma porta pur sempre gli occhialetti rotondi da intellettuale e non ha un fisico da fascista nerboruto. Lasci queste cose ai La Russa e ai Borghezio, che hanno consuetudine con le maniere spicce e si allenano di nascosto a saltare nel cerchio di fuoco come i gerarchi del ventennio (per Borghezio è necessario un cerchio XXXL).

Dunque non ci offenda, dandoci dei “kretini di sinistra”, noi non l’abbiamo mai offesa. Però ci permetta talora di dissentire da quello che lei scrive. Si figuri che stavolta siamo perfino d’accordo con lei, quando afferma che “un intellettuale si giudica dai libri che scrive …”. Appunto.

Saluti dal suo fedele blogger “velenoso e cretino”.

Pocavista

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Tutti lo cercano, ma nel posto sbagliato. Diabolico : ecco dove si sarebbe nascosto il clan di Gheddafi!

Posted by pocavista su 27 agosto 2011

Fonti ufficiali algerine hanno smentito la notizia – diffusa oggi dalla TV egiziana- che il clan Gheddafi si sarebbe rifugiato in Algeria a bordo di 6 Mercedes blindate. Altre voci segnalano che il Rais sarebbe fuggito su un barcone di rifugiati diretto a Lampedusa, travestito da scafista.

Il Rais potrebbe essere quello di spalle con il copricapo giallo.

Il Rais potrebbe essere quello di spalle con il copricapo giallo.

Appena giunto sull’isola, il Rais sarebbe stato prelevato da una motovedetta (con equipaggio esclusivamente femminile) della Guardia Costiera del Lesotho, con matricola limata, e portato verso una località sconosciuta della Costa Smeralda.

Una foto aerea di Villa Certosa

Non vogliamo insinuare niente : ma, dato che al fotografo Antonello Zappadu è stato inibita la diffusione di ulteriori foto all’interno di Villa Certosa, qui presentiamo una ricostruzione grafica dei più recenti lavori eseguiti all’interno della Villa, per i quali è stata chiesta la consulenza della locale sezione di Boy Scout. Attendiamo conferme.

PS – Sembra che – per non dare nell’occhio – sia stato installato un modello di tenda diverso da quello piantato l’anno scorso in un parco di Roma : si tratterebbe di una canadese.

Secondo indiscrezioni, sarebbe questa la nuova dimora del Rais in esilio

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Magdi Allam: un mediocre agente dei servizi, un Borghezio in versione copta, un caso clinico che ha un debole per Barabba? “La strage in Norvegia è figlia del multiculturalismo”.

Posted by pocavista su 26 luglio 2011

Ieri il “cristiano” Allam scriveva su Il Giornale : “Dietro all’estremismo dei neonazi o alla jihad la stessa volontà di prevaricazione. Se si vuole fermare l’odio, l’Europa deve mettere fine alla politica delle porte aperte.”Aridaje cor multiculturalismo.


da trentinosolidarieta.it

Con Allam abbiamo già dato. Purtroppo,

Su questo blog abbiamo già parlato di Magdi Cristiano Allam. Egiziano che ha abbandonato l’islam per convertirsi al cristianesimo in versione fondamentalista medioevale. Conversione che gli è fruttata anche il posto di parlamentare europeo.

Allam ama talmente l’Italia e tutte le sue località che non le molla quasi mai per andare al Parlamento Europeo, da cui riceve un lauto stipendio. E’ uno dei parlamentari più assenteisti perché troppo occupato a organizzare sfortunate liste politiche come “Io amo l’Italia”, “Io amo Milano”, “Io amo la Lucania”. Insomma, se potesse, Allam non risparmierebbe nessuna località, da Abbiategrasso a Zagarolo.

Magdi Allam, con Maurizio Lupi che lo assiste, si battezza

In molte zone ormai, appena avvistano Allam, appendono ferri di cavallo e cornetti rossi all’ingresso del paese e proclamano il lutto cittadino.

Voci non confermate riportano che l’ambasciata norvegese abbia diffidato Allam dal costituire una sua lista “Io amo Oslo” oppure “Io amo uno dei paesi scandinavi, specie se iniziano con la lettera N”.

Il Borghezio copto

L'elegante gestualità di Borghezio

Da tempo Allam esprime posizioni analoghe a quelle estremistiche di Borghezio e di molti leghisti: vuol rimandare a casa gli emigrati (tanto lui ha già il passaporto italiano), ritiene che la radice di tutti i mali sia l’islam (lui si è appena battezzato, con l’assistenza del ciellino Maurizio Lupi) e il multiculturalismo. Non sappiamo se Allam sia al soldo di qualche servizio segreto (professione, del resto, rispettabile se svolta secondo le leggi vigenti), sia stato lesto a capire che a destra c’è un vuoto culturale che è facile occupare e che fornisce posti e prebende, oppure sia solo un caso clinico : non vogliamo fare nessuna illazione, ma le sue posizioni appaiono spesso deliranti.

Ecco uno stralcio del suo articolo : “Ammettiamolo: in un primo tempo quando la pista islamica sembrava avvalorata, tutti ci sentivamo come rincuorati, probabilmente perché condividiamo la consapevolezza che questo genere di odiosi crimini contro l’umanità appartiene quasi naturalmente a dei fanatici votati a imporre con la forza ovunque nel mondo la sottomissione ad Allah …” “Mentre quando è stato arrestato e abbiamo visto il volto di un norvegese che sulla propria pagina di Facebook si presenta come «conservatore, di fede cristiana, ama la musica classica e i videogiochi di guerra », siamo stati come colti dal panico.

Poi Allam percorre sentieri sempre più tortuosi per spiegarci che l’’ideologia del razzismo “… è l’altra faccia della medaglia del multiculturalismo.” In particolare il multiculturalismo sarebbe “la trasposizione in ambito sociale del relativismo che si fonda sulla tesi che per amare il prossimo si debba sposare la sua religione o le sue idee”.

Tesi assai bislacca : io, per esempio, tra i miei amici ho ebrei osservanti e non, elettori di destra e di sinistra, musulmani osservanti, livornesi, vicini di casa rumeni di religione ortodossa, atei e cattolici devoti, laziali e juventini. Con alcuni riesco a comunicare bene, con altri meno : ma non ho dovuto sposare l’ebraismo, la cultura della destra sociale, l’islam, la religione ortodossa, nè diventare livornese.

Non parto dall’idea che i miei valori siano “superiori” a quelli di un ebreo, di un musulmano, di un buddista, di un ateo o di un tifoso dell’Atalanta. E nemmeno che per avere rapporti civili e di rispetto reciproco debba diventare come loro o loro debbano diventare come me.

Allam avrebbe votato per Barabba?

Magdi Allam invece ci dice che non dobbiamo “anteporre l’amore per il prossimo alla salvaguardia dei legittimi interessi nazionali della popolazione autoctona” : a questo punto punto ci viene il sospetto che Allam, tra il Gesù che predicava l’amore per il prossimo e il Barabba, scelto dalla folla su indicazione dei sacerdoti del tempio per salvaguardare i valori tradizionali della “popolazione autoctona”, abbia un inconfessabile debole per Barabba.

E che dire di quando Allam afferma “non riconosciamo alcuna giustificazione e non concediamo alcuna attenuante a qualsiasi forma di terrorismo”, ma ritiene opportuno aggiungere “compreso il terrorismo neonazista”? L’“additamentum non petitum” somiglia molto alla “excusatio non petita”.

Fa sorridere il fatto che Allam voglia combattere il multiculturalismo, fenomeno che gli permette di pubblicare i suoi deliranti articoli in Italia invece che in Egitto e di fare il parlamentare europeo invece che il cammelliere maghrebino.

Fa meno sorridere la tesi che se vogliamo sconfiggere il razzismo, l’Europa dovrebbe adottare ideologie razziste e di chiusura verso le culture non europee. Non è proprio quello che voleva ottenere il terrorista norvegese?

I valori giudaico-cristiani del Borghezio copto

Allam si è mai chiesto se esista una unica identità europea e se sia riducibile ad un generico patrimonio culturale giudaico cristiano, difficile da definire?

Ha mai studiato a fondo la storia di un continente che ha avuto :

  • i valori pagani e politeisti della civiltà greca e romana;
  • il cristianesimo dei martiri e delle catacombe, ma anche il martirio di Ipazia ad opera dei monaci agli ordini del vescovo Cirillo;
  • le crociate;
  • le torture dell’Inquisizione e i roghi degli eretici e delle streghe;
  • gli ebrei perseguitati e confinati nei ghetti;
  • la civiltà araba in Sicilia e nella penisola iberica;
  • la Riforma e la Controriforma;
  • la persecuzione contro gli Ugonotti;
  • i progrom contro gli ebrei nell’Europa orientale;
  • il Rinascimento;
  • la tortura di Galileo e la nascita del metodo sperimentale che ha fondato la scienza moderna;
  • l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese;
  • il marxismo;
  • il socialismo sovietico;
  • il nazismo e il fascismo?

La democrazia odierna, oltre che nella Rivoluzione Francese, affonda le proprie origine nell’antica Grecia, che di giudaico e di cristiano aveva ben poco.

Aristotele raffigurato da Raffaello Sanzio

Ma insieme a ciò che c’è di positivo, l’Europa “cristiana” ha prodotto in tempi recenti anche i campi di concentramento nazisti e sovietici, il terrorismo dei cristianissimi irlandesi, lo sterminio di migliaia di musulmani a Srebrenica da parte delle cristianissime brigate serbe e l’uccisione di quasi cento ragazzi “cristiani, ariani e norvegesi” da parte di un “cristiano, ariano e norvegese”, in nome della difesa dei valori di una civiltà europea che nessuno saprebbe identificare con esattezza. A parte Giovanardi.

Ben venga la libera circolazione delle persone, ma ognuno deve stare a casa propria” (!?)

Sono pochi i lettori di destra che hanno il coraggio di appoggiare apertamente le tesi fondamentaliste e deliranti di Allam : riportiamo solo la posizione di #58 Blent (150) che il 24.07.11 alle ore 12:36 scrive: “… il multiculturalismo è il flagello più grande che ci possa capitare. I popoli devono avere la loro identità distinta e non minata da altre culture. Ben venga la libera circolazione delle persone, ma ognuno deve stare a casa propria. Dio ha creato le razze diverse che sono un immenso patrimonio, l’uomo stupido le sta cancellando. …”.

Rivelatrice la frase contraddittoria : “ben venga la libera circolazione delle persone, ma ognuno deve stare a casa propria”, che ci sembra riassumere la confusa logica di Allam. Dovremmo forse concludere che la colpa della strage norvegese sarebbe – in ultima analisi – di chi persegue la tolleranza e la convivenza pacifica e non di chi predica il razzismo e la superiorità della cultura europea?

Quindi, caro Allam, meglio tacere e passare per ignoranti, che aprire bocca e togliere ogni dubbio. Anche in merito al proprio razzismo.

Borghezio, che parla sempre, i dubbi ce li ha tolti da tempo.

PS – Maroni e Calderoli si sono dissociati da Borghezio. Si tratta dello stesso Calderoli che ha lanciato il Maiale Day e andava a spargere urina di porco per rendere impuri i luoghi scelti dagli islamici per le loro moschee?

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Il Metodo Boffo, adesso in due eleganti confezioni : per uomo e per signora. Oggi ne viene fatto grazioso omaggio alla Prestigiacomo.

Posted by pocavista su 23 luglio 2011

A Firenze si svolgono celebri manifestazioni di moda, come Pitti-Uomo, Pitti-Donna e Pitti-Bimbo, note in tutto il mondo.

I gentiluomini de Il Giornale, di Libero e di RaiSet negli ultimi tempi hanno preferito lanciare nel mondo il Boffo-Uomo e il Boffo-Donna, prestigiose manifestazioni di affetto riservate a quei malcapitati che accennano a qualche timido dissenso nei confronti del Leader Supremo. Non ancora varato il Boffo-Bimbo, ma non disperiamo.

Boffo – uomo

Caratteristica comune del Metodo Boffo è quella di cercare di colpire soprattutto la vita privata del destinatario. Ai tapini di sesso maschile si rimprovera, di volta in volta, producendo documenti parziali o falsi, oppure alterandone il contesto :

  • di essere gay (l’ex-direttore dell’Avvenire, Boffo, accusato falsamente di “essere attenzionato dalla Questura”);
  • di andare in giro nudi (si pubblica una privatissima foto di un giovane Vendola – allora privato cittadino – in un campo di nudisti) e perciò indegni di fare la morale sul caso Ruby;
  • di essere dei traditori (Fini) che si fanno abbindolare dalla compagna di turno ;
  • di tramare con dei generici “poteri forti” (Tremonti, Montezemolo);
  • di essere degli imprenditori semifalliti, nonché ebrei e – come aggravante – residenti all’estero (De Benedetti);
  • di essere strambi perché dotati di calzini pervinca (il giudice Mesiano che ha condannato la Fininvest a risarcire la CIR per averle scippato la Mondadori comprando un giudice);

E l’elenco potrebbe continuare con i vari Follini, Woodcock, Di Pietro, Bocchino.

Feltri e Boffo

Boffo – donna

Alle donne “scomode”, o che potrebbero diventarlo, si rinfaccia invece di essere uterine, umorali, ingrate, succubi di partner inaffidabili e pericolosi. Talcolta di fa della pesante ironia su avversarie “più belle che intelligenti” (B. su Rosi Bindi).

Si comincia con Veronica Lario, colpevole di essersi stancata dei bunga bunga maritali con stuoli di giovanissime veline, e la si accusa di essere una “velina ingrata”: per meglio esporla al pubblico ludibrio, si pubblica una sua antica foto a seno nudo in prima pagina.

Poi si passa a Ilda Boccassini – PM del caso Ruby – cui si rinfaccia la “grave” colpa di aver baciato in pubblico, trenta anni fa, il suo fidanzato di allora, giornalista di sinistra, nei pressi del Palazzo di Giustizia : ciò avrebbe dovuto costituire la prova provata che Ilda Boccassini è “un magistrato rosso” e che non avrebbe i titoli morali per occuparsi del “caso Ruby”.

Successivamente tocca alla mitica Carfagna, che tempo fa aveva dato prova di  irrequietezza politica. Mara – promessa sposa del giovane imprenditore Mezzaroma e già chiacchierata per una presunta liason  con B. – viene subito cucinata a dovere, mettendo in piazza la sua love story con il “traditore” Italo Bocchino (un nome, una garanzia), che le avrebbe messo in testa strane idee. Episodio che si arricchisce, a margine, di scambi di insulti con la Mussolini (il celebre “vaiassa”!).

Oggi è il turno della Prestigiacomo, colpevole di avere avuto un atteggiamento autonomo rispetto al resto del PdL, sulla questione della “monnezza” di Napoli.

Infatti, puntuale come un orologio svizzero, Il Giornale ospita un articolo di Giancarlo Perna, dal titolo Il caso Prestigiacomo: la ministra inadeguata inamorata (sic) di De Magistris”. Il giornalista (e chiediamo scusa alla categoria dei giornalisti) denuncia “Le giravolte della titolare dell’Ambiente. L’ultima il “flirt” politico col sindaco Idv.”.

Boffo-donna : ora c’è la soap opera “Boffo Style”

Com’è noto, il ministro Prestigiacomo due giorni fa si era schierata con l’opposizione sul decreto rifiuti : ma poi PdL e Lega hanno votato contro il governo per fare dispetto a De Magistris.

Il Giornale come spiega l’atteggiamento del Ministro dell’Ambiente? Considerazioni tecniche e di merito? No : “La signora Prestigiacomo ha voluto compiacere Gigino de Magistris, notorio essendo il suo debole (politico, per l’amordiddio) per l’aitante guascone che guida Napoli”.

Poi rincara la dose : “Potenza del fascino «non solo politico» del bruno partenopeo”. Si chiarisce al lettore meno informato che il Ministro, chiamata da Perna prima Steffi e poi Presty, (nomi che rievocano Barbie, la bambola di plastica) “piange sempre quando è indispettita e il quando è in aumento”.

E perché piangerebbe la nostra bionda Ministra? Ce lo spiega Perna, che si improvvisa psicologo ministeriale : “Qui sta il problema. Presty non si sente più amata dal Berlusca. Alla sua quinta legislatura … ha perso il monopolio femminile dei primi anni. Quando conobbe il Cav a Siracusa, che poi la portò ad Arcore con altri giovani di Forza Italia, fu circondata dalle sue premure: «Come sei bella, come sei alta» e cose così. Ne era la pupilla ancora negli anni 2001-2006 quando la fece ministro – appena trentaquattrenne – delle Pari opportunità …”.

E allora, diranno i lettori de Il Giornale e i quattro lettori del nostro blog, esiste un lieto fine nella soap opera (Boffo style) sceneggiata dall’ineffabile Perna? “Oggi, la ribalta è delle Carfagna, Gelmini, Meloni. Di qui, l’inquietudine, il volersi mostrare a costo di andare contro. A ogni Consiglio dei ministri c’è l’attesa di scintille a causa di Stefania: un battibecco, un pianto dirotto, ecc.”.

Confronto di idee in Consiglio dei Ministri? No, dice Perna, scontri isterici tra primedonne. Adesso, che il Giornale ha rivelato chi ci governa, possiamo dormire sonni tranquilli.

Sallusti, Feltri e Belpietro uniti nella lotta. Nel fango.

Questo è il giornalismo dei “servi liberi” di Berlusconi, che si commenta da solo. Sei un Ministro e cerchi di risolvere i problemi dell’Italia? No devi solo obbedire al Leader Supremo. O sei allineato e coperto, oppure vieni sputtanato col metodo Boffo. Per dei giornalisti sedicenti “liberi” e “liberali” non c’è male.

Riportiamo – per finire – due commenti dei lettori del sito WEB de Il Giornale :

#26 00ginetto (127), il 22.07.11 alle ore 11:47 scrive: “Ma si, dai, sbarazziamoci della Prestigiacomo. Il suo problema non è essere una incompetente nella materia di cui è ministro. Il problema vero è che non è neanche pregiudicata, e nelle file del pdl questo stona molto...”.

#52 buonanotteallitalia (463) il 22.07.11 alle ore 14:22 invece scrive: “A forza di dare l’ordine di attaccare tutti i propri amici e alleati, Berlusconi finirà per ritrovarsi solo con Sallusti per le sue seratine …”.

Non vogliamo essere così pessimisti : B. – costretto a privarsi anche di Lele Mora cui hanno messo le manette – potrà sempre contare su Apicella.

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Feltri, Tremonti e la Tammurriata Nera. Vi spieghiamo perchè l’economia italiana è sotto attacco : “‘e vvote basta sulo ‘na guardata”!

Posted by pocavista su 12 luglio 2011

Alchimisti d’oggi

Si prendano fini particelle di una sostanza solida, organica o inorganica a piacere, e si facciano disperdere in un liquido. Se la materia in sospensione ha una densità maggiore del liquido, nel tempo le particelle in sospensione si depositano sul fondo del contenitore. Il sedimento risultante si definisce fango. La parola sembra che risalga all’indoeuropeo “fani”, che indica la melma o la palude.

La produzione di fango, fenomeno estremamente diffuso in natura, rievoca antiche procedure latine utilizzate per condannare alla damnatio memoriae il potente decaduto o il nemico da castigare. Ricorda anche il particolare trattamento che durante il fascismo liquidava i gerarchi divenuti scomodi, accusati sistematicamente di “pederastia”.

La versione odierna della pratica per delegittimare e intimidire un avversario avviene per via mediatica (campagne di stampa e/o TV), con la diffusione di notizie e documenti compromettenti, riguardanti per lo più la vita privata : le informazioni sono spesso fornite in modo parziale e manipolato, e a volte completamente inventate. Anche se poi i fatti smentiranno le illazioni, qualche schizzo di fango rimarrà sul malcapitato di turno.

Questo modo di procedere è definito dagli anglosassoni “character assassination”. Da noi è conosciuto più modestamente come “metodo Boffo”, dal malcapitato direttore dell’Avvenire, costretto alle dimissioni da una campagna di stampa denigratoria condotta dall’ineffabile Vittorio Feltri. Il moderno alchimista del fango ha dovuto ammettere, in seguito, di avere usato anche una falsa velina della questura che accusava Boffo di essere un noto omosessuale attenzionato dalla Questura. 

Il metodo sembra particolarmente caro ai mezzi di comunicazione e ai “servi liberi”  vicini al presidente Berlusconi, che l’hanno usato o che hanno minacciato di usarlo anche con Follini, Fini, Marcegaglia, Montezemolo, Mesiano (ridicolizzato in TV per via dei calzini pervinca), Bocchino, la Bocassini, Di Pietro. I “servi liberi” di Berlusconi non hanno esitato poi a mostrare in prima pagina anche le nudità di un giovanissimo Nichi Vendola – “colpevole” di avere frequentato un campo nudisti – e di Veronica Lario, definita “velina ingrata”. 

Veronica Lario

Tremonti e Boffo uniti nella lotta

Eravamo stati facili profeti quando in un nostro post di un paio di mesi fa avevamo previsto che il prossimo bersaglio del “metodo Boffo” sarebbe stato Tremonti, vero e pericoloso concorrente interno di Berlusconi. Il quale si è affrettato a indicare come proprio delfino l’innocuo e servizievole Alfano.

Tremonti, fautore di una manovra economica lacrime e sangue, è inoltre il capro espiatorio ideale su cui scaricare lo scontento degli elettori di cdx anch’essi colpiti dalla Finanziaria in approvazione al Parlamento.

Lo stesso Tremonti, in un recente colloquio con B., avrebbe dichiarato di non essere disposto a subire passivamente il metodo Boffo, che i “servi liberi” di Berlusconi hanno cominciato impietosamente ad applicargli.

Aggiornamento del 13 luglio : oggi Alessandro Sallusti, facendo finta di cadere dal pero, spara un titolone in prima pagina : “Chi vuole incastrare il Ministro Tremonti?”. A destra ormai si gioca allo” schiaffo del soldato”. La situazione, da tragica, sta diventando comica.


Le misteriose leggi dell’economia, per la prima volta spiegate. Da Feltri

Molti dicono che l’Italia sta affondando, sommersa dai debiti e dai colpi della speculazione internazionale, dagli scandali, da una classe politica sempre più rapace, da una corruzione diffusa, dall’evasione fiscale, dalla monnezza.

Alcuni ingenui si chiederanno : ma la colpa di chi è? Forse dell’insipienza del governo di nani e ballerine che non governa e che tiene il Parlamento occupato a votare lodi Alfani, leggi salva Fininvest e trasferimenti di Ministeri a Monza?

Per fortuna che c’è Vittorio Feltri che ce lo spiega (vedi Il Giornale del 11.07.2011) : “Ecco chi rovina l’Italia: prima rema contro poi si mette a piangere”.

Ci riferiamo al mostruoso risarcimento che Silvio Berlusconi dovrà liquidare a Carlo De Benedetti per effetto di una sentenza emessa dal tribunale civile, relativa a un vecchio contenzioso riguardante la Mondadori. Una somma enorme (560 milioni di euro) che minaccia la salute della casa editrice, non solo le tasche del premier.

Feltri poi tocca vette surreali e non teme il ridicolo “Senza contare che un ribasso Mondadori (quasi certo), avvenendo in un momento di difficoltà del mercato, potrebbe provocare un crollo del nostro sistema e, quindi, incoraggiare gli speculatori ad attaccare i Bot”.

Noi poveri sprovveduti pensavamo che gli investitori internazionali guardassero alla montagna di debito pubblico (il terzo nel mondo) che sta strozzando l’Italia la cui economia è ferma da un decennio e all’insipienza di un governo che non governa e non mantiene le promesse (riforme istituzionali, costi della politica, abolizione delle province, riduzione del carico fiscale, lotta alla corruzione, Ponte sullo Stretto). 

Che inoltre costringe il Parlamento a votare sulla nipotina di Mubarak, sui lodi Alfano per mettere al riparo Berlusconi dai processi e a pronunciarsi su provvedimenti salva Fininvest. Che infine fa votare una manovra finanziaria che attribuisce ai governi futuri la responsabilità dei suoi effetti più indigesti.

Per fortuna c’è Feltri, travestito da economista, che ci spiega che la speculazione si starebbe accanendo su di noi : 

1 – a causa del risarcimento milionario che Berlusconi, definito “corruttore attivo” dai giudici (con Previti esecutore materiale della corruzione già condannato in via definitiva), dovrebbe dare a De Benedetti per averlo “scippato” venti anni fa della Mondadori. 

2 – a causa di politici incoscienti, allo scopo di dare addosso al governo, non esitano a descrivere il Paese come fosse sull’orlo del baratro, ridotto in miseria… un popolo allo sbando, soggiogato da un istrione disonesto, da una maggioranza degna di lui, da ministri inetti”.

E qui ritorna il fine economista Feltri : “D’altronde ,l’economia, la finanza, i mercati sono più sensibili alle impressioni che non ai dati di fatto.

Noi umili blogger, che l’economia l’abbiamo studiata e insegnata in aule universitarie, a questo punto rimpiangiamo il tempo sprecato a faticare su cose inutili come formule, grafici, econometria, moltiplicatori, utilità marginali, tassi di rendimento interno, ottimi paretiani, Keynes e Samuelson.

Feltri ci insegna invece che l’economia è tutta una questione di impressione (forse qualche volta ha sentito parlare di “sentiment index” e tanto gli basta, visto che i lettori de Il Giornale sembrano di bocca buona) e che basterebbe studiare la Tammurriata Nera :

Io nun capisco ‘e vvote che succede

e chello ca se vede nun se crede nun se crede …

‘e vvote basta sulo ‘na guardata,

e ‘a femmena è rimasta sott”a botta ‘mpressiunata”.

E si sa, l’economia è “femmena”! 

Quindi elementi come debito pubblico quasi fuori controllo, stagnazione economica, scarsa competitività delle aziende, riduzione del potere di acquisto, infrastrutture carenti, servizi inefficienti, corruzione galoppante e governo “ad personam” per Feltri non c’entrano. La colpa sarebbe solo della “mala guardata” di Bersani, Di Pietro e Santoro.

Ci permettiamo di dubitarne. Anche perché, approfondendo lo studio della bibliografia a Lui cara, leggiamo :


Seh ‘na guardata seh

seh ‘na ‘mprissione seh

va truvanno mò chi è stato

c’ha cugliuto buono ‘o tiro …

Addò pastin’ ‘o grano, ‘o grano cresce

riesce o nun riesce, semp’è grano chello ch’esce …

Non prendiamoci per i tornelli

Egregio direttore Feltri, riconosciamo che sua professionalità di delegittimatore sia fuori discussione, da vero padre nobile del Metodo Boffo : ma con l’economia forse sarebbe meglio lasciar spazio ad un ministro noto per la modestia e il basso profilo, come Brunetta che, se non avesse trascurato la carriera accademica per dedicarsi alla politica dei tornelli, avrebbe preso di sicuro  (sono parole sue)  il Nobel per l’economia. 

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Conformista, servo libero o solo servo? Il test del naso. Da Ferrara a Veneziani : si parte da Weber e si arriva a Woody Allen.

Posted by pocavista su 18 giugno 2011

I “servi liberi” chiamati a raccolta da Ferrara al Capranica di Roma sono stati uno dei bersagli preferiti da parte del mondo dei blog. Mai ossimoro fu più infelice, specie con questi chiari di luna per il cdx : se fai il servo per tua libera scelta, non puoi essere libero, hanno osservato con ironia molti blogger tra cui il sottoscritto. Blogger che Veneziani ha a suo tempo definito “velenosi e cretini”.

Oggi nel suo ultimo articolo su il Giornale (“Servi liberi a destra, carogne a sinistra”), che noi blogger velenosi e cretini ci ostiniamo a leggere, V. propone una sua fenomenologia della servitù.

Il buon Marcello comincia a tagliare con l’accetta : “La servitù è l’unica categoria in­terpretativa usata per giudicare il berlusconismo”. Questo, naturalmente, non è vero : ma a lui forse piace l’idea che i “trinariciuti” di sinistra vadano sempre e comunque all’ingrosso. E che, rovesciando la frittata, i conformisti in realtà siano gli antiberlusconiani solo perché adesso stanno diventando maggioranza nel Paese( “se quattro voci dicono la stessa cosa e una le contraddice, il conformismo riguarda i quattro e non il singolo . E…il rapporto tra propagandisti anti-berlusconiani e filo-b è … 4 contro 1”).

Vogliamo ricordare che gli psicologi sociali assimilano il conformismo al comportamento mimetico, in base al quale l’individuo si nasconde nell’ambiente sociale in cui vive, assumendone i tratti più comuni, ricavandone un senso di protezione. Un po’ come una zebra che indossa un abito a strisce come tutto il suo branco per confondere la vista dei leoni.

Ma qui non ci siamo proprio, caro Veneziani : il conformista non è chi esprime una posizione che diventa maggioritaria in un gruppo sociale, ma chi “non capisce, ma si adegua”. “Chi capisce, ma si adegua”, senza esservi obbligato, dovrebbe essere definito servo.


Prolegomeni ad una fenomenologia del servo

Quali sono le categorie in cui possono essere classificati i “servi”, secondo Veneziani?

  1. Il Militante : è animato da forte spirito di appartenenza ad un’idea o ad un gruppo. Notiamo che l’esasperazione dello spirito di appartenenza trasforma i militanti in “coloro che sono disposti a tagliarsi gli attributi, pur di far dispetto alla moglie”. Tradotto in politichese : pur di non far vincere i comunisti, voto sempre e comunque Berlusconi.
  2. Il Seguace : ha il culto del Capo Supremo. Nel linguaggio da bar : “ci vuole uno che decida per tutti se no non si combina niente” .
  3. Il Libero Pensatore che “si tura il naso” : “liberamente e criticamente paragona il leader a i suoi rivali e preferisce lui a loro” e che non deve essere considerato un servo.
  4. Il Servitore Professionale : instaura col leader un rapporto di prestazione professionale. Ti sostengo (per le belle donne : te la do) in cambio di soldi, prebende e carriera. Della serie : oggi è difficile credere in un ideale, ma per un compenso adeguato lo si può sempre fare.
  5. L’Opportunista : foltissima categoria di servi, soggetti che cercano di ottenere qualche favore personale;
  6. L’Utile Idiota  : chi è scioccamente asservito, anche contro il proprio interesse.
  7. Il Servo Infedele : colui che “è pronto a voltar le spalle e perfino ad accusare di servitù gli altri solo perché non ha avuto quel che voleva o ha cambiato livrea”.
  8. L’Ultimo Kamikaze Jap: “l’orgoglioso che insiste nel difendere il suo leader anche quando questi ha torto o cade nel discredito ed è perdente” per dimostrare la propria lealtà.
  9. Il Consigliori : chi è vicino al potente non per servirlo, ma per consigliarlo. Non servo, ma badante. O almeno si crede tale per presunzione.

Alcune delle precedenti definizioni sono di Veneziani; altre mie. Ma poi si potrebbero aggiungere i clientes, i lobbisti, i navigatori a vista, i Responsabili, e chi più ne ha più ne metta.


Il servo è un trans?

Veneziani ci propone una sorta di tipologia ideale weberiana a cui ascrivere gli aspiranti servi. Tuttavia noi sappiamo che un servo è per natura un trans (e qui il sesso e il genere non c’entrano)  : un po’ opportunista, un po’ servo infedele, un po’ conformista, un po’ seguace. Appartiene cioè a più tipologie.

Per fare un esempio : uno come Ferrara in che casella lo vogliamo mettere? La casella – vista la mole del titolare – deve essere necessariamente ampia : è un Consigliori, ma anche un Servo Infedele (spiava Craxi per conto della CIA) e un Libero Pensatore dal naso otturato (pur di non far vincere D’Alema cosa non giustificherebbe). Non aggiungo Opportunista, sia per non prendermi una querela, sia perché non lo conosco a sufficienza.

Maurizio Lupi? Un po’ Militante, un po’ Ultimo Kamikaze. Bondi? Per molti dei suoi detrattori sarebbe un Utile Idiota, un Seguace e un Opportunista. Ma forse è solo un caso clinico.


Scopri il servo che c’è in te. Il test del naso.

Esiste un test per verificare se uno è veramente un servo? “ La ricetta di Veneziani : “Provate a separare il soggetto in odore di servitù dal suo presunto padrone e notate se sul piano delle opinioni mantiene le stesse idee oppure no”.

A leggere i suoi scritti su Il Giornale, per es. si ricava l’idea che Veneziani avalli sempre e comunque – turandosi il naso e usando una buona dose di vaselina – la leadership carismatica di Berlusconi qualunque cosa faccia. Tuttavia portare acqua al mulino di un capo carismatico, “solo contro tutti”, a cui si attribuisce il ruolo di “salvatore” dell’Italia (dai perfidi comunisti e dai giudici rossi), aiuta il capo a perseguire unicamente i propri interessi a scapito di quelli collettivi. E stimola il capo al narcisismo, a circondarsi solo di yes-man e di te-la-dò-woman, alla perdita del senso di realtà, all’insensibilità ai valori morali e all’etica comune. Contribuisce perciò all’affermazione di un’autocrazia del bunga-bunga.

Ci piacerebbe separare Veneziani dal suo presunto padrone de Il Giornale, per vedere se cambierebbe qualcosa nei suoi scritti : esperimento interessante, cui sottoporrei volentieri anche gli ex-socialisti confluiti nelle schiere berlusconiane.

V. suggerisce di guardare anche alla storia personale del soggetto accusato di servitù “per vedere se è stato sempre dalla parte del potere o se magari per lungo tempo ha scelto scomode opposizioni, da emarginato senza padroni”. V. a chi si riferisce : a Capezzone, ex-radicale; a Bondi, ex-comunista; a La Russa, ex-MSI ? A se stesso? Tutti ex-emarginati.

Da blogger “velenoso e cretino” ho il sospetto invece che Veneziani ci mandi un messaggio subliminale : siccome io, da giovane militante di destra, ero fuori da giochi, vuol dire che non ero, non sono e non sarò mai un servo. Se fosse così, sarebbe un ottimo esempio di paralogismo subliminale.

Ok Veneziani, lei non sarà un servo, ma solo un Libero Pensatore che “si tura il naso” in continuazione : vogliamo però ricordarle che nel film “Il dormiglione” di Woody Allen il mondo viene dominato da un leader dispotico, già ucciso dai ribelli, e di cui è rimasto in vita solo un piccolo organo che continua a governare. Il naso, appunto.

Forse, dopo il funerale del Leader Supremo celebrato al Capranica dai “servi liberi”, l’unico collante che li tiene uniti nel difendere la cara salma è – appunto – il naso. Chiuso.

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I mezzadri di Capranica. Nuda proprietà e mezzadria nel PdL : la proposta dei “servi liberi” di Ferrara per salvare il soldato Silvio.

Posted by pocavista su 9 giugno 2011


I servi liberi e la mezzadria

Com’è noto, i “servi della gleba” erano i contadini – e le loro famiglie – obbligati alla coltivazione di un fondo agricolo vita natural durante. 

 I servi, in cambio di protezione giuridica e militare da parte del signore, dovevano prestargli anche servizi extra e pagargli le decime.

Sembra che sia stato per primo l’imperatore Diocleziano, per fronteggiare l’abbandono delle campagne da parte di un numero crescente di contadini che veniva a cercare fortuna nelle città, in particolare a Roma, ad emanare per primo un decreto che costringeva i coloni (da colere, coltivare) a rimanere nei campi e a tramandare il mestiere ai figli.

La servitù della gleba (della zolla) sopravvisse fino al XVI secolo. I primi “servi liberi” italiani furono quelli di Bologna nel 1257 : la città liberò, previo riscatto, quasi 6000 servi sottoposti a signori laici. I servi sottoposti agli ecclesiastici, grazie al vescovo Boncambio, furono liberati gratis. E poi c’è oggi qualche “servo libero” che parla male della Chiesa!

In Italia il superamento della servitù della gleba dette luogo a rapporti contrattuali come la mezzadria : la proprietà dei terreni rimaneva al Signore, il mezzadro ci metteva il lavoro e poi si faceva a metà.

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I Mezzadri di Capranica

 

I “servi liberi” convocati da Ferrara al Capranica, a Roma, ricordano un po’ i servi liberati a Bologna : questa volta la città che li ha liberati è la Milano di Pisapia. E un po’ anche la Napoli di De Magistris.

Dopo le batoste elettorali del Signore dei Pidielli, i “servi di Berlusconi”, come spesso sono stati bollati dagli oppositori, si sono sentiti più “liberi” di criticare il Monarca in crisi. Al Capranica, di fronte ad una platea di ultras (ultrasettantenni) sanfedisti, sono stati usati termini inconcepibili fino a poco fa : regicidio, disastro, funerali senza la salma, primarie.

Nel disperato tentativo di salvare “l’uomo solo al telecomando” e la “sua lucida follia”, e soprattutto se stessi dal probabile crollo del berlusconismo, gli aspiranti mezzadri si sono rimboccati le maniche (Bersani ci consenta questa espressione), con questa mission impossible: salvare il Re, per salvare l’Italia. Ferrara si inventa nientemeno che le “primarie”, rubando l’idea al centrosinistra, per scegliere il leader del centrodestra : le primarie dovrebbero dare una patina di democrazia a un partito (prima Forza Italia poi PDL) che “non è un partito, ma solo una proprietà” (così Giampiero Mughini alla radio qualche anno fa).

Ferrara e gli altri "servi liberi" del Capranica, ripresi in mezzo ad un Berlusconi di cartone ancora non trapiantato (Berlusconi, non il cartone)

Sallusti ha però obiettato a Ferrara che “Berlusconi è un monarca e il berlusconismo una monarchia: E se tu, Giuliano, vuoi sottrargli alcuni poteri metti a rischio la monarchia. E quindi meriti di essere punito con la pena di morte.” Sallusti ride della sua battuta finale, ma ha ragione : un monarca assoluto come B. non si accontenterebbe mai della “nuda proprietà” o di una “mezzadria” nel “suo” partito.

Un sovrano assoluto, che ritiene di essere al di sopra della legge, che dichiara di non avere mai potere a sufficienza, e a cui alcuni rimproverano anche una riedizione dello ius primae noctis (sesso in cambio di carriera politica o televisiva), può forse accettare una scelta che non sia “per acclamazione” o approvare delle primarie “non pilotate”?   Inutile ricordare che B. ha sempre emarginato chi lavorava per succedergli, accusandolo di mettergli i bastoni tra le ruote e che “non lo faceva lavorare”: prima Bossi, nel 94, poi Follini, poi Casini e infine Fini. 

Adesso il nuovo temibile concorrente, che starebbe tramando contro il sovrano per prenderne il posto, è Giulio Tremonti. Il monarca in declino si è affrettato infatti a indicare come suo delfino l’uomo dallo sguardo perennemente corrucciato e dalla fronte inutilmente spaziosa, ma che non rappresenta un vero pericolo per lui : Alfano, il Ministro – con licenza parlando – della Giustizia.

Angelino Alfano

Sospettiamo che Sallusti e Belpietro, subito dopo il referendum, metteranno in atto il metodo Boffo per stroncare sul nascere la candidatura alla leadership di Tremonti, che sarà additato al pubblico ludibrio. Si potrà accusare Tremonti di  a) connivenza con i fantomatici “poteri forti”; b) di essere al soldo di Bossi e del leghismo secessionista; c) di essere un ragioniere e non un economista; d) di costituire un ostacolo alla ripresa economica del Paese; e) di essere “un comunista” travestito da socialista a sua volta travestito da pidiellino. 

La cosa non deve sorprendere : sul sito WEB de Il Giornale qualche lettore già gli dà del “comunista”. Manca ancora qualcuno che lo definisca “toga rossa al soldo della Procura di Milano”, ma non disperiamo.

 

Commento finale : Ferrara e il ginocchio della lavandaia

Riportiamo il lucido commento di 46 Lincol Rafel (24) n merito alla rimpatriata dei “servi liberi” ,che scrive, il 08.06.11 alle ore 16:38, sul sito WEB de Il Giornale :

Al Capranica sembrava di stare in una camera ardente. C’era anche il morto. Ammazzato dai servi, ai quali l’accostamento di ‘liberi’ non è riuscito a dare dignità. Il berlusconismo è finito. Lo dico senza disprezzo … Ancora una volta, a riconoscersi pregi e difetti si sono ritrovati gli stessi interessati, con la pretesa di essere obiettivi. Il dramma della caduta ha solo un nome: credibilità. Volutamente smarrita da lui e dai suoi servi (lasciamo perdere ‘liberi’).

La sottomissione ha dettato i modi e i tempi del perdono degli eccessi, la negazione dell’evidenza, la giustificazione facile delle debolezze senili, la liceità di leggi ad personam, utilizzate con arroganza per vantare una fedina penale pulita.

Se qualcuno dei presenti avesse avuto l’onestà di aiutarlo, richiamandolo con una critica non servile alle sue responsabilità, forse non sarebbe stata neppure allestita la camera ardente.

Forse per la mezzadria propugnata da Ferrara nel PdL, d’altra parte già abolita nelle campagne con una legge dell’83, è un po’ tardi e suona male alle orecchie del padrone. Il quale si starà chiedendo : ma che si sono messi in testa ‘sti “servi”, che spesso ho pagato, protetto e promosso, di essere anche “liberi”?  E poi : o sei un servo o sei libero. “Servo libero” è solo un ossimoro dietro cui si nascondono coloro che hanno la vocazione del servo, ma non lo vogliono ammettere per pudore. Un po’ di coerenza, per favore.

Forse Ferrara farebbe meglio a continuare a lavare le mutande di Berlusconi, come al Dal Verme a Milano. Rischierebbe solo il ginocchio della lavandaia, non la decapitazione come gli ha ricordato – ridendo, ma non troppo –  Sallusti.

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Un ex-immigrato impartisce lezioni di intolleranza verso gli immigrati. Il “cristiano” Magdi Allam rimprovera ad un Cardinale l’eccessivo amore per il prossimo.

Posted by pocavista su 7 giugno 2011

L’Amore part-time secondo Allam

Ormai, a destra, non sanno più con chi prendersela.

 Stavolta è il turno del Cardinal Tettamanzi, colpevole di “catto-relativismo”, cioè di amare part-time : amerebbe molto il prossimo, specie gli immigrati, ma poco se stesso. Peccato “contestualizzato” e divenuto mortale a causa dell’amicizia presunta con Pisapia.

Il Card.Tettamanzi

 

A dare la scomunica al cardinale è nientepopodimenoche un neofita cristiano, ex-immigrato cairota ed ex-musulmano, contrario alla costruzione delle moschee e intollerante verso gli immigrati in genere.

Praticamente un ascaro delle truppe cammellate che marciano a fianco dei Borghezio e dei Calderoli, e che nei ritagli di tempo fa anche il Parlamentare Europeo. Ascaro che ama travestirsi – lui che ha vissuto venti anni al Cairo, poi a Roma e infine a Viterbo – da Milanese.


Magdi “Cristiano” Allam : chi era costui?

Allam, egiziano nato al Cairo, immigrato in Italia all’età di vent’anni, è un ex-musulmano convertitosi tre anni fa alla religione cattolica e battezzato dal Papa in persona, con il ciellino Maurizio Lupi come sponsor. Ha voluto aggiungere al proprio nome quello di Cristiano, un marchio di fabbrica. Sembra che non si sia ancora fatto tatuare una croce sul petto, ma non disperiamo.

Al precedente matrimonio, da cui ha avuto due figli, ne ha sommato un altro nel 2007. In forma civile. Tanto per adeguarsi i alla moda dei leader – cattolicissimi – del centrodestra, che vantano almeno due famiglie.

Dopo la sua conversione, da giornalista che era, si butta in politica.

Prima fonda il partito dei “ Protagonisti per l’Europa Cristiana”, che gli consente un accordo con l’UDC per farsi eleggere nel 2009 al Parlamento Europeo. (Per la cronaca : secondo VoteWatch, dopo quasi due anni dalle elezioni del 2009, l’assenteista Magdi Allam risulta essere al 708º posto su 733, in coda alla classifica delle presenze di tutti gli europarlamentari).

Poi trasforma la sua creatura politica nel partito “Io amo l’Italia”. Allam trova anche il modo di proporsi anche per la presidenza della Regione Lucania, con il suo partito “Io amo la Lucania”. Ma alle elezioni regionali è stato respinto con perdite dai Lucani, insospettiti dal fatto che Allam dichiari di amare ogni località in cui casualmente metta piede. Da Casalpusterlengo a Roccasecca dei Volsci.

Chi fosse interessato a vedere come Allam svolgesse il suo lavoro di giornalista, prima di mettersi a fare il “cristero” fondamentalista in politica, può consultare le interessanti note di Valerio Evangelisti su :

http://italy.indymedia.org/news/2006/07/1113013.php

L’articolo di Allam su Il Giornale.

Allam contrappone il duo “capital-comunista Giuliano Pisapia e il catto-relativista cardinal Dionigi Tettamanzi” alla coppia di fatto formata dal” cattociellino Roberto Formigoni e dal laico-leghista Roberto Maroni”.

Per Allam i “cattivi” Pisapia-Tettamanzi si sarebbero macchiati di un’orrenda colpa, l’amore part-time : amerebbero il prossimo loro, ma si dimenticherebbero di amare se stessi. I “buoni” Formigoni-Maroni invece non si dimenticherebbero di amare (molto) se stessi.

Questa la singolare tesi del neoconvertito Allam : “…è arrivato il momento di avere la lucidità e il coraggio di privilegiare l’amore per se stessi, l’amore per l’Italia e per gli italiani, perché diversamente non potremo donare amore al prossimo in modo responsabile”.

A Tettamanzi, un involuto Allam rimprovera il “mondialismo”: “che cosa è la mondialità evidenziata in un contesto identitario come distinta e come un superamento del nostro essere milanesi e italiani?” E insiste : “noi siamo invitati ad azzerare le nostre radici, i nostri valori, la nostra identità e ci è richiesto di aderire a una nuova civiltà che si realizza con la sommatoria quantitativa delle istanze di tutti coloro che arrivano a casa nostra…”.

Il nostro stupore cresce sempre di più nel leggere l’incerta prosa di Allam che fa rimpiangere il dipietrese : “noi la pensiamo in modo qualitativamente (?) diverso! Rivendichiamo il diritto-dovere di sostenere … che è arrivato il momento di rifondare l’Italia affrancandola dalla strategia massonica che ha ispirato l’unità d’Italia …” e non vogliamo “trasformarci in terra di occupazione dell’immigrazionismo (?)”. Infine chiude con una frase dimenticabile È arrivato il momento di far primeggiare l’Italia degli italiani, occupandoci di noi italiani prima di preoccuparci degli immigrati; … di scegliere il mondo dell’essere, non dell’avere e dell’apparire!”.

Manca solo la citazione mussoliniana “Combattenti di terra, di mare e dell’aria… Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria…Le dichiarazioni  di guerra sono state consegnate agli Ambasciatori di Marocco e Tunisia… ”.

A questo punto, uno appena appena normale si chiederebbe : Magdi Allam ci è o ci fa?

Perché lui, egiziano, immigrato in Italia, divenuto italiano e cristiano da poco, è così intollerante verso tutti gli altri immigrati che non hanno avuto la fortuna di fare carriera con il centrodestra? Perché ci invita a “… scegliere il mondo dell’essere, non dell’avere e dell’apparire!”, e poi diventa fautore del berlusconismo e si mette a fare il talebano cristiano e leghista alla Borghezio? 

Ah dimenticavo : nel 2006, Allam ha vinto il premio Dan David, istituito dall’omonima fondazione israeliana per “il suo incessante lavoro mirante a favorire la comprensione e la tolleranza fra le culture“. ! Ci piacerebbe conoscere i componenti della giuria.

Giudicate voi stessi la sua singolare concezione dell’amore cristiano per il prossimo, in cui il prossimo viene messo in lista di attesa a tempo indeterminato per lasciare più spazio all’amore per se stessi.

Senza dubbio Allam riscuote molti consensi nella base più conservatrice del Popolo dell’Amore. Per esempio il lettore #15 Victor2010 (669), il 06.06.11 alle ore 10:50, scrive:

Tettamanzi è la classica punizione divina inflitta alla Chiesa dal Padreterno. Ha distrutto la diocesi, creato confusione fra i credenti, svuotato le chiese, una vera sciagura. Non dimentichiamo che questo personaggio, quando era vescovo di Genova, andava a braccetto con Cofferati in testa ai cortei della CGIL, adesso va a braccetto di Pisapia”.

Aumenta la dose #137 sorciverdi (409), che il 06.06.11 alle ore 16:37, dice:

Tettamanzi è l’ennesimo esempio dei danni prodotti dal Concilio Vaticano II e quindi non mi stupisco che nella Chiesa ci sia anche gente come lui… mezzo cardinale e mezzo comunista buono solo a confondere gli animi ….Spero che il Papa cominci a fare pulizia all’interno della Chiesa e ci liberi da questi tristi figuri.”

Non manca chi vuole andare per le spicce e sogna il manganello benedetto: #125 Carlo Marra (20,) il 06.06.11 alle ore 15:46, scrive: “Lavare la testa agli asini si perde tempo e denaro… Discutere con i cattocomunisti si perde tempo … bisogna farli sentire adoperando maniere ….. forti! Capito mi hai?

Infine lettore 138 QuoVadis (326) il 06.06.11 alle ore 16:39 si pregia di informare noi sprovveduti che “…il mondialismo è il progetto di Lucifero per favorire l’avvento dell’Anticristo…”.

Adesso, per fortuna, siamo tutti avvisati.

Qualche lettore de Il Giornale però dissente da Allam :

#67 Nathan_Never (42), il 06.06.11 alle ore 12:37, denuncia la “retorica da scuola coranica di Magdi Allam… Non potete farvi una religione ‘fai da te’ dove valgono solo alcuni insegnamenti e altri no… Se poi siete contemporaneamente cristiani e sostenitori della ‘soluzione finale’ per gli immigrati (come emerge da molti post) allora sarebbe il caso di farsi un’analisi di coscienza…

#63 giocar (308) il 06.06.11 alle ore 12:27 poi chiede, riferendosi a Tettamanzi :

Perché, se difendeva il bunga-bunga o il sistema per cui la Minetti è diventata consigliere regionale, andava bene? Era più consono ai valori del vangelo?

Sindrome di Stoccolma?

Non sappiamo se Allam soffra di amnesia selettiva, sia affetto da schizofrenia, abbia recentemente cambiato pusher, sia in realtà un agente (scarsino) dei servizi israeliani oppure un nipotino di Mubarak sotto copertura pronto a proporsi per le feste di Arcore. Magari è semplicemente un tipo molto spregiudicato che ha scoperto che – a spararle grosse – a destra si fa carriera : ma noi non vogliamo insinuare niente.  

Forse Allam deve solo dimostrare a se stesso di essere più occidentale di noi. E’ un fenomeno piuttosto comune, quando si verifica un processo di mobilità sociale ascendente, che si adottino atteggiamenti superconformisti, estremizzando i nuovi valori e comportamenti. Ma in questo affanno a “fare l’occidentale duro e puro”, Allam dimentica i veri valori dell’occidente liberale, la tolleranza e il rispetto per le diverse culture.


Non so perché, ma se gente come Allam deve rappresentare il pensiero della destra italiana, affiancando i Ferrara, i Sallusti e gli Sgarbi, avverto  una nostalgia crescente di un giornalista con il quale ho dissentito e polemizzato spesso. 

Perciò aridatece Marcello Veneziani, almeno lui l’italiano lo conosce e sa adoperare la penna. Ad alcuni apparirà un po’ maliconico: ma lui la sera, invece di frequentare il bunga bunga, legge. E non si limita ad Oriana Fallaci.

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Ultim’ora : Berlusconi ricoverato per attacco di pisapismo. La reazione delle Olgettine.

Posted by pocavista su 30 Maggio 2011

  Berlusconi, affetto da priapismo politico e fautore del bunga bunga, nell’apprendere la notizia della massiccia vittoria del centrosinistra sembra sia stato colto da un attacco di pisapismo persistente.  Il fastidioso fenomeno – che debilita fortemente la sfera privata del Presidente – è stata accolto con un sospiro di sollievo dalle Olgettine. E da alcune parlamentari.


La stessa statuetta di Priapo di proprietà del Presidente, conservata gelosamente nelle stanze del bunga bunga, sembra abbia registrato delle incresciose defaillances. Per il Dio pagano, si tratterebbe della prima volta, dopo una millenaria storia di successi.

La pompetta presidenziale, dopo l'emorragia di voti verificatasi in tutta Italia, perde continuamente pressione (pisapismo persistente). Perciò non riesce più a risollevare le sorti del Leader del Popolo dell'Amore

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Le gravi colpe di Pisapia per la prima volta svelate.

Posted by pocavista su 26 Maggio 2011

Il Pisapia desnudo.

Dopo la campagna di delegittimazione di Pisapia da parte di Berlusconi e della Moratti, si sono scatenati migliaia di fans sulla pagina Facebook di Pisapia.

La creatività del popolo di Internet ha fornito migliaia di definizioni falsamente denigratorie e paradossali di Pisapia, che di fatto neutralizzano i tentativi goffi e affannati della destra di farne un “ladro d’auto”, complice e sodale di terroristi islamici, zingari e clandestini.

Nel frattempo la Moratti ha cercato di rifarsi il look per il ballottaggio : ma a questo punto, più che una nuova strategia di comunicazione, le sarebbe forse più utile il viaggio della speranza a Lourdes.

La Moratti cerca ora di farsi un nuovo look : ma forse le serve una vera magia o un miracolo


I cento volti di Pisapia, “Il Signore delle Moschee”

Ecco le migliori 100 definizioni di Pisapia (P##) che abbiamo selezionato da Facebook e dintorni

  1. P## ha proposto la camera del buco. Ma è per l’ozono.
  1. P## è il vero autore de “Il Signore delle Moschee”
  2. P## da bimbo, per dispetto, faceva i tagli ai quadri di Fontana
  3. P## scrive messaggi porno nei cessi degli Autogrill, ma lascia il cellulare della Moratti
  4. Gli scheletri hanno P## nel proprio armadio
  5. P## sparse la voce che nel settore Z dell’Heysel davano birra gratis
  6. Il Mar Morto scoppiava di salute prima che arrivasse P##.
  7. P## ha insistito con Noè per caricare una coppia di zanzare sull’Arca
  8. Da quando c’è P## anche i continenti vanno alla deriva.
  9. P## è il chirurgo plastico della Santanchè
  10. P## è stato il maestro di recitazione di Nicoletta Braschi.
  11. Se la notte sei solo e hai tanto freddo, P## è quello che si sta facendo tua moglie.
  12. P## è l’unico che scambierebbe il suo fustino con due dei tuoi
  13. P## era il vero utilizzatore della carta di credito di Minzolini
  14. P## ha comprato di nascosto la casa a Scajola
  1. P## farà suonare “O mia bela Madunina” alla banda comunale con la vuvuzuela
  2. P## in realtà è la Moratti senza la parrucca
  3. P## era alla guida del motorino su cui è fuggito il Mullah Omar dall’Afganistan
  4. P## voterà P##. Pur conoscendone il programma.
  5. P## gestisce di nascosto uno spaccio di scilipoti.
  6. P## ha presentato Yoko Ono a John Lennon.
  1. P## ha portato Ruby ad Arcore, dicendo che era la nipote maggiorenne di Mubarak
  2. P## è il pusher di Don Seppia …e forse anche di La Russa
  3. P## guarda solo i c. d. Rom Zingarelli e ascolta esclusivamente “I Nomadi”.
  4. Quando il colonnello Kurtz di Apocalipse now dice “L’orrore..l’orrore” prima di morire è perché ha visto P##.
  5. P## cancellava col bianchetto i nomi dalla lista di Schindler.
  6. Sullo zerbino di casa P## c’è scritto: “hellcome”.
  7. Nel laboratorio segreto del suo castello, P## ha dato vita a un inquietante OGM di nome Ghedini
  8. P## organizza le code in modo che la tua sia sempre la più lenta.
  9. P## ha presentato Lele Mora a se stesso.
  10. P## fece un tuffo a bomba al largo di Fukushima, provocando qualche disagio al Giappone
  11. Quando P## pulisce casa, Milano si riempie di polveri sottili.
  12. Se ascolti un qualsiasi disco degli AC/DC al contrario, si sente la parola “P##”
  13. P## chiede sempre : “quando nascerà?”, alle donne grasse.
  14. In 16 anni P## non ha mai informato Fini di quello che Berlusconi faceva votare in Parlamento!
  15. Dopo accurate analisi, si è appurato che il calendario Maya coincide con l’agenda di P##.
  16. P## una volta ha suggerito a Vittorio De Sica : perché non fai un figlio?
  17. Per un fenomeno sconosciuto alla scienza, vicino a P## non c’è mai campo.
  18. P## è la vera “fidanzata segreta” di Berlusconi.
  19. P## lavorava all’anagrafe quando nacque Pippa Middleton.
  20. P## è talmente perfido che lascerà vincere la Moratti.
  21. P##, la notte di Natale, lascia acceso il camino.
  22. P## vendeva le enciclopedie per strada chiedendo: “Hai qualcosa contro i ragazzi che sono stati in comunità?”
  23. Al supermercato P## stacca i codici a barre dalle confezioni di mortadella e li attacca su quelle di salmone. Poi va alla cassa.
  24. Quando tu non sai la risposta, P## alza la mano.
  25. P## ti dice “state mansi raga, domani mi offro in mate”. E poi scompare per una settimana.
  1. P## ti sveglia la domenica mattina per regalarti La Torre di Guardia
  2. P## va a 90 all’ora in terza fila in autostrada. E ha pure il cappello.
  3. P## ha veramente rubato un’auto. Era una Duna.
  4. P## si salverà dall’Inferno, perché servirebbe un girone ad hoc e non ci sono i fondi.
  5. Senza P##, Eschilo avrebbe fondato la commedia, non la tragedia
  1. P## sventa furto d’auto di una signora; la Moratti: “Grazie, non so come avrei fatto senza la mia macchina del fango”
  1. P## come hobby attacca cartelli con la scritta “pelati di merda” alla schiena di quelli che stanno per passare davanti a un raduno di naziskin.
  1. P## l’anno scorso è andato al mare ad Avetrana.
  2. P## ga el suv, l’è un bauscia milanes …
  3. P## si faceva tenere fermi i chiodi da Padre Pio per attaccare i quadri.
  4. P## ha iscritto all’albo Sallusti e Belpietro.
  5. P## non fa sesso sicuro; la Moratti non fa sesso, sicuro!
  6. P## proporrà una revisione del Concordato. Per dare l’otto per mille solo ai preti pedofili
  7. P## ad Annozero interrompe il pubblico.
  8. P## fu il primo a scrivere “xkè” e “ti lovvo”.
  9. P## ha convertito Palpatine al lato oscuro della forza
  10. P## una volta ha chiesto una mano alla Venere di Milo.
  11. P## è stato l’istitutore delle buona maniere di Vittorio Sgarbi
  12. P## bussa sempre 2 volte.
  13. P## si tira le piste ciclabili.
  14. Il figlio di P## si chiama Nathan Falco.
  15. P## non va demonizzato, ma esorcizzato.
  1. P## ha messo due confezioni di Cialis nella doccia di Strauss Kahn. Poi si è travestito da cameriera.
  2. E’ stato P## a ridurre in quel modo Sallusti.
  3. P## era l’insegnante di italiano di Di Pietro.
  4. P## uccide a bastonate i cuccioli di foca. Non per la pelliccia: per hobby.
  5. P## si scaccola di nascosto. Nella stanza del muco.
  6. Con P## la Borsa sarà ribattezzata Suk
  7. P## istigherà i Rom a costruirsi delle case, così gli italiani potranno derubarle
  8. Con P## alla prima della Scala quest’anno canterà Khaled
  9. P## ha rubato la prima ragazza ad Hitler e poi gli ha detto che era ebreo.
  10. P## ha inventato il colesterolo cattivo per sconfiggere quello buono.
  11. P## ha suggerito a Bill Gates di lanciare Windows Vista.
  1. Se ascolti i comizi di P## al contrario, senti il manifesto delle Bestie di Satana.
  2. Picasso volle immortalare la natività di P## nel quadro “Guernica”.
  3. Gli attentatori delle torri gemelle si schiantarono gridando “P## Akbar
  4. P## è il ghost writer dei libri di Vespa e delle poesie di Sandro Bondi
  5. P## si accese una sigaretta alla stazione di Viareggio il 29 giugno 2009 alle ore 23:48.
  6. P## lancia bustine di eroina oltre la recinzione di S.Patrignano
  7. Quando chiamano Houston per un problema, quel problema è P##.
  8. P## è così cattivo, che è l’unico a cui Belpietro riesce simpatico.
  9. Se vince P##, i milanesi dovranno lavare i vetri alle auto dei rom.
  10. P## ha insegnato a sorridere all’avv.Previti.
  11. Due rette parallele non si incontrano mai perché P## ne ostacola l’amicizia.
  12. P## aiuta le vecchiette ad attraversare l’autostrada.
  13. P## vuole un solo naviglio a Milano: lo Stige.
  14. P## era invidioso del talento di Salieri.
  15. Se lecchi i volantini di P##, poi ti butti dalla finestra credendo di essere P##.
  16. P## è comunista, ma nel suo simbolo la falce è un’altra.
  17. Olindo e Rosa avevano il terrore di incrociare P## sul pianerottolo.
  18. P## non solo è favorevole al fine vita, se ne occupa direttamente.
  1. P## ama così tanto le tasse che ha chiamato sua figlia Iva.
  2. P## mette l’acido nelle acquasantiere delle chiese per far ustionare le dita ai fedeli
  3. Prima di incontrare P##, “L’Urlo” di Munch era “La Risata” di Munch.

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Strategia dell’Untore. Da Alessandro Manzoni a Letizia Moratti : scovato un gay islamico clandestino di etnia Rom che si droga al Leonkavallo e che vota Pisapia.

Posted by pocavista su 23 Maggio 2011

Le strategie comunicative di Berlusconi 

In questo blog abbiamo già parlato di alcune delle strategie comunicative adottate negli ultimi anni da Berlusconi :

  • delegittimazione dell’avversario (Metodo Boffo)
  • banalizzazione delle critiche (si tratta di puro gossip e di invidia da parte dei “sinistrati”);
  • rovesciamento delle parti (è stata lesa la privacy di B.; B. vittima della magistratura rossa; i sinistri sono i violenti e noi il popolo dell’amore );
  • agenda setting (TV e giornali parlano prevalentemente di argomenti che avvantaggiano B., come immigrazione, criminalità, divisioni nello schieramento avversario. I problemi reali del paese passano in secondo piano);
  • strategia della distrazione (per es. non si parla più di nucleare e si cancella il referendum; si riempie la TV di Grandi Fratelli, Isole dei Famosi, Amici e Fattorie);
  • sabotaggio mediatico (interruzioni continue degli avversari per neutralizzarne gli argomenti nei confronti TV; telefonate minacciose di B. e di Masi ai talk show televisivi; uso del metodo “panino” delle notizie: si fa parlare prima un esponente del governo che pone il tema, poi un esponente dell’opposizione, infine un esponente della maggioranza che lo attacca, sulla base del principio che chi parla per ultimo ha sempre ragione);
  • teoria del complotto, la più redditizia : c’è un bravuomo che lotta da solo contro tutti quelli che “non lo fanno lavorare”. Chi si metterebbe di traverso? La magistratura “rossa”, i non meglio identificati “poteri forti”, i “ribaltonisti”, i Follini, poi i Casini e infine i Fini. Ma anche l’Unione Europea, il Quirinale, il CSM, il Consiglio di Stato, la Costituzione, i giornali, Santoro e Floris. Ah, scusate mi dimenticavo : perfino le opposizioni parlamentari.

Ma nei momenti critici di una campagna elettorale si fa ricorso anche ai trucchi più sporchi. Vi ricordate di Rutelli in corsa a sindaco di Roma per il dopo Veltroni nel 2008? In quindici giorni Rutelli, largamente in testa al primo turno, perse 97.000 voti e Alemanno ne guadagnò 91.000. Cosa era successo? Quattro stupri in undici giorni, finiti ad ogni ora del giorno e della notte sui TG e sui giornali. Celebre la dichiarazione di Maurizio Gasparri (Pdl),: “La Roma di Prodi, Rutelli e Veltroni è il regno del terrore e dello stupro”.

Barbara Palombelli e Francesco Rutelli messi a nudo

Dopo quindici giorni di martellamento mediatico, Alemanno venne percepito come l’unico che avrebbe potuto mettere fine al degrado sociale della capitale. E l’incolpevole Rutelli – già fiaccato dalla riesumazione della leggenda metropolitana che voleva sua moglie Barbara Palombelli beneficiaria della STA (in realtà azienda interamente comunale) che riscuoteva i parcheggi a Roma – come il responsabile di tale situazione.

Ci fu senza dubbio anche un effetto di trascinamento, dovuto alla vittoria alle politiche di quindici giorni prima di Berlusconi, visto che molti saltano sempre sul carro del vincitore. Ma decisivo fu il risalto dato alle violenze (per alcuni assai sospette) dalle TV nazionali : un famoso giornalista TV, poi passato alla concorrenza, ha ricordato che a Mediaset – a vittoria di Alemanno ottenuta – ci furono brindisi al grido di “missione compiuta”. Non ne abbiamo riscontri diretti, ma ciò appare assai verosimile.

La strategia dell’untore a Milano

A Milano la partita resta ancora aperta. Dopo il colpo basso del confronto TV, in cui la Moratti ha rivolto accuse false a Pisapia non dandogli possibilità di replica, adesso Berlusconi e i suoi stanno abbandonando la strategia dello scontro istituzionale con altri organi dello stato e con la costituzione che a Milano non sembra aver sortito effetti.

La supposta aggressione alla mamma di un assessore comunale PdL da parte di un fantomatico fan di Pisapia armato di fischietti e volantini sembra essere una montatura (vedi dichiarazione di una testimone e sequenza fotografica su http://letteraviola.it/2011/05/ecco-come-gli-sceneggiatori-del-pdl-creano-tragedie-contro-pisapia-foto/).

Ma fornisce argomenti a chi vuol accreditare l’immagine di una Milano “ostaggio dei violenti fan di Pisapia”. Berlusconi non a caso si è buttato a pesce sull’episodio ed è andato in ospedale a fare il buon samaritano, visitando l’aggredita con regolamentari TV al seguito.

Adesso si adotta la strategia dell’untore e si punta al bersaglio grosso degli umori viscerali : ecco zingaropoli, la città in mano al Leonkavallo, ai drogati, ai clandestini, ai comunisti, ai violenti, ai gay e agli islamici.

Il Comitato elettorale di Pisapia ha denunciato l’esistenza di ragazzi che andrebbero in metro per giornate intere con stereo a tutto volume infastidendo i passeggeri e facendosi passare per fan di Pisapia; geometri e operai che vanno in giro per Milano, come nel celebre episodio di “Amici miei”, a prendere le misure per costruire fantomatiche moschee; zingari che distribuiscono volantini pro-Pisapia. Si costruiscono episodi di violenza a danni di sostenitori della Moratti.

In un colpo solo la Delta Force berlusconiana tenta di dare vita a un OGM chimerico : un gay islamico clandestino di etnia Rom che si droga e frequenta i centri sociali e che vota Pisapia. Siccome le chiacchiere TV non impressionano più di tanto, si cerca allora di dimostrare “in corpore vili” quello che diverrebbe Milano con la vittoria di Pisapia : città in balìa di zingari gay islamici e drogati.

Achtung banditen!

Ma pensiamo che questo non sia sufficiente. Nelle prossime probabilmente si cercherà di alzare ancora di più la tensione. Riportiamo alcuni commenti apparsi ieri sul sito WEB de Il Giornale:

#167 focacola (6) il 22.05.11 alle ore 18:04 scrive:

Facciamo una scommessa? Mi gioco la dentiera che prima del ballottaggio accadrà un gravissimo episodio di violenza. Ne sarà vittima un esponente o un simpatizzante del pdl milanese. Il fatto susciterà tale impressione da indurre gli elettori moderati a votare in massa per la Moratti…

Rincara la dose #57 Rondò Veneziano (257) che, il 22.05.11 alle ore 13:29, scrive: “Non credo che basterà la mamma dell’assessore che viene aggredita, buttata a terra e scalciata per strada. Qui ci vuole qualcosa di più dirompente, tipo una bella bomba islamica in piazza duomo o Lassini che viene rapito dalle BR e scrive un bel memoriale dalla prigionia.”

Nel frattempo i crociati del Popolo dell’Amore si stanno mobilitando in difesa dei valori cristiani : #164 Random64 (3007), il 22.05.11 alle ore 18:01, scrive:

o si costringe la sinistra parlamentare (che fiancheggia sta teppaglia) ad abbandonare questo schifo o si utilizzi il duro manganello della repressione delle forze dell’ordine… si vada dentro i centri sociali, leoncavallo o simili e si sgomberino con la forza dove “forza” sta bastonate fra i denti… li rilasceranno? pazienza saranno zoppi e senza “denti” , volete che non lo capiscano? siamo sotto lo scacco della solita “bestiaccia rossa” a quattro zampe: una in parlamento, una nelle piazze, una nell’amministrazione ,una nella giustizia..iniziamo a “pestarne” qualcuna..

Pisapia raffigurato da "Libero", il 19 maggio 2011

Giustamente Pisapia, preoccupato di quello che può succedere, ha chiesto ai propri sostenitori di “volgere cristianamente l’altra guancia”. Per uno fatto passare per “paladino di zingari gay islamici” non c’è male. Bravo Pisapia.

Siamo curiosi di vedere quello che succederà i prossimi giorni. Nel frattempo Youreporter pubblica un video sui controlli di polizia fatti a chi contesta – civilmente – la Moratti.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/22/vietato-contestare-la-moratti-2/112982/

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Silvio urla per vincere! Ecco la trappola tesa alle opposizioni.

Posted by pocavista su 28 aprile 2011

Silvio urla per vincere! Ecco la trappola tesa alle opposizioni. Una delle tante. Si chiama agenda setting.

(da Il Fatto)

Sarebbe una grave ingenuità ritenere che i toni sempre piu aspri degli attacchi che Berlusconi rivolge in questi giorni in varie direzioni, dalla magistratura alla scuola pubblica, siano segni di nervosismo o di debolezza se non veri e propri errori di un leader al tramonto. Significherebbe non capire che si tratta di una strategia consapevole e di una trappola tesa all’opposizione.

Questo severo monito dato alle opposizioni perché non subiscano sempre l’agenda dettata da Berlusconi proviene – nientepopodimenochè – da La Malfa il Giovane. Così scriveva qualche giorno fa su L’Espresso. 

La Malfa il Vecchio, commemorato in un francobollo emesso dalla Repubblica Italiana

I più giovani si chiederanno : il giovane la Malfa, chi era costui? Basterebbe dire che non è altro che il figlio di Ugo La Malfa, fondatore del Partito Repubblicano, uno dei cavalli di razza della prima repubblica.

Una sorta di Renzo Bossi con la laurea divenuto docente universitario? No, qualcosa di più : la Malfa figlio, che a suo tempo sembrava un puledro di razza, purtroppo è invecchiato senza mantenere ciò che prometteva, di divenire cioè un leader di caratura nazionale.

Lui ha più di settanta anni ed è ormai parte dell’arredamento di Montecitorio, visto che da quasi quaranta siede in Parlamento, una sorta vecchia pendola che oscilla tra la destra e la sinistra.

Nonostante che il suo partito, il PRI – tradizione di sinistra moderata – proclamasse da sempre l’esigenza di pulizia e di rigore in politica e in economia, Giorgio è riuscito a beccarsi una condanna a sei mesi per tangenti nella vicenda Enimont ai tempi di Mani Pulite.

La Malfa il Giovane – nottetempo – decide allora di passare il confine tra i due schieramenti per fare il ministro per Berlusconi e si fa eleggere nelle liste di Forza Italia. Un po’ come Tremonti, il primo ribaltonista della Seconda Repubblica, fattosi eleggere contro Berlusconi nel 94 nel Patto Segni per poi passato dalla sera alla mattina con il Cavaliere per fare il Ministro nel suo primo Governo, per dargli una maggioranza in Parlamento che non aveva. 

Ultimamente La Malfa è uscito dal PdL e si è collocato nel Gruppo Misto, forse per fare posto ai Razzi e agli Scilipoti, di cui forse non condivide la linea sui mutui e sull’agopuntura.

Notiamo che al transfuga La Malfa non è ancora stato applicato il Metodo Boffo da parte dei Sallusti e dei Feltri : e questo la dice lunga su quanto ormai conti poco il Nostro.

Berlusconi e l’agenda setting.

Perché allora ci occupiamo di quanto dice La Malfa il Giovane? Perché afferma una cosa che tutti coloro che si occupano di comunicazione conoscono. E che i vari Di Pietro, Bersani & Co (l’uno cresciuto nelle questure e nei tribunali; l’altro nelle Case del Popolo dove si sa tutto di Lambrusco e piadine, ma poco di comunicazione) sembrano ignorare.

La Malfa, il Giovane

In effetti Berlusconi con le sue dichiarazioni cerca di occupare con forza il centro della scena politica e mediatica, distogliendo l’attenzione da altre questioni (leggi e leggine per sistemare i suoi processi; la modifica della legge elettorale per neutralizzare i problemi di governabilità al Senato posti dall’esistenza del Terzo Polo; i problemi economici crescenti di molte famiglie; le troppe promesse non mantenute riguardo a fisco, occupazione, grandi opere, monnezza napoletana).

Berlusconi attacca violentemente la magistratura, la Consulta, la Presidenza della Repubblica, la Costituzione : le opposizioni reagiscono e lui si dipinge ancora una volta la povera vittima che viene attaccata perché vuole modernizzare l’Italia.

Questo ricompatta il suo elettorato in questo momento un po’ disorientato. Grazie anche al suo assoluto predominio sul mondo dell’informazione TV.

I Santoro e i Floris? Contano poco : si rivolgono a un elettorato già orientato e informato : quello che può fare la differenza invece è composto dalle casalinghe di Voghera che leggono “Sorrisi e Canzoni” e “Chi?” e che guardano le soap opera, i pensionati che vedono tutti i giorni il TG1 o il TG5,e i ragazzi che pasteggiano a Isole dei Famosi, Amici e Grandi Fratelli.

E’ a costoro che pensa Berlusconi quando fa le sue sparate e indica le priorità dei temi su cui discutere. E’ ciò che in comunicazione si chiama agenda setting.

I mezzi d’informazione – in particolare TV – definiscono la rilevanza di un tema (dando notizie di apertura e maggiori spazi di approfondimento per esempio nei TG) : i lettori o i telespettatori percepiranno come rilevanti i temi indicati come tali dai mezzi di informazione. E ne parleranno sul lavoro, in tram o dal barbiere. 

Infatti basta che Il Giornale e Libero sparino un titolo a otto colonne in prima pagina e che magari il TG5 lo rilanci in prima serata, per “costringere” tutti i TG e gli altri giornali a riprendere il tema per non “bucare” la notizia.

Vi ricordate l’ultima campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Roma? Rutelli era molto più avanti di Alemanno al primo turno; poi – nei quindici giorni che lo separavano dal secondo turno – quasi tutti i giornali e le TV di Berlusconi dettero grande rilevanza al tentativo di stupro avvenuto vicino a una fermata della metro a Roma. 

Il problema del governo della città nella percezione dei cittadini venne ridotto ad un problema di sicurezza. Rutelli non era sindaco e a lui non avrebbero potuto essere addossate colpe che non aveva. Ma per quindici giorni TV e giornali non parlarono d’altro. Conclusione : Alemanno risalì lo svantaggio e vinse.

Oggi la giunta Alemanno è stato toccata dallo scandalo di Parentopoli e gli stupri vicino alle fermate della metro continuano come prima : ma i giornali e le TV parlano d’altro. 

 

A questo serve l’agenda setting. Tema che approfondiremo in un prossimo post “più tecnico”.

P.S. – C’è ancora chi si stupisce che nelle altre democrazie occidentali un soggetto che possegga un giornale o un canale TV non possa candidarsi al Parlamento né tantomeno fare il Presidente del Consiglio? E che Bloomberg, per fare il sindaco di New York (sindaco non il Presidente USA) abbia dovuto cedere il suo canale TV, che tra l’altro si occupa unicamente di economia e finanza?

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Il playboy su Playboy : Silvio fa anche il coniglietto del mese

Posted by pocavista su 25 aprile 2011

IL PRESIDENTE DEL PARTITO DELL’AMORE FINALMENTE RICEVE IL GIUSTO RICONOSCIMENTO INTERNAZIONALE

Dopo un’estenuante attesa, Berlusconi finisce su Playboy, edizione tedesca, in forma di Santino. Era ora : date a Cesare quel che è di Cesare!

Ecco una raccolta di sue pubbliche dichiarazioni che testimoniano il suo profondo attaccamento per la famiglia cristiana tradizionale, che gli viene riconosciuto finalmente anche da Playboy. L’Uomo della Provvidenza è ormai in odore di santità.


DA STERN A PLAYBOY

Nei mesi scorsi  erano circolate le foto di carri allegorici presenti alle sfilate di Carnevale in vari paesi del mondo : ciò forniva la prova della considerazione di cui godiamo all’estero per merito del nostro Leader Supremo e di chi continua a sostenerlo.

Berlusconi in copertina su STERN

Dopo essere stato preso di mira dai giornali di tutto il mondo, non poteva mancare Playboy. L’edizione tedesca della rivista pubblica un santino del premier in perfetto stile anni cinquanta.  Giusto tributo a chi si considera un macho senza rivali e ama circondarsi di giovanissime nipotine.


Processo Ruby : violazione della privacy di S.B. o giusto procedimento per verificare l’esistenza di eventuali reati? Ognuno si sarà fatto un’idea.

C’è ancora qualche indeciso che ha bisogno di un aiutino o di un ripasso? Ecco un bignami di pubbliche dichiarazioni del Leader Supremo sulle donne (da l’Espresso del 10 marzo 2011).


«Se cambiate idea e decidete di mettere sui treni ad Alta Velocità delle hostess, io mi propongo per il casting». (10 dicembre 2010)

«Sono fatto così da sempre, e se qualche volta mi succede di guardare in faccia una bella ragazza, meglio essere appassionato delle belle ragazze che gay».(2 novembre 2010)

«Mi accusano sempre di circondarmi di belle ragazze senza cervello. Ecco, invece qui delle belle ragazze che si sono laureate con il massimo dei voti e che non assomigliano certo a Rosy Bindi». (19 luglio 2010)

(foto/santino da PLAYBOY ): L'Unto del Signore è guidato e protetto da San Ghedini, novello Virgilio sceso negli Inferi, mentre la Minetti imita l'estasi Santa Teresa e intona la laude "Meno male che Silvio c'è". L'immacolata Ruby, a destra, simboleggia il peccato originale, da cui il premier si è mondato con generose beneficenze a giovani ragazze traviate. In alto a sinistra, una minacciosa Bocassini agita la " sinistra" falce della legge. Sembra che il Santino abbia potenti capacità taumaturgiche.

«Portate qualche volta anche qualche bella ragazza. Noi l’apprezzeremmo perché siamo latini». (12 luglio 2010)

«Stamani in albergo volevo farmi una ciulatina con una cameriera. Ma la ragazza mi ha detto: “Presidente, ma se lo abbiamo fatto un’ora fa…”. Vedete che scherzi che fa l’età? ». (4 luglio 2010)

«Non vogliamo più morti albanesi nel canale di Otranto o flussi criminali verso l’Italia. Faremo un’eccezione per chi porta belle ragazze». (12 febbraio 2010)

«Quando vedo belle donne perdo il filo… Preferite così o quegli altri? Marrazzo per esempio?» (11 febbraio 2010) «Sento parlare la signora Rosy Bindi: è sempre più bella che intelligente». (8 ottobre 2009)

«Ci sono in giro un mare di belle figliole. Io non sono un santo, lo avete capito tutti, speriamo lo capiscano anche gli amici di Repubblica». (22 luglio 2009)

«Dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze italiane, credo che non ce la faremmo mai». (25 gennaio 2009) «La Santanchè è una bella sberla». (7 aprile 2008)

«Le donne del centrodestra sono certamente più belle di quelle del centrosinistra». (7 aprile 2008)

«Margaret Thatcher? Se fosse stata una bella gnocca me ne ricorderei». (6 luglio 2007)

«Io con te andrei ovunque». (A Aida Yespica, 31 gennaio 2007)

«Guardatela, se non fossi già sposato me la sposerei». (A Mara Carfagna, 31 gennaio 2007)

«Per ottenere la presidenza italiana ho rispolverato tutte le mie arti da playboy, per utilizzare tutta una serie di sollecitazioni amorevoli nei confronti della signora presidente». (22 giugno 2005)

«Viviana Beccalossi è più brava che bella… il contrario di Rosy Bindi». (9 aprile 2003)

«Amo la Francia, e continuo ad amarla, basta contare le fidanzate che vi ho avuto». (19 aprile 2002)

«Vedo laggiù in prima fila rappresentanti di notevole livello estetico. Sapete che sono innamorato di mia moglie ma non ho perso il senso estetico e noto delle gambe straordinarie che circolano». (6 aprile 2002)  

(CITAZIONI RIPORTATE DA L’ESPRESSO DE L’11 MARZO 2011)

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La malattia breve come il processo breve: se sei gravemente malato, ma non ce la fanno ad operarti entro tre mesi, vieni dichiarato clinicamente guarito. Per legge.

Posted by pocavista su 13 aprile 2011



“Processo breve” in versione PdL : se il processo non arriva a conclusione entro i termini di prescrizione accorciati, l’imputato è dichiarato innocente. Per legge. Se non lo è, sono problemi nostri.

Applichiamo lo stesso criterio al settore dell’assistenza sanitaria, anch’esso afflitto da enormi tempi di attesa per i pazienti.

Ecco allora che il Parlamento potrebbe approvare la “malattia breve”, per snellire le file di attesa: se la visita in ospedale o l’intervento chirurgico non viene svolto per esempio entro tre mesi, il malato è dichiarato clinicamente guarito. Per legge. Se poi muore, sono problemi suoi.

Qualcuno potrebbe obiettare che servirebbe invece ridurre gli sprechi, controllare meglio il personale ospedaliero, eliminare i numerosi episodi di corruzione, eliminare i conflitti di interesse di molti medici che accrescono le inefficienze delle strutture sanitarie pubbliche – in cui lavorano – per dirottare i pazienti verso le cliniche private in cui operano.

La “malattia breve” così descritta sarebbe una presa in giro? Ma è la stessa logica del processo breve, nella versione approvata in Parlamento.

In effetti uno potrebbe aspettarsi invece  che, per ridurre la durata dei processi, si riorganizzassero i tribunali e si investisse in risorse e personale per renderli maggiormente efficienti.

Ma anche che :

1 – si eliminasse l’istituto della prescrizione, per rendere meno appetibili le pratiche dilatorie adottate dagli avvocati specialmente di quelli che assistono imputati potenti (molti testimoni, perizie inutili, legittima suspicione, richieste di trasferimenti del procedimento);

Ferve lattività in Parlamento per risolvere i problemi degli italiani

2 – in caso di appello, si desse la possibilità al giudice di aumentare pene e sanzioni eventualmente comminate nel primo grado di giudizio. Molti ricorsi in appello vengono fatti per allungare i tempi della sentenza definitiva e tentare la via della prescrizione, tanto non si rischia un aggravamento delle pene.

3 – si eliminasse il terzo grado di giudizio.

Invece la maggioranza al governo vuole introdurre la prescrizione breve per gli incensurati come Berlusconi (non bastano più le attenuanti generiche di cui già si è avvalso?); vuole mettere i PM sotto il controllo del potere politico con la scusa della separazione delle carriere dei magistrati; vuole introdurre la responsabilità civile diretta dei magistrati (quale sarà il magistrato che emetterà sentenze di colpevolezza in una causa penale, sapendo che l’imputato gli può fare una causa civile? E che succederà nelle cause civili, quando il giudice dovrà dare pure torto a qualcuno?).

Scilipoti in Parlamento dimostra spiccata vocazione musicale : eccolo colto nell'atteggiamento del "pianista", cioè di chi usa entrambe le mani per votare anche per un collega assente. Non a caso fa parte dei gruppo dei "responsabili"...

Ma ormai siamo nelle mani dei Razzi e degli Scilipoti di turno, accorsi in soccorso del Leader Supremo.

E pensare che qualche tempo fa qualcuno si lamentava, perchè gli italiani avevano mandato Iva Zanicchi al Parlamento Europeo a rappresentare l’Italia, mentre i lombardi avevano eletto il Trota e la Minetti in Consiglio Regionale …

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Questa ci mancava : il caso Ruby spiegato ai fanciulli. Marcello Veneziani e l’educazione dei figli.

Posted by pocavista su 8 aprile 2011

Continuiamo a leggerla, caro Veneziani, dato che lei non finisce mai di stupirci.

Lei ama descriversi come un onesto ragazzo di destra deluso dalla vita e da Fini in particolare. C’è chi la ritiene invece un furbo intellettuale di destra che si è ricavato una nicchia ecologica blindata all’interno del potere berlusconiano; chi un fascista “buono” e un po’ triste che sa usare la penna e che la sera legge Kant invece di andare al bunga bunga. E che preferisce usare la vaselina mediatica al posto del manganello.

Probabilmente in Veneziani convivono più personalità, come in dr.Jekyll e Mr.Hyde : di giorno, si mette un rassicurante doppiopetto; la sera, il maglioncino girocollo da intellettuale engagè per spiegare Evola e de Maistre; il sabato, i pantaloncini corti, la camicia, il fez e il moschetto di legno da balilla.

Ma, per coerenza, veste sempre in tinta unita. In nero. Colore che sfina, è assai gradito alla maggioranza al potere e si abbina bene con tutto. Anche con Giampaolo Pansa.

Ruby e il tredicenne.

Ieri, nella sua consueta rubrica il Cucù su Il Giornale, Veneziani spiegava la vicenda Ruby ad un presunto figlio tredicenne.

Provate voi a spiegare la vicenda Ruby a un ragazzo sveglio di tredici anni. Ti chiede se la denuncia è partita da qualcuno che si sente danneggiato… E tu dici di no, non c’è nessuna denuncia, non c’è una vera parte lesa. Ti chiede poi se c’è stata violenza o danni alla ragazza … e tu dici di no, era già escort prima…

Ti chiede se è stata pagata con i soldi di noi contribuenti, e tu devi rispondere di no, lui … fa regalie di tasca sua. Ti chiede allora se è stato beccato sul fatto, perché è brutto vedere un vecchio fare sesso con una ragazzina, e tu dici di no, nessuno li ha visti, negano ambedue, non ci sono prove.”

Poi continua :

… tu dici che … è brutta quella telefonata in questura e così quella falsa parentela con Mubarak, quegli amici Mora&Fede e quel troiaio… Lui incalza: ma questa vicenda ha danneggiato l’Italia nel mondo? E tu dici di si, è stato un danno all’immagine e alla credibilità dell’Italia e del suo governo.

Ma poi ti chiede se è stato lui a esibire al mondo questa brutta storiella privata; no, devi rispondere, l’ha resa pubblica chi ha intercettato, impegnando tanta gente e tanti soldi per spiarlo, e chi poi l’ha sputtanato ogni giorno sui giornali e in tv. … E allora tu dici, però ora basta, vai a scuola...”.

Qui Veneziani mostra al figlio come esercitare il mestiere più antico del mondo dopo il meretricio : quello dell’intellettuale che si mette al servizio del potente di turno, facendo finta di essere indipendente e persino critico, all’occorrenza.

Marcello Veneziani

Qual è la ricetta?

  • Si prenda una vicenda scomoda per il potente e se ne riproponga la versione a lui più favorevole (“non c’è vera parte lesa”, la ragazza era già una prostituta, Berlusconi l’ha pagata di tasca sua, entrambi negano di avere fatto sesso);
  • si aggiunga una leggera presa di distanza, se no pare di fare la parte di Fede (“è brutta la telefonata in questura e la scusa della parentela di Mubarak”);
  • si attenui fino ad annullare le proprie osservazioni critiche (per esempio, raccontando che così fan tutti);
  • si suggerisca che la colpa non è di chi le cose le fa, ma di chi le racconta.

In soldoni: si occultano i reati da accertare (prostituzione minorile, concussione), si dice che si tratta di puro gossip e moralismo, e si fa passare il potente per una povera vittima di invidiosi, guardoni, falliti, complottisti.

Il sesso ormai è reato?

Il giorno seguente Veneziani cerca di terminare il compitino, presentando un nuovo articolo: “Caso Ruby e giornali: ormai il sesso è reato, hanno capovolto i valori”.

Il buon Marcello ripropone lo schema narrativo predisposto dai comunicatori berlusconiani e presentato su giornali e TV dai Ferrara, dagli Sgarbi, dai Sallusti, dai Belpietro, dai Signorini, dai Minzolini e dai parlamentari PdL (si tratta di gossip, è una congiura dei magistrati rossi, si spendono i soldi per spiare Berlusconi invece di perseguire i delinquenti, lui ha agito solo per evitare un incidente diplomatico con l’Egitto).

Veneziani propone una sua variante allo schema :

  • prende un elemento del caso Ruby che può aver suscitato perplessità in qualche elettore del Popolo dell’Amore;
  • lo fa proprio ( “Sì, ho trovato triste anch’io che il Parlamento abbia dovuto pronunciarsi sulla vicenda Ruby e trovo avvilente che abbia dovuto avallare la tesi del premier realmente convinto che si trattasse della nipote di Mubarak. È una brutta pagina del Parlamento…”);
  • e alla fine lo “sterilizza” ( “Seguendo la tradizione del Giornale di Indro Montanelli, mi turo il naso e dico: meglio così che far cadere un governo e una maggioranza su Ruby. Sarebbe stato ancora più indecente e vergognoso”).

Poi Veneziani si avventura nel così fan tutti e cita Vittorio Emanuele II, Craxi, Kennedy. Vuole farci concludere che non c’è niente di nuovo nella vicenda Ruby.

Vittorio Emanuele e la Bela Rosin

Magari qualcuno potrebbe obiettargli che Vittorio Emanuele II non faceva passare la “bela Rosin” per nipotina di Menelik, o che Anja Pieroni e Marylin Monroe non erano minorenni e non venivano pagate un tanto a botta. Vittorio Emanuele, Craxi e Kennedy non risulta inoltre che abbiamo mai partecipato ad un “family day”.

Figuriamoci se infine Veneziani perde l’occasione per l’attacco di rito alla magistratura : “Il potere giudiziario non può paralizzare il potere legislativo ed esecutivo, non può rovesciare la sovranità popolare e gettare nel caos una nazione”.

Alcuni commenti dei suoi lettori

Molto si potrebbe obiettare ad un Veneziani che arranca dietro ad argomentazioni sempre più deboli. Ma facciamogli rispondere dai suoi lettori, che commentano sul sito WEB de Il Giornale.

Marylin Monroe

 

Il lettore #19 kreb (156), il 08.04.11 alle ore 12:21, scrive:

Il potere giudiziario non può paralizzare il potere legislativo ed esecutivo, non può rovesciare la sovranità popolare e gettare nel caos una nazione. Aggiungo che il capo del potere esecutivo non può utilizzare la maggioranza di cui gode in Parlamento per paralizzare l’attività legislativa! Così come non può approvare delle leggi che per un tornaconto personale mandino in fumo gli interessi di migliaia di vittime, che si vedranno private di un valore supremo come la giustizia per via della prescrizione breve.

Da mesi ormai il Parlamento discute provvedimenti che non hanno nulla a che vedere con l’interesse generale ma con gli interessi di poche persone. Questo è realmente intollerabile. Da mesi si discute di Lodo Alfano, legittimo impedimento, legge sulle intercettazioni, processo (o sarebbe meglio dire prescrizione) breve”.

#13 bart (124), il 08.04.11 alle ore 10:48, evidenzia che un altro aspetto dell’anomalia berlusconiana:

Un’affermazione come: “ormai il sesso è reato” mi sembra frutto, più della nostra era mediatica, di semplice paranoia.

Come quell’altra per cui il potere giudiziario potrebbe “rovesciare la sovranità popolare” per il semplice fatto di mettere sotto inchiesta il capo dell’esecutivo. La maggioranza continua ad essere legittimata a governare, come è normale che faccia in qualsiasi paese liberale. Ma se il governo della maggioranza dipende assolutamente da un uomo solo, cosa che invece nei paesi liberali normalmente non accade, questo è un problema della maggioranza, non della magistratura.

Quanto al fatto che ci siano state epoche in cui i vizi erano privati e le virtù pubbliche, è vero, e io, come tanti, non ne sento la nostalgia.”

#25 DubitoErgoSum (11) il 07.04.11 alle ore 1:50, suggerisce a Veneziani le risposte da dare al figlio tredicenne che si meraviglia che un vecchio di 75 anni corra dietro a sue possibili compagne di banco:

(il ragazzo) ti chiede se la denuncia è partita da qualcuno che si sente danneggiato, e tu gli rispondi che esistono valori che devono essere tutelati e reati che devono essere perseguiti a prescindere dall’esistenza di una denuncia, perché sono d’interesse di tutta la comunità civile.

Ti chiede se era minorenne o no … e poi quella storia della nipote di Mubarak, e tu rispondi che sì, era minorenne, e a volte in situazioni disperate si ricorre a scuse ridicole perché non si sa che altro dire (ti ricordi, figliolo, quella volta che ti abbiamo colto a guardare foto di donnine nude sul PC e tu hai cercato di darci a bere che stavi facendo una ricerca di scienze?).

…gli dici che una cosa sbagliata fatta da molti o per molto tempo non diventa per questo improvvisamente giusta, e che se lo ricordi bene la prossima volta che i suoi amici lo inviteranno ad andare a rubacchiare le figurine dall’edicolante perché tanto “una volta o l’altra lo fanno tutti”.

… Lui incalza: ma questa vicenda ha danneggiato l’Italia nel mondo? E tu dici di si, .., ma la colpa non è di chi ha dato la notizia, bensì di chi ha commesso il fatto, e che se lo ricordi la prossima volta che gli verrà in mente di tacere per difendere il bulletto della scuola che ha dato fastidio alla ragazzina indifesa, perché qualcuno gli ha detto che “non va bene fare la spia” e che devi solo “farti gli affari tuoi”.”

Conclusione

Ma siamo proprio sicuri che il genitore Veneziani sia tanto pirla da trattare un figlio tredicenne, molto “sveglio”, come se fosse un qualsiasi aspirante tronista o una velina?

Preferiamo credere che Veneziani, l’uomo della vaselina, intendesse parlare solo al popolo di elettori dell’amore. Che – guarda caso – va trattato come un ragazzo di scuola media nemmeno troppo sveglio, come disse il Leader Supremo durante una convention aziendale, subito prima della sua scesa in campo.

La seguiamo sempre con attenzione,

saluti dal suo affezionato blogger, velenoso e cretino,

Pocavista

Pocavista

 

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Un quiz per misurare il vostro amore per gli animali. Il quesito di Darwin per la prima volta svelato.

Posted by pocavista su 22 marzo 2011

Il grande Charles Darwin a colori

Avete mai sentito parlare del Cane di Darwin?
Parliamo di un essere assai speciale, per il quale la legge non prevede le obbligatorie vaccinazioni anticimurro e antirabbiche, anche se quest’ ultime sono sempre consigliate. Non deve essere sverminato in tenera età; non gli deve essere impiantato un chip sottocutaneo e nel caso è da preferirsi il tatuaggio. Portandolo a passeggio, non è indispensabile portare paletta e sacchetto. Non abbaia, almeno frequentemente. Per contro, non fa la guardia e non si accontenta di croccantini. Dopo averti costretto a dispendiose cerimonie, può dormire nel tuo letto, ma, in non rari casi, può insediarsi anche in giacigli altrui. Costa un occhio di mantenimento, specie in caso di separazione. A volte ti può sbattere addirittura fuori di casa.
Probabilmente ragionava così il buon vecchio Darwin, pensando alla propria moglie, che lui riteneva essere “una perdita di tempo”.
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Il Canis Familiaris
Darwin, padre dell’evoluzionismo moderno, è pur sempre figlio di una cultura ottocentesca di stampo maschilista. Del resto, siamo nel solco della tradizione giudaico-cristiana, in cui Eva nasce come sottoprodotto di Adamo : secondo le Scritture, Eva starebbe a Adamo, come costui starebbe a Dio, fissando così una gerarchia sgradita al femminismo del ventesimo secolo.
La singolare argomentazione di Darwin metteva però in evidenza il ruolo del cane come membro onorario della famiglia umana, che entrerebbe in concorrenza addirittura con una moglie. Sempre più spesso, il cane prende oggi il posto dei figli nelle famiglie in crisi di natalità, presentando minori svantaggi : da piccolo, non devi spendere una fortuna in latte in polvere e pannolini; da adolescente, non si fa le canne ascoltando musica heavy metal a tutto volume. Da grande, non lo devi mantenere fino a 35 anni, se non altro perché campa meno. In caso di bisogno, lo puoi sempre consegnare ad un canile. NB : il cane.
Unica cosa in comune : cani e figli vanno abituati a fare i bisogni nei posti giusti
Si dirà che Darwin era condizionato dalla cultura maschilista e puritana dell’Inghilterra di due secoli fa. Ma siamo sicuri che gli uomini di oggi la pensino diversamente dal buon Darwin?.
UN TEST PER I MASCHIETTI
Nella vita, viene sempre il momento di dover fare scelte fondamentali.
Supponiate di dover scegliere tra una moglie e una cagnetta. Provate a dare una risposta a queste domande, scegliendo ogni volta tra “moglie” e “cane”; poi tirate da soli le conclusioni.

Fernando Botero, Donna e cane

 

  1. Chi non ti fa mai aspettare per uscire?
  2. Chi non si offende mai, se in un momento di intimità la chiami con un altro nome?
  3. Chi è felicissima se lasci molte cose sul pavimento del salotto?
  4. Chi è i cui genitori non vengono mai a farti visita, rovinandoti un fine settimana?
  5. Chi ti obbedisce sempre, quando alzi la voce?
  6. Chi non si ingelosisce mai, quando sente il profumo di un’altra femmina?
  7. Chi non ti costringe a passare intere giornate per negozi e centri commerciali, quando ci sono i saldi?
  8. Chi non ti sveglierà mai la notte per chiederti : “Ma mi ami veramente?”
  9. Se se ne va di casa, chi non ti lascia mai sul lastrico, portandoti via anche l’appartamento?
  10. Se per sbaglio chiudi moglie e cane in uno sgabuzzino buio per due ore, chi non ti fa una scenata quando finalmente gli vai ad aprire?

cane e donna (d.hanson 1977)

 

CONCLUSIONE

Non pensavate di essere più maschilisti di Darwin?

Per la cronaca Darwin concludeva, tuttavia, che “una moglie è sempre meglio di un cane”: anche se “una moglie è una perdita di tempo, fa dei figli che ti allietano la vecchiaia”.

 

 

Il POST CONTIENE UNA SINTESI DI QUANTO E’PUBBLICATO NEL VOLUME

LORENZO RAFFI – D’UOMINI E D’ANIMALI (pg.252)

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MARIO BERTI

Posted by pocavista su 21 novembre 2020

Mario Berti (Sezze Romano, 25 marzo 1926 – Sezze Romano, 22 giugno 2012) è stato un politico e un amministratore pubblico italiano. Viene considerato tra i padri nobili del movimento democratico pontino.[1]

Mario Berti, orfano di madre, viene allevato dal padre, maestro elementare, che lo porta spesso con sé alla scuola elementare in cui insegna. Da piccolo viene accudito dalle donne della contrada Casali in cui abita. Prende il diploma magistrale, ma non eserciterà mai l’insegnamento.[2] Alla caduta del fascismo, guida la formazione anti collaborazionista Movimento Comunista d’Italia, meglio noto col nome del suo giornale “Bandiera Rossa”. Nel 1945 confluisce nel PCI [3]

Nel II dopoguerra, Berti è fra i protagonisti di un’importante pagina del movimento operaio e contadino italiano: lo sciopero a rovescio o sciopero a la riversa, un’originale forma di protesta che si diffuse negli anni ’50 in molte aree rurali e urbane italiane.

Sezze Romano, in Provincia di Latina, è una delle prime località dei Monti Lepini in cui viene organizzato uno sciopero a rovescio, sotto la guida di Aldo Natoli e dell’Amministrazione Comunale di Sezze, affiancati da dirigenti nazionali del Partito Comunista Italiano, quali Umberto Terracini, Pietro Ingrao e Marisa Cinciari Rodano. Durante queste lotte, che fra il 1951 e il 1952 si estesero anche in altre località lepine come Roccagorga, Cori, Sonnino e Priverno, emersero giovani esponenti politici locali, quali Mario Berti e Laura Teresa Masella. Nel corso degli “”scioperi a la riversa”” vennero arrestati numerosi manifestanti, tra cui lo stesso Mario Berti e Aldo D’Alessio a Sonnino e Laura Masella a Cori.[4]

Alcune di queste manifestazioni vennero filmate da Giuseppe De Santis e Gillo Pontecorvo, che si sarebbero poi affermati come importanti registi nel cinema neorealista italiano.[5]

Poco tempo dopo la sua iscrizione al PCI, Mario Berti diventa Segretario Provinciale della Camera del Lavoro di Latina. Nel 1954 viene eletto Sindaco di Sezze, ruolo che ricopre fino al 1961[6]. Memorabili sono le sue battaglie contro il focatico, la tassa di famiglia che avrebbero dovuto pagare anche le famiglie più povere[7], alcune delle quali all’epoca vivono ancora nella lestra, una capanna fatta di legna e paglia tipica delle zone pontine più arretrate. [8]

Ricopre inoltre il ruolo di Consigliere Comunale a Fondi e dal 1955 al 1966 gli viene conferito anche l’incarico di Segretario Provinciale della Federazione di Latina del PCI. Nello stesso periodo svolge inoltre funzioni di dirigente di partito a livello regionale. [9]

Dal 1960 assume incarichi di rilievo nazionale: è il primo pontino a venire cooptato nel Comitato Centrale del Partito Comunista Italiano [10] ed entra a far parte della Commissione Centrale di Controllo.

Eletto nel 1970 nelle liste del PCI, diviene Consigliere alla Regione Lazio. Rieletto per tre legislature al Consiglio Regionale, dal 1976 fino al 1980 ricopre il ruolo di Assessore Regionale all’Industria, Commercio e Artigianato. Dal 1980 al 1985 assume l’incarico di Vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio.[11] Per la sua estrema perseveranza nel confronto costruttivo con le opposizioni politiche in Consiglio Regionale, si guadagna il simpatico appellativo di masticiotto (piccolo mastice)[12]

Dal 1986, lasciato l’impegno nel Consiglio Regionale del Lazio, viene nominato consigliere di amministrazione della FILAS, la società finanziaria della Regione. Anni dopo, ritiratosi dalla politica attiva, dedica l’ultimo periodo della propria vita a scrivere saggi politici e memorie.

Si spegne nella propria abitazione di Suso, contrada di Sezze Romano, il 22 giugno 2012, assistito fino all’ultimo dalla sua compagna di impegno politico e di vita, Laura Masella. Riposa nel Cimitero di Sezze Romano.

Note

1.  L.Zaccheo, p.35-36.

2.  L.Zaccheo, p.35

3.  D.Petti: pp.57-58

4. Cantarano, 1989: pg.130

5.  http://patrimonio.aamod.it/aamod-web/film/detail/IL8210002314/22/sciopero-rovescio-sonnino-1951.html?startPage=0&idFondo=&jsonVal=

6.  L.Cappelli(2),passim

7.  L.Zaccheo, p.35

8.  Alcune lestre sono esposte nel Museo di Piana delle Orme, situato nei dintorni di Latina. Nel Museo viene ricostruita la storia della Bonifica dell’Agro Pontino e dello Sbarco di Anzio, con oltre 50.000 reperti raccolti nelle campagne della provincia di Latina

9. D.Petti: pp. 51-54

10.  L.Zaccheo, p.35

11.  L.Zaccheo, pp. 35 e segg.

12.  Nuova Informazione, nn.7/8, 2012, pp.188-189

Bibliografia

  • AAVV, Il ceto politico del Lazio nell’Italia Repubblicana, a cura di Silvana Casimirri, Franco Angeli Edizioni, 2011, ISBN 9788856874044.
  • AAVV, I partiti politici in provincia di Latina: primi materiali per un progetto di ricerca storica e di tutela degli archivi, a cura di Agostino Attanasio e Pier Giacomo Sottoriva, Latina, Archivio di Stato di Latina, 2005.
  • AAVV, Il Partito Comunista in provincia di Latina. Memorie (1944-1975), in Annali del Lazio Meridionale, Storia e Storiografia, anno VIII, n. 1, 2008.
  • Giuseppe Cantarano, Alla riversa. Per una storia degli scioperi a rovescio (1951-1952), Dedalo Editore, ISBN 9788822060884.
  • Luigi Cappelli(1), Le strade della rinascita. Lotte sociali e scioperi a rovescio. Sezze 1951-1952, Graficart, ISBN 9788889021590.
  • Luigi Cappelli(2), Storia dell’Amministrazione Comunale di Sezze: 1944-1954, Annales, 2013.
  • Dario Petti, Il Partito Comunista Italiano nella provincia di Latina 1921-1956, Formia, D’Arco Edizioni, 2011, ISBN 9788889021132.
  • Luigi Zaccheo, Setini. De viribus illustribus setinis,, Sezze, Centro Studi archeologici, Monografia [IT\ICCU\RMS\2679405], 2014.

NOTA: Ospito la biografia di Mario Berti sul mio BLOG, visto che, nonostante i numerosi adeguamenti ai format di Wikipedia, la voce “Mario Berti” viene continuamente cancellata da altri utenti.

 

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PARTICIPANTS TO A FUNERAL PARLOR – OVVERO MORTE POLITICA DI UN LEADER

Posted by pocavista su 2 agosto 2013

No comment : l’evento 

berlusconi condannatoDa Huffington Post

Il vero “esercito di Silvio” – Le truppe cammellate accorrono al capezzale del Cav

Palazzo Grazioli - sentenza Mediaset BerlusconiPoverino, e pensare che ci ha fatto tanto del bene! (da Corriere della Sera)

Mediaset: a via del Plebiscito stato maggiore PdlOra che sarà di me? (da Corriere della Sera)

  http://www.corriere.it/politica/foto/08-2013/palazzo/grazioli/volti-tirati-sguardi-bassi-pellegrinaggio-palazzo-grazioli_a694b3d6-fb3c-11e2-be12-dc930f513713.shtml#6  

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I denti del poliziotto e la democrazia del WEB

Posted by pocavista su 27 novembre 2012

Perché questo blog ha pubblicato un fake sui denti dei poliziotti?

1 – Antecedente – Da poco abbiamo pubblicato e poi rimosso un brevissimo post su un presunto falso scoop de “Il Giornale”, in cui si riportava che un ispettore di polizia si era dovuto far aggiustare 8 incisivi distruttigli da un manifestante violento. All’ispettore va, naturalmente, tutta la nostra solidarietà, oltre alle scuse al Giornale che –  stavolta – ha pubblicato un titolo corretto.

 

2 – IL WEB ha sempre ragione?  Il fake trae origine dal nostro recente aggiornamento del post su Grillo e la democrazia via WEB. In particolare lo spunto ci è stato fornito dal video millenarista della Casaleggio Associati che – dopo aver predetto una guerra mondiale entro il 2020 con uso di armi batteriologiche e la riduzione della popolazione mondiale a un miliardo – preconizza una democrazia globale esercitata attraverso WEB, che consentirebbe a tutti di vivere felici e contenti. Niente manipolazioni, niente Grandi Fratelli orwelliani, niente conflitti economici, sociali, religiosi o culturali.

In effetti dopo aver aggiornato il nostro lungo post su Grillo e il M5Stelle, alcuni amici ci hanno costretto ad un lunga discussione su vantaggi, limiti e pericoli della democrazia via WEB. Alcuni sostengono che il WEB sia democratico “di per sè” e possa consentire di superare il problema di chi controlla l’informazione in TV e nei giornali. Il WEB probabilmente riduce lo strapotere di chi controlla a casa nostra Mediaset o la Rai, Repubblica, Il Corriere della Sera o Il Giornale, ma non appare la soluzione definitiva dei mali dell’informazione.

Il WEB ha favorito – sembra – le primavere arabe e, nel nostro piccolo, l’affermarsi di movimenti di protesta e di rinnovamento come il Movimento 5 Stelle. E’ benvenuto quindi il WEB, con i suoi meet-up, i blog, i wikipedia, i giornali on-line, i podcast e gli streaming. Del resto anche noi abbiamo attivato il nostro modestissimo blog.

Tuttavia dobbiamo essere consapevoli dei grossi margini di manipolazione dell’informazione e quindi della democrazia che esiste anche sul WEB. Manipolazione possibile per chi fosse pronto ad utilizzare adeguate tecniche comunicative, anche non troppo sofisticate. Altri ritengono invece che, visto l’elevatissimo numero di utenti del WEB, le bufale prima o poi verrebbero comunque smontate da una sorta di “conoscenza critica collettiva”.

E’ un po’ il problema generale del WEB, in cui tutti possono contribuire a far circolare sia le informazioni vere, che informazioni false o parzialmente vere. A ben vedere, bisogna concludere però che alcuni, pochissimi, possono ottenere una grande circolazione delle informazioni che hanno a cuore (vere o false che siano), mentre la stragrande parte degli utenti può farle conoscere solo a una ristretta di parenti e amici.

Per esempio : un motore di ricerca (come Google, Bing, Altavista, Yahoo) fornisce magari migliaia di risultati su uno specifico argomento (che poi sono sono una piccola parte di ciò che esiste sul WEB al riguardo), però in un certo rango (ordine di priorità) che l’utente non può determinare. Generalmente ci si ferma a conrollare e ci si collega a siti segnalati nella prima schermata di risultati (difficilmente si vanno a controllare i siti in schermate oltre la quarta o la quinta).

I guadagni enormi accumulati da chi gestisce i motori di ricerca sono in gran parte legati alla loro possibilità di determinare un rango tra le informazioni, presentando per primi i siti disposti a pagare al motore di ricerca per godere di questo privilegio.

Un problema leggermente diverso si presenta per Wikipedia : dato che tutti possono contribuire a creare l’Enciclopedia mondiale, tutti possono alterare le informazioni che vi sono contenute. Recentemente sui giornali sono apparse notizie che denunciavano che molte imprese commerciali sono solite “ritoccare” le informazioni che le riguardavano per ottenere un’immagine migliore nei confronti dei clienti.

3 – Voilà la buffleCome scommessa con gli amici, per cercare di smentire le certezze di chi sostiene che il WEB alla fine “ha sempre ragione”, abbiamo allora costruito un piccolo fake, una bufala per dirla in italiano, accusando altri di aver propinato a loro volta una bufala. Il test è stato effettuato su un aggregatore di blog come OK-Notizie, il più frequentato in Italia. Per costruire una bufala informativa basta costruire una notizia verosimile, che faccia leva su un pregiudizio politico o su stereotipi culturali, e che confermi la visione del mondo di chi la legge. E’ così che hanno origine anche le leggende metropolitane. E’ il fenomeno psicologico della “minimizzazione della dissonanza cognitiva” di cui abbiamo ampiamente parlato in questo blog, mentre cercavamo di  analizzare il successo ottenuto a suo tempo dalla comunicazione berlusconiana.  

E’ opinione comune che l’innamorato tradito sia sempre l’ultimo ad accorgersi dei tradimenti dell’amata, così come il fan sfegatato del leader carismatico è sempre l’ultimo a percepirne gli inganni. Anche se “il re è nudo”, ci saranno sempre molti fan che non se ne accorgeranno, perché hanno un’attenzione selettiva che scarta automaticamente gli elementi dissonanti. Ed è così che alcuni ricorrono alle teorie del complotto per ottenere facile consenso tra i fan più sprovveduti : vedi i complotti che sarebbero stati orditi a tavolino dalla magistratura rossa (Berlusconi) o dalle forze demo-pluto-giudaiche ai danni dell’Italia(il più recente Grillo e prima di lui il Duce).

Ancora oggi, nonostante che la vicenda berlusconiana sia giunta al suo epilogo con aspetti farseschi, ci sono ancora gli ultimi jap del Berlusca che combattono in sperdute isole del Mediterraneo, manifestando la loro fede incrollabile nel Mikado di Arcore e alimentando patetiche discussioni sulle pagine di quotidiani “di famiglia”.  

Ai fini della nostra scommessa, abbiamo quindi cercato di scegliere un bersaglio “assai comodo”, il quotidiano “il Giornale”, visto che la maggior parte degli utenti di Ok-Notizie sono di tutt’altro orientamento politico. Il post-fake da noi pubblicato – senza affermarlo esplicitamente – lasciava intendere che Il Giornale si fosse sbagliato, dando una notizia sull’esistenza di “ben otto incisivi” in un ispettore di polizia, come se questi denti fossero troppi. 

In un paio di ore, il post è stato letto centinaia di volte. Ha inoltre ottenuto alcune decine di OK di approvazione su Ok-Notizie. Tutto questo nonostante che il post riportasse di proposito una tavola anatomica in cui si dimostrava che gli incisivi umani erano proprio otto (quattro superiori e quattro inferiori).  Tuttavia solo pochissimi lettori più attenti dimostravano il proprio dissenso dal post o facevano rilevare che in questo caso Il Giornale ci aveva azzeccato. Come volevasi dimostrare.

4 – La “tweetizzazione” della comunicazione sul WEB. La comunicazione via WEB purtroppo ha molti limiti : i post non vengono letti, vengono solo “guardati”; si dà un’occhiata al titolo o ad una foto. Se riflettono gli stereotipi del lettore, costui incamera acriticamente l’informazione, anche se nel corpo del post c’è una evidente smentita a quanto affermato nel titolo (a ben guardare, questa è la stessa tecnica usata spesso su Il Giornale). 

L’utente WEB va di fretta e spesso preferisce il tweet al post lungo e complesso; lo slogan si sostituisce al ragionamento e alla riflessione, così come il vaffanculo e il dito medio alla critica e al confronto articolato. Analogamente il semplicismo programmatico di molti talebani prima leghisti, poi berlusconiani e oggi grillisti trascura la complessità della gestione della cosa pubblica e dell’economia globalizzata e lascia spazio alla demagogia populista.

Per quanto riguarda le caratteristiche e i limiti della democrazia via WEB, poi ci sarebbe da parlare di  marketing virale, di ruolo degli influencer, di oclocrazia, di controllo delle reti. Ma riprenderemo più avanti il discorso.

5 – Allegato – Per conoscenza riporto una sintesi del fake, pubblicato stamani e che meno del 5% dei lettori hanno riconosciuto come tale. 

Ecco il clamoroso scoop anatomico de Il Giornale :

Un ispettore di polizia avrebbe avuto “otto incisivi” rotti da parte di un manifestante. E’ una particolare dotazione  dentale che nemmeno Nicole Minetti, igienista dentale e “madrelingua”, promossa consigliere regionale per meriti orali, ci ha mai rivelato.

Un cane poliziotto

Questi sono i denti di cui tutti siamo dotati, e  gli ispettori di polizia non fanno certo eccezione

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Comunicazione e liposuzione : ecco ciò ci prepara in segreto Giuliano Ferrara, ex-spia della CIA e oggi “fine chirurgo del pensiero”, con il suo “Radio Londra”

Posted by pocavista su 14 marzo 2011

Ne “il Giornale” di oggi, Maurizio Caverzan pubblica un articolo intitolato “In tv il barrito di Ferrara contro quei salotti snob”.

L’articolo definisce quella di Ferrara “un’iniezione di democrazia e anticonformismo : … l’Elefantino è pronto a muoversi come un fine chirurgo del pensiero”. E scusate se è poco. Nemmeno Mengele era arrivato a tanto.

Ferrara è uno che nella vita ha fatto mille mestieri : da militante comunista del PCI, a sindacalista CGIL, a cantore del craxismo, a spia della CIA (spiava Craxi, di cui era il cantore),  a giornalista, a divulgatore di sesso in TV, a Ministro del primo governo Berlusconi, a direttore di un giornale semiclandestino come Il Foglio, a difensore ad oltranza della vita del feto con il suo movimento ProLife, a smutandato di Collegno al Teatro Dal Verme in cui tesseva le lodi del bunga bunga.

Certo che passare da aedo di Craxi a cantore di Scilipoti e del bunga bunga …

Mestieri che ha cambiato spesso come i numerosi partiti politici in cui si è candidato Vittorio Sgarbi. Probabilmente è una gara a distanza tra i due : se Sgarbi cambia partito, allora Ferrara non vuol rimanere indietro e cambia mestiere, e viceversa.

Oggi “Il Giornale” ci svela  che Giuliano Ferrara – probabilmente dopo uno stage semiclandestino in quella fucina di intelletti che è Il Giornale di Sallusti – è diventato un “fine chirurgo del pensiero” : una sorta di neurochirurgo che opera a distanza, via etere, con la sua Radio Londra. Ferrara, si sa, è uno generoso : alla bisogna, è corso a dare una mano a Augusto Minzolini, per cercare di completarne l’opera.

Una rivista per fortuna ci svela il suo piano.

Ecco l'introvabile copia di People (da molti ritenuta - a ragione - apocrifa) che svela il piano di Ferrara, reduce da una severa cura dimagrante

 

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Presidenti e ministri che ignorano di cosa parlano. La Gelmini da Fazio denuncia un inesistente corso di laurea su “L’Asino dell’Amiata”! Berlusconi parla di energia nucleare prodotta dalla “scomposizione delle cellule”!

Posted by pocavista su 13 marzo 2011

Siamo costretti a una replica non voluta : ebbene sì, l’ Asino dell’Amiata è, sotto sotto, comunista. Dev’essere per questo che risulta così  insopportabile agli esponenti del governo di destra. Ne parlano male e volentieri tutti i Ministri berlusconiani, da essere divenuto il simbolo degli sprechi dell’Università italiana.

Anche stasera il Ministro Gelmini da Fazio, a “Che tempo che fa“,  ha colto al balzo l’occasione per dimostrare la propria ignoranza delle cose dell’Università. Anche lei, come molti suoi colleghi, parla per sentito dire, denunciando  l’esistenza di un inesistente Corso di Laurea sull’Asino dell’Amiata.

Il MInistro Gelmini da Fazio parla di un fantomatico corso di laurea sull'Asino dell'Amiata (foto da comitatoscuolapubblica.wordpress.com)

 

Forse la Gelmini attinge la propria conoscenza a fonti scientifiche fondamentali, quali il leghista Roberto Castelli e lo scudocrociato Rotondi, Ministro di un Ministero inutile come quello per l’Attuazione del Programma: gente a cui certo non fa difetto il pensiero. Nonostante i tempi di crisi, in cui tutti tirano la cinghia, ne hanno una riserva così abbondante da dispensarne a piene mani in ogni occasione.

Mentre la Gelmini gioca al rialzo, parlando di un corso di laurea sull’Asino dell’Amiata (menzogna clamorosa), Roberto Castelli,  qualche settimana fa ad Annozero si limitava a ironizzare su di una ricerca costata decine di migliaia di euro per studiare un particolare tipo di Asino originario di una determinata regione d’Italia.

Segnaliamo un LIBRO che si è già occupato della questione in occasione delle dimenticabili performance televisive del duo Rotondi-Brunetta a Ballarò nel 2008. I due tiravano in ballo – forse senza sapere bene di cosa stavano parlando – la famosa ricerca sull’Asino dell’Amiata.

Bene : rifacciamo nomi, cognomi e indirizzi. Facoltà di Veterinaria dell’Università di Pisa. Responsabile della Ricerca : Prof. Camilli. Anno 2004. Finanziamento : 55.000 euro. Una miseria. Almeno rispetto ai presunti 400.000 euro accollati al contribuente italiano per organizzare un premio cinematografico fasullo da attribuire ad un’attrice bulgara nelle grazie del premier. “A sua insaputa”.  O al costo del Ministero per l’Attuazione del Programma, istituzione che ci viene invidiata nel mondo.

Che cosa hanno fatto di male questi “spreconi dell’Università di Pisa”? Hanno studiato la mappatura genetica dell’animale e certe sue particolarità, come il fatto che sia immune a certe malattie, alcune delle quali mortali per l’uomo. Ricordiamo che l’Asino dell’Amiata è stata dichiarata una razza a rischio d’estinzione dalla Commissione responsabile delle Biodiversità del Parlamento europeo (NL 215/90), dalla FAO (FAO, 2000) e dal Monitoring Institute for Rare Breed and Seed in Europe (2001). 

La ricerca va collegata al valore ormai universalmente riconosciuto della biodiversità, forse troppo difficile da comprendere anche per soggetti come Castelli e Rotondi che pure ne costituiscono una dimostrazione all’interno della specie umana.

Due parole. Com’è noto l’asino, oltre che nel ramo dei trasporti, ha svolto mansioni lavorative anche in campo cosmeti­co, medico e alimentare. Quella di Poppea che faceva i bagni nel latte d’asina sembra sia una bufala. Sono veri invece gli usi medici e alimentari dell’asino. Già nella Francia del XVIII secolo furono istituite delle “lat­terie asinine” che dispensavano a puerpere e balie il prezios­o lat­te destinato a neonati cagionevoli. L’utilità del latte d’asina è oggi provata scientificamente come alternativa ai latti speciali per uso pe­diatrico. Il latte d’asina, essendo assai simile a quello umano, è attualmente rientrato nella dieta dei neonati allergici alle proteine del latte vaccino.

La Gelmini, Castelli e company poi hanno mai sentito parlare di onoterapia, l’uso di asini – assai più docili dei cavalli – per la terapia dei disabili?

Lo sa la Gelmini che progetti come quelli dell’Asino dell’Amiata sono stati finanziati dal  suo Ministero dopo valutazioni effettuate da un panel di esperti di nominati dal Ministro Moratti, Ministro – se lei non lo sapesse – del precedente Governo Berlusconi? Ridicolizzare un titolo di una ricerca universitaria, senza conoscerne contenuti, può andar bene per un Sallusti o per un Belpietro, meno bene per il Ministro dell’Università e della Ricerca Scientifica.

 

Asino “sorcino crociato” dell’Amiata

A questo punto, cara Gelmini e caro Castelli, qualche malpensante potrebbe ricordarsi che lo stufato d’asino è un piatto tipico della Lombardia e che fino a qualche anno fa si trovava comunemente nelle osterie padane. Tenendo conto che “si è ciò che si mangia”, c’è chi potrebbe concludere maliziosamente che chi mangia carne d’asino poi ha alte probabilità di diventarlo.

 


In conclusione, Gelmini e Castelli ci permettano un suggerimento : non parlino di cose che conoscono solo per sentito dire, come la ricerca sull’asino amiatino. Ci parlino invece di altri veri scandali dell’università, come le facoltà con pochi studenti, create ad hoc per soddisfare le richieste di qualche barone o politico locale.Oppure della “parentopoli” che dilaga in alcune università italiane.

O dei 250 milioni di euro sottratti dal suo governo alla scuola pubblica per regalarli a quelle private e cattoliche in particolare, in modo tale che qualche vescovo “contestualizzi” i peccatucci del premier.

E che pensano dell’ignoranza crassa del nostro amato Presidente del Consiglio, che parla di “energia nucleare prodotta dalla scomposizione delle cellule”(!). Si tratta forse di cellule cerebrali che si scompongono durante il bunga bunga?

Al leghista Castelli, a proposito di “parentopoli” che lui ha citato così bene ad Annozero, confessiamo che ci saremmo aspettati da parte sua, di cui è ben nota la coerenza, anche un qualche accenno a Renzo Bossi.

Il figlio del Senatur, in arte “il Trota”, già pluribocciato all’esame di maturità, non si sa per quali meriti è divenuto consigliere regionale della Lombardia, affiancando la collega Minetti.  La quale, essendo igienista dentale e “madrelingua”, può almeno vantare qualche merito di natura orale.

Non le risulta che il suo stipendio annuale, a carico del contribuente italiano, sia di molto superiore a quanto è costata la ricerca sull’asino?

Asino o trota lombarda sì, asino amiatino no?

Al Ministro Gelmini chiederei invece se la recente decisione del suo collega di governo, il Ministro Maroni, di far svolgere elezioni amministrative e Referendum in due turni separati a giugno – il che comporta un aggravio di spesa (seggi, organizzazione, presidenti di seggio e scrutatori) di centinaia di milioni di euro – non la scandalizzi di più delle poche decine di migliaia di euro che è costata la ricerca sull’Asino dell’Amiata.

Abbiamo il sospetto che, se si tratta di non far raggiungere il quorum a un referendum scomodo, anche la rigorosa Gelmini chiuda un occhio sui costi e preferisca dare spazio a ben altri quadrupedi.

Chi volesse controllare le affermazioni della Gelmini in merito all’esistenza di “corsi di laurea sull’asino dell’Amiata” può controllare il seguente video RAI (a partire dal minuto 7) :

PS – In un nostro precedente post riportavamo l’incipit di un capitolo del libro “Di Uomini e di Animali”, relativo alle esternazioni di Rotondi e Brunetta sull’asino dell’Amiata.

Chi fosse interessato può cliccare su   ROTONDI , BRUNETTA E L\’ASINO

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La vaselina e il manganello. Dr.Jekill e Mr.Hyde. Marcello Veneziani, Alessandro Sallusti e il “fangometro”.

Posted by pocavista su 11 marzo 2011

Fango alla vaselina? Nuova lettera aperta a Marcello Veneziani

Dopo un anno di esondazioni, il merdometro segna ora livelli di guardia”. Così Veneziani su “Il Giornale” all’inizio del 2011.

In passato su questo blog ho confessato l’inconfessabile : contravvenendo ad ogni indicazione medica, ho rivelato che ogni giorno cercavo l’articolo di Marcello Veneziani su “Il Giornale”. Il bello è che continuo a farlo. Poi spinto da un irresistibile cupio dissolvi, sbircio anche i commenti che il Popolo dell’Amore riversa sul sito WEB del quotidiano. Una lettura che consiglio a tutti, magari lontano dai pasti.

Veneziani, sempre generoso, a suo tempo mi aveva gratificato dandomi del “blogger velenoso e cretino”. Da toscano, vado fiero di quel “velenoso”; da italiano, mi conforta quel “cretino”, aggettivo che mi fa sentire in buona e nutrita compagnia.

A volte mi viene da pensare che il nostro intellettuale di destra sia un fascista “buono” (“nel senso di Montanelli”, come ha affermato ad Annozero un fascista che tanto buono non è, come il Ministro La Russa, che prende a calci – nel senso fisico del termine – i giornalisti scomodi). Buono, dato che la sera legge Kant prima di recitare le orazioni serali, mentre gli altri del suo schieramento – come direbbe Paolo Guzzanti – “vanno a Ministre”. Buono, perché conosce l’arte della scrittura, come pochi dalle sue parti.

Buono, ma pur sempre fascista. Lui, uno dei pochi che sa usare i congiuntivi (che dalle sue parti politiche è un rischio, visto che potrebbero prenderlo per un vezzo da effeminati), non ha il fisico per l’uso del manganello, come invece l’artigliata Santanchè o l’inquietante Sallusti. Inadatto allo scontro fisico e introvabile nelle farmacie l’olio di ricino, Veneziani ha dovuto ripiegare sulla vaselina.

Copyright "Il Giornale"

 

In “Auspicio per il 2011: la stampa che vorrei” all’inizio di gennaio il buon Marcello diceva: “Veniamo da un anno di veleni a mezzo stampa. … È difficile sopravvivere a questo clima senza essere schiacciati dal brutale obbligo di schierarsi e insultare…”.

Veneziani poi rilevava che “le stagioni cambiano, urgono svolte e ritorni di stile. Il Giornale non può essere un quotidiano corsaro … Chiaro e deciso nei suoi orientamenti, ma più sobrio e rigoroso nei toni, capace di raccontare fatti e non solo versioni, inchieste e non solo campagne, contenuti e non solo titoli, commenti e non veleni.”

Chiudeva, sollecitando a buttare via clavi e corazze. “Si può essere … chiari senza essere rozzi. Anche per concorrere a elevare la qualità di quel popolo, maggioritario nelle urne, minoritario nella lettura. E non solleticare la sua pancia, il suo basic instinct.”

Abbiamo atteso alcune settimane per vedere il nuovo doppiopetto grigio de “Il Giornale” : abbiamo invece visto sparare in prima le foto di Vendola ventenne, nudo in una spiaggia per nudisti; articolesse sulla Bocassini colpevole di avere baciato in pubblico trent’anni prima il proprio fidanzato (maggiorenne); titoli a nove colonne sui magistrati guardoni (quelli di Milano che indagano su Berlusconi), e così via.

Il Giornale di Sallusti sente irresistibile – come direbbe Veneziani – “il richiamo del sangue e della foresta” e ignora il richiamo della vaselina di Veneziani. Che continua imperterrito a scrivere nello stesso quotidiano.

A questo punto la domanda sorge spontanea : che si sia rotto il “merdometro” di Veneziani? Veneziani non vuol rinunciare alla mensa aziendale? Oppure Marcello sta facendo il gioco delle parti? Stanno giocando a “il buono (Veneziani), il brutto (Sallusti) e il cattivo” (sempre Sallusti, costretto per ragioni di bilancio a interpretare due ruoli)?

Voi non ci crederete, ma Veneziani dice di avere fatto una scoperta fondamentale : “il magistrato non è Dio in terra … Da quando dilaga l’ateismo e non crediamo più alla Verità Unica e Assoluta, da quando non funzionano più neanche i surrogati teologi­ci, ovvero le ideologie, abbiamo lasciato il ruolo di Dio al Magistrato.” Chi l’avrebbe mai detto! (“Se il magistrato crede di essere Dio in terra”. così Marcello Venenziani su “Il Giornale” del 10 marzo 2011)
Poi viene la chiusa ad effetto, ad uso dei suoi fan “se la Giustizia fa così schifo, vuol dire che non è nelle mani di Dio ma nella migliore delle ipotesi di comuni mortali. Anzi a volte ometti, discesi dal verbo omettere.

Marcello Veneziani

Strano che Veneziani rimproveri alla magistratura di “omettere” : per una volta che non hanno “omesso” di indagare sul Rubygate, il suo giornale e i canali TV della casa hanno fatto il finimondo.

Veneziani ormai non sa su quali che vetri arrampicarsi : dice che i magistrati vogliono interpretare le leggi (cioè cercano di capire e di far rispettare ciò che il Parlamento – in maniera spesso contraddittoria e incompleta – legifera) e si sentono intoccabili. Non è vero che lo siano : esistono organi di controllo e sanzionatori come il Consiglio Superiore della Magistratura, che può comminare sanzioni contro quei magistrati che non facciano il proprio dovere. Alcuni magistrati infedeli sono stati condannati anche a pene detentive: un caso noto è quello dei giudici Metta e Squillante, corrotti dall’ex-ministro Previti per dare la Mondadori a Berlusconi, che hanno condanne definitive.

Forse Veneziani rimprovera al CSM di essere troppo indulgente con i magistrati? Ma avete mai sentito invece Veneziani rimproverare il Parlamento, e in particolare il PdL, di essere troppo indulgente con i parlamentari stessi? Solo in questi giorni il Parlamento a maggioranza berlusconiana ha negato l’autorizzazione a procedere, all’arresto, all’acquisizione di intercettazioni (che sono prove) o ha sollevato conflitti di competenza per Berlusconi, Sgarbi, Pecoraro Scanio, Brancher, Cosentino, Di Girolamo, Altero Matteoli.

Ci sono personaggi che continuano a sedere in Parlamento nonostante condanne in secondo grado per mafia come Dell’Utri (PdL); Cuffaro è da poco entrato in carcere perché è arrivata anche la sentenza di terzo grado (tutti a dire un gran bene di Cuffaro perchè si è presentato spontaneamente in carcere, invece di nascondersi dietro i banchi parlamentari).

Si ricorderà che l’allora partito Forza Italia fece ostruzionismo per impedire che Previti – condannato in via definitiva a 5 anni per corruzione in atti giudiziari e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici – lasciasse il Parlamento per scontare la pena.


Perchè Veneziani non fa un bell’articolo anche sul fatto che all’estero, nelle democrazie di paesi civili, un ministro tedesco si dimette perché beccato a copiare la tesi di dottorato o un ministro finlandese si dimette perché si è scoperto che per diversi mesi aveva avuto una colf in nero? E sul fatto che anche in Africa un ministro si è dimesso solo perché fotografato con alcune belle ragazze maggiorenni, altro che minorenni e nipoti di Mubarak!


No, queste cose per lui sono solo gossip : Veneziani preferisce invece i bagni di fango alla vaselina per i giudici, tanto antipatici al Leader Supremo che ha deciso di metterli a posto una volta per tutte con una riforma “epocale”.
Puntuali arrivano i riscontri sul sito WEB de Il Giornale, da parte di quel Popolo dell’Amore che ha una singolare concezione della democrazia :
#29 perigo (382) il 10.03.11 alle ore 14:39 scrive:
Complimenti per l’analisi! Di un perfetto che più perfetto non si può. Ma la frase di Veneziani che mi ha rallegrato la mattinata è questa: “ometti, discesi dal verbo omettere”.


#27 actarus100 (408) il 10.03.11 alle ore 13:41 scrive:
Grande Marcello!! Hai saputo sintetizzare quello che sto predicando con parole molto rozze da diversi anni. Ho scritto e pubblicato alcuni anni fa un pamplet (sic) che ha suscitato l’interesse e l’ilarità di molti lettori. … Che i magistrati si sentano la casta eletta “unta dal signore”, (senza legittimità popolare perché non necessaria), é chiaro oggi anche ai più sprovveduti.


#26 marcothink (417) il 10.03.11 alle ore 13:11 scrive:
Sottoscrivo, Aggiungerei Che è Necessario Poter Perseguire Quei Magistrati E Legislatori Che Creano Ingiustizie Sociali. Non Sarebbe Una Cattiva Idea Quella Di Mettere Sotto Voto Popolare I Casi Di Dubbia Etica O Di Cattiva Giustizia. Almeno Ci Leveremmo Di Torno Quei Personaggi Che, Per Esempio, Affidano I Bambini Alle Coppie Gay.”


C’è addirittura chi si dichiara disposto a cambiare residenza per votare Veneziani.
#1 charmant2 (1829) il 10.03.11 alle ore 8:49 scrive:
Onore a Marcello Veneziani: Pacato, distinto signore amante della verità senza per questo essere un Giudice. … Onore al merito, sig.Marcello. E se ti sacrifichi scendendo in politica,il mio voto,anche se dovrò cambiare residenza,è tuo.


Ma c’è anche qualche lettore che dissente e mantiene un certo grado di lucidità. Così #11 berto81 (60) il 10.03.11 alle ore 10:33 scrive:
Solitamente ammiro i suoi articoli, ma oggi mi ha un po’ deluso. In realtà il giudice prende le decisioni da lei indicate seguendo la legge. Dunque è la legge che decide. Dunque è il parlamento, indirettamente il popolo che decide, tranne in alcuni casi costituzionalmente previsti. Non vedo altra soluzione se non quello di un potere indipendente che ha il compito di far rispettare la legge, come in tutte le democrazie. Dunque il suo articolo suona vano e superficiale… Di critiche alla magistratura se ne possono esprimere tante, queste lasciano il tempo che trovano e sono quasi tutte opinabili. Auguri di pronta guarigione”.


Veneziani, attaccando i magistrati e la magistratura, sembrerebbe favorevole ad una sorta di satrapia mediorientale in cui il sovrano, anche se  “eletto dal popolo”, vuole esercitare direttamente la giustizia. Ed è per questo che la riforma “epocale” della giustizia mette i giudici – almeno i PM che perseguono i reati – di fatto sotto il controllo del governo che tra l’altro deciderà di volta in volta quali reati perseguire in forma prioritaria.


Non a caso questa riforma della giustizia del PdL era a suo tempo propugnata dalla P2. Facciamo un esempio assurdo : se un ipotetico capo di governo fosse stato beccato a frequentare minorenni marocchine, lui potrebbe chiedere alla sua maggioranza di imporre ai PM di perseguire “prioritariamente” solo la frequentazione di minorenni italiane. Oppure se – accusato di concussione – potrebbe indicare invece tra le priorità da processare il furto nei supermercati.


Ma anche così, caro Veneziani ci sarebbero giudici che dovrebbero “interpretare” e applicare la legge : non vorrà mica che Berlusconi – visto che in tribunale non si pratica la lap dance – èassi le proprie giornate a giudicare chi ha rubato un paio di calzini alla Standa?


Mi permetto allora di suggerire qualche alternativa. Eliminiamo magistratura e tribunali, ingombranti e costosi. Gli imputati di reati si potrebbero recare in appositi studi televisivi : da casa il pubblico dotato di telecomando, dopo la necessaria pausa pubblicitaria, li giudicherà con il televoto.

Ancora troppo complicato? Allora non rimarrebbe che l’autocertificazione dell’imputato, inviata alla parte lesa via e-mail: “sono colpevole e mi condanno a venti anni e sei mesi di carcere duro, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici”; oppure “sono innocente e condanno in via definitiva il denunciante al pagamento di 300.000 euro per il disturbo arrecatomi”. Probabilmente ci saranno poche condanne e molte assoluzioni.

Processo breve, eliminazione della “magistratura politicizzata”, costi processuali ridotti a zero e soluzione del problema dell’affollamento delle carceri : tutto in un colpo solo. Elementare, Watson.

Quindi Veneziani non sia timido : proponga chiaramente l’autocertificazione e tagliamo la testa la toro!


Saluti da un blogger velenoso e cretino
nonché suo affezionato lettore,
Pocavista

PS – Si rimetta presto.

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L’avreste mai detto? Sallusti è un guardone che si chiude in bagno con le foto della Santachè! Chi di Metodo Boffo colpisce, di Metodo Boffo perisce.

Posted by pocavista su 7 marzo 2011

Ormai l’allievo ha superato il maestro.

Sallusti, dopo aver aver fatto l’apprendista da Feltri, si è messo in proprio e ha dato nuovo vigore alla nobile arte del lancio del fango (il cosiddetto “Metodo Boffo”). Ciò in vista della riforma che il plurinquisito Berlusconi intende attuare sulla giustizia. Cose che succedono solo in Italia.

Dopo i calzini turchesi del giudice Mesiano, adesso i magistrati vengono fatti passare da Il Giornale per matti (ieri) e guardoni (oggi) : Sallusti sta preparando il terreno per il processo di Milano contro Berlusconi (caso Ruby) e per la riforma della giustizia, che dovrebbe sistemare una volta per tutte i conti con quella parte della magistratura che ancora si ostina a fare il proprio lavoro.

I metodi barbarici di Sallusti, Feltri, Brachino e company, ormai stanno trasformando il sistema dell’informazione in una vera e propria fabbrica del fango.

Marcello Veneziani, che all’inizio dell’anno su Il Giornale auspicava un diverso e più sereno uso dell’informazione, si è rifugiato nella sua rubrica del “Cucù” e ormai lascia il campo libero ai veri squadristi dell’informazione. Altro che libero confronto delle idee : ormai c’è solo fango e manganello. Lui, il Marcello, in fondo in fondo, è un fascista buono.

Applichiamo anche noi il “Metodo Boffo”

Cosa direbbero i “veri” liberali di destra se anche ai loro rappresentanti venisse applicato il “metodo Boffo”? La regola la conosciamo tutti : a brigante, brigante e mezzo.

Ecco la foto che, secondo alcune indiscrezioni non confermate, incastrerebbe Sallusti.   L’insospettabile voyeur sarebbe solito chiudersi in bagno con il suo smartphone, da cui potrebbe accedere a foto come quella che mostriamo.

La tonsilla siliconica della Santanchè avrebbe un particolare potere afrodisiaco sulla Redazione de Il GIornale

Quella che abbiamo dato è una pseudonotizia fangosa alla Feltri e Sallusti. Si usano condizionali, allusioni, indiscrezioni non confermate, per buttare melma sull’avversario di turno. Salvo poi smentire tutto : ma intanto qualche schizzo di m… rimane addosso al malcapitato. Prima Boffo, poi Don Sciortino, poi Mesiano, poi Fini, poi la Marcegaglia, poi Woodcock, poi Vendola, poi la Bocassini, poi di nuovo tutta la magistratura “rossa”.

Caro Sallusti, lo sappiamo che sei pagato per questo, ma smettila con il giornalismo “monnezza”: non vorremmo continuare a scendere sul tuo stesso piano.

I lettori di destra non si ribellano mai a questo modo distorto e calunnioso di fare informazione? Sono tutti dei criptofascisti o dei fascisti dichiarati?

La democratura berlusconiana

Manca poco per il completamento della “democratura”, quella forma di dittatura sostanziale che mantiene solo alcuni aspetti formali della democrazia prevista dal programma della P2 dei Lucio Gelli, e dei piduisti Berlusconi e Cicchitto. La divisione e l’indipendenza dei poteri dello Stato e la libertà e il pluralismo dei mezzi di informazione – fondamenti di tutte le democrazie occidentali – vengono progressivamente cancellati e sottoposti al controllo del Potere esecutivo (Il Governo)

Potere Legislativo – Berlusconi e la Lega hanno ormai ridotto il Parlamento ad una dependance di nominati dall’alto, scelti per la loro fedeltà al capo, e ad un mercato di personaggi in vendita.

Informazione – Il predominio di Berlusconi sui mezzi di comunicazione TV è quasi assoluto, ma da destra si parla di RAI sotto il controllo della sinistra. Masi, il direttore della RAI, chi è, un bolscevico? I TG1, i TG2 , TG4, TG5 e TG di Italia 1 vanno in onda più volte al giorno e diffondono verità a senso unico, filoberlusca. Il filoberlusconiano Vespa va in onda 4 o 5 volte a settimana; il guastatore Sgarbi impazza ad ogni ora su ogni canale TV, insieme ai videomessaggi selvaggi di Berlusconi; l’ex-spia della CIA divenuto oggi lo “smutandato di Collegno”, Giuliano Ferrara, si prepara a fare la sua rubrica giornaliera su RAI 1 nell’ora di massimo ascolto. Per non parlare di Matrix, Paragone, Signorini che diffondono in vario modo il verbo berlusconiano.

In una situazione del genere, a destra si ha il coraggio di chiedere l’alternanza a Santoro e Floris (che vanno in onda una sera a settimana)! A parte Santoro che va su RAI2, Floris, Dandini e Fazio sono relegati sulla rete più piccola della Rai, RAI3 e si rivolgono ad un pubblico di nicchia : in soldoni, non spostano voti.

Altro capitolo, che tratteremo in un prossimo post, sono i vari programmi di intrattenimento che plasmano la cultura e indirettamente i comportamenti elettorali dei telespettatori più influenzabili, come casalinghe, anziani, adolescenti (dal Grande Fratello, Amici,Isola dei Famosi, Uomini e Donne, fino alla Fattoria). Molte mamme ormai incitano le figlie a darla al Premier …

Potere Giudiziario – Manca solo la terza gamba della democratura piduista: il controllo della magistratura. Nelle prossime settimane Berlusconi darà l’affondo definitivo con la sua riforma della giustizia, con la colpevole complicità della Lega, che ieri definiva Berlusconi “fascista e mafioso” e Roma “ladrona”.

Oggi la dirigenza della Lega ha cambiato idea: il potere – da quando mondo è mondo – corrompe chi ce l’ha e la base leghista non se n’è ancora accorta.

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Clamoroso : altri avvistamenti di pesci volanti in Pianura Padana! Ecco le foto.

Posted by pocavista su 6 marzo 2011

Dopo le segnalazioni non confermate dei mesi scorsi, adesso ci sono le foto scattate durante due avvistamenti di pesci volanti avvenuti nella Bergamasca.

Le foto sono inequivocabili : si tratterebbe di orate con le ali, una nuova specie di pesce volante che ha eletto a proprio habitat i veicoli appartenenti ai sofisticati linguisti della Lega Nord.

Non è ancora chiarito se il pesce volante bergamasco sia il frutto dell’ibridazione di uno Sparus Aurata (orata) con un Exocoetus Volitans (pesce volante). Alcuni scienziati ritengono invece che il progenitore della strana orata volante sia la trota padana (Salmo Trutta Illitterata Gemoniensis Bossii jr.).

La ripetuta esposizione ad ampolle di acque del Po avrebbe prodotto una rara mutazione genetica che ha federato caratteristiche diverse di due specie comuni : è il fenomeno conosciuto come “federalismo comunale”.


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Homo italienisch – Come i tedeschi vedono gli italiani!

Posted by pocavista su 24 febbraio 2011

CARNEVALE IN GERMANIA

A DESTRA SI DA’ LA COLPA ALLA  STAMPA CHE NE PARLA E DA’ UNA CATTIVA IMMAGINE DEL PAESE  – A SINISTRA A CHI CERTE COSE LE FA.  CHI HA RAGIONE?

DOMANDA FACILE FACILE AI SEGUACI DI BERLUSCONI : LA COLPA E’ DELLA STAMPA CHE PARLA DEI MASSACRI DI GHEDDAFI OPPURE DI GHEDDAFI CHE I MASSACRI LI FA?


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Chi è “il burlesco inviso” che “bollisce insu’ rovi”? Chi “fu abile rotture?” La politica e la Pagina della Sfinge.

Posted by pocavista su 22 febbraio 2011

Nomen Homen : già gli antichi avevano intuito come un nome possa influire sul destino di una persona.

Anche se a volte il legame tra nome e destino di qualcuno non è così evidente. Ma, a ben scavare, il destino di un uomo emerge sempre tra le lettere del suo nome.

Ci siamo allora dilettati con anagrammi a frase, esercizio ben conosciuto da chi frequenti la Pagina della Sfinge della Settimana Enigmistica.

Ecco quello che abbiamo trovato:

PARTITI

Popolo Libertà : “popolo tribale”, “poi porto balle” (non un partito, ma una “Curva Sud”, imbonita a dovere dal suo proprietario)

Popolo della Libertà : “badate il pollo, prole” (figli che gestite il mio impero mediatico, fate buona guardia ai pollastri che mi danno il loro consenso)

Partito Lega Nord : “Partito del grano”, “grattando il pero”; “parandogli retto” (a Silvio), “lotto per randagi” (da fan di Mani pulite a partito della cadrega romana; dalle accuse al “mafioso di Arcore” all’accanimento terapeutico che tiene in vita Berlusconi, accogliendo parlamentari randagi meridionali); “parlando, rigetto” (i suoi militanti spesso vomitano insulti a Radio Padania).

Partito Democratico : “accreditato importo”(Fassino : abbiamo una banca!); “accade: mi porti torto!” (Il sistematico tiro al bersaglio sui propri leader)

Futuro e Libertà : “fu abile rotture”; ; “il tutore : bufera!”; “furberia tutelo”. (FLI ha rotto col Pdl; Fini viene accusato de essere il furbetto dell’appartamentino di Montecarlo e di aver traditogli elettori e le sue tradizioni di destra, cominciando con il suo viaggio in Israele: “Lui? frutto ebrea”).

Unione Democratica di Centro : “Te, odieremo, rincantucciando”, “temere odio, rincantucciando” (due versioni : una da alternativa di Terzo Polo, la seconda da inciucio con Berlusconi); “rincantucciando, odi meteore”(mentre cerchi una tua nicchia ecologia al centro dello schieramento politico, qualcuno ti rivolgerà un sonoro pernacchio).

Sinistra Ecologia Libertà : “Gioì’ scartabellare in sito” (il partito e i suoi militanti sono molto presenti in rete)

POLITICI

Giorgio Napolitano : “Aggiòrnati : lo opìno!” (Ha detto a Berlusconi che il sistema giudiziario italiano gli offre tutte le garanzie).

Silvio Berlusconi :” il burlesco inviso”, “su livori sbilenco”, “bollisce insu’ rovi!”; “bellicoso in virus”. Oggi la sua popolarità è in vistoso calo; da molti – specie all’estero – viene considerato una macchietta. Ultimamente è un po’ nervoso.

Il Cavaliere di Arcore : “li’ accadrà! leverei ori!” (le donazioni fatte ad Arcore alle sue amichette?)

Gianfranco Fini : “gran in officina”, “affari non cingi”; (Il Presidente della Camera non sembra raccogliere molto dal suo strappo con Berlusconi); “cigni fanfaroni” (alcuni suoi parlamentari stanno ritornando mestamente nel pollaio berlusconiano). “Con Farina, fingi!”(Renato Farina, vice di Feltri, spia dei Servizi Segreti sospeso dall’Albo dei Giornalisti; poi regolarmente premiato dal PdL con l’elezione alla Camera)

Pierferdinando Casini : “Decadrai! Non persi Fini!” (a Berlusconi : nonostante alcune defezioni rimane in piedi il progetto dell’alleanza con Fini per il Terzo Polo)

Pierluigi Bersani : “bagnerei, lui spiri!” (festeggerei a champagne nel caso che Silvio si levasse di mezzo); “insuperabile, giri!” (gira come una trottola, da Sanremo ai tetti delle Università occupate, con le maniche rimboccate).

Massimo D’Alema : “mossi male dama” (dai tempi della Bicamerale ne ha sbagliate di mosse!); “ma saldai somme” (riferimento all’appartamento in affitto da lui lasciato dopo denunce su affittopoli?).

Francesco Rutelli : “nel ficcare, lustro” (una decisa smentita all’impietosa satira rivoltagli da Vauro).

Nichi Vendola : chiavi nel Don” (forse ha in programma un viaggio in Russia); “donne valichi” (vai oltre le femmine). Nicola Vendola : “calando, lenivo” (forse si riferisce alle sue preferenze sessuali); “decollava inno” , “cadano novelli” (le sue qualità affabulatorie sembrano affascinare i più giovani); “l’ode non valica” (l’evocazione di modelli sociali alternativi è confinata a un ristretto pubblico di sinistra); “declinava nolo” (sono recenti le sue dichiarazioni contro l’amore mercenario emerso nel Rubygate);

Francesco Storace : “Te, consacra scrofe!” (Alcuni malopensanti – da cui ci dissociamo – ritengono che ciò si riferisca all’investitura di Daniela Santanchè come candidata de La Destra alle ultime elezioni politiche)

Daniele Capezzone : “capezzale dei neon” (il portavoce di B. sta volentieri sotto i riflettori per cantare le lodi di un berlusconismo agonizzante).

Alessandra Mussolini “munsi il re, salassando” (dopo i dissapori con Fini e Storace, blandì Berlusconi, fu eletta parlamentare, per il suo stipendio attingendo – come tutti i suoi colleghi – alle casse dello stato).

GIORNALI E GIORNALISTI

Il Giornale : “Ingollerai!” (inequivocabile riferimento al Metodo Boffo)

La Repubblica : “al pubblicare”, “a lebbra : pulci!” (fa le pulci al Cavaliere, che considera la peste del sistema Italia)

Famiglia Cristiana : “agli miri sfiancata”; “fanatica gli rimasi” (nonostante i duri attacchi de Il Giornale al direttore di F.C., Don Sciortino, la rivista ha mantenuto la propria linea editoriale di critica a B.).

Michele Santoro “lo schianteremo!”; “le amiche storno” (riferimento a Berlusconi e al Rubygate).

Marco Travaglio “Lo marcavi, grato” (Travaglio grazie alle sue severe critiche a Berlusconi è divenuto famoso)

Giovanni Floris : “in fango, risolvi” ; “sfilavi rognoni” (gentile e paziente, ma tenace, nel mettere in difficoltà i berluscones).

Concita de Gregorio : “accende grigio toro” (la bella direttrice dell’Unità fa arrabbiare l’anziano tombeur de femmes – prezzolate “a sua insaputa”-  di Arcore).

Alessandro Sallusti : “salassando, illustre!”; “dell’intruso, salassa!” (per la sua attività giornalistica e per il suo physique du role, molti lo ritengono una sorta di Nosferatu che succhia il sangue di ogni oppositore).

Vittorio Feltri : “torvi file, trito”; “irto vi rifletto”; “filetti ritrovo” (il maggiore esponente del “Metodo Boffo” mesta nel torbido, con dei dossier o dei files, per scorticare le tenere carni degli avversari veri o presunti di Berlusconi)

Vittorio Sgarbi : “irto, sbrigativo”; “ivi sbriga torto”; “sbigottirà rovi” (la virulenza di Sgarbi e la sua iracondia sono un suo tratto distintivo – del resto uno che si chiama Sgarbi…)

Giuliano Ferrara : “erro : lì naufragai” (i miserandi risultati elettorali del suo movimento No Aborto); “funeraria gloria” (dato che secondo alcuni porta male – se questo fosse confermato, ma io non ci credo – di fatto avrebbe recitato il Deprofundis a Berlusconi con la sua manifestazione “di sostegno” al Teatro Dal Verme a Milano)

Maurizio Belpietro : “permutabile, ori zio” (avanti e ‘ndrè tra Libero e il Giornale, gioielli di zio Silvio); “Tu rompi : belerai ozi” e “imputo liberare zio”(farai l’elogio del bunga bunga e ti batterai per il proscioglimento di B?)

Augusto Minzolini : “maligni ozi su Unto” (il suo TG riduce reati e critiche sull’Unto del Signore a semplice gossip); “ smunto, languii ozi” (il suo pallore è forse legato alla sua attività professionale?).

Marcello Veneziani : “caramelle ne’ novizi”, “cavaliere, non milze!” “venni macellare ozi” (a gennaio, Veneziani su Il Giornale auspicava toni più pacati nella linea editoriale. La nuova versione “alla vaselina” però è durata poco : Veneziani sta tuttavia mantenendo una sua linea più caramellosa, forse per non allontanare i “novizi” del PdL).

Nicola Porro : “Loro? Carponi!” (caso Marcegaglia?). Ma anche “Corna, piloro!” (colpire allo stomaco l’avversario, mettendo in piazza vicende amorose altrui).

Bruno Vespa : “bravo, punse!” (d’altra parte si tratta di un imenottero).

Franco Bechis : “finché sbraco” , “nocche sfibra” (sembra che batta i pugni sul tavolo), “finchè sbarco” (forse aspira ad un posto di maggiore rilievo nella compagine berlusconiana). Noi pensiamo sia più adatto “Confische bar”.

Piero Ostellino : “lenirei sto polo”, “lenirei lo posto” ( forse per un suo recente articolo sul Corriere molto tollerante col bunga bunga presidenziale). Troviamo più incisivo l’epitaffio: “ostinerei, pollo”.


Ci fermiamo qui. Fateci pervenire le vostre proposte.

Pocavista

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Non satira, ma sofisticata strategia di comunicazione : la canzone di Luca e Paolo a Sanremo serve per “annacquare” lo scandalo Ruby.

Posted by pocavista su 16 febbraio 2011


Le Iene sono di sinistra o sono la foglia di fico delle TV di Berlusconi? Prima le foglie di fico erano di più, ormai è stato allontanato anche Mentana e ci sono rimasti loro e Antonio Ricci.

Sono pochi quelli che si pongono la domanda : la canzone che Luca e Paolo hanno cantato a Sanremo è frutto del loro sacco, cioè satira, oppure fa parte di una strategia sofisticata di disinformazione messa in piedi dagli specialisti in comunicazione di Berlusconi?

Ecco il testo della canzone di Luca e Paolo “Ti sputtanerò”

Ti sputtanerò

al Giornale andrò

con in mano foto dove tu sei con un trans.

Ti consegnerò le intercettazioni

e alle prossime elezioni sputtanato sei.

Ti sputtanerò con certi filmini che darò alla Boccassini dove ci sei tu.

E le mostrerò donne sopra i cubi e ci metto pure Ruby che ti fotterò

E se Emilio/Fede /non si/ vede /ce lo aggiungo col Photoshop.

Ho già sentito Lele/Mora/ che dichiara/cosa?/ tutto!

Ti sputtanerò sarà un po’ il mio tarlo

con la casa a Montecarlo dei parenti tuoi… mogli e buoi…tutti tuoi!

e ti sto sputtanando …dove? In questura!/ pure! /porto anche la Santanché.

Le ragazze stanno dalla parte mia

e so che mi sostengono se l’affitto in via dell’Olgettina è intestato a me.

Tuo cognato già lo sai io lo dimostrerò

che la casa al Principato appartiene a lui.

Ti sputtanerò farò l’inventario

con Noemi e la D’Addario dei festini tuoi

Ti sputtanerò dirò a D’Agostino

che tua suocera e Bocchino han gli inciuci in Rai.

E se tu intercetti la Nicole Minetti

c’è Ghedini che intercetterà te.

Ti sto sputtanando…dove? da Santoro… quando? Ora. Chiamo.

Ti sputtanerò. Non mi butti giù.

Sì ma il 6 aprile in aula ci vai solo tu.

Le vicende attuali vengono descritte dalla canzone come risultato di un conflitto tra Fini e Berlusconi. Tuttavia Fini viene attaccato molto più duramente dell’altro.

Infatti si insinua che Fini potrebbe avere avuto rapporti con trans (il che agli occhi di molti è peggio che avere rapporti con minorenni; starebbe in combutta con la Boccassini e farebbe circolare foto false ritoccate con il photoshop).

Le accuse a Berlusconi, in confronto, sono molto più lievi, ma “il 6 aprile in aula” ci andrà solo lui!

Si suggerisce in tal modo la tesi che, in fin dei conti Berlusconi, sarebbe solo un puttaniere come ce ne sono tanti, mentre Fini sarebbe mezzo gay, traditore e spione.

Ci chiediamo come mai Masi in RAI fà censura preventiva a suon di telefonate in diretta, contratti non firmati, disposizioni per la composizione del pubblico, dichiarando guerra ai Santoro, ai Floris e alle Dandini, che si rivolgono ad un pubblico già schierato e politicizzato. Si cerca di limitare e sabotare la libertà di trasmissioni e di conduttori che tutto sommato non spostano voti, se non in minima parte.

Poi la RAI permette stranamente una canzone così a Sanremo, dove si fa il 50% di share e viene visto dal pubblico meno politicizzato.

La canzone punta in effetti al bersaglio grosso del pubblico più influenzabile e popolare – che non legge i giornali e di certe cose sa solo per sentito dire – facendo passare la tesi  che tutti i politici sono colpevoli, quindi nessuno è realmente colpevole. Tradotto in linguaggio popolare : il pulito ci ha la rogna!

Il Giornale di Sallusti nel frattempo fa finta di scagliarsi contro le Iene che a Sanremo farebbero propaganda di sinistra : ciò sostiene la tesi che in Italia non ci sarebbe regime mediatico e che invece tutti si accaniscono contro il premier. (significativi i commenti dei lettori sul sito WEB de Il Giornale)

Solo qualche commentatore o blogger più attento fà rilevare che l’operazione potrebbe essere una sofisticata operazione di disinformazione.

I maggiori giornali – anche Repubblica – sembrano esserci cascati completamente. Vuol dire che le opposizioni non hanno ancora capito con chi hanno a che fare e non sanno riconoscere gli schemi narrativi ad uso del grosso pubblico che gli spin doctors della comunicazione berlusconiana preparano di volta in volta.

Diamoci un svegliata : il Grande Fratello orwelliano è all’opera per diffondere le sue verità, si avvale di grandi risorse e di strumenti comunicativi sofisticati e Berlusconi si sta giocando il tutto per tutto.

 

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Lo smutandato di Collegno. Pane al Pane, Verme al DalVerme. Ecco la copia de “Il Foglio” in cui Ferrara ammetteva di aver spiato Craxi per conto della Cia.

Posted by pocavista su 12 febbraio 2011

Giuliano Ferrara, lo smutandato di Collegno

Un tempo c’era lo smemorato di Collegno. Oggi Ferrara al Teatro Dal Verme inneggia alla mutanda e al bunga bunga. Colto da improvvisa amnesia, lo smutandato di Collegno si è dimenticato che ieri organizzava il Family Day e il movimento Prolife. E che l’altro ieri spiava Craxi (lui dice : “spiegava”) per conto e con i soldi della CIA. E che qualche tempo prima militava nel PCI, dopo aver strizzato l’occhio a Lotta Continua.

 

Alleghiamo, in formato Pdf, copia della pagina de Il Foglio del 2003 in cui Ferrara ammetteva di aver spiato Craxi per conto della CIA (clicca su FERRARA LA SPIA – POI CLICCA DI NUOVO SU “FERRARA LA SPIA” NELLA NUOVA FINESTRA E SI APRIRA’ IL DOCUMENTO IN PDF)

Caro Cavaliere, stia molto attento a “er mutanda”, al secolo Ferrara Giuliano. Si dice che porti male. Conduce gli amici sempre su terreni scivolosi : ieri per esempio ha detto che lei non è Breznev (infatti il burosauro sovietico era assai più alto e non si era fatto trapiantare i capelli) e che dovrebbe andare in TV accettando il contraddittorio. Non lo faccia, caro Presidente, ne uscirebbe maluccio.

Io non ho mai creduto che qualcuno possa portare iella, ma i fatti sembrano parlare da soli e convincerebbero anche gli ultrascettici del CICAP.

Come ricordava Travaglio ieri su Il Fatto quotidiano :

1 – Ferrara ieri era nel PCI. Il “glorioso partito di Gramsci, Togliatti, Longo e Berlinguer” ha poi fatto una fine che tanto gloriosa non è : estinto. Ai rarissimi esemplari di comunisti doc ormai è stato applicato il radiocollare per rintracciarli in fabbriche semiabbandonate e diroccate case del popolo di periferia.

2 – Ferrara poi è migrato nel PSI. Il “glorioso partito che era di Nenni e di Craxi” poi è naufragato nella Tangentopoli scoperchiata da Mani Pulite. Craxi è dovuto fuggire ad Hammamet; di Martelli se ne sono perse le tracce a Malindi e di De Michelis viene rinvenuta ogni tanto solo un po’ di forfora.

3 – Ferrara – non contento – si è accasato in seguito in Forza Italia e ha fatto il Ministro dei Rapporti con il Parlamento nel primo governo Berlusconi nel 1994. Governo colpito e affondato dopo appena sette mesi di vita. Micidiale.

4 – Ferrara infine, in occasione delle ultime elezioni, ha dato vita al Movimento Prolife – No Aborto, ottenendo un risibile risultato da prefisso telefonico.

Ferrara, nudo come un verme. Poi al "Dal Verme"

Consentitemi una riflessione a proposito di Prolife : per dare il nome al suo movi­mento, Ferrara non avrà tratto ispirazione da certe compresse che magari tiene sul comodino? Danno sollievo a me, lo da­ranno ad altri, avrà pensato il fine intellettuale.

In effetti PROLIFE viene prodotto dalla Zeta Farmaceutici in 3 forme, come capsula, pastiglia gustosa del sapore latteo o come soluzione specialmente adatta per i bambini. PROLIFE ri­stabilisce l’equilibrio della microflora intestinale impedendo così il gonfiore, i disturbi digestivi, la stitichezza.

Questo potrebbe spiegare due cose :

  1. perché Ferrara in TV appare spesso di cattivo umore e maltratta senza pietà i suoi interlocutori;
  2. che per lui, intellettuale snob, la parola “movimento” sia più affine alla peristalsi che alle opinioni.

En passant, ricordiamo che Ferrara ha sostenuto :

  • la liberazione di Adriano Sofri : che invece si è fatto tutta la galera a cui è stato condannato;
  • D’Alema per la corsa al Quirinale : viceversa poi è stato eletto Napolitano
  • Rutelli alle ultime elezioni come sindaco di Roma : invece ha poi vinto Alemanno;
  • Sarah Palin alle elezioni in America : al contrario, oggi abbiamo Obama presidente;
  • la seconda guerra di Bush all’Irak, per esportarvi la democrazia : dopo dieci anni e centiania di migliaia di morti siamo ancora “a carissimo amico”.

Quindi, caro Cavaliere cosparga la casa di sale, faccia affiggere ferri di cavallo alla porta e viaggi con un cornetto rosso king-size in tasca (utile anche in caso di un bunga bunga imprevisto) contro i mortali effluvi iellatori di Ferrara. Dal Teatro Dal Verme di Milano ci mettono un attimo per giungere in Brianza fino ad Arcore.

Devo dire che anche Lei, caro Presidente Berlusconi, in quanto a iella, non se la passa male : Lei sale al governo nel 2001 e poco dopo c’è l’attacco alle Torri Gemelle, con successiva crisi economica mondiale. Ritorna al Governo nel 2008, e subito scoppia la crisi dei mutui subprime americani, con conseguente gravissima crisi economica mondiale e l’Italia ridotta a un colabrodo.

Da italiano, ormai stufo di passare da zimbello nel mondo (quando vado all’estero mi faccio ormai passare per portoghese, popolo assai meno chiacchierato), mi permetto un suggerimento : il nostro Leader Supremo e lo smutandato di Collegno, Ferrara, perché non lasciano l’Italia (rimettendosi prima i calzoni) e, insieme allo zio di Ruby ormai fuggiasco, non fanno un bel pellegrinaggio a Lourdes?  Dicono che lì fanno i miracoli… Hai visto mai?

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Dire, fare, baciare, lettere e testamento. L’evoluzione della strategia comunicativa di Berlusconi per neutralizzare il caso Ruby

Posted by pocavista su 8 febbraio 2011

Dopo le prime notizie sul “caso Ruby”, i consulenti di comunicazione di Berlusconi hanno cercato di correre ai ripari, cercando di mettere una “pezza” a quella che poteva diventare una vicenda devastante per il nostro Leader Supremo.

Bisognava raccontare la cosa non solo proponendo un punto di vista, ma alterare anche molti fatti che stavano emergendo con forza dalle intercettazioni, testimonianze, bonifici bancari.  Gli spin doctors berlusconiani (così vengono definiti gli specialisti che creano consenso verso un leader o un progamma politico) hanno proposto veri e propri schemi narrativi “alternativi”, poi recitati in maniera uniforme e acritica più volte in TV da parlamentari e giornalisti amici. Il via lo ha dato lo stesso Berlusconi che, come d’abitudine, ha invaso la TV con i suoi videomessaggi e pseudointerviste.

Marco Cacciotto, su “Il Sole 24 Ore” del 20 gennaio, rilevava che la sfida consisteva nel  “portare dalla propria parte quella fascia di elettori intermedia che non ha una forte identificazione politica e che, prendendo posizione, potrebbe spostare gli equilibri“. Non si punta – come di solito fa il centrosinistra – al bersaglio grosso e indistinto dell’intero corpo elettorale – ma a quelle fasce di elettori di centrodestra disorientati e delusi, oltre che ai milioni di elettori non politicizzati e tendenzialmente orientati all’astensione.

La strategia comunicativa seguita dai consiglieri di Berlusconi sembra simile a quella del caso “Monica Lewinsky”, in cui veniva messo sotto accusa il presidente Clinton.

La strategia si è sviluppata per fasi successive, a seconda della reazione del pubblico.  Sondaggi e i “focus group” riescono a fornire agli spin doctors elementi per rendere sempre più efficaci gli schemi narrativi proposti al grande pubblico e suggerire quando passare ad una fase successiva.

Prima fase : la negazione. I videomessaggi del Presidente del Consiglio, i penosi e maldestri interventi dei suoi più fedeli parlamentari – come quelli del cattolicissimo (!) on.Lupi – , e i titoli dei suoi giornali e telegiornali hanno dapprima negato i fatti. Si affermava che si sarebbe violata la vita privata di Berlusconi, (“i magistrati spiano dal buco della serratura”), e che non c’erano stati reati, né prostituzione.

Poi, quando sono state rese pubbliche le intercettazioni e sono emersi bonifici bancari e testimonianze di ragazze che avevano partecipato alle feste di Arcore, non si poteva più negare l’evidenza.

Si è passati quindi alla Seconda fase : la minimizzazione.

Abbiamo allora assistito a numerosi interventi, interviste e comparsate TV delle ragazze implicate nel caso. Queste dichiaravano all’unisono che le feste c’erano, ma si trattava di eventi morigerati ed “eleganti”.

M.Polanco

Poi Ruby è andata in TV a piangere, dicendo che era stata mandata via di casa perchè uno zio l’aveva violentata (rischiando l’autogol, perchè qualcuno avrebbe potuto incolpare Mubarak).

Anche soubrette dominicana Polanco è andata da Lerner a fare la parte della mamma premurosa, lamentandosi perchè i poliziotti che hanno perquisito casa sua hanno svegliato sua figlia. La mammina premurosa non si era però accorta che il suo compagno faceva il narcotrafficante(beccato l’estate scorsa con 12 kg di coca e condannato a 8 anni).

Qualcuno (Carlo Rossella) si è azzardato a descrivere i dopocena di Arcore come una sorta di dopolavoro ferrovieri, in cui si cantavano le canzoni di Apicella, si raccontavano barzellette e si faceva il cineforum.

Poi, magari, si chiudeva la serata con tre Pater, Ave e Gloria.

I soldi e gli appartamenti dati alle ragazze da Berlusconi vengono fatti passare in TV come un aiuto dato da un benefattore a povere ragazze raminghe e bisognose. La stessa Iva Zanicchi da Lerner parlava di un Berlusconi benefattore che “aiuta tutti”. Anche Iva Zanicchi, fatta lavorare per anni a Mediasei, viene candidata al Parlamento Europeo probabilmente perchè era una “povera cantante” bisognosa di aiuto, che senza qualche decina di migliaia di euro al mese dello stipendio di parlamentare europea non poteva sbarcare il lunario.

Il Ministro Romani, ex-uomo Mediaset – si presenta in TV con una lista di enti caritatevoli che avrebbero beneficiato della bontà d’animo del Presidente del Consiglio. Lista che per fortuna ci ha risparmiato.

Pochi fanno notare in TV (Bocchino è l’unico) che tra le beneficiate non c’è una nonna terremotata o un’operaia disoccupata, ma solo giovani soubrette con i tacchi a spillo e la quinta di reggiseno.

Tutte le ragazze – in pubblico – a sostenere che non ci sono stati rapporti sessuali e che B. non sapeva che Ruby fosse minorenne. Nessuno spiega allora perchè abbia telefonato in questura a Milano per affidarla alla Minetti.

Si fanno circolare paragoni con Clinton e Kennedy, tacendo però che entrambi non pagavano le donne e andavano con maggiorenni. Si eclissa sul fatto che Clinton è stato costretto a presentarsi davanti ai giudici ed è stato condannato.

Visto che anche la minimizzazione non funziona, si passa alla terza fase : la delegittimazione.

Si riesuma il consueto mantra : le toghe sono “rosse” e perseguitano B. da 17 anni, ma B. è sempre stato assolto. Non è vero, ma se lo fosse, non si capirebbe allora perchè tenti di sottrarsi sempre al giudizio dei tribunali. (Condannato in via definitiva nel 91 per falsa testimonianza con condanna amnistiata; prescritto numerose volte perchè i suoi legali sono riusciti ad allungarei tempi con tutti i possibili artifizi; alcuni processi sono stati annullati perchè B. ha fatto approvare leggi retroattive come quella della depenalizzazione del falso in bilancio)

Il Giornale sbatte in prima pagina la “clamorosa” notizia che la Bocassini, 30 anni prima, si è baciata in pubblico con il fidanzato, un giornalista di sinistra. Si comincia a colpire anche Bruti Liberati, il procuratore capo di Milano, lodato invece solo pochi mesi prima da esponendi del PdL.

L’ineffabile ministro Rotondi va da Floris a dire che lui ammira i magistrati che combattono il terrorismo, non i magistrati politicizzati come la Bocassini (al che Floris gli fa notare che proprio la Bocassini aveva preso il posto di Falcone nella lotta alla mafia dopo la sua uccisione).

Si cerca di delegittimare anche i giornalisti e le trasmissioni che forniscono informazioni scomode : la Santanchè accusa tutti di essere dei comunisti, dai giornalisti, agli ospiti delle trasmissioni, al pubblico presente, poi si alza e se ne va. Berlusconi insulta in diretta Lerner al telefono (“un postribolo televisivo” e le “cosiddette” signore) e invita  Iva Zanicchi ad andarsene.

Si recuperano delegittimatori ad alto potenziale come il diversamente pacato Sgarbi e il diversamente magro Ferrara, che cominciano a sparare a palle incatenate sui giudici, sui “falsi moralisti” di sinistra e sulle femministe. Si rimproverano agli oppositori i casi Marrazzo e Sircana (tra l’altro i due esponenti del centrosinistra– pur non essendo accusati di alcun reato – si sono dimessi entrambi perchè ricattabili), nel tentativo di far passare le tesi che “il più pulito ci ha la rogna” e “da quale pulpito vien la predica”.

Giuliano Ferrara

Poi, anche quando il processo del gettare discredito su giudici e giornalisti mostra la corda (solo il 12% degli italiani – secondo gli ultimi sondaggi – crede che Berlusconi e le sue amichette passassero il dopocena recitando il Santo Rosario), si lancia la quarta fase : la distrazione.

Sembra che sia stato cruciale il ruolo di Giuliano Ferrara nel passaggio alla quarta fase : ha definito “criminale” l’iniziativa di una manifestazione del PDL contro i giudici di Milano, la cui organizzazione era già stata affidata al duo di pasionarie Santanchè-Brambilla.

Così, seguendo l’indicazione dell’ex-spia della CIA Ferrara (come lui stesso ha ammesso su Il Foglio di qualche anno fa), Berlusconi sta comunicando che vuol fare le riforme, vuol cambiare il paese, vuol dare una sferzata all’economia.

Perchè B. non le ha fatte finora? Bisogna pur dare la colpa a un capro espiatorio. Infatti su Il Giornale riprendono gli attacchi a Fini, che sarebbe colui che ha boicottato le riforme fino adesso. Berlusconi comunica al mondo che – senza il “traditore” Fini – finalmente si potrà realizzare il programma di governo.

Dopo il Governo del “Dire” e del “Baciare”, aridaje con il “Governo del Fare”. Delle “Lettere”, questo Governo non lo è stato mai: ci ha provato solo Bondi con le sue poesie da liceale.

Manca solo il “Testamento”. Aspettiamo fiduciosi.

 

Dire,fare,baciare,lettere e testamento. La penitenza

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Il linguaggio del corpo, ovvero come smascherare i politici che mentono in TV.

Posted by pocavista su 3 febbraio 2011

Ambasciatori, politici e altri venditori

C’è chi afferma che gli ambasciatori sono pagati per mentire per conto del proprio paese. I politici, di solito, mentono in proprio. Come molti altri ciarlatani che ci capita di incontrare nella vita.

Gli uni e gli altri sovente vendono notizie non vere. Spesso è difficile riconoscere una menzogna detta da un politico, dato che i retroscena non sono interamente noti ai più, che non hanno possibilità di informarsi compiutamente, nè hanno interesse a farlo.TV e giornali, del resto, mettono in evidenza solo quello che fa loro più comodo per sostenere una certa tesi.

Inoltre telespettatori e lettori di giornali accettano e incamerano in prevalenza solo quelle informazioni che confermano la propria visione del mondo e scartano a priori le informazioni “dissonanti.”

Così se Berlusconi dice in TV che lui non ha mai toccato Ruby o Noemi, e che non ha mai pagato una donna, e che è intervenuto in questura solo perché lui credeva che quella fosse effettivamente la nipote di Mubarak, molti dei suoi sono disposti a credergli sulla parola. Questo fenomeno della persistenza del consenso a Berlusconi provoca stupore negli avversari politici, secondo i quali ci sarebbero invece “evidenze incontrovertibili”: le ricerche di psicologia forniscono una spiegazione esauriente di come permanga il consenso politico verso un leader, anche quando emergano suoi comportamenti inaccettabili.

Le bugie hanno le gambe corte

Gli studi sul linguaggio del corpo hanno messo in evidenza che questo proverbio ha un fondamento : l’orientamento di gambe e piedi, quando mentiamo, tradisce le nostre vere intenzioni.

Un buon comunicatore spesso riesce a controllare il linguaggio non verbale della parte superiore del corpo. Quasi tutti hanno difficoltà a controllare la parte inferiore, piedi e gambe. Se l’individuo pronuncia una bugia, nella stragrande maggioranza dei casi aumenteranno i movimenti delle gambe e dei piedi : si comincia a battere il piede in terra, non si riesce a trovare una posizione di riposo per le gambe, che spesso verranno orientate verso l’uscita, simulando – psicologicamente –  una fuga.

Molti dirigenti e politici si trovano maggiormente a loro agio dietro una scrivania, che permette di mascherare la parte inferiore del corpo. Vengono praticamente banditi i tavoli e le scrivanie con il piano di materiale trasparente.

E’ solo un caso che a partire dal videomessaggio della sua “scesa in campo” del 1994, fino al contratto con gli italiani sottoscritto da Vespa nel 2001, per giungere agli odierni videomessaggi che si susseguono a tambur battente per contrastare gli effetti del caso Ruby, Berlusconi parli sempre da dietro una scrivania, che nasconde la parte inferiore del corpo?

Guardami negli occhi

Ci sono altri segnali che il corpo manda inconsciamente, mentre si pronuncia una bugia: lo sguardo sfuggente è uno di questi. Quando qualcuno mente, spesso non riesce a sostenere lo sguardo dell’interlocutore e punta gli occhi altrove. Tuttavia lo sguardo sfuggente può esser causato anche da timidezza o da senso di colpa, non necessariamente da una bugia.

Un politico che in TV spesso evita lo sguardo altrui è Bersani, che fa così apparire meno convincenti le proprie argomentazioni. Probabilmente non è un abile venditore e alla scuola di partito non gli hanno insegnato l’ABC della comunicazione televisiva.

Berlusconi invece, cosciente che questo è un segno rivelatore, cerca di guardare negli occhi direttamente lo spettatore dei suoi videomessaggi.

Berlusconi – forse il più abile comunicatore politico mai apparso sulla scena italiana – però non riesce a controllare totalmente lo sguardo, sposta gli occhi per microistanti in altre direzioni o su un oggetto che comincia manipolare e a cui si aggrappa per avere maggiore sicurezza(come dei fogli di appunti). Tuttavia nei videomessaggi berlusconiani, potendo essere registrati più volte in studio, la regia può intervenire con una sapiente opera di “taglia e cuci”, per eliminare la maggior parte dei segnali ritenuti “dannosi” per la veridicità ed efficacia del messaggio.

L’esibizione “live” di solito rivela molto di più di un messaggio registrato ed è forse per questo che non vediamo più Berlusconi in confronti live con giornalisti non addomesticati che possono porre domande scomode (l’ultimo episodio è quello dell’Annunziata, quando B. abbandonò lo studio perchè invece che rispondere a delle domande voleva fare il solito monologo) o in dibattiti con oppositori in campagna elettorale.

L’ultimo faccia a faccia in TV con un oppositore politico è stato quello con Rutelli. Ricordiamo che quando Rutelli stava parlando, Berlusconi si alzò e andò a spazzolare il bavero della giacca dell’avversario. Questo gesto, apparentemente innocuo e amichevole, in realtà lasciava intendere che Rutelli avesse la forfora. In tal modo B. neutralizzò, con un piccolissimo gesto, la maggiore eloquenza, la giovinezza e l’ascendente sul pubblico femminile del suo avversario.

Barbara Palombelli e Francesco Rutelli messi a nudo

 

Poi, da quando si sono imposte delle regole severe nei confronti TV in campagna elettorali tra i leader dei vari schieramenti, B. non ha più accettato di parteciparvi. Sarà un caso?

Torniamo allo sguardo. C’è una variazione non controllabile dell’occhio che si accompagna spesso alla menzogna. Questa consiste nell’aumento della dimensione delle pupille e nella frequenza di ammiccamento delle palpebre.

Sembra assodato che quando un individuo pronuncia una menzogna, rallenti il battito della palpebre, per poi accelerare – assai sopra la frequenza normale – dopo averla detta (leggi : passato il pericolo di essere scoperti mentre la si pronuncia).  Al contrario, chi afferma una cosa vera aumenta la frequenza del battito delle palpebre mentre la dice, per diminuirla successivamente.

Il fenomeno però non è ben visibile in TV. I giornali riportano che Berlusconi, per esempio, sembra si faccia riprendere con una calza di nylon fissata sull’obbiettivo della telecamera : ciò riduce non solo le rughe visibili, ma renderebbe difficile scorgere particolari minuti come la variazione della dimensione delle pupille.

Si controlli il seguente video, reperibile su Youtube, in cui l’assemblaggio particolare permette invece di cogliere i numerosi segnali corporei inviati da Berlusconi e che normalmente sfuggono ai più. Ai numerosi segnali di nervosismo e di fuga (aggiusta i fogli, ruota le spalle, dà brevi guizzi altrove con lo sguardo), Berlusconi aggiunge segnali di acquietamento (mostra le palme delle mani, per far vedere agli spettatori che lui non è pericoloso, ma una vittima) o che comunicano determinazione (mani che vanno in sincrono dall’alto verso il basso). Caratteristica, quest’ultima, anche di Bersani.

Come si distingue un sorriso vero da uno falso?


Com’è noto, il sorriso sul volto della persona che incontriamo ci mette in una buona disposizione d’animo. Berlusconi per esempio si fa riprendere in pubblico quasi sempre sorridente. Vuol comunicare apertura, fiducia, ottimismo, sicurezza di sè.

Una delle azioni che facciamo più di frequente, quando vogliamo mascherare un sentimento negativo, è quella di sorridere. Come si distingue allora un sorriso vero da uno falso?

Molte persone non sanno cogliere i segnali secondari della mimica facciale e si lasciano ingannare dai falsi sorrisi.

Il sorriso falso coinvolge solo la parte inferiore del volto, i muscoli della bocca. Quello vero, anche gli occhi, che sovente mostrano le famose “rughe a zampa di gallina” ( i fisiologi indicano che il sorriso vero comporta una contrazione spontanea del muscolo oculare detto pars lateralis) e un lieve abbassamento delle sopracciglia.

Talvolta il sorriso falso appare e scompare in modo troppo improvviso e asimmetrico e desta qualche sospetto nell’interlocutore.

Le donne, normalmente più brave degli uomini a leggere i segnali corporei, hanno maggiore facilità a discriminare un sorriso vero da uno falso.

Le mani davanti alla bocca.

Clinton al tempo dell'affare Lewinski

I bambini portano le mani al volto, quando dicono una bugia. In generale, ci si copre la bocca nel tentativo di “coprire le parole ingannatrici”. Da adulti il gesto tende a divenire più elaborato; la copertura della bocca lascia spesso il posto a una grattatina sul naso, a stuzzicarsi l’orecchio, a una rapida deglutizione, a grattarsi il collo o aggiustarsi il collo della camicia.  Quando un individuo avvicina la mano al volto, non necessariamente dice il falso; può magari cercare di coprire solo un proprio imbarazzo e la tendenza ad arrossire.  Berlusconi usa il fard anche al di fuori delle occasioni televisive : questo – oltre a dargli un aspetto più “giovanile” – lo mette al riparo anche da eventuali rossori.

 

Il toccarsi o il grattarsi il naso è un gesto assai frequente in situazione di particolare nervosismo. Sembra infatti che quando l’individuo pronuncia una menzogna provochi un maggiore afflusso di sangue al naso che aumenta leggermente di dimensioni. Pinocchio docet.

 

Anche il portarsi il dito alla bocca può rivelare l’ansia legata ad una situazione sgradevole, ansiogena. Non necessariamente testimonia una menzogna, ma dovrebbe comunque metterci in guardia.

Tutti questi gesti non vanno valutati isolatamente, ma all’interno di  una situazione comunicativa : vanno “contestualizzati”, come direbbe mons.Fisichella.

 

La coerenza tra linguaggio verbale e non verbale

Molti non riescono a cogliere i veri segnali corporei inviati dagli interlocutori, specie quando mentono. Bisogna esercitarsi invece a interpretare i nostri politici al di là delle loro dichiarazioni, per poter cogliere le loro vere intenzioni e individuare le menzogne durante le loro sceneggiate televisive.

Dovremmo essere invece in grado di valutare soprattutto la coerenza tra quanto un politico afferma e il linguaggio del corpo che ne accompagna le parole.

Un video “di scuola” è quello relativo alle dichiarazioni di Bill Clinton, che negò di avere mai avuto rapporti sessuali con Monica Lewinsky. Il caso è illustre precursore del nostrano Rubygate, con i relativi  e insistenti videomessaggi TV del nostro Presidente del Consiglio.

Nel video appare chiara l’incoerenza tra comunicazione verbale e non verbale di Clinton: per esempio, quando afferma di non aver avuto una relazione sessuale con la Lewinsky, guarda da una parte e con il dito indica l’altra parte. Inoltre scandisce le parole più lentamente per conferire loro maggiore veridicità.

Per un utile paragone, si veda su Youtube il videomessaggio di Berlusconi in cui dice più o meno “mai, ripeto mai, ho pagato una donna per fare sesso”. La ripetizione e il rallentamento della ritmica del discorso, per conferire maggiore enfasi alla comunicazione, sono quanto meno sospette.

Conclusione

Il buon Indro Montanelli disse una volta : “Strano paese il nostro. Punisce i venditori di sigarette, ma premia i venditori di fumo!”

ESERCITIAMOCI : ALCUNI ESEMPI  DI LINGUAGGIO NON VERBALE DI POLITICI ITALIANI

Berlusconi e il contratto con gli italiani


B. concludeva : “Se quattro dei cinque punti del contratto non saranno realizzati non mi ricandiderò più”.

Notare che la famosa scrivania aveva il piano di ciliegio, non di cristallo, e i movimenti della parte inferiore del corpo erano mascherati.

Il linguaggio non verbale di Prodi

Il linguaggio non verbale di Di Pietro e La Russa

Il linguaggio non verbale di Bersani

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Sgarbi, su “Il Giornale”, parla dell’ “Uccello di Fuoco” di Berlusconi. Politici dal “flaccido don” e mondo femminile nel pensiero del “cosiddetto” critico d’arte.

Posted by pocavista su 1 febbraio 2011

Da Stravinskij a Berlusconi

Su “Il Giornale” del 1 febbraio 2011, Sgarbi scrive un articolo sul caso Ruby, dove  immagina un eventuale interrogatorio di Berlusconi da parte della Bocassini, in cui afferma che “Berlusconi in privato …fa ascoltare” l’Uccello di Fuoco”  alla sedicente nipote di Mubarak”. Inevitabile la domanda : l’Uccello è quello di Igor Stravinskij o quello dello statista di Arcore?

Sgarbi  – da presunto cultore della materia – si intrattiene volentieri sul rapporto tra uomini politici e mondo femminile, spesso popolato da giovanissime aspiranti al successo, come Nicole Minetti, disposte a “un rapporto affettuoso” con  un uomo politico anziano dal “flaccido don” (siamo debitori di questa bella definizione a Lameduck) –  “c…lo flaccido”, così l’ha definito la Minetti intercettata, parlando di un uomo ricco, potente e soprattutto generoso di cui si sarebbe invaghita.

Nell’articolo, fa capolino la visione del mondo di Sgarbi sulle donne, che lui pensa di conoscere bene, dato che ne frequenta “cinquanta a settimana”. Roba da far impallidire il presunto harem di Berlusconi.

Già in precedenza Sgarbi su Il Giornale aveva parlato di Fini e di Berlusconi e del loro rapporto con le donne, criticando Fini e lodando Berlusconi.

Tutto nasce quando Sgarbi rilascia un’intervista al settimanale “A” sul caso Fini-Tulliano-casa di Montecarlo.   Feltri si butta a pesce e il 14 agosto pubblica un’articolessa del primo cittadino di Salemi.

 

Vittorio Sgarbi. Chi era costui?

Tutti sanno chi è Sgarbi. Garbato, cortese, assai rispettoso con gli interlocutori che dissentono da lui, riservato, fedele. sgarbi-incazzato-1Tiene molto alla legalità, tanto è vero che non si conoscono nemmeno sue infrazioni ai divieti di sosta. In effetti ha girato per anni con la scorta di stato pagata dai contribuenti.

Si dichiara critico d’arte e polemista. Molti nutrono più di un dubbio sulla prima qualifica, mentre sulla seconda non possiamo che convenire. Se qualcuno non ne fosse convinto, può consultare su Youtube la hit parade delle performance televisive del pacato intellettuale.

Sgarbi – da vero uomo di mondo – si muove a tutto campo, come risulta dal suo curriculum. sgarbi-incazzato-2Su Wikipedia qualcuno si è preso la briga di elencare le sue numerose condanne – per truffa ai danni dello stato (definitiva) e soprattutto per diffamazione – cui si è talvolta sottratto, suo malgrado, con indulti e prescrizioni.

Ma ciò a cui tiene di più sembra sia la coerenza. Al riguardo,  Wikipedia (http://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Sgarbi) riporta anche il robusto curriculum delle militanze politiche del Nostro:

 

  • Partito Comunista Italiano, che lo ha candidato a sindaco di Pesaro;
  • Partito Socialista Italiano, per il quale è stato consigliere comunale a San Severino Marche;
  • DC-MSI, alleanza con la quale è stato eletto sindaco di San Severino Marche nel 1992;
  • Partito Liberale Italiano, per il quale è stato deputato;
  • Partito Federalista, che ha fondato nel 1995 e poi lasciato per aderire alla Lista Pannella;
  • Lista Marco Pannella, con la Lista Pannella-Sgarbi, abbandonata dallo stesso Sgarbi prima delle elezioni;
  • Forza Italia, nella quale ha inglobato il suo movimento I Liberal Sgarbi-I libertari;
  • Partito Repubblicano Italiano con il quale si è alleato per le elezioni europee nel 2004;
  • Lista Consumatori, con la quale si è candidato per le Politiche del 2006, senza essere eletto;
  • UDC-DC, alleanza con la quale è stato eletto sindaco di Salemi nel 2008;
  • Movimento per le Autonomie con il quale è stato candidato alle Elezioni europee del 2009 nel cartello elettorale del Polo dell’Autonomia nella circoscrizione Isole.
  • Con Rete Liberal, alle regionali 2010 del Lazio ha sostenuto Renata Polverini

Ha inoltre fatto parte dell’Unione Monarchica Italiana”.

 

Roba da fare invidia all’implume Capezzone, ancor giovine di bottega, che però si farà, visto l’impegno che mette nel passare repentinamente da uno schieramento all’all’altro.

L'opione del martin pescatore

L'opinione del martin pescatore

Ci preoccupa l’assenza nel suo curriculum della Sudtiroler VolksPartei e del Movimento per la Ricostituzione del Sacro Romano Impero, ma siamo sicuri che colmerà al più presto queste inaccettabili lacune..

Visto da quale pulpito vien la predica, andiamo a vedere che cosa ha dichiarato il Nostro. Sgarbi, che per due anni ha “mantenuto il doveroso rispetto per Gianfranco Fini” , fin qui non ha detto niente. Ma dopo quello che sta succedendo, avverte l’ obbligo morale di prenderne le difese, dando una sua versione. Fini si è innamorato di questa “ragazza semplice e buona”… “La Tulliani, pure intelligente, è certo più bella che intelligente.” Fini come ogni “uomo innamorato non vede la realtà com’è, e interpreta in modo positivo ciò che altri giudicano malizioso”… “Non voglio dire che Elisabetta Tulliani volesse «sistemarsi». Voglio dire che Fini non doveva farsi sistemare.”

E qui inizia l’affondo : “Si può dunque pensare, anzi oggi è una certezza, che Fini sia stato, nella considerazione popolare, sopravvalutato”

Sgarbi a questo punto mostra tutto il suo talento per rubriche come la posta del cuore dei settimanali femminili. Parla delle ragazze “nell’orbita di uomini di fresco potere del centrodestra”, spesso raccomandate per intraprendere carriere artistiche e televisive. gif-ragazza-che-cammina-sexy1Ma anche delle donne della stagione politica precedente, “dominatrici di altri politici democratici o democristiani”. … “Donne di personalità forti che hanno letteralmente «occupato» i loro uomini condizionandone scelte e destini. Come per Fini, l’epilogo di Mastella si deve al cieco amore per Sandra. Clemente ha fatto saltare tutto, ha perduto se stesso, e ha fatto cadere Prodi per amore di Sandra. Quando essa è stata incriminata, non ci ha visto più e ha abbandonato tutto.” Adesso Alberoni può anche andare in pensione.

Però lui, Sgarbi, mica si fa condizionare dalle donne, come i comuni mortali di sesso maschile. “E ciò – rivela Sgarbi – li differenzia da me, e, anche se in modo più artigianale, da Berlusconi, che ha una sua «ingenuità», che amiamo essere «visitati», non «occupati». E non ci lasciamo travolgere né dal fascino, né dal potere seduttivo di una donna.” Anche Sgarbi, come il Berlusconi così definito dal suo avvocato di fiducia, si vanta di essere una sorta di ghedinesco “Utilizzatore Finale”.

 

D’altro canto Sgarbi afferma che “la Tulliani … non è dominatrice. Chiunque poteva prenderne le misure e non farsi travolgere dal suo giovanile entusiasmo. Meno Fini.” Con la scusa della difesa del Presidente della Camera, a Fini viene dunque affibbiato di fatto il ruolo del pirla che si fa infinocchiare dalla “sgallettata” di turno. L’abilissimo Sgarbi strizza l’occhio al maschilismo di molti elettori di destra,sgallettata-1 che provano una sincera ammirazione per l’Utilizzazione Finale (“una botta e via”è l’elegante espressione di uso comune) e una commiserazione per chi “ci casca”. L’invidia nei confronti del Leader Supremo non è assolutamente appannaggio dei “sinistri”, come la vulgata di destra vuol far credere. La maggior parte dei maschietti di destra, costretta a una “modica dose” di sesso coniugale, guarda con invidia a chi si può permettere l’overdose di sesso extraconiugale (vero o presunto, non ha importanza) con attricette e veline che appare privilegio del potere. Lo ius primae noctis, appreso nei lontani tempi di scuola, riemerge con forza ad opera dei nostri satrapi da avanspettacolo. Al riguardo, in un’intervista rilasciata a “Il Secolo XIX” di Genova, Sgarbi non ce la fa più a trattenersi e, come fosse con gli amici al Bar Sport, si lascia andare a questa dichiarazione “Io frequento 50 donne a settimana e, così come non ho storie d’amore con tutte, da tutte mi libero”. Come a dire “a me Silvio e il Merolone mi fanno una s…”. (Sgarbi dovrebbe sapere che in giro c’è chi conosce non solo Geminello Alvi, ma anche Plauto e il suo Miles Gloriosus e potrebbe fare imbarazzanti paragoni).

Mentre il Fini innamorato è “sorprendente e pericoloso”, al contrario “… l’abile, seppur generoso, Silvio, non ebbe dubbi, non si lasciò travolgere… si è liberato di tutte, anche di Veronica.”berlusco-fa-le-corna

Ma il gentleman ferrarese fornisce materia anche per le gentili lettrici di destra, indotte a pensare che di Fini non ci può fidare perché ha tradito la moglie per una “sgallettata” qualsiasi.

Sgarbi completa il servizietto a Fini, iniziato da Feltri :

 

  • tradisci il patto con gli elettori del PdL perché dissenti da Berlusconi (Feltri)
  • tradisci la fiducia del tuo stesso ex-partito (Feltri, che accusa Fini di uso privato di beni del partito) e non puoi fare il moralizzatore (altro slogan molto in voga tra i destri e i Grillini : “Il più pulito ci ha la rogna”);
  • infine sei un uomo “dabbene” che si lascia abbindolare dalla prima “velina” e quindi come si fa a fidarsi di te (Sgarbi)?

 

 

Ed ora si arriva al dunque. Qualcuno ancora pensa che Fini abbia mostrato disaccordo con Berlusconi per ragioni politiche, come legalità, federalismo e quisquilie di questa natura? Macché, Sgarbi fa sapere che il Fini “travolto dalla passione … si irrita quindi con Berlusconi per alcune sortite di «Striscia la Notizia»” che riguardano la sua compagna. E quindi conclude che “Da questa vicenda Gianfranco esce come un ingenuo, inadeguato a misurarsi con le realtà complesse e difficili della politica”.

In soldoni da “Il Giornale” si comunica alla platea della destra che Fini è: traditore (Feltri), imbroglione (Feltri), fesso (Sgarbi), incapace (Sgarbi). Ciapa su e porta a ca’.

fini-e-berlusca-dissenso

Certo che Sgarbi nell’operazione di demolizione della figura di Fini è assai più sottile di Feltri, che va giù con l’accetta. Se Feltri parla alla pancia degli elettori di destra, qui Sgarbi li titilla ancora più efficacemente dentro le mutande. D’altro canto è noto, non solo ai fan di De Andrè, che anche per il Re Carlo che “tornava dalla guerra … più che l’onor poté il digiuno!”.

 

All’autore di questo post, l’operazione di demolizione della figura di Gianfranco Fini appare invece strumentale e scandalosa. Molto al di là delle sue eventuali responsabilità nella vicenda monegasca, che la magistratura dovrà appurare. Certo, se si dovesse dimettere lui che non è nemmeno indagato, i due grandi Utilizzatori Finali, Berlusconi e Sgarbi – che qualche problemuccio con la giustizia ce l’hanno avuto – cosa dovrebbero fare?

Chi vuole consultare la hit parade di Sgarbi clicchi qui sotto :

SGARBI – The very best of

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Berlusconi fa parte del Consiglio Supremo di Difesa e coordina i servizi segreti. I suoi comportamenti espongono l’Italia a seri rischi sul piano della sicurezza nazionale.

Posted by pocavista su 29 gennaio 2011

Il Presidente del Consiglio, secondo la legislazione vigente, è vicepresidente del Consiglio Supremo di Difesa (CSD).

Il CSD è un organo di rilevanza costituzionale che si occupa dei problemi politici e tecnici attinenti alla sicurezza e alla difesa nazionale. E’ presieduto dal Presidente della Repubblica; il vicepresidente è Berlusconi. Partecipano al CSD i ministri degli Esteri, dell’Interno, della Difesa, il Capo di Stato Maggiore della Difesa. Il segretario del CSD è il generale Rolando Mosca Moschini.

Per esempio, il 10 novembre 2010 il CSD ha deciso il potenziamento dell’impegno militare italiano in Afghanistan e la riduzione delle forze nel teatro di Balcani. (http://www.grnet.it/news/95-news/2014-consiglio-supremo-di-difesa-potenziamento-impegno-in-afghanistan-riduzione-nei-balcani.html)

Funzione particolarmente delicata – che la legge affida direttamente al Presidente del Consiglio – è la vigilanza e il controllo sul Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica (il DIS), ossia i Servizi segreti dello Stato. (http://www.quirinale.it/qrnw/statico/attivita/csd/csd.htm).

Quindi Berlusconi partecipa alle decisioni riguardanti l’impegno militare italiano all’estero, gli indirizzi e gli investimenti italiani nel sistema della difesa, il coordinamento dei servizi segreti, il segreto di stato. I suoi comportamenti privati e le sue frequentazioni non lo devono mettere in condizione di essere ricattato né di rivelare segreti riguardanti la sicurezza dello stato.

Al contrario :

  • In casa di Berlusconi poteva “entrare liberamente chiunque, non c’era niente da nascondere” (parole del Ministro Rotondi a Ballarò del 25 gennaio 2011). Questo sembrerebbe confermato anche dalle dichiarazioni delle ragazze e dalle intercettazioni. E’ vero oppure no?
  • Alcune ragazze del supposto harem del premier avevano il suo numero telefonico privato. Tanto è vero quando Ruby viene portata alla questura di Milano per furto, la sua amica brasiliana telefona a Berlusconi a Parigi, che chiede di affidare Ruby, “la nipote di Mubarak”, alla Minetti.. E’ prudente che il capo di governo lasci il proprio numero di cellulare privato a persone della cui condotta e della cui identità non si è certi?
  • Talora entrano ad Arcore persone sconosciute : nelle intercettazioni emerge la presenza di un misterioso cubano portato da Marysthell Polanco, una delle amiche del premier, precipitosamente fatto allontanare da Emilio Fede ritenendolo pericoloso. Se la cosa fosse confermata, sarebbe di una gravità assoluta. Aspettiamo smentite.
  • Marysthell Polanco, dominicana, quella che da Lerner si lamentava come la polizia si fosse presentata alle sette per perquisire la sua abitazione svegliando la sua bambina, secondo quanto riportato dai giornali ha continuato a frequentare la villa di Berlusconi anche dopo che il suo fidanzato è stato arrestato per narcotraffico. Più di due chili di coca sono stati trovati dentro l’auto della Minetti, di cui lui era alla guida. (La Minetti era però all’estero). Altri dieci chili di coca sono stati trovati nel garage della Polanco, in via dell’Olgettina. Frequentare la fidanzata maggiorenne di un narcotrafficante non è reato, ma è opportuno per un capo di governo?
  • Ruby è di origine araba, marocchina, minorenne fino a poco fa. Secondo l’ultima versione della difesa di Berlusconi, funzionale allo spostamento del processo al Tribunale dei Ministri, il premier aveva creduto che Ruby “fosse veramente la nipote di Mubarak”. Ammesso che sia veramente così, perché Berlusconi non ha fatto controllare dai servizi di sicurezza italiani se l’identità di Ruby (nipote di un capo di stato straniero) fosse veritiera? Ruby non avrebbe potuto agire su mandato di un servizio segreto straniero o di un’organizzazione terroristica, per carpire segreti, organizzare un’attentato, ricattare il premier?

Considerazioni finali

A noi non interessa dare una valutazione morale della condotta privata di Berlusconi. Ognuno può avere una sua idea sulla coerenza tra partecipazione a Family Day, annuncio di un disegno di legge per lottare contro la prostituzione, difesa dei valori cristiani da un lato, e i suoi comportamenti privati, dall’altro. Da destra molti giustificano la condotta del premier, dicendo che “a casa propria ognuno può fare quello che vuole”, e il Rubygate è puro voyeurismo dei giudici e dei giornali.

A noi, in questa sede, non interessano gli eventuali reati che la procura di Milano sta contestando al Premier (concussione e prostituzione minorile). Da destra si contesta l’iniziativa dei magistrati dicendo che è il solito complotto delle toghe rosse.

A noi preoccupa in particolare il fatto che il nostro Presidente del Consiglio, con i suoi comportamenti, metta a rischio non solo l’immagine, ma anche e soprattutto la nostra sicurezza nazionale. La storia dello spionaggio internazionale è piena di ricatti a base di sesso, soldi e droga. Non riusciamo a immaginare che nelle dacie di Putin si presenti una sedicente nipotina di Mubarak, senza che l’ex- colonnello del KGB Putin prenda le dovute cautele, o che alla Casa Bianca possa entrare e uscire liberamente la donna di un narcotrafficante preso con 12 kg di coca.

La condotta del nostro premier, che qualcuno ritiene essere ormai in preda ad una sex addiction – la grave patologia di dipendenza dal sesso, per la quale si sono fatti ricoverare in clinica Michael Douglas e Tiger Woods – dovrebbe suscitare allarme e preoccupazione da parte di tutti gli italiani che abbiano a cuore la sorte del nostro paese.

Il popolo di destra che dice a questo proposito? Si rifugia ancora dietro il comodo mantra della privacy violata e del un presunto complotto della Bocassini?

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Perchè Berlusconi insulta al telefono e la Santanchè in TV si alza e se ne va? Vi spieghiamo la nuova strategia comunicativa del Cavaliere.

Posted by pocavista su 28 gennaio 2011

Gli ultimi episodi sono la telefonata del Leader Supremo a Lerner e le fughe della Santanchè dalle trasmissioni “ostili”. A questi si aggiunge la recente telefonata intimidatoria di Masi a Santoro. Solo maleducazione? C’è molto di più.

Fin dai primordi, i rappresentanti del centrodestra berlusconiano che vanno in TV vengono istruiti a dovere dagli esperti di comunicazione. Usano tecniche collaudate e mezzi retorici efficaci : celebre l’espediente del contratto con gli italiani di Berlusconi, con tanto di firma, notaio e scrivania nel 2001.

Due elementi principali caratterizzano – da anni – la partecipazione degli esponenti del PDL a trasmissioni TV. Il primo è il tono aggressivo nei confronti degli avversari e dei conduttori televisivi “ostili.”; il secondo è l’uniformità e la ripetizione del semplice messaggio che trasmettono.

Gli esponenti dello schieramento berlusconiano  in TV cercano di interrompere sistematicamente gli avversari quando utilizzano argomentazioni efficaci : alzano la voce, parlano contemporaneamente,  rendono di fatto impossibile comunicare il messaggio altrui. Questa tecnica nel tempo fa diminuire anche l’audience di trasmissioni scomode : il battibecco continuo infastidisce molti ascoltatori che alla fine cambiano canale irritati.

Altra tecnica ricorrente è l’attacco degli avversari sul piano personale, per far loro saltare i nervi e costringerli a difendersi, abbandonando le precedenti argomentazioni. Insieme ad un attore non protagonista, Gasparri, i veri guastatori sono La Russa (celebri il suo “pedofilo”, gridato pubblicamente ad un contestatore durante il Columbus Day a New York e i suoi numerosi “vigliacco”, gridati ad uno studente ad Annozero), e Sgarbi, il massimo interprete vivente del genere (“capra, capra” è il suo mantra), che urlano, offendono e aggrediscono in malo modo qualsiasi interlocutore manifesti dissenso.

Metamoforfosi : Un tempo La Russa faceva il tifo per Di Pietro. Chi è cambiato?

 

In alternativa, quando un conduttore TV cerca di fare il proprio mestiere ponendo argomenti o domande scomode, lo si attacca violentemente e lo si accusa di essere fazioso e comunista, di fare trasmissioni con tesi precostituite, con pubblico ostile, senza contraddittorio.

Seguendo una collaudata strategia pubblicitaria, le parole e le frasi chiave vengono ripetute sempre uguali e più volte in contesti diversi : una delle più ricorrenti è che “le toghe rosse perseguitano Berlusconi da quando è entrato in politica”, tanto è vero “che ha dovuto subire un numero enorme di processi” : 108(secondo Berlusconi stesso), 109 (secondo Bonaiuti da Vespa), 119 (secondo Rotondi, da Floris). In realtà i processi sono 25 (vedi PROCESSI A CARICO DI BERLUSCONI ); alcuni processi sono iniziati ben prima della sua “discesa in campo” del 1994.

Oggi, di fronte all’immagine di un Berlusconi che pagherebbe giovani ragazze per allietare le sue serate e che interviene in questura per far liberare una sua amica minorenne, facendola passare per nipotina di Mubarak, le tecniche comunicative “tradizionali” della destra berlusconiana hanno introdotto qualche aggiustamento.

Si mandano alcune donne del suo presunto harem in TV a sostenere la tesi che Silvio è un “benefattore disinteressato e generoso”, per allontanare il sospetto invece che allunghi le mani sulle loro grazie.

Lele Mora, si accerta delle qualità morali delle candidate

Perfino la povera Iva Zanicchi definisce Silvio un benefattore, anche se poi aggiunge che lui “ama la carne fresca”.

Tutti i testimonial del PdL cercano di accreditare la tesi che nelle serate di Arcore non c’era niente da nascondere : parlano di aver visto solo “cene eleganti”, con dopocena passati dal premier con le ragazze a cantare con Apicella (!) discutere di politica (!!) o a vedere film impegnati (!!!), se non a recitare il rosario. Alcuni come l’on.Lupi ostentano sicurezza in TV nel negare che ci siano mai stati festini ad Arcore. Il ministro Romani, per dimostrare la grandezza del Benefattore Silvio da Arcore, si presenta da Floris persino con una lista di enti benefici che avrebbero usufruito della generosità di Silvio.

E’ singolare che della infinita generosità del premier abbiano beneficiato solo giovani donne di spettacolo con tacchi a spillo e la quinta di reggiseno, non un’operaia in cassa integrazione o un’anziana terremotata (l’unico oppositore lucido in TV sembra Italo Bocchino, che ha detto queste cose).

Silvio è uno che sfrutterebbe il corpo delle donne? Le “cosiddette” ragazze dell’harem affermano in coro in TV che il Papi le ha sempre trattate con il massimo rispetto e non le mai toccate (è notoria la sua propensione per la castità). Vengono messe in campo anche le Ministre Carfagna, Gelmini, Brambilla, già molto chiacchierate per la loro improvvisa carriera politica, cui si uniscono le Ministre Prestigiacomo e Meloni pronte a giurare che Berlusconi – con le donne – è un vero signore.

Tesi sostenuta disinvoltamente perfino dalla siliconica Santanchè, la quale due anni fa incitò a non votare Berlusconi che vede le donne “solo in posizione orizzontale”. Oggi, divenuta sottoministra di Rotondi,  sulla falsariga di ciò che fece Berlusconi dall’Annunziata in TV dà a tutti del fazioso e del bugiardo e poi abbandona le trasmissioni. Le fughe della Santanchè hanno la funzione comunicativa di mostrare che alcune trasmissioni TV sostengono tesi a senso unico e sono dominate da ospiti del centrosinistra. Tali comportamenti hanno anche il vantaggio di ottenere grande risalto nei telegiornali e sulla stampa.

Questa strategia elementare sembra funzionare, tanto è vero che i recenti sondaggi mostrano una piccola ripresa del PdL. Questo suscita sorpresa in molti elettori di centrosinistra etra gli stessi politici del centrosinistra, poco avvezzi alle odierne tecniche di comunicazione politica in TV.

Aridaje con la dissonanza cognitiva

Per capire meglio la strategia di comunicazione della destra, dovremmo considerare il concetto di minimizzazione della dissonanza cognitiva di cui abbiamo già parlato in alcuni dei nostri post precedenti.DISSONANZA COGNITIVA In Soldoni : molti individui, quando si trovano di fronte ad informazioni che minacciano la propria visione del mondo (religiosa o politica), tendono semplicemente ad ignorarle. Accettano solo le informazioni che rafforzano le loro convinzioni. Così si sentono – per così dire – meno pirla.

I fatti, i reati, le politiche sono elementi secondari per molti elettori, che vogliono solo essere rassicurati : la comunicazione politica della destra è sempre pronta a farlo.

Mentre il centrosinistra insiste nel parlare a tutti, utilizzando argomentazioni complesse e razionali,  il centrodestra invece si rivolge soprattutto agli elettori decisivi per ottenere la vittoria elettorale.

Lo schieramento di centrosinistra parla prevalentemente alla testa di “tutti” gli elettori : quello di destra sostanzialmente alla “pancia” dei suoi “probabili” elettori.

Il Centrodestra, che già si avvale del dominio berlusconiano sul mondo dell’informazione televisiva e delle riviste di intrattenimento, trae grosso vantaggio anche da questi limiti della strategia comunicativa del centrosinistra.

Da un lato , la destra comunica emozioni positive e di speranza tramite brevi slogan (“il presidente operaio”, “l’imprenditore di successo”, “meno tasse per tutti”, “il governo del fare”, “il miglior presidente degli ultimi 150 anni”, “meno male che Silvio c’è”, “L’Italia è tornata a contare nel mondo”). Se poi tutto ciò sia vero o no non conta : basta che qualcuno ci creda.

Dall’altro, la destra sfrutta forti sentimenti negativi come :

  • paura (“la criminalità dilagante”, “l’emigrazione selvaggia”, “la fobia islamica”, “la violenza di donne da parte degli extracomunitari”). Ricordiamo le TV di Berlusconi scatenate al secondo turno alle comunali di Roma, che hanno messo in prima pagina per quindici giorni due stupri avvenuti a Roma, convincendo gli elettori indecisi di centro destra e contribuendo a dare la vittoria ad Alemanno).
  • sdegno (“vogliono fare un ribaltone per via giudiziaria”, “hanno fatto brogli elettorali”);
  • disprezzo nei confronti degli avversari (“sono dei comunisti”, “dei cattocomunisti”, “dei radical-chic”, “dei gay”, “dei perdenti”, “un’armata brancaleone”, “dei sinistrati”, “difensori delle caste”, “sono dei disfattisti”).

La comunicazione della destra punta ad evidenziare i propri punti di forza, associando forti sentimenti negativi agli avversari, compattando così i propri elettori. A destra colui che rende possibile questa narrazione è Silvio Berlusconi, al quale i suoi fan, che vedono la propria visione del mondo andare al potere grazie a lui, sembrano concedere tutto e il contrario di tutto.

La sinistra al contrario non si avvale di messaggi univoci, semplici e forti, che sintetizzino un programma alternativo a quello berlusconiano, da ripetere in continuazione in TV. La sinistra non si rivolge direttamente ai suoi elettori e a quelli che si sono allontanati e rifugiati nel non voto, nel voto alla Lega Nord o nel voto a Grillo. Ogni suo leader emergente subisce pesanti critiche da parte di esponenti del proprio schieramento.

La sinistra parla alla testa, ottima cosa sul piano etico, ma che funziona poco nella creazione di comportamenti elettorali . Se non riesce a rivolgersi  soprattuto “alla pancia” dei suoi potenziali elettori, in TV non leverà mai un ragno dal buco e dovrà continuare ad affidarsi ai Santoro di turno.

In tal modo Berlusconi, Ruby o non Ruby, continuerà a fare il bello e il cattivo tempo, instaurando quella “democratura” (una dittatura con parvenze di democrazia) sognata a suo tempo dalla P2.

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C’è postribolo e postribolo. “Signori si nasce. E lui, purtroppo, non lo nacque”. La mistica del Popolo dell’Amore nei commenti su “Il Giornale”

Posted by pocavista su 26 gennaio 2011

Talvolta Freud ci mette lo zampino ed espone anche i grandi comunicatori al pericolo di infortuni: il premier difende la Minetti in TV, dicendo che “è madrelingua” e che ha dato buona prova di sé nei rapporti con le delegazioni in visita in Lombardia. I più malevoli hanno concluso: brava in orale e formidabile nell’ora di ricreazione. CVD.

I fatti sono noti. Il  “migliore statista italiano degli ultimi 150 anni” – con la consueta eleganza – insulta per telefono Gad Lerner e le “cosiddette” signore presenti e invita l’on. Zanicchi a uscire dallo studio. Al che Lerner prende le difese delle signore : “le signore presenti non sono “cosiddette” e se lei le chiama così è un cafone”.

La Zanicchi, poverina, che un destino cinico e baro ha portato a fare il parlamentare europeo, va completamente nel pallone e si alza, farfuglia qualcosa, poi si risiede, accenna a una difesa d’ufficio, ripete il mantra del Berlusconi perseguitato dalle toghe rosse. Fine della trasmissione.

La simpatica Zanicchi, cui va la tutta nostra solidarietà, forse era meglio che continuasse a cantare “Zingara” ed evitasse ruoli penosi per difendere l’indifendibile in tramissioni “non protette”. Bravissimo Lerner che in chiusura ha dato “onore al merito” alla Zanicchi, definendola una “vera signora”.

On. Zanicchi, però “mi consenta” una domandina facile facile : che contributo effettivo sta dando al Parlamento Europeo, da cui riceve un lauto stipendio?

l'on.Iva Zanicchi, in una foto di pochi anni fa

 

Ieri, Il Giornale, house organ della famiglia Berlusconi, intitolava : “Il Cav si ribella agli insulti di Lerner”.  “Il Giornale”, da quando se n’è andato Montanelli, sembra privo di giornalisti che sappiano cos’è la deontologia professionale. La tecnica è sempre quella: si falsificano i fatti nel titolo (la maggior parte dei lettori guarda solo quello) e  si annacqua il tutto nell’articolo. Il titolo è stato modificato nel pomeriggio come “Lerner infanga, il Cav si ribella in TV”, dopo le proteste di alcuni lettori. Il fango dev’essere di qualità pregiata, visto che è stato definito tale da gente assai pratica nel gettare melma e liquami secondo il “metodo Boffo”.

Chi non avesse visto la trasmissione si guardi il video della telefonata del nostro Premier a Lerner

 

Oppure passi all’altra versione della telefonata del premier. Il finale è inaspettato.

Signori si nasce. E lui, purtroppo, non lo nacque”.

Naturalmente il Popolo dell’Amore, che ha una diretta corrispondenza di amorosi sensi con l’indiscusso Leader Supremo, si scatena subito. Ecco alcuni commenti apparsi sul sito WEB de Il Giornale:

#3 cadlonia (153) il 25.01.11 alle ore 8:30 scrive: “Lei, Lerner è un misero umuncolo (sic), che nella sua vita non lascerà traccia alcuna. E’ solo un grande maleducato come tanti altri suoi compari, ma tant’è forse ci meritiamo tutto questo!?! Certo che più cafone di lei è già difficile immaginare….andrebbe bene in una repubblica islamica. Poi avendola seguito una qualche volta nei suoi programmi faziosi, penso sia gravemente disturbato nella sua mente dal problema donne. Un consiglio, si faccia una bella visita psichiatrica…ne ha veramente bisogno se non vuole continuare ad essere quel buffone che è!!!!!!!!

Lo stesso lettore, alle ore 8:40, temendo di essere stato troppo tenero, rafforza il concetto :

Lerner sei solo un salame, anzi un bischero!!! Il nulla del nulla!!! Se non fosse per i sinistri tuoi gregari che ti hanno omaggiato di un lavoro in TV, per le tue capacità non sapresti nemmeno guadagnare l’acqua che bevi!!!! Un personaggio viscido, bavoso e scostante. Forse sei geloso perché a te le donne non ti vogliono talmente sei ripugnante!!!

Alle ore 8:35#7 il 25.01.11 , si esibisce un autentico liberaldemocratico del Popolo della Libertà, aifide (31), che vuol far chiudere anche La7. “L’infedele è da sempre un programma ignobile, come il suo conduttore. Bene ha fatto il Presidente del Consiglio ad intervenire e spero che riesca in qualche modo a far chiudere programma e rete”.

Un altro sincero liberale, come si autodefinisce #34 raffa62 (168), il 25.01.11, alle ore 8:54 lancia un proclama contro i “trucidi” :

bravo Presidente! trattalo come si deve, questo individuo veramente spregevole, da decenni comanda la mano armata dei pm. Tanto non ti vedranno in tribunale a Milano, perché se dovessero riuscirvi…, ci saremo anche noi, tutti i liberali d’Italia! chiunque riuscirà a liberarsi dagli impegni…sarà lì,a milano davanti al tribunale. speriamo di essere almeno un milione! facciamo vedere a questi trucidi che il popolo è con te!!

#30 depil (522) il 25.01.11 alle ore 8:50  invece dimostra una notevole cultura zoologica :“ma presidente lasci perdere la iena sputans, il verme che si trova negli intestini dei vermi , il nulla fatto nulla che senso ha replicare ad una ****accia quel parassita vile e infame?”

Gad Lerner, secondo l'interpretazione di A.Molino

 

Accanto a questi lettori “moderati”, c’è un altro gruppo di lettori informati delle origine ebraiche di Lerner, che si lancia in “eleganti” commenti razzistici. Ne riportiamo solo due :

#41 mau55 (11) il 25.01.11 alle ore 9:03 scrive: “ma chi ha dato a Lerner la nazionalitá italiana a quell´extracomunitario?

Addirittura c’è chi sembra riesumare la dimenticabile performance del nostro Presidente del Consiglio che al Parlamento Europeo propose per una parte di kapò (uno degli aguzzini dei lager nazisti, n.d.r.) il parlamentare tedesco Schulz (che ebbe membri della propria famiglia sterminati nei lager nazisti). #232 mattb51 (11)il 25.01.11 alle ore 12:38 infatti chiosa semplicemente : “Lerner-Hitler” . Quando si dice il buongusto!

Conclusione :

Il messaggio inviato dal Popolo dell’Amore viene sintetizzato da uno dei pochi dissenzienti, #26 Sandro Marti (142), che il 25.01.11 alle ore 8:47 manifesta il suo sarcasmo : “Questi conduttori devono capire, una volta per tutte, che l’unica persona che può insultare il suo prossimo è Silvio Berlusconi e che gli unici che hanno diritto di interrompere costantemente i loro interlocutori sono i parlamentari del Pdl (vedi Santanchè, Lupi…) Questa è la berlusconocrazia, cerchiamo di mettercelo in testa.

Berlusconi e i suoi si fermeranno qui? C’è già qualche popolano dell’amore che si lascia sfuggire una parola di troppo, come #280 TRIDENTINA AVANTI (1150) il 25.01.11 alle ore 15:18 “...io auspico una sana e robusta dittatura, di DESTRA ovviamente!

Berlusconi, leader del Popolo dell'Amore, alla Confindustria

Per il Popolo dell’Amore i contenuti politici sembrano ormai divenuti pura finzione : molti fanno dell’insulto il metodo di confronto; il razzismo, dopo essere stato sdoganato dalla Lega Nord dei Borghezio, dei Calderoli e dei Gentilini, trova piena ospitalità anche nel popolo dell’Amore. C’è infine chi ha perduto ogni freno inibitorio e chiede apertamente un colpo di stato.

 

Grazie per la chiarezza: c’è qualcuno che non lo aveva ancora capito?

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Berlusconi come Michael Douglas o Tiger Woods? Cosa è la dipendenza dal sesso e come si cura.

Posted by pocavista su 21 gennaio 2011

Com’è noto, sia l’attore che il campione dei golf si sono fatti ricoverare in clinica per farsi curare dalla sex addiction, la dipendenza dal sesso. Questa dipendenza, al pari di quella dalle droghe, dall’alcool, dal gioco d’azzardo, dai videogiochi e dal lavoro, è una sindrome assai studiata che condiziona pesantemente e fortemente la vita delle persone che ne sono affette.

Era forse questa la malattia cui si riferiva la ex-moglie di Berlusconi, Veronica Lario (“mio marito è un uomo malato, chi gli sta vicino e gli vuole bene dovrebbe costringerlo a curarsi”, così suonava più o meno la sua denuncia dopo lo scandalo della minorenne Noemi l’anno scorso)? Le intercettazioni di decine di giovani ragazze – alcune delle quali ospiti del condominio di via Olgettina, reclutate da Lele Mora e da Emilio Fede e che si avvicendavano nelle feste di Arcore – deporrebbero a favore di questa tesi.

La cosa potrebbe rimanere nell’ambito dei puri comportamenti privati, ma nel caso di Berlusconi, al di là degli eventuali reati che potessero essere appurati – trattandosi di un presidente del consiglio, membro del Consiglio Supremo di Difesa, da un lato, e responsabile politico del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza (DIS), che coordina i servizi segreti e che tutela il segreto di stato, dall’altro – tali comportamenti potrebbero mettere a repentaglio anche la sicurezza nazionale.

In effetti in questi giorni sono uscite anche notizie – per ora non confermate – riguardanti movimenti di agenti segreti stranieri attorno al condominio di via Olgettina.

Già dopo l’uscita del libro “Tendenza Veronica” di Maria Latella, molti quotidiani britannici e il tedesco Spiegel parlavano della “dipendenza sessuale” di Berlusconi. Il Times pubblicava un articolo intitolato “Berlusconi consigliato di entrare in una clinica per guarire la dipendenza sessuale”. Il Times sottolineava come l’idea della clinica sia stata ventilata in famiglia dopo il G8 dell’Aquila.

Ormai la cosa è di dominio mondiale e gli italiani in giro per il mondo vengono spesso sfottuti a causa del nostro premier. Per esempio all’autore di questo post è capitato qualche tempo fa di essere stato oggetto di ironia, non troppo sottile – in quanto connazionale di Berlusconi – addirittura da parte di un ministro dell’Angola. Paese che non è certamente in cima alla classifica di Transparency International. Cosa è la dipendenza dal sesso

Alcuni soggetti, invece di approcciarsi alla sessualità come gioco, relazione, comunicazione, scambio di piacere, momento privilegiato dell’intimità, la vivono in modo ossessivo, divenendone “dipendenti”. Questa disturbo viene comunemente definito “dipendenza sessuale”, ma anche ipersessualità; in inglese “sex addiction” o “sex dependence”.

E’ una delle dipendenze senza droga, come il lavoro,  il gioco d’azzardo, i videogiochi e Facebook, che ha importanti ripercussioni sia a livello individuale che sociale.

Sintomi

L’individuo dipendente vive il sesso in modo ossessivo fino a divenire un’esigenza primaria, cui tutto può venir sacrificato, come la salute, la famiglia, gli amici e il lavoro. Molti di coloro che soffrono di questa dipendenza hanno gravi problemi matrimoniali e familiari, e giungono talvolta a compiere reati a sfondo sessuale. La patologia è rilevante non solo per gli aspetti clinici individuali, ma anche per i gravi riflessi sociali. Se poi ne dovesse risultare affetto un capo di governo la sua gravità sarebbe evidente a tutti.

Diagnosi

Come si riconosce un comportamento sessuale intenso da una vera dipendenza, che si manifesta in modo progressivo e crescente fino a diventare devastante per la vita dell’individuo e che l’individuo stesso stenta a riconoscere? Sono stati proposti test specifici, tra cui il SAST (Sexual Addiction Screening Test) elaborato dal Dott. Carnes, direttore del Sexual Disorder Service all’Istituto Meadows in Arizona (USA).

Terapia

La psicoterapia individuale o di gruppo e l’uso di psicofarmaci sono usati per curare questa patologia. Talvolta al paziente vengono inibite tutte le attività sessuali per periodi di tre mesi per dimostrare di poter vivere senza sesso. Spesso il ricovero in cliniche specializzate è l’unico modo per affrontare efficacemente la patologia.

La dipendenza da sesso in Italia

Una ricerca effettuata in Italia dall’Associazione Italiana per la Ricerca in Sessuologia, che ha riguardato oltre mille persone maggiorenni, ha effettuato una ricerca in Italia sulla rilevanza del fenomeno. I risultati della ricerca italiana non si discostano molto da quelli ottenuti da analoghe ricerca Usa La patologia sembra riguardare circa il 6-10 % degli uomini e il 2% delle donne, con valori più elevati nella fascia di età 36-50 anni.

I soggetti borderline – ovvero che rischiano di sviluppare una sex addiction – sono ancora di più (circa il 14% i maschi e 4% le femmine). La dipendenza dal sesso è maggiormente presente (8%) tra i single, in particolare tra i single separati o divorziati (23%). Sono cifre assai rilevanti, più elevanti di quanto ci si possa aspettare. Inoltre molti dipendenti dal sesso assumono cocaina.

Conclusioni : dottor Jekyll e mister Hyde

Gli individui affetti da sex addiction presentano spesso due facce.

Quella pubblica, pulita, da insospettabile uomo di successo, tutto dedito al lavoro e alla famiglia, che dà all’esterno un’immagine di persona psicologicamente forte e irreprensibile.

Quella privata, ossessionata dalla ricerca di materiale porno, dagli scambi di coppia, dal sesso di gruppo, dalla ricerca di partner e prostitute sempre nuove e sempre più giovani, fino alle molestie e allo stalking : attività cui progressivamente si sacrifica tutto, salute, famiglia, amici e lavoro.

Se Berlusconi, secondo quanto suggerito a suo tempo da Veronica Lario e secondo quanto sembra emergere dal cosiddetto Rubygate, fosse affetto da questa patologia, tutti gli italiani – di destra o di sinistra – dovrebbero seriamente preoccuparsi.

Soprattutto perché quella miriade di yes-men di cui il Cavaliere si è circondato dentro e fuori dal Parlamento, e che sfruttano voracemente il suo potere e i suoi soldi, continuano a fare un muro di gomma attorno a lui : non lo aiutano a risolvere i suoi problemi e affondano l’Italia in un mare di ridicolo.

 

QUANDO SI DICE : PARLARE CON COGNIZIONE DI CAUSA!

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L’arrampicata sugli specchi. La figura penosa di Lupi, free climber del PdL, su La7

Posted by pocavista su 19 gennaio 2011

Lilli Gruber

Non avremmo voluto essere nei panni del povero Lupi nel dibattito di ieri sera dalla Gruber su Ruby & Co, su La7.

Lupi, il cattolicissimo esponente di Comunione e Liberazione e “faccia pulita” del PdL, è l’uomo delle “mission impossible” che  viene paracadutato nelle trincee televisive per difendere l’indifendibile.

Il liberaldemocratico Della Vedova, finiano, ha chiesto al piccolo e indomito Lupi : “Se la vicenda dei festini avesse visto protagonista Gianni Morandi invece che Berlusconi quante voci si sarebbero alzate nel PdL per dire che non poteva andare a Sanremo!” Quale esempio potrebbe dare un Morandi o un Morgan alle giovani generazioni? Invece dal PdL tutti a difendere il Boss.

Lupi, con la sua faccina da chierichetto invecchiato, si affanna subito a dire che i magistrati non dovevano, non potevano, non sono competenti, che non ci sono prove di reato, che i festini non c’erano e che se anche ci fossero stati si tratterebbe di questioni private. Snocciola la solita teoria del complotto delle toghe rosse, che spiega tutto e che non spiega nulla, ma che dovrebbe fugare ogni dubbio nei cittadini.

l'on.Benedetto Della Vedova

Della Vedova gli fa notare che il PDL da un lato lancia il Family Day, vota contro la regolarizzazione delle coppie di fatto, appoggia il no del Papa all’educazione sessuale nelle scuole, propone leggi per punire i clienti della prostituzione minorile. Dall’altro, ha un leader che si comporta invece in maniera “molto disinvolta” e poco cristiana, al di là degli eventuali reati che la magistratura dovrà accertare.

A questo punto Lupi comincia a perdere l’autocontrollo e ad arrossire. L’adrenalina aumenta, le vene del collo si gonfiano. Lupi, con la solita tecnica dei politici di destra addestrati dagli specialisti in comunicazione TV, cerca di non far parlare Della Vedova, cambia discorso, gli risponde che la coerenza è una cosa “personale” e che lui, Lupi, testimonia da sempre i valori cristiani : insomma anche lui, da buon cattolico, quando si tratta di salvare Berlusconi, “contestualizza”, come monsignor Fisichella con le bestemmie, e si sottrae alla domanda.

l'on.Maurizio Lupi, PdL

Poi la Gruber e Della Vedova si azzardano a chiedere a Lupi se condivide il messaggio che Berlusconi, con i suoi comportamenti, lancia al paese e in particolare ai giovani. Ovvero che se vuoi fare carriera, altro che meritocrazia di cui parla la Gelmini, qui ormai contano solo tette e culi messi a disposizione del potente, del “drago” che frequentava minorenni di cui parlava l’ex- moglie l’anno scorso Veronica Lario.

Il chierichetto a questo punto si incarta, si mette la faccia tra le mani, interrompe in continuazione Della Vedova, gli rinfaccia che anche lui è stato fatto eleggere da Berlusconi nel PdL prima di “tradire” e passare all’opposizione. Della Vedova gli risponde con calma che lui non ha venduto però a Berlusconi la sua libertà di pensiero, come invece sembrano avere fatto molti del PdL. Povero Lupi, un po’ ci fa tenerezza e un po’ fa indignare : possibile che lui sia davvero cattolico, non avrà mollato la Comunione per mantenere solo la Liberazione?

Due nostre domande a Lupi :

1 – che cosa dovrebbe ancora fare Berlusconi perché lui e gli “onesti” cattolici come lui smettessero di difenderlo sempre e comunque?

2 – ha mai sentito parlare di quel processo psicologico che è la “minimizzazione della dissonanza cognitiva”, che nella maggior parte delle persone porta a giustificare tutto e il contrario di tutto in nome della difesa dei propri valori? Se non lo conosce, si informi, ci rifletta su, poi – da buon cattolico – si vada a confessare per aver scelto e sostenuto – come l’antico popolo ebraico che voleva difendere i suoi valori religiosi tradizionali – Barabba al posto di Gesù.  Barabba non era stato anche lui – democraticamente – eletto dal popolo.?

Ci faccia sapere,

Pocavista

PS – Per la questione della dissonanza cognitiva ci permettiamo di citare un nostro post DISSONANZA COGNITIVA

 

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Svelato il mistero : la fidanzata di Berlusconi si chiama Susanna.

Posted by pocavista su 17 gennaio 2011

 

 

VAURO 2011

Cherchez la femme. Dopo le rivelazioni di Berlusconi che, seguendo i consigli di Libero e de Il Giornale, ha dichiarato di essersi fatto la fidanzata  (anche se le cronache suggeriscono che se ne sia fatta più d’una), siamo partiti alla ricerca.

Abbiamo scartato subito le quattordici ragazze cui è stato dato in comodato d’uso un condominio da cui potevano spostarsi comodamente ad Arcore, in caso di bisogno. Forse non all’altezza del ruolo. Abbiamo escluso anche Nicole Minetti, l’igienista dentale del premier  eletta consigliere regionale in Lombardia per meriti gengivali, più adatta a curare piorree e tartaro che a tessere rapporti internazionali come “prima dama”. Da scartare la Santanchè, per eccesso d’anni, di silicone e di testosterone.  Mara Carfagna? No, troppo chiacchierata per la sua subitanea ascesa ai ranghi di Ministro e ormai una signora con un nuovo look da Maria Goretti.  Qualcuno suggerisce Dacia Valent, la parlamentare di colore : ma poi chi glielo va a raccontare a Bossi e ai suoi? La Gelmini? troppo algida per la lap dance, ma forse più adatta a guepiéres di lattice.

Poi è emerso improvvisamente un cognome e un nome : Susanna, o per meglio dire Lacasta Susanna. La ragazza occupa un ruolo di tutto rispetto nella storia dell’arte e della religione e potrebbe portare nuovo prestigio al premier.

Un soggetto ricorrente nella pittura rinascimentale e barocca riguarda “Susanna e i vecchioni” . Guido Reni,  Tintoretto, Rubens, Allori, Rembrandt, Artemisia Gentileschi e molti altri pittori, fino al contemporaneo Botero, si sono cimentati sul tema. La storia è ripresa dal biblico libro XIII di Daniele, in cui alla tarda età non viene associata non tanto la saggezza, quanto il vizio.

Susanna era la sposa di Joachim, il ricco proprietario di un palazzo circondato da un parco dove indiva banchetti e feste per numerosi invitati. Tra costoro c’erano due anziani magistrati che guardavano la casta Susanna con occhio lubrico. Un caldo pomeriggio d’estate Susanna si spogliò nuda senza rendersi conto che occhi estranei la stavano spiando: i due vecchi si erano nascosti nel parco di Joachim ed insieme architettarono uno sporco ricatto: :“Concediti a noi, se no ti accuseremo di tradire tuo marito con un giovane”.

Susanna si mise allora a urlare per far accorrere i servi, ma i magistrati a loro volta gridarono accusandola di adulterio, reato che prevedeva la lapidazione. Quando tutto sembrava perduto, fu salvata dal giovane Daniele che chiese separatamente ai due anziani dove si fosse nascosto l’amante di Susanna. I due dettero risposte diverse, svelando la menzogna. Così i due vecchi vennero condannati e Susanna si salvò.

L’associazione viene spontanea : Noemi, le veline, le igieniste dentali, le escort, le calendariste e adesso le Ruby, che hanno animato le nostre cronache negli ultimi anni e i cui nomi sono stati spesso accomunati a quello del nostro Leader Supremo, ricordano un po’ Susanna e i vecchioni lussuriosi. Nell’ultimo episodio di cronaca che vede al centro Berlusconi, Fede e la minorenne marocchina Ruby, i senili arrapati non sono però magistrati. Inoltre le Susanne odierne tanto caste e irreprensibili non sono, ma usano il loro fascino per farsi una posizione, anche in Parlamento secondo quanto hanno denunciato recentemente la parlamentare Angela Napoli e il sen. Guzzanti, che ha parlato perfino di “mignottocrazia”.

Lo scoop di Svistasocialclub.wordpress.org – Versione originale di “Susanna e i Vecchioni” di Artemisia Gentileschi, dopo il restauro predisposto dal Ministro della Cultura Bondi

Potere e harem, vecchiaia che usa l’altrui giovinezza per sfuggire alla terza età. Una storia vecchia come il mondo. Anche il nostro anziano Leader Supremo, che non fa mistero di amare il bunga bunga con giovani signorine, ogni volta che viene accusato di avere messo le mani nella marmellata, nega e grida al complotto delle toghe rosse.

Si ricorderà che nel caso Marrazzo, Berlusconi consigliò – per pura e disinteressata solidarietà, s’intende – all’allora governatore del Lazio di pagare i propri ricattatori, perché togliessero di mezzo un video compromettente. Nel caso di Ruby, sembra – ma è un’ipotesi che la magistratura dovrà accertare – che la Presidenza del Consiglio fece pressioni per far rilasciare la giovane Ruby, arrestata per furto dalla questura di Milano. Ruby, minorenne marocchina fuggita da una casa-famiglia di Palermo e frequentatrice della reggia di Arcore, fu fatta passare addirittura per nipote del presidente egiziano Mubarak. (“Io aiuto sempre chi ha bisogno”, ha dichiarato il nostro Leader Supremo).

A destra come si vive la vicenda? Ecco alcuni istruttivi commenti dei lettori al sito WEB de Il Giornale :

#2 raffa62 (88) il 17.01.11 alle ore 8:51 scrive:

per prima cosa dobbiamo partire in “quarta”,cioè,fare tante manifestazioni,tutti i giorni,per 15 giorni,per difendere Silvio,la libertà di farci governare da chi diciamo noi…,e la immediata riforna sell giustizia!! poi,bisogna isolare IL traditore.Poi…,mandare ispezioni alla procura di milano…per controllare i soldi come si spendono e approvare subito la commissione d’inchiesta parlamentare per questi pseudo magistrati.

In particolare i commenti rivolgono alcune affettuose attenzioni a Fini, che ha suggerito a Berlusconi di difendersi non in TV ma di fronte ai giudici.

#40 nuvmar (11) il 17.01.11 alle ore 9:41 scrive:

ma fini chi è? -Ti pare giusto vedere una “alta” carica dello stato che va dai rossi a sparlare del presidente del consiglio o, comunque , di un parlamentare dello Stato e di cui dovrebbe essere garante?!! Cioè: -Dimentichiamo un poco chi lo votò (M. S. I. Fiamma tricolore ) tradito, e vediamo i fatti ————-,Nulla,proprio niente, solo azioni scomposte contro il nemico,a favore dei propri nemici, con la speranza di soddisfare le mire della tulliana,suppongo, ma è troppo anche questo per quello là!

#31 Michele Calò (405) – il 17.01.11 alle ore 8:50 scrive:

Voglio segnalare alla Treccani il termine “finiano” quale sinonimo di infame,maramaldesco,sciacallo,avvoltoio,vigliacco,traditore. Il fecaloma della Camera si sta mostrando in tutto il suo squallore di carta igienica della magistratura rossa e della sinistra forcaiola.Tant’è che è andato a prostituirsi da quel Fazio dalla faccia da fesso e con il portafoglio gonfio che di mestiere fa lo stuoino.E per dire cosa?Che Berlusconi deve andare dai PM di Milano a farsi massacrare?Lui che ha svenduto ogni dignità(se mai l’ha avuta!)per non farsi inquisire su MonteCarlo?O per non dovere rispondere sulla Tosi?Per non parlare dei suoi amichetti dei giochi informatici a cui Tremonti chiede di pagare 70 MILIARDI DI EURO?!?O vogliamo fare anche due chiacchiere su Lady ASL, le società della ex moglie e del suo segretario particolare fatto eleggere alla Camera per cautelarlo?E magari due chiacchiere sulle precedenti gite monegasche per “salutare” i bancari italiani che lavorano lì?Fini,nemmeno la Cloaca Massima è disposta ad accoglierti!

#18 gianfra.46 (44) – il 16.01.11 alle ore 23:59 scrive:

Questo viscido verme nauseabondo, questo voltagabbana da due soldi, questo vile traditore che farebbe impallidire Giuda e Badoglio questa persona, dicevo, ha l’ardire di insegnare agli altri su come comportarsi di fronte alla giustizia!!!! Che si vergogni; io non so chi lo potrà votare, comunque chi avrà lo stomaco di votarlo dovrà vergognarsi pure lui. Fini…fai schifo!!!!! Un ex ammiratore di questo omucolo.

Già in ottobre, alle prime avvisaglie dello scandalo Ruby, il “popolo dell’amore”  – preclaro esempio di carità cristiana e di tolleranza – aveva esercitato tutta la sua comprensione per le “debolezze” del premier.

#32 TRIDENTINA AVANTI (664) il 30.10.10 alle ore 13:58 scrive:

Forza Cav tieni duro! Dillo Silvio ai kompagni di merende che le paghi le tasse e a milioni; dillo che non hai mai “lanciato molotov” contro le Forze dell’ordine; dillo che non sei mai andato a spasso “sottobraccio” con i terroristi; dillo che non fai pedofilia come certi ministri di un Famoso Credo religioso molto diffuso, il più diffuso, nel ns. Paese; dillo che non hai mai licenziato nessuno non come colui che, cacciato dagli Agnelli, acquisì quella famosa società di prodotti da ufficio (mobili, sistemi di calcolo, informatica, elettronica ecc.) di Ivrea, in ottima salute, la fece fallire e lasciò sulla strada più di 6000 persone; ma soprattutto dillo che a casa tua potresti fare tutto quel….. che vuoi!!! Ma forse tutto ciò accade per la famosa “invidia” infatti loro più di qualche riga di coca e qualche transessuale a pagamento….

#24 futuro libero (424) il 30.10.10 alle ore 12:33 scrive:

In Italia abbiamo solo due persone che hanno il coraggio di dichiarare: Berlusconi ama le donne, e Vendola ama gli uomini. Tutti gli altri stanno zitti, forse devono nascondere qualcosa? Vai Silvio li hai fatti impazzire tutti quanti non sanno più dove attaccarsi, o meglio magari lo sanno ma la moralità non consente.

#22 mala tempora currunt (30) il 30.10.10 alle ore 12:32 scrive:

non ci trovo nulla di male nel dire che uno ama le donne!!! chi di noi non lo ha mai detto? purtroppo dall’altra parte ci sono persone , es. Vendola, che hanno dei gusti molto poco ortrodossi… immaginate la novità: una checca presidente del consiglio…. tutto il parlamento in seta rosa e festini a luci rosse tre volte la settimana…anche una come la Bindi avrebbe una chance…per non parlare di chi, sempre “sinistro, abbordava i trans per strada….. che belle persone quelle!!!! allora meglio 1…100…1000 berlusconi!!!

#7 bruna.amorosi (1428) il 30.10.10 alle ore 10:51 scrive:

Ammazza quanto strillano questi sinistri , eppure il bunga bunga è il loro sport preferito vedi Vendola, Marrazzo e compagnia bella. Certo che il rossore sulla faccia proprio non lo conoscono . E allora meno male che almeno il capo del governo è un uomo normale. Bravo Berlusconi. Poi a Famiglia Cristiana ricordiamogli i preti pedofili e anche Boffo, che proprio puro non è…”

A nessuno di costoro purtroppo viene in mente che non si rinfacciano all’alto statista le sue preferenze sessuali (in PdL è o non è il partito dell’amore?),  quanto  l’eventuale interferenza sul funzionamento di un’altra istituzione dello stato come la polizia, per far rilasciare una sua amica (per di più minorenne) arrestata per furto, facendola passare come parente di un capo di stato straniero, rischiando un serio incidente diplomatico, e chiedendo che venisse affidata alla sua igienista dentale, ex-show girl, da lui fatta eleggere alla Regione Lombardia.  Ma a destra parlano invece di “ingerenza nella vita privata del premier” e  se la pigliano con Boffo e Marrazzo. I quali si sono dimessi da tempo, a differenza del loro amato Leader Supremo che dalla poltrona non si schioda.

Ma è questo che probabilmente Berlusconi e molti lettori de Il Giornale  intendono per “alto senso dello Stato”.

La politica ormai sembra divenuta una forma di perversione sessuale particolarmente adatta alle persone anziane.


Le Susanne e il vecchione.

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L’arte della bufala. Chi ha individuato la bufala? Ecco la soluzione e quattro nuovi quesiti.

Posted by pocavista su 16 gennaio 2011

Nel post precedente si chiedeva di individuare l’unica bufala in mezzo a quattro notizie. Ecco la soluzione.

1 – Episodio del lustrascarpe di Istanbul. Vero (capitato personalmente).

2 – Crescita del debito pubblico italiano sotto il governo Berlusconi. Vero (fonte : Banca d’Italia)

3 – Maroni condannato per resistenza a pubblico ufficiale. Vero (Condanna a 8 mesi in primo grado, a 4 mesi e mezzo in secondo. Condanna confermata in Cassazione,  che gli ha inflitto una pena pecuniaria di 5320 euro)

4 – Berlusconi che non ha mai chiesto ai suoi di votare una legge per il suo “legittimo impedimento”, secondo quanto dichiarato pubblicamente due giorni fa. Fate voi.

Visto il successo della prima puntata, vi propongo un nuovo quesito. Sapete individuare l’unica notizia tra le seguenti che non è una rudimentale bufala?

Barbara Palombelli e Enrico Rutelli messi a nudo

1 – Barbara Palombelli, moglie di Francesco Rutelli, già sindaco di Roma e che all’epoca aveva istituito i parcheggi a pagamento, aveva una partecipazione azionaria (insieme a Maria De Filippi, moglie di Maurizio Costanzo) nella società romana che gestiva la riscossione dei parcheggi a pagamento.

 

2 – Marco Travaglio – il giornalista de “Il Fatto” diretto da Antonio Padellaro, l’ex-direttore dell’Unità – da giovanissimo ha militato in “Lotta Continua”, poi è divenuto dirigente della Federazione Giovanile Comunista, prima di diventare giornalista professionista.

3 – Berlusconi è stato condannato per falsa testimonianza da un tribunale italiano ben prima del suo ingresso in politica e ha usufruito dell’amnistia varata da un governo di centrosinistra.

4 – Mani Pulite è stata un’operazione studiata a tavolino dai magistrati di sinistra – in concomitanza della caduta del muro di Berlino – per consegnare il potere nelle mani dell’allora PCI. D’altro canto nessun esponente comunista è mai stato incriminato dal Pool di Mani Pulite per tangenti o corruzione.

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L’arte della bufala. Una di queste quattro notizie è una bufala grossolana. Sai dire quale?

Posted by pocavista su 14 gennaio 2011

Istanbul

 

Istanbul, 7 gennaio 2011. Alcuni turisti italiani tornano di sera in albergo. Scendendo da un cavalcavia pedonale deserto, si imbattono in un ragazzo seduto in terra che piange. I suoi poveri attrezzi da lustrascarpe sono sparsi tutt’intorno in disordine e la cassetta che li conteneva è completamente fracassata. In faccia ha i segni di recenti percosse. Il racket dei lustrascarpe, una rapina da quattro soldi, la polizia? Gli italiani passano oltre colti di sorpresa, poi una delle signore si ferma impietosita, torna indietro e consegna 10 euro al ragazzo, che non ha neppure la forza di ringraziare. Italiani, brava gente!

Due sere dopo, stesso posto, stessa ora, stessi turisti che tornano in albergo. Incredibile, ma vero : il ragazzo è di nuovo lì, con gli stessi segni di percosse sul volto, la cassetta fracassata e gli oggetti da lustrascarpe sparsi a terra esattamente come due giorni prima, il volto rigato da copiose lacrime, in attesa del turista di passaggio.

Una grande interpretazione, degna del miglior Charlie Chaplin. Chapeau!

Il sedicente “miglior governo della storia della Repubblica” ha portato il nostro debito pubblico a milleottocentosessantanove miliardi di euro dai 1637 miliardi dell’ultimo governo Prodi di tre anni fa.

Il Ministro degli Interni Maroni, che ha recentemente criticato la magistratura per avere rilasciato a piede libero i manifestanti  che protestavano contro la riforma Gelmini, accusati di resistenza a pubblico ufficiale, è stato condannato anni fa per resistenza a pubblico ufficiale, avendo morso un polpaccio a un poliziotto durante una perquisizione ad una sede della Lega.

Maroni non si è fatto nemmeno un giorno di galera. Il poliziotto invece ha dovuto fare l’antirabbica.

Berlusconi non ha mai chiesto che si votasse una legge per sancire il “legittimo impedimento” che lo avrebbe messo al riparo dai processi che lo riguardano (vedi sue dichiarazioni pubbliche del 14 gennaio 2011).

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Le niveau monte : miserie e splendori della scuola italiana. La riforma Gelmini e il mercato globale.

Posted by pocavista su 14 gennaio 2011

Mettendo ordine nella mia libreria, ho ritrovato un ritaglio di Le Monde, del 29 aprile 1989, che consideravo smarrito. Mi sono riletto l’articolo di Claude Sarraute, dal titolo “Le niveau monte” (il livello aumenta), che tracciava l’evoluzione della scuola francese negli ultimi decenni.

Visto ciò che sta succedendo da noi con la riforma Gelmini, sono stato indotto a proporre un’analisi analoga sugli sviluppi del sistema scolastico italiano dal 1950 ad oggi. Mi sono avventurato anche a immaginare un possibile futuro del sistema scolastico del nostro paese.

Vicende e scenari che tento di sintetizzare attraverso i “Compiti in Classe di Matematica”, la materia che sembra meglio riflettere lo stato e l’evoluzione del nostro sistema scolastico.

Insegnamento tradizionale 1950/60 – “Scuola Elementare”

Un contadino vende un sacco di patate per 300 lire. I suoi costi di produzione ammontano ai 3/4 del prezzo di vendita. Tenendo conto che la moglie del contadino si chiama Carmela, calcolare qual è il suo guadagno.

Insegnamento riformato 1970 (dopo movimento studentesco del 1968) – “Liceo”

Un agricoltore capitalista privilegiato si appropria ingiustamente di un plusvalore di 100 lire, prodotto dai suoi operai, sulla vendita di un sacco di patate. Esprimi un giudizio su come gli studenti, seguendo il pensiero del presidente Mao, possano contribuire a sviluppare la lotta di classe nelle campagne.

 

 

Insegnamento rinnovato 1978 (dopo movimento “Pantera” del 1977) – “Liceo”

Un agrikoltore vende un sakko di patate a 1000 lire. Tenendo konto che i kosti di produzione ammontano a 800 lire e il guadagno a 200 lire, diskuti con i tuoi kompagni di klasse del ruolo della patata nella società kontemporanea.

 

Insegnamento moderno 1998 (dopo riforma Berlinguer ) – “Scuola media inferiore”

Un contadino scambia un insieme P di patate contro un insieme M di monete. Il cardinale dell’insieme M è uguale a 5000 e ogni elemento di P appartenente a M è uguale a 10 lire. Disegna 500 punti rappresentanti l’elemento M. L’insieme C dei costi di produzione comprende 60 punti in meno rispetto a quelli dell’insieme M. Rappresenta l’insieme C come un sottoinsieme di M e rispondi alle domande seguenti :

  • (obiettivo pedagogico-formativo) qual è il numero cardinale del sottoinsieme G dei guadagni (da evidenziare in rosso)?
  • (rapporti scuola-famiglia) che cosa pensa tuo padre del sottoinsieme G dei guadagni?

(NB. : Nel caso in cui il tuo papà fosse appena rincasato, dopo essere stato 8 ore di corsa su e giù per le impalcature portando a spalla calce e mattoni, avere passato 4 ore bloccato nel traffico e ricorresse talvolta ad un linguaggio non adeguato a soggetti in età di scuola dell’obbligo, è consentito riferire il pensiero della mamma o di un lontano parente.)

 

Insegnamento 2013 (dopo II riforma Gelmini) – “Scuola Superiore delle Libertà o delle 3 I (Impresa, Inglese, Informatica)”

Un success farmer (imprenditore agricolo di successo) , ingiustamente oberato da un fiscal system (sistema fiscale) esoso, vende in black (al nero) delle potatoes (patate) guadagnando quel poco che basta per acquistare al figlio student (studente) :

  • il grembiulino nero previsto dalla riforma, che rende uguali a scuola il figlio del rich (ricco) e quello del poor (povero) ;
  • una BMW ( BMW) coupè, dotata di GPS (GPS) e computer (computer) di bordo, necessaria per ovviare all’inesistenza del trasporto pubblico scolastico abolito dalla II riforma Gelmini (Gelmini);
  • un casale-garçonnière (casale-garçonnière) abusivo sull’ Appia Antica (Appia Antica), zona archeologica, indispensabile per l’ora di ricreazione del figlio dell’agricoltore, secondo prescrizione medica.

Tenendo conto che il success farmer non può nemmeno recuperare l’IVA pagata sul grembiule :

  • dai un voto in condotta a chi vorrebbe combattere l’ holy & saint (sacrosanta) evasione fiscale
  • riporta le motivazioni sulla improrogabile necessità di un condono edilizio riguardante sopratutto le zones (zone) di rispetto archeologico;
  • stima il numero delle “veline” (veline) che lo student potrebbe caricare sulla BMW e portare nella garçonnière, thanks (grazie) alla vendita in black realizzata dal padre.

 

Insegnamento 2025 (dopo riforma 1.04.2024) – “ Libera Università delle Libertà – Free University of the Freedom to be free”

Premessa (conforme a circ.min. 1 Aprile XVIII)

E’ ampiamente riconosciuto che il nostro beneamato Leader ha dedicato tutta la propria esistenza al bene dell’Italia, rintuzzando gli attacchi congiunti delle forze eversive di opposizione, della magistratura e del sistema dell’informazione (eccettuando forse solo tutti i canali televisivi nazionali, i numerosi quotidiani, settimanali e mensili e la quasi totalità delle case editrici che Lui possiede e controlla).

Il Leader Supremo è riuscito per primo a trasformare l’Italia nel prospero “paese del fare”, a cui si sono aggiunti via via il “paese del dire”, e infine quelli del “baciare” e delle “lettere” (mentre per il “testamento” c’è sempre tempo), spazzando via ogni inutile intralcio istituzionale e politico (Parlamento, Elezioni, Corte dei Conti, Magistratura e, naturalmente, le opposizioni politiche).

L’amata Guida Suprema, come ricordano i libri di storia, ha eliminato definitivamente anche il problema dell’acqua alta a Venezia, da tutti ritenuto insolubile, distribuendo a proprie spese 10 fogli di carta assorbente ad ogni veneziano.

Oggi l’Italia è un paese di consumatori disciplinati, forte e rispettato nei villaggi montani del Belucistan, oltre che in alcuni atolli minori dell’arcipelago delle Tonga.

Sondaggio n. 1

Tenendo conto di quanto ricordato nella Premessa Ministeriale, esprimi in scala 1 a 10 :

  • la tua soddisfazione per l’azione svolta dal Leader per aumentare la disciplina tra noi consumatori;
  • la tua valutazione sulla Sua ultima canzone “Quella volta che Mara aveva il mal di testa”;
  • il tuo giudizio sulle minigonne delle consigliere che Lo assistono nei week-end in Sardegna .

NB : ogni risposta al di sotto di un punteggio minimo di 9 comporta l’espulsione dalla scuola per scarso rendimento (circ.min. 1.04. XVIII) e la lettura dell’opera integrale delle poesie di Sandro Bondi.

Sondaggio n. 2

Di quanti centimetri il Leader supera il metro e ottanta ? Metti una croce su A, B o C.

A = 3

B = 7

C = 9

NB : ogni risposta diversa da B o C comporta l’espulsione dalla scuola per dissidenza ideologica, oltre all’assistenza coatta del TG4 delle 19 (circ.min. 1.04. XVIII)

Insegnamento 2050 (dopo riforma Chang-Li) – Corso di dottorato per caste inferiori (europei, americani, paria)

Esame di “Addizioni a una cifra su pallottoliere”

(Al momento siamo impossibilitati a fornire il testo della prova d’esame, essendo stato distribuito agli alunni solo nelle due uniche lingue ufficiali : cinese mandarino antico, in ideogrammi esadecimali, e Hindi contemporaneo, in linguaggio macchina per computer olografici di V generazione).

Il post è tratto dal libro di Lorenzo Raffi, “Di Uomini e di Animali” – Il libro può essere acquistatato online su LAFELTRINELLI o presso la catena delle librerie Feltrinelli.

157846_copertina_frontcover_icon-nuova Se vuoi un assaggio del libro clicca qui : LIBRO


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Veneziani, Il Giornale e il Sidol. Ovvero come lustrare il nuovo predellino di Berlusconi.

Posted by pocavista su 4 gennaio 2011

Dagli Zeloti agli Scilipoti.

Anno nuovo, veste nuova. Noi blogger, affezionati lettori di suoi editoriali (“Auspicio per il 2011: la stampa che vorrei”, su Il Giornale del 2.1.2011), abbiamo avuto il privilegio di ammirare il nuovo look indossato per l’occasione da Marcello Veneziani. Un rassicurante doppiopetto grigio da moderato di destra, ormai ex-fascista, se non da sincero liberaldemocratico. Sembra una mise più acconcia per cantare le sorti magnifiche et progressive della nuova creatura politica che Berlusconi si accinge a varare. Veneziani sta preparando il Sidol per lustrare il nuovo predellino di Silvio.

Lui, il Leader Supremo, però dice di non avere più l’età per i predellini. In effetti le cronache testimoniano che le sue residue energie senili si indirizzano più volentieri a giovani porcelline, forse “prezzolate a sua insaputa”, dato non può più premiarle con nuovi posti di governo, cui anelavano prima i più fedeli zeloti e che ora sono riservati alla tribù degli Scilipoti.

Prima un bel restyling del partito, secondo i dettami dei suoi esperti di marketing politico. Poi Silvio manderà in avanscoperta un giovane garzone di bottega, Alfano, per recuperare un po’ di elettori del Popolo dell’Amore in momentanea libera uscita. Forse anche Alfano sarà sottoposto ad accurato restyling, a cominciare da quella sua fronte inutilmente spaziosa (a fini elettorali, s’intende, non ce ne voglia il proprietario della fronte), cui potrebbero venire trapiantati nottetempo preziosi e catodici bulbi capillizi, nobilitati dai pregressi servigi resi al grande Leader

Lui, l’Uomo della Provvidenza in Bandana, il Signore dei Capelli, a cui la Storia riconoscerà pieno merito per aver fatto togliere il riporto al Senatore Schifani, intanto sta prenotando una tranquilla vecchiaia al Quirinale. Dove magari potrà ricevere le nipotine di Mubarak tra due ali di corrazzieri.

Mario Giordano

Veneziani, lo stilita.

Volete sapere quale sarà la futura linea editoriale de Il Giornale, secondo quanto potrebbero aver stabilito gli spin doctors berlusconiani che preparano la nuova campagna elettorale?

Senza andare lontano, ce la rivela Veneziani, il quale denuncia che “L’anno appena concluso ha visto infatti i giornali non semplici testimoni, ma protagonisti e ispiratori della lotta politica e della vita civile e incivile del nostro Paese. Veniamo da un anno di veleni a mezzo stampa. Veleni efficaci se si considerano gli effetti che hanno avuto sulla politica…”

Ma no, chi l’avrebbe mai detto. Non c’era anche Veneziani a manganellare “Gianfrego” Fini con la pagliuzza della casa di MonteCarlo, minimizzando la foresta di sequoia che staziona da decenni nell’occhio del Leader Supremo? E a parlare di puro gossip, di complotti mondiali contro Berlusconi, di toghe rosse scatenate, di traditori che vendono un casa al di sotto del proprio valore : “o non vale niente il bene e non vale niente lui. E la casa valeva…” (citiamo a memoria), chi c’era? Veneziani stava forse in ritiro con i monaci del Monte Athos, martoriandosi col cilicio e nutrendosi di radici ed erbe amare?

Il primo a sinistra non sarà Marcello Veneziani in versione "anacoreta barbuto"?

Il buon Marcello rileva che “ai giornali d’opposizione in tenuta da guerra, hanno risposto a tono i giornali filogovernativi, con titoli aggressivi e campagne di stampa di pari veemenza. La differenza è che i primi sono rimasti intoccabili e incensurati, i secondi sono stati sanzionati e denigrati come macchine del fango.”

Domanda ingenua : Veneziani ha mai sentito parlare del “Metodo Boffo”, che lui e suoi colleghi hanno applicato a Fini (dopo il suggerimento di Stracquadanio), all’autore di Gomorra, a Don Sciortino,il direttore di Famiglia Cristiana, e che minacciavano di applicare alla Marcegaglia colpevole di avere espresso velate critiche al governo? Forse i giornali di opposizione che denunciavano lo scandalo di un Presidente del Consiglio che interviene in una questura per far rilasciare un’amica minorenne accusata di furto facendola passare per nipote di Mubarak non hanno dovuto ricorrere ad una falsa velina della questura, come ha fatto Il Giornale nel caso Boffo. E nemmeno hanno dovuto inventarsi le cricche, le Noemi, le ragazze che arrivavano in branco nelle ville del Grande Capo scortate dai carabinieri, le decine di leggi ad personam, i Cosentino, i Dell’Utri, i Previti, gli Scaiola, i Razzi e gli Scilipoti. E nemmeno megabufale come lo scandalo Mitrokhin e Telekom Serbia, basate su documenti falsi malconfezionati a tavolino e testimonianze inattendibili (vi ricordate del fantomatico agente Scaramella e del sedicente conte Igor Marini, al secolo scaricatore al mercato ortofrutticolo di Brescia?).

Forse Veneziani ignora che Berlusconi, nella sua estrema generosità, fa di tutto pur di aiutare la stampa di opposizione, fornendole sempre nuovi argomenti. D’altro canto anche l’opposizione di sinistra ha sempre fatto di tutto per aiutare Berlusconi. Riuscendovi.

Veneziani infine ci informa che “Dopo un anno di esondazioni, il merdometro segna ora livelli di guardia”. Poi ci dice “ma le stagioni cambiano, urgono svolte e ritorni di stile… (un giornale) più sobrio e rigoroso nei toni … Si può essere decisi ma eleganti, e si può essere chiari senza essere rozzi… per concorrere a elevare la qualità di quel popolo, maggioritario nelle urne, minoritario nella lettura…”. Anche Veneziani finalmente deve ammettere che gran parte del popolo di destra compensa le poche letture con le molte certezze. Meglio se urlate con la bava alla bocca in TV dai LaRussa o dalle Santanchè di turno. E poi Marcello si lamenta per la supposta discriminazione della cultura di destra da parte di quella di sinistra.

I consiglieri di Berlusconi forse si sono accorti che il manganello mediatico non fa più effetto, è stato controproducente e ha provocato una reazione di rigetto. E adesso – abbandonato Feltri nelle accoglienti braccia di Belpietro che continuerà a seguire il “richiamo del sangue e della foresta” – si ricorre alla vaselina.

Chissà come se la caverà Veneziani con la vaselina, materia più complicata e scivolosa da trattare del frettoloso e contundente manganello. Lo seguiremo con attenzione.

Auguri, dal suo affezionatissimo “blogger velenoso e cretino”,

pocavista

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SONDAGGIO : DAI IL DASPO AD HONOREM AI POLITICI ITALIANI

Posted by pocavista su 28 dicembre 2010

Contribuisci alla costruzione del classifica per il DASPO D’ORO del 2010.

Proponiamo una lista di venti personaggi politici che si sono guadagnati il nostro sincero apprezzamento durante quest’anno. In parole povere hanno acquisito meriti tali da poter essere considerati i candidati ideali di un DASPO ad honorem.

Il DASPO, per chi non lo sapesse, è un provvedimento emanato dalla Autorità di Pubblica Sicurezza per impedire l’ingresso negli stadi di quei tifosi che si sono macchiati di atti di violenza durante eventi sportivi. Il DASPO dato ai politici dovrebbe essere un provvedimento che cautela noi cittadini nei confronti di una classe politica che ha perso gran parte della sua credibilità.

Dal sondaggio viene escluso il nostro amato Leader Supremo, un fuoriclasse universalmente riconosciuto : non ci sarebbe gara con personaggi tutto sommato minori, che probabilmente non lasceranno traccia alcuna nei libri di storia. Sua frase celebre : “vinceremo il cancro in tre anni”, frase che fa impallidire quella del 94: ci saranno solo due aliquote fiscali, una al 23% e l’altra al 33%.

I politici sono elencati in ordine alfabetico. Prima di votare il sondaggio, vi diamo un breve riepilogo sui meriti acquisiti dai Nostri.

  • Bersani, si rimbocca le maniche per salire sui tetti e incontrare i suoi potenziali elettori. Forse sospetta che siano ormai quattro gatti
  • Bertolaso ,“Ma quali escort? Erano solo massaggi antistress” (12 febbraio 2010)
  • Bondi, che sarebbe già stato inserito di diritto per le sue opere di poesia, si è guadagnato ulteriori meriti con quella lettera del 16 dicembre “Cari compagni del Pd, non mi sfiduciate”;
  • Bossi senior, quello di “Sono Porci Questi Romani”. Per aver candidato e fatto eleggere il figlio Renzo a consigliere regionale. Contro i ladroni di Roma, ormai si mette in campo la parentopoli padana.
  • Brunetta, che dopo aver negato una storia piccante con la escort Nadia Macrì, è stato smentito dal ritrovamento di uno sgabello (C.Guzzanti)
  • Calderoli, una vita dedicata alla carne suina. Un gentleman, autodefinitosi autore di una “legge porcata”, già promotore del “maiale day”, in funzione antislamica. Per semplificare le leggi, ha acceso un falò in piazza. Ma forse voleva farsi una porchetta.
  • Capezzone, la coerenza al potere; “Sono bisessuale ma non devi dirlo in giro” (9 settembre 2010). Celebre perché il fantomatico cazzotto in faccia che dice di avere ricevuto per strada da uno sconosciuto, sembra aver lasciato stranamente un livido sul volto di Putin.
  • Carfagna, con suo odierno look da Maria Goretti, dà della “vaiassa” alla Mussolini. Sarebbe stata più credibile con il suo precedente look da calendarista.
  • Cicchitto, già P2, “L’attentato a Belpietro è colpa di Di Pietro” (1 ottobre 2010) – Oggi “Il Giornale” pubblica un articolo che afferma che l’attentato a Belpietro è stato un’invenzione del caposcorta.
  • D’Alema, per aver detto, secondo quanto rivelato da Wikileaks, che la magistratura in Italia rappresenta un pericolo per la democrazia. Lui ha smentito. Ma forse è lui un pericolo per la sinistra.
  • Dell’Utri, condannato in secondo grado a 7 anni per mafia e rifugiatosi in Senato, che ha messo in circolazione i falsi diari di Mussolini. “Mangano (lo stalliere mafioso) resta il mio eroe” (29 giugno 2010)
  • Di Pietro, per l’acume con cui sceglie i candidati da portare in Parlamento con l’IDV. Ha detto “Chi mi critica vuole prendere il mio posto”. Ma non era ciò che diceva Berlusconi di Fini?
  • Fini, che dopo aver votato decine di leggi ad personam in favore di Berlusconi, si accorge improvvisamente dopo sedici anni di avere a che fare con un autocrate.
  • Gasparri. Il sincero democratico che propone l’arresto preventivo dei manifestanti che si potrebbero macchiare di reati. Perché non arrestare preventivamente allora tutti i parlamentari che si potrebbero macchiare di corruzione?
  • La Russa, altro sincero democratico, che dopo aver dato pubblicamente del “pedofilo” ad un contestatore durante il Columbus Day a NY, dice in TV di non prendersela se gli danno del “fascista”. Nel senso di Montanelli. Il povero Indro si rivolterà nella tomba.
  • Maroni, l’unico ministro degli Interni che ha il coraggio di protestare con la magistratura per avere rilasciato a piede libero manifestanti accusati di resistenza a pubblico ufficiale, dopo essere stata a sua volta condannato definitivamente per resistenza a pubblico ufficiale. Lui, il Ministro, che aveva morso un polpaccio a un poliziotto che perquisiva la sede della Lega, non ha fatto un giorno di galera. Inserito nel sondaggio anche perché va male non solo in legge, ma anche in italiano (avrà imparato il significato della parola “interloquisce”?).
  • Razzi, ex-IDV che ha votato la fiducia a Berlusconi, dopo aver pronunciato tre mesi fa in un’intervista TV la frase : Se tradissi, come potrei guardare il faccia chi mi ha votato per fare l’opposizione a Berlusconi?
  • Santanchè, nota nel mondo per la sua profonda conoscenza del silicone e per aver detto “Io sottosegretario? Non l’ho data a nessuno, nemmeno a Berlusconi” (19 marzo 2010). Ma allora quello con Sallusti è un amore platonico?
  • Scilipoti, ex-IDV, che ha votato la fiducia a Berlusconi, con questa motivazione : “non posso rimanere in un partito come l’IDV che ha questa posizione sull’agopuntura”.
  • Veltroni, che malgrado le promesse di trasferirsi a lavorare in Africa, ha offerto il posto di capolista in Veneto all’imprenditore di destra Calearo. Il quale, alla prima occasione, ha dato la fiducia a Berlusconi.

AVVISO : DOPO ALCUNI GIORNI, SONO STATI ELIMINATI DAL SONDAGGIO  BONDI, BRUNETTA, CARFAGNA, DELL’UTRI E VELTRONI CHE NON HANNO TOTALIZZATO VOTI. RIMANGONO IN LIZZA PER ORA IN QUINDICI A CONTENDERSI IL DASPO D’ORO.

IL PRIMO GENNAIO SONO USCITI DALLA CLASSIFICA ANCHE CAPEZZONE, CALDEROLI, BERSANI, RAZZI E DI PIETRO. PER ORA LA TOP TEN VEDE SALDAMENTE AL COMANDO GASPARRI.

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Totò o Nostradamus? Razzi, Scilipoti, Elio e le Storie Tese.

Posted by pocavista su 15 dicembre 2010

Il trio Scilipoti, Calearo, Cesario (© Mauro Scrobogna / LaPresse)

Gli ex-dipietristi Scilipoti e Razzi – insieme a Calearo. ex-PD, e Cesario, ex-PD e ex-API  – hanno votato la fiducia a Berlusconi per “senso di responsabilità'” (?!)

 

OGNI COMMENTO E’ SUPERFLUO

 

 

TOTO’ o NOSTRADAMUS?

SCILIPOTI

RAZZI

MA MI FACCIA IL PIACERE!

L’IMMAGINE DELL’ITALIA ALL’ESTERO

Scilipoti, colto in flagranza, mentre vota per un collega

 

ELIO E LE STORIE TESE  

 

Programma chiaro, massima trasparenza

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Caro Veneziani, ci sei o ci fai? Ipocrita triste a chi?

Posted by pocavista su 14 dicembre 2010

Abbiamo da poco confessato in pubblico un peccato mortale e ci tocca farne subito un altro : commentare un nuovo articolo di Marcello Veneziani contro “i tristi ipocriti che vedono i disonesti solo a destra”. I “tristi ipocriti” ci rimandano a Dante che colloca gli ipocriti nell’Ottavo Cerchio dell’Inferno: “ Poi disser me : « 0 Tosco, ch’ai collegio dell’ ipocriti tristi se’ venuto”.

Dante Alighieri

Veneziani si affanna a cercare argomenti per giustificare la campagna acquisti last minute di parlamentari dell’opposizione per sostenere un governo morente. Di fronte a qualcuno che muore, come il “governo del fare a sua insaputa”, è plausibile che lo stesso Veneziani possa manifestare cordoglio.

 

Del resto, a partire dai suoi scritti in cui lamenta che i suoi meriti intellettuali non vengono riconosciuti, che il malvagio Fini ha tradito le sue speranze di ragazzo di destra, che qualche blogger “velenoso e cretino” continui a postare qualche severo commento nei suoi confronti, non è che Veneziani dimostri di sprizzare allegria da tutti i pori. D’altro canto, a giudicare anche dalle sue foto, nessuno lo può immaginare impegnato in una sincera risata.

Torniamo agli ipocriti, guardiamo l’incipit dell’articolo di Veneziani :

Che differenza c’è tra il figlio del caposcorta di Veltroni assunto all’Atac quando era sindaco Veltroni e il figlio del caposcorta di Alemanno assunto all’Atac quando è sindaco Alemanno? Un abisso. Il primo è ordinaria amministrazione, il secondo è una vergogna e Alemanno deve dimettersi.” Appena ho letto questa frase, mi sono detto : come mai tutti i figli dei caposcorta dei sindaci di Roma vanno a finire all’Atac, l’azienda dei trasporti romana? Traffico, smog, stress per un raccomandato eccellente? Non c’è un’altra municipalizzata più tranquilla e meno nociva? Poi mi sono reso conto che Veneziani usava un artificio retorico per dire che di notte tutti i gatti sono bigi : parentopoli e corruzione non hanno colore politico. Insomma : todos caballeros.

Caro Veneziani, le riconosciamo il pieno diritto di essere triste, ma la invitiamo a scegliere meglio anche gli argomenti retorici. Non si rende conto che cerca di far passare, presso il popolo dei suoi lettori, la vulgata che anche Veltroni ha sistemato il figlio del suo caposcorta all’Atac? Se fosse vero, allora deve andarlo a denunciare in Procura; se fosse falso, lei – maliziosamente – sta alimentando una nuova leggenda metropolitana. Leggenda analoga alla bufala su Barbara Palombelli, moglie dell’allora sindaco Rutelli, supposta proprietaria della società che gestisce i parcheggi a pagamento di Roma (invece interamente di proprietà del Comune). Diceria fatta ricircolare ad arte a distanza di tempo in occasione delle nuove elezioni comunali a Roma, in cui Rutelli è stato sconfitto da Alemanno.

Lei Veneziani si chiede che differenza ci sia tra “un deputato eletto nelle liste del Pdl che cambia partito e ritira la fiducia al premier a cui era abbinato e un deputato eletto nelle liste dell’Idv che cambia partito e fa il percorso inverso al suo collega… E se dietro all’uno come all’altro si può supporre che ci sia un interesse personale (garantirsi un futuro incerto con seggi, incarichi, prebende?)”.

Provo a risponderle. Nessuna differenza.

A parte qualche piccolo particolare : chi scende dalla invincibile carrazzata berlusconiana rinuncia a qualche privilegio e a gestire un po’ di potere oggi, forse per poterne gestire uno magari maggiore, ma molto più incerto, domani. Chi invece vi sale all’ultimo minuto, proveniendo magari da un partito come l’IDV che ha fatto dell’antiberlusconismo a tutto campo il suo marchio di fabbrica, soprattutto dopo avere dichiarato pubblicamente che qualcuno del PdL si era offerto di pagargli il mutuo in cambio di un voto di fiducia, non fa venire qualche sospetto di corruzione? Veneziani non vorrà insinuare che anche Fini , Granata o la Bongiorno si siano fatti pagare il mutuo da Bersani, uno ormai costretto ad arrampicarsi sui tetti come i gatti per inseguire suoi improbabili elettori, segretario un partito che come si dice a Roma “nun ci ha più manco l’occhi pe’ piagne”?

Presumendo invece la buona fede di tutti, dovremmo concludere che non c’è nessuna differenza se uno passa da sinistra a destra o viceversa. D’altro canto la legge non prevede vincolo di mandato per i parlamentari.

Premesso ciò, vorrei che Veneziani spiegasse allora perché Fini, Bocchino e Granata sono dei traditori, mentre Razzi, Calearo e Scilipoti non lo sono. E Tremonti non è anche lui marchiato dall’infamia di un antico tradimento? Tremonti, il Ministro? Si, il primo ribaltonista della seconda repubblica, eletto all’opposizione nel 1994 con il Patto Segni e, colto da improvvisa vocazione berlusconiana dalla sera alla mattina, divenuto subito Ministro del Governo Berlusconi, che altrimenti non avrebbe avuto i numeri in Parlamento per governare. E Bondi, ex-comunista tutto di un pezzo e ora aedo del berlusconismo, è un traditore oppure no? E il giovane Capezzone, dopo aver detto peste e corna di Berlusconi, che nel giro di pochi giorni ha cambiato schieramento e ne è divenuto addirittura portavoce? E De Gregorio, Villari, Adornato, Guzzanti, Dini e compagnia cantante? E Mastella, prima Ministro con Berlusconi, poi Ministro con Prodi che ha pure contribuito sfiduciare, poi di nuovo con Berlusconi che l’ha messo in sicurezza dai suoi guai giudiziari facendolo eleggere al Parlamento Europeo con il PdL?

MA MI FACCIA IL PIACERE!

Ma Veneziani prosegue implacabile : Questa campagna contro la corruzione fa vomitare. Ora, si sa bene che la corruzione non nasce con la destra al governo o con Berlusconi e nemmeno con la sinistra, a essere onesti…. ma evitiamo di stabilire teoremi ideologici e razzismo etico: non c’è la razza dei corrotti a destra e degli incorrotti a sinistra. La responsabilità è personale e si proceda caso per caso ... D’accordo.

Le faccio notare, caro Veneziani, che a sinistra si fanno dimettere i Marrazzo, “parte lesa” ma ricattabile nello scandalo con i trans e il sindaco di Bologna Del Bono che faceva pagare al comune di Bologna i viaggi della propria fidanzata; che non si grida al complotto se va in galera  Ottaviano del Turco, governatore centrosinistra dell’Abruzzo accusato di corruzione; che si rifanno le elezioni in Molise quando la magistratura accerta irregolarità nella presentazione delle liste del centrosinistra. Senza protestare di essere vittime di macchinazioni giudiziarie.

Le risulta che a sinistra ci siano deputati condannati in secondo grado a 7 anni per mafia come Dell’Utri o Totò Cuffaro; sottosegretari come Cosentino difesi a oltranza dal PdL su cui ci sono varie richieste di arresto per camorra; ex-Ministri come Previti che hanno corrotto giudici per favorire Berlusconi “a sua insaputa”; Primi Ministri che si fanno approvare quaranta leggi per favorire le proprie aziende e per sfuggire alla giustizia, o che fanno passare per nipotine di Mubarak proprie amichette minorenni nei guai con la legge?

Peccato che a destra ogni volta che si tocca qualcuno che conta, Berlusconi in testa, ci si affanni a denunciare la trame delle “toghe rosse”, “dei giornali” e “dei poteri forti”. Veneziani ripropone anche nel suo ultimo articolo la solfa delle toghe rosse, che colpirebbero a destra e chiuderebbero un occhio a sinistra. Provi a spiegarlo meglio al suo affezionato lettore che commenta sul sito WEB de Il Giornale :

#90 salferraro2 (80) che il 12.12.10 alle ore 15:50 scrive: “… se andiamo a vedere chi ruba di più per appartenenza partitica, gli amministratori di sinistra detengono record assoluti di corruzione in ogni Regione, Provincia e Comune. Solo in Campania nel 2009 c’era il bel rapporto di 71 a 3 a favore dei rossi in amministrazioni comunali indagate. Anche se all’Alta Scuola di Formazione delle Frattocchie hanno sempre insegnato le Tecniche di Latrocinio con Destrezza nelle amministrazioni pubbliche e rassicurato il basso rischio di essere beccati e perseguiti dai magistrati per motivi che è igienico tacere …”.

Questo predominio schiacciante dei “rossi” sul fronte dei processi per corruzione – ammesso e non concesso che le cifre fornite dal lettore siano vere – come si concilierebbe allora con il complotto ordito dalle toghe rosse che perseguiterebbero solo le povere vittime di destra, i Berlusconi e le mille cricche che ruotano attorno al potere berlusconiano?

A un certo punto Veneziani è costretto ad ammettere che “ Sul malaffare a destra… sconforta sapere che i «propri» eletti non sono migliori degli altri… E non c’è nemmeno l’alibi consolatorio per dire: sì sul piano clientelare e nepotistico agiscono come gli altri, ma almeno lasciano segni mirabili in altri campi, impronte di grandi imprese, esempi fulgidi, simboli, idee e principi finora calpestati. No, è tutto così scarso, dappertutto.”

In questo, Veneziani, non posso che darle ragione. Nel popolo di sinistra, però quando ci si accorge delle pagliuzze e delle travi dei propri rappresentanti, c’è ancora chi si scandalizza e non grida al complotto. A destra invece si fa finta di non vedere la foresta di sequoia che alberga nell’occhio di Berlusconi e dei molti accorsi a mangiare le briciole che cadono dalla sua tavola. Meglio gridare al complotto, che spiega tutto e niente, e fare finta di non vedere.

Marcello Veneziani

 

Anche lei, che non perde occasione per proclamare “la propria onestà” a tutto campo, non sarà vittima di questa cecità localizzata? Altrimenti uno potrebbe chiedere al mesto Veneziani : ci è o ci fa? Non rischia di passare lui per primo per “triste ipocrita”?

Sempre in attesa di una sua risposta, il suo affezionato lettore, “velenoso e cretino”,

pocavista

Pocavista

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Tutto è relativo : non rimane che credere nell’happy hour (parte seconda)

Posted by pocavista su 10 dicembre 2010

Per quale motivo P.O. aveva scelto questo approccio molto provocatorio nel suo libro? Probabilmente per ragioni di marketing, come testimoniato dal successo del “Codice da Vinci” di Dan Brown : più la Chiesa lo attaccava per le sue tesi – facendo finta di dimenticare che si trattava pur sempre di una fiction letteraria – più la gente acquistava il libro per vedere che cosa ci fosse di tanto scandaloso. Più clamore, più soldi e più pubblicità alle proprie tesi.

Ricordiamo che P.O. aveva pubblicato in precedenza, nel 1999, “Il vangelo secondo la Scienza”. P.O. analizzava la struttura di varie religioni, utilizzando fisica quantistica, teoria dei sistemi, intelligenza artificiale, logica, filosofia, antropologia, teoria dei giochi. Tale libro era circolato però solo tra i pochi addetti ai lavori. In effetti non ci si poteva attendere che nell’ora di catechismo o nei sermoni domenicali si discutesse a cuor leggero se Dio fosse o meno ”l’osservatore quantistico dell’intero Universo”, fornendo così una spiegazione alla necessità che avvenga un “collasso della funzione d’onda” nel sistema cosmico. O che “la scienza sia un’equazione differenziale e la religione una condizione al contorno…” .

Stavolta, visto lo scandalo che ha provocato, P.O. stava raggiungendo il suo scopo.

Quali sono state le comuni reazioni al libro di Odifreddi? Vediamone alcune :

  • negazione di validità della fonte (P.O. avrebbe una reazione da “disilluso turlupinato da bambino”; “un laureato in matematica” che si pretende scienziato);
  • vittimismo (“la Chiesa ha avuto milioni di morti”; anche se il povero P.O. si limita a trucidare talvolta la sintassi);
  • negazione della tesi che solo i “poveri di spirito” hanno fede, elencando eminenti intellettuali cristiani. Nell’elenco talvolta si incorre in qualche infortunio, includendo Galileo

    Galileo Galilei

    (torturato e processato dalla Chiesa per avere affermato che la terra girava intorno al sole, smentendo le Scritture) e Caravaggio (pittore eccelso, ma che si macchiò di un omicidio e di turpitudini varie);

     

  • accuse di alimentare “il relativismo imperante”(si parla di “ideologica ostilità”, di “vero e proprio odio organizzato”, tipiche argomentazioni che non scendono nel merito dei problemi, ma utili per demonizzare l’avversario);
  • ricorso a controverse reliquie come la Sacra Sindone, o a fenomeni di psicosi collettiva,fatti passare per miracoli, come quelli di Medjugorie, che non si capisce cosa debbano confutare o provare.

    Sacra Sindone

Sono tutte argomentazioni che non entrano nel merito delle analisi di P.O., ma sono sintomatiche di una reazione di autodifesa.

Vorrei però soffermarmi sull’accusa di “relativismo”, arma spesso usata da quei “teo-con” che si fanno portatori di un neo-fondamentalismo cattolico.

Costoro affermano, in soldoni, che :

  • Dio esiste, è quello del Vecchio e Nuovo Testamento.
  • Le eventuali contraddizioni storiche e logiche esistenti nelle Scritture fanno parte del Disegno di Dio, non comprensibile dall’uomo.
  • La Chiesa cattolica è unica depositaria delle verità rivelate e l’unica entità autorizzata a interpretare presunte “leggi naturali”. Esse avrebbero validità universale, in ogni tempo ed ogni luogo; tutti sono tenuti a rispettarle, credenti e non.

Anselmo d'Aosta

Insomma i neo-fondamentalisti ritornano al “credo per capire” di Anselmo di Aosta, XI secolo.

Per reazione, si sta radicalizzando un razionalismo ateo, un po’ alla P.O., in base al quale si ritiene che :

  • Dio non esiste.
  • Nessuno è depositario di verità rivelate e interprete unico di “leggi naturali”. Specie se, come la Chiesa cattolica, in passato ha promosso sanguinose crociate, persecuzioni religiose, con l’Inquisizione ha torturato e messo al rogo migliaia di eretici e di streghe, ha giustificato colonialismo e schiavismo, ha dichiarato che tra modernizzazione e religione c’è incompatibilità (Sillabo di Pio IX), ha ostacolato la libertà di pensiero, per esempio creando l’Indice dei libri proibiti. Oggi su alcuni di tali temi la Chiesa ha cambiato posizione : è contraria alle guerre, al colonialismo, allo schiavismo, non contesta più che la terra giri intorno al Sole come con Galileo, promuove il dialogo tra religioni diverse. Dove stanno dunque “quei principi immutabili e quelle leggi naturali” di cui la Chiesa si erge a interprete universale?
  • Secondo i razionalisti atei l’unica fonte di conoscenza e guida del comportamento sarebbe perciò la ragione umana e quindi la scienza.

Qui siamo invece al “non capisco e quindi non credo”. Per la serie : “Dio è morto! E nemmeno io mi sento tanto bene!” (W.Allen).

Ma i bistrattati “relativisti”? Nel loro piccolo, si pongono invece domande scomode come :

  • un cattolico è “meglio” di un ateo, un buddista di un taoista, un islamico di un ebreo, un Sikh di un boscimano animista? Un Borghezio di un Capezzone?

    Mario Borghezio, uno dei più prestigiosi teorici della Lega Nord

     

  • è utile contrapporre al fondamentalismo che alligna in molti strati delle società islamiche, ed alla secolarizzazione delle società occidentali, un fondamentalismo cristiano? Si vuole ritornare alle crociate, cristiani contro saraceni, guelfi contro ghibellini, “Curva Sud Occidente Cristiano” contro “Curva Sud Resto del Mondo”? Senza dimenticarci che la squadra “Resto del Mondo” sarà presto composta prevalentemente da giocatori cinesi e indiani, mentre quelli islamici – finito il petrolio – saranno relegati in panchina.
  • esistono “leggi naturali” e codici etici, identificabili con precisione e validi in tutte le culture ed in ogni epoca?
  • c’è qualcuno che si può ergere a interprete universale di tali “leggi”, dato che costumi e valori si evolvono, assumendo significati diversi secondo i contesti di riferimento?

A questo domande i relativisti rispondono : non lo sappiamo.

Allora come se ne esce? Una via da percorrere, anche se molto ardua, sarebbe il dialogo con altre religioni e culture; un confronto nel rispetto reciproco, senza pretese di superiorità. Perciò massimo rispetto per i credenti cattolici. Ma anche per i non credenti, i laici o i credenti di una fede diversa.

E qui saremmo al “cerco di capire, ed alla fine capisco che c’è ancora molto da capire”.

 

Mi si permetta una battuta finale : non abbiamo elementi definitivi per provare se Dio esista oppure no. Siamo costretti, dalle nostre limitazioni, a sospendere ogni conclusione al riguardo.

Anche se qualcuno potrebbe concludere che, a giudicare da quello che si vede in giro, il buon Dio – se non ci fosse – ci farebbe una figura migliore.

Figura sicuramente migliore di quella che faranno molti nostri parlamentari il 14 dicembre. Non ci rimane che sperare nell’happy hour.


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Tutto è relativo : non rimane che credere nell’happy hour (parte prima)

Posted by pocavista su 9 dicembre 2010

Adamo ed Eva in fuga dal Paradiso : ne hanno avuto abbastanza? (da una Bibbia napoletana del 1340)

L’uomo, si sa, nei momenti di crisi deve credere in qualcosa, si deve aggrappare a una qualche certezza, come lo spritz nell’happy hour. E invece cosa lo attende? Assange, lo stupratore assai improbabile; la compravendita presumibile con tanto di vago tariffario di parlamentare; il presunto bunga bunga del premier; l’incertezza sul voto di sfiducia a Berlusconi; i seri dubbi sulla ripresa dell’economia nel medio periodo; il possibile complotto internazionale contro l’Italia e il suo “presunto” governo; le escort che vanno e vengono da Arcore forse pagate da qualcuno all’insaputa del padrone di casa; il sindaco Renzi che si reca nottetempo ad Arcore, credendo presumibilmente a una diceria non confermata che parlava di una Escort da rottamare (“l’ho fatto per Firenze”); la verosimile rottura di Maroni …

Matteo Renzi, mentre chiede se qualcuno ha un cellulare da rottamare

 

E’ vero che la fisica moderna ci insegna che ci muoviamo in un mondo che non è deterministico, ma probabilistico, ma adesso – probabilmente – si esagera. Basta, ritorniamo ai valori dello spirito.

Effetti collaterali

Di questi tempi, come direbbe il sig. Giuliani, ci vuole fede. Dev’essere per questo che c’è chi proclama a gran voce la superiorità dell’Occidente, dei valori cristiani, della Padania sul Meridione, della destra sulla sinistra e viceversa, della Roma sul Chievo. Si affermano nuovi riti : le ampolle padane, i cori di “Meno male che Silvio c’è”, le agili scalate sui tetti di Bersani, il volantinaggio aereo del tardo dannunziano LaRussa. Un tempo era facile : “credere, obbedire, combattere” e tutti a spellarsi le mani per applaudire il tenore al balcone. Salvo poi, alla prima stecca, sommergerlo in una salva di fischi. Oggi è tutto un po’ più complicato.

A differenza di molti commentatori che affollano il sito WEB de “Il Giornale” purtroppo ho molti dubbi e poche certezze. Invidio anche i molti politici che si proclamano integerrimi difensori di qualsiasi cosa che faccia audience. Salvo poi, come l’ineffabile Capezzone, dire esattamente il contrario di quello che affermavano poche settimane prima, con la stessa sicumera.

Ormai si dà del traditore, del venduto, del coglione, o addirittura , come ha fatto pubblicamente il Ministro La Russa durante il Columbus Day del 2009 a New York, del “pedofilo”, al prossimo. Meno male che al governo c’è ancora il Partito dell’Amore, se no dove andremmo a finire?

Piergiorgio Odifreddi

In questo contesto, mi sta rivenendo alla mente il libro di Piergiogio Odifreddi, (P.O.) “Perché non possiamo essere cristiani” che ho letto un paio di anni fa. Lasciatemi fare qualche considerazione.

 

Anche P.O. parte subito con un’introduzione provocatoria, “Cristiani e cretini”, che in molti avrà prodotto aumento della pressione, sdegno e rifiuto. Anche se il crètin viene poi giustificato etimologicamente, ormai la frittata è fatta : si leggerà il libro come nei film polizieschi americani, in cui “da questo momento ogni tua dichiarazione potrà essere utilizzata contro di te”.

P.O. come La Russa o Berlusconi? Perché utilizza un incipit così provocatorio? Vuole forse un posto in Parlamento?(continua)

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