Elogio del Porco – Una risposta all’SPQR di Bossi e all’abbuffata con Alemanno e Polverini
Posted by pocavista su 4 ottobre 2010
Dopo che Umberto Bossi ha dato del porco al popolo romano (Sono Porci Questi Romani), si sono levate numerose proteste. Molti si sono sentiti offesi da quella citazione sbagliata di Bossi. Asterix in realtà diceva : Sono Pazzi Questi Romani. Il Senatur, esposto per anni ai vapori insalubri emanati da celtiche ampolle contenenti le minacciose acque del Po, probabilmente comincia ad accusare il colpo.
Alemanno, Polverini, Bossi e Cota si ritrovano a Roma per un pranzo di riconciliazione. L’abbuffata dovrebbe servire per ricompattare gli elettori sudisti del PdL, offesi dal suol principale alleato. Ennesimo teatrino ad uso mediatico, che lascia il tempo che trova, effettuato il Piazza Montecitorio a base di polenta e pajata. Pantomima tuttavia controproducente a livello mediatico : troppo facile la battuta che quando si tratta di mangiare …
Non sappiamo se Bossi senior intendesse offendere i romani (dopo si è scusato). Dorma pure sonni tranquilli: non c’è riuscito. E come potrebbero essersi offesi i Romani, paragonati a un nobilissimo e virilissimo animale come il maiale?
Al riguardo voglio riportare alcuni passi del capitolo Splendori e miserie di Monsieur Maiale di un mio recente volume, Di Uomini e di Animali, Vedi.
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Auguro al Senatur, a tutti quei leghisti che compensano le poche letture con le molte certezze, e soprattutto al piccolo Trota, incolpevole esempio di familismo amorale leghista, buona lettura. LR
“I cani ci guardano dal basso. I gatti dall’alto. I maiali ci trattano da loro pari (W.Churchill)
“Smentite le tesi Darwin a favore di quelle di Lamarck? Secondo alcuni, l’evoluzione di una specie non dipenderebbe da mutazioni casuali che fanno emergere i geni più idonei ad affrontare le condizioni ambientali, come sosteneva Darwin. Recenti ricerche confermerebbero invece un’evoluzione di tipo lamarckiano : le condizioni sociali influirebbero sulla specie umana al punto da modificarne perfino l’anatomia. … Al riguardo, segnaliamo la nota ricerca che ha appurato che “Operai e impiegati preferiscono il calcio, professionisti e appartenenti alla classe media il tennis, dirigenti e imprenditori il golf. Da cui si desume che mentre avanzi nella scala sociale le tue palle assumeranno dimensioni via via minori”.
Per coerenza ne seguirebbe che sovrani come Carlo d’Inghilterra, mega imprenditori come Rupert Murdock e Bill Gates e, nel suo piccolo, anche il nostro amato e ricco premier, dovrebbero avere attributi microscopici. Nel caso del principe, ciò fornirebbe una spiegazione plausibile delle sue tragiche vicende sentimentali. … Per tutti costoro, i VIP intendo dire, poi si porrebbe il problema se siano in grado di riprodursi normalmente, oppure debbano farlo per partenogenesi o gemmazione. Partendo da qui, vari studiosi sono giunti a ipotizzare che “l’invidia del pene”, resa celebre da Freud, spiegherebbe alcuni dei loro comportamenti altrimenti incomprensibili : progredendo nella scala sociale, i VIP sottoporrebbero i propri dipendenti o il proprio paese a pratiche che – se non altro per ragioni anatomiche – non sarebbero più in grado di esercitare con le proprie consorti o fidanzate. Deve essere per questo che il nostro amato Leader Supremo, avendo appreso che il codice fiscale migliora la funzionalità del fisco e quello postale della posta, appena giunto al potere si è preoccupato di mettere subito in cantiere la riforma del codice penale. E i primi risultati, almeno a giudicare dalle sue frequentazioni con giovani donne, prezzolate o meno, sono quanto mai incoraggianti. Ipotesi che darebbe ragione all’acuta osservazione di Franco Bardi.
Da un versante opposto, ulteriore conferme verrebbero dal fatto che il maiale, animale nobilissimo, ma relegato dai suoi detrattori ai livelli più infimi della società, è dotato invece di attributi di tutto rispetto. Animale considerato – a torto – sporco e stupido, pura carne da macello, ancorché conosciuto – a ragione – per prestazioni amatorie superlative. Com’è noto, invidiosi allevatori ormai privano i suini dei piaceri della carne, affidando la riproduzione di questa specie ad asettiche fecondazioni artificiali, in cui di erotico è rimasta solo la lubrica mano del veterinario. Ma non è stato sempre così; vediamo dunque come sono andate le cose nella storia suina.
Maiale con tetto, cinese perfetto
… Sembra che il maiale abbia cominciato la sua love story con l’uomo nell’area compresa tra la Mesopotamia e il Mediterraneo orientale: il ritrovamento più antico, nella Turchia sud-orientale, la fa risalire all’ottavo millennio A.C. Dopo il cane, fu dunque il maiale il più antico amico dell’uomo, ben prima di pecore e capre. … Per quale motivo cinesi, greci, egizi e romani hanno tenuto in grande considerazione il maiale? … Il successo del maiale nelle società agricole stanziali sembra legato alla sua estrema prolificità e alla resa in carne elevata rispetto al suo consumo calorico. Se allevato allo stato brado, mangia prodotti come ghiande e tuberi non consumati da altri erbivori. La tenera bestiola è onnivora e non fa concorrenza all’uomo, se non marginalmente, nel consumo di alimenti. Se invece viene stabulato, il maiale poteva consumare gli scarti alimentari e quelli agricoli.
Grazie al maiale, una società agricola tradizionale riusciva a produrre carne senza consumare al tal scopo preziose risorse agricole. Gli altri animali da allevamento riuscivano a utilizzare zone di pascolo diverse da quelle frequentate dai suini e svolgevano funzioni complementari a quelle puramente alimentari del maiale : gli ovini davano lana e latte, i bovini fornivano la forza motrice per i lavori pesanti, i cavalli consentivano la mobilità necessaria in guerra e per i trasporti. Nelle società agricole tradizionali gli animali potevano dunque fare buon gioco di squadra : all’agricoltura veniva affidata difesa e centrocampo, il porco agiva da centravanti di sfondamento, mentre gli altri animali lavoravano sulle fasce.
Il maiale era ed è dunque uno dei migliori amici dell’uomo. Ammesso e non concesso che l’interessato possa nutrire genuini sentimenti di amicizia per colui che è sempre stato il suo vero boia. L’importanza del maiale nella maggiore società agricola del mondo antico, la Cina, era tale da influenzarne anche la scrittura : l’ideogramma della parola “casa” è composto dall’unione di due distinti ideogrammi, uno che significa “tetto” e l’altro che vuol dire “maiale”.
L’allevamento del porcello era fondamentale anche per i Greci … e per gli Etruschi, che forse ne iniziarono la pratica quando si espansero nella Pianura Padana, attorno al VII secolo A.C.
Nel mondo romano, maiale e cinghiale venivano addirittura accostati anche a divinità italiche o latine. … Maialis sembra prendere il nome da Maia, dea della fecondità e del risveglio della natura in primavera. A Cerere, dea italica della Terra, patrona della fecondità agraria e protettrice dei morti, e a Tellus, divinità romana della Terra, veniva sacrificata una scrofa. Ciò avveniva prima della mietitura per propiziare un buon raccolto e per espiare le eventuali trasgressioni delle pratiche rituali dovute ai defunti. La terra rende possibile la vita, fornendo acqua e cibo : la vita poi torna alla terra, con la sepoltura dei morti.
Simbolicamente il maiale rappresentava per i popoli italici una bestia innocente attraverso la quale gli dei mandavano messaggi agli uomini. Presso gli Etruschi era comune la predizione del futuro tramite aruspici che leggevano il fegato di maiale. Le novelle spose latine invece strofinavano del grasso di maiale, simbolo di fertilità, sugli stipiti della porta della nuova casa in segno di buon augurio. Si ricorderà poi l’episodio descritto da Virgilio nel quale una candida scrofa segnala ad Enea, transfuga da Troia caduta in mano ai greci, il luogo di sbarco nel Lazio.
...nella Gallia Cisalpina l’allevamento dei porci era un elemento fondamentale dell’economia locale, che poteva sfruttare risorse naturali favorevoli come i vasti boschi e l’abbondanza delle acque. Le popolazioni cisalpine erano “assai abili nell’allevamento del maiale”, secondo quanto ci testimonia lo storico greco Polibio che percorse in lungo e in largo la Gallia padana.
Glandaticum padanorum
Con il declino dell’impero romano e la crisi dell’agricoltura basata sulle fattorie, progressivamente declinò anche l’allevamento del maiale, in particolare nell’Italia centrale e meridionale… Al contrario in Pianura Padana, anche dopo le invasioni barbariche, si mantenne l’allevamento del maiale. Sia i Longobardi che i Franchi, entrambi di cultura suinofila, non fecero che rafforzare la precedente tradizione cisalpina di produzione suinicola. Si ebbe perciò una Longobardia al nord che allevava suini e una Romanìa bizantina al centro sud che basava gli allevamenti su ovini e caprini. Ciò avvenne sia per le condizioni naturali particolarmente favorevoli della Padania, che per la presenza nel diritto germanico di consuetudini come il glandaticum, il libero pascolo nei querceti. Il querceto era la silva fructuosa per eccellenza, la cui estensione per convenzione si calcolava non in ettari, ma in numero di maiali che era in grado di alimentare. Querceti e faggete costituivano fino al medioevo dunque le silvae ad incrassandum porcos.
Oggigiorno tali silvae, ormai abbattute per far posto a colture agricole e case, sembrano essere state sostituite degnamente dall’apparato dello stato, in cui molti solerti amministratori pubblici praticano il glandaticum in piena autonomia.
Gli attuali servi della gleba ormai non conoscono il latino, anche se vantano grande consuetudine con modelli di solida valenza linguistica e culturale, come “Il Grande Fratello”, ” L’Isola dei Famosi” e “Amici”. Poco avvezzi all’evanescente linguaggio giuridico (tipo “dazione ambientale”), sono soliti definire tale pratica con il termine di “mazzetta”. Se dotati di maggiori conoscenze trigonometriche, possono adoperare la parola “tangente”. La quale, dai tempi di Euclide, abbandonati i precedenti inutili scopi geometrici, da retta che era è divenuta esempio di poca rettitudine. La suddetta assolve ormai la preclara e nobilissima funzione sociale “de ugne le ròte”, come viene definita nel forbito lessico dei più esclusivi college di Eton. Un tempo per lubrificare le ruote bastava un po’ di grasso di maiale, mentre oggi serve contante. E’ il progresso.
Un doveroso accenno alla decima porcorum, la decima dovuta un tempo ai conventi anche per l’allevamento dei maiali : ai nostri giorni ne sopravvivono versioni rivedute e corrette, che nel linguaggio contemporaneo si chiamerebbero “8 per mille”, oppure “stralcio di 120 milioni di euro” a favore delle scuole cattoliche, in deroga ai tagli di spesa subiti interamente dalla scuola pubblica. Cambiano i tempi, ma in Italia, terra vaticana, le decime sopravvivono indomite.
… Con la decadenza del sistema economico legata alle invasioni barbariche, le cose per il porco si misero maluccio. Non solo per la diminuzione degli allevamenti, ma anche sul piano simbolico. La Chiesa di Roma, fino a tutto il Medioevo, tentò di combattere tutti quei simboli legati alla religione pagana, cioè del pagus, che caratterizzava il popolino più incolto. Il maiale quindi condivise dei brutti momenti con streghe, eretici e gatti neri, divenendo creatura negativa, simbolo della lussuria e del peccato. Dante, per esempio, giunse a collocare i falsari nell’Inferno (XXX Canto), i quali per passare il tempo dovevano azzannarsi tra di loro: “mordendo correvan di quel modo che ‘l porco quando del porcil si schiude”. Poi, cambiati i tempi, il maiale venne riscoperto e nuovamente allevato come fondamentale produttore di carne e di grasso da cuocere.
… In Europa, poco a poco, si affinarono le tecniche di allevamento e vennero create nuove razze con incroci sempre più selettivi. Risorgendo da secoli di pregiudizi, si registrò la diffusione di un un fervore suinofilo. Fenomeno testimoniato anche dall’apparire di una vera letteratura sul porco : uno dei classici testi di riferimento è “L’eccellenza et il trionfo del porco”, pubblicato nel 1594 ad opera di quel Sallustio Miranda che fu autore, stavolta con il suo vero nome di Giulio Cesare Croce, anche di “Bertoldo e Bertoldino”.
L’escalation culturale del maiale proseguirà con Vincenzo Tanara che editerà “L’economia del cittadino in villa” nel 1644. Si tratta di un testo di cucina ed economia domestica in cui si descrivono i metodi di cottura del maiale in “centodieci maniere di farne vivande”. Infine, nel secolo successivo, l’Abate Giuseppe Ferrari da Castelvetro, Accademico Ducale de’ Dissonanti di Modena darà alle stampe un poema in rime intitolato “Gli elogi del Porco”, cui annette un ricettario per cucinare le carni del medesimo. L’abate, forse vergognandosi di avere affrontato un argomento poco confacente al suo abito talare, si firmerà con il clamoroso quanto improbabile pseudonimo di Tigrinto Bistonio.
Oggi grandi concentrazioni di suini si registrano in Veneto, Lombardia, Friuli ed Emilia. La provincia di Mantova vanta la presenza più elevata di suini con quattro maiali per abitante…”
Commento Finale
Allora Senatur come la mettiamo? L’allevamento del maiale – animale nobile e sensibile – è stato introdotto dagli Etruschi e sviluppato dai Celti e dai Longobardi in Padania. Ancora oggi è fortemente praticato nelle terre padane.
Al Sud c’era la pastorizia. Perciò non avremmo difficoltà ad accettare la seguente versione di SPQR : Sono Pastori Questi Romani. I porci vivono un po’ più a nord. La prossima volta, Senatur, si informi meglio. E non si fidi troppo di quel Calderoli, con i suoi “Maiale Day”, che se ne va in giro a spargere urina di maiale per impedire ai musulmani di costruire le loro chiese. Essere razzisti non è una bella cosa. Ignoranti, ancor meno. Poi se uno è anche ministro …
PS – Segnaliamo, a chi volesse approfondire il singolare fenomeno, che un’analisi statistica condotta su base provinciale fornirebbe una forte correlazione positiva tra la concentrazione della popolazione suina e il voto leghista. Manca per ora un valido modello interpretativo di tipo zootecnico-sociologico : questo, finora, non consente a noi sudisti di tirare maliziose e insinuanti conclusioni. Ma ci stiamo lavorando.
Politica e Attualità : Elogio del Porco – Una risposta all’SPQR di Bossi e all’abbuffata con Alemanno e Polverini said
[…] vapori insalubri emanati da celtiche ampolle contenenti le minacciose … Read more Della bufala. Intesa come una delle belle arti Post Published: 09 dicembre 2010 Author: aggregatore Found in section: Politica e […]