Della bufala. Intesa come una delle belle arti

Toghe rosse, toghe nere, toghe rotte. I giudici come le seppie e i polpi: cambiano colore a seconda degli imputati?

Posted by pocavista su 7 settembre 2011

I cromatofori dei giudici

Vi ricordate le toghe rosse, celebrate dalla stampa e dalla TV berlusconiana? Ebbene si è scoperto che le toghe indossate dai magistrati sono dotate di particolari cellule, i cromatofori, come le seppie, i polpi e i camaleonti.

Per un fenomeno non ancora chiarito, i magistrati sarebbero in grado di cambiare il colore delle proprie toghe a seconda dell’imputato che si trovano di fronte : se l’imputato è di destra, la toga presenta pigmenti porpora; se di sinistra, la toga vira al nero. Quando l’imputato è di centro, come nel caso di Totò Cuffaro in carcere per mafia, le toghe assumono di nuovo un colore rossastro.

Il fenomeno è stato scoperto recentemente da Libero con l’articolo “La toga rossa che inchioda i compagni”, dedicato a quel PM di Monza – esponente di Magistratura Democratica, la corrente di sinistra della magistratura – che indaga su Penati e la tangentopoli rossa.

Finora i mezzi di informazione vicini a Berlusconi sembravano ignorare che c’erano magistrati – rossi o neri che fossero – che mandavano in galera il presidente democratico della Regione Abruzzo, l’ex-socialista Del Turco; che mettevano sotto inchiesta il Sindaco di Bologna, Del Bono; il PD Bassolino; la famiglia Mastella; il verde Pecoraro Scanio; l’assessore alla sanità della Regione Puglia e così via. Era molto più comodo definire “rossi” tutti i magistrati, per preparare il terreno a una riforma che mettesse la giustizia di fatto sotto il controllo dell’esecutivo.

Dopo aver diffuso per anni la bufala che la magistratura è tutta di sinistra, che il pool di Mani Pulite ha voluto salvare l’allora PCI dalle inchieste e che perseguita Berlusconi solo da quando è entrato in politica, adesso i giornalisti di destra tessono elogi di un PM “rosso” che diventa “nero” mettendo nei guai il PD. 

Toghe Rosse

Una parentesi : il Pool di Mani Pulite ha salvato l’allora PCI? Ricordiamo che tra i primi arresti di tangentopoli ci furono Soave e Li Calzi del PCI; la direzione del PCI di Milano, con Barbara Pollastrini & co (la Pollastrini venne poi assolta dalle accuse pochi anni dopo) fu totalmente decapitata; mentre il compagno Greganti, tesoriere del PCI, si fece diversi mesi di galera. 

Altri esempi di trasformazione cromatica dei magistrati

La potenza dei mezzi di informazione, specie TV, è tale da colorare di rosso o di nero magistrati di volta in volta scomodi o che invece portano acqua al proprio mulino.

Gerardo D’Ambrosio, definito “nero” negli anni 70 dopo aver scagionato sia il commissario Calabresi per la morte dell’anarchico Pinelli, sia Pino Rauti per la strage di Piazza Fontana, appena membro del Pool di Mani Pulite divenne improvvisamente una “toga rossa” perché colpiva i corrotti di Tangentopoli.

Pierluigi Davigo, esponente della corrente conservatrice della magistratura e considerato la mente giuridica del Pool di Mani Pulite, diviene improvvisamente per la stampa berlusconiana un pericoloso rivoluzionario di sinistra.

Stessa sorte per Antonio Di Pietro, allora assai vicino a esponenti del MSI. Pochi ricorderanno che Berlusconi, nel formare il suo primo governo nel 94, lodava l’operato di Mani Pulite (che allora andava di moda e che gli aveva spalancato le porte del governo) e aveva chiesto invano a Davigo e Di Pietro di entrare al governo come Ministri della Giustizia e dell’Interno. Circostanza poi negata successivamente da Berlusconi.

Toghe Nere

Ilda Bocassini, divenuta rossa per aver incriminato Previti e le toghe sporche da lui corrotte per consegnare la Mondadori a Berlusconi, poi definita da alcuni “nera” quando indagava sulle nuove BR, sventando tra l’altro un attentato a Paolo Berlusconi e a “Libero”. Oggi è di nuovo” rossa”, da quando si occupa del caso Ruby.

Paolo Ielo, il magistrato “rosso” accusato di avere insabbiato le indagini di Titti Parenti sul PCI, oggi sembra virare al nero, perché indaga sullo scandalo ENAV di esponenti vicini a Bersani e D’Alema.

Il giudice Mesiano, quello che ha condannato La Fininvest a risarcire De Benedetti per averlo scippato della Mondadori, ha i cromatofori perfino nei calzini, che diventano pervinca all’occorrenza.

E si potrebbe continuare. 

Se Sparta piange, Atene non ride. 

Notiamo solo che ogni volta che un esponente del PDL o della Lega passa dei guai giudiziari, gli organi di informazione berlusconiani e leghisti parlano di “persecuzione delle toghe rosse”, si fanno approvare leggi ad personam e si punta alla prescrizione. 

Quando a finire nei guai è invece uno di centrosinistra, si usa esprimere una rituale“fiducia nella magistratura” e talvolta si fa dimettere l’indagato: ma per chi ha posto al centro della propria azione politica la “questione morale” e ha rivendicato una propria “superiorità morale” non rimane che l’imbarazzo. 

Imbarazzo che è ormai della maggioranza degli italiani. Tuttavia tra chi a destra ha fatto della protervia e del vittimismo il proprio stile di potere e chi a sinistra manifesta imbarazzo quando viene colto con le mani nella marmellata, preferiamo chi è ancora capace di arrossire.


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